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Autore: RemusJohnLupin    09/11/2013    3 recensioni
La vita è come sospesa a un filo.
Cosa succede quando questo filo viene tagliato? Dove conduce il viaggio verso l'aldilà?
Qual è la fine?
*spin-off de "La Grande Guerra" mia storia in corso! Questa FF rimane comunque comprensibile anche a coloro che non seguono l'altra mia storia riguardante Tamriel*
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Questa è la fine

 

7°, Focolare, a. 140 4E

Imperial City, Cyrodiil, Tamriel

 

La stanza le appariva più tetra, spenta e monotona. Sarà la malattia, che le rendeva la vista un poco offuscata, sarà la poca luce che vi penetrava, saranno i mesi trascorsi dentro di essa, ma la sua mente era ormai stanca di osservare sempre lo stesso luogo.
Ora era sola. Lasciata a se stessa, nell'oblio tra la vita e la morte.
Oltre ad affannare e gemere, l'unico svago che le restava era quello di contemplare al meglio ogni piccolo dettaglio che la circondava.
Sapeva perfettamente cosa si trovava alla sua sinistra o alla sua destra.
Da una parte si potevano ammirare gli antichi quadri dei suoi avi, mentre dall'altra stavano una povera libreria e un piccolo scrittoio di legno scuro.

Il suo cuore Nord era pieno di dolore. Dolore che la vita le stava arrecando.
Centoun anni sono tanti, pensava. Ciononostante non le pareva corretto subire tutti gli affanni della vecchiaia adesso.
Ma lei, donna forte, non si lamentava. Sapeva che questo mondo non le apparteneva più. Il suo compito era svolto.
Ora che Titus I è deceduto, ora che suo figlio prenderà il suo posto, ci sarà qualcuno che prenderà il mio.
Il dolore alle gambe le impediva di muoversi. Il male al petto la costringeva a emanare continui gemiti. La gola secca non le permetteva di parlare.
In quel momento giunse la figlia, alla quale era stato richiesto un calice d'acqua.
Ella rapida sedette ai piedi della madre e l'aiutò a bere. Dopodiché posò il bicchiere sul comodino al fianco del letto, ove stava un piccolo vaso ornato da fiori e un ciondolo in argento, raffigurante un'aquila: lo stemma di famiglia.

-Figlia mia...-, sospirò, alzando un poco il braccio.
Eileen, la chiamata, congiunse le proprie mani a quelle della madre.
-Ricordi quando ero io quella a consolarti e a stringerti le mani, mentre tu soffrivi?-
-Sì, ricordo e piango ora che vedo te, in questo letto, malata. Piango, ora che la morte ti è così vicina.-, rispose disperandosi e abbracciando il corpo esile della madre. I suoi occhi erano gonfi e lacrimanti. Il viso arrossato e fresco, contrario a quello dell'anziana donna, rugoso e avvilito.
-La morte non esiste, figlia. La gente muore solo quando viene dimenticata.-
-Mi ricorderò sempre di te.-, le promise.
La vegliarda sentì un soffio, il suo corpo venne scosso da un brivido e per un attimo chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, si sentì diversa, ma non seppe dire come.
I pianti della figlia aveva cominciato a farsi più rumorosi, la vecchia si accorse che mentre la figlia la chiamava, la cercava.
D'istinto la madre provò a rassicurarla, con lievi carezze sulle spalle. Ma il braccio che usò per il movimento le parve più leggiadro del solito.
Concentrandosi più attentamente sulla propria figura, notò, con stupore, che la stessa mano la quale ora accarezzava le spalle di Eileen, era anche distesa sul letto, immobile intrecciata a quelle della figlia.

Il suo corpo era morto, ma la sua anima era più viva che mai.

Avvenne così, tutto d'un colpo. La donna si sentì trasportare e immettersi in un'altro corpo. Uno nuovo. No, era lo stesso di prima.
Sì, aveva le stesse braccia flosce, ma era come ringiovanita. Era come rinata!
Dopo aver avvertito la frenesia in sé, non vide l'ora di provarla. Di tornare a muoversi e dimenticare i mesi di sofferenza e dolore.
Guardandosi intorno, si accorse di non trovarsi in un semplice aldilà... quello era Sovngarde!
Alte statue si presentavano dinnanzi a lei. Le strade erano gremite di rocce rifinite e contornate da erba fresca, da gocce di rugiada e da piccoli cespugli colmi di bacche rosse. Grandi pini dalle imponenti radici trovavano posto lungo le pianure vicine.

Ansiosa di poter esplorare e vagare in lungo e in largo, cominciò a percorrere la stretta strada, fatta di terreno soffice e friabile. Ma dopo pochi passi, il suo sguardo venne rapito da un lieve bagliore aureo. Ella si avvicinò a esso e osservò che quello che aveva visto era nientemeno che un'elsa dorata.
Celermente tolse il terriccio che sotterrava la spada, e con occhi lucenti ammirò la lama d'argento, sulla quale era incisa in caratteri corsivi “Il destino è nelle tue mani”.
Solo poco più tardi notò che dal terriccio spuntava un pezzo di pergamena. Così, liberò anch'esso dalla terra. La cartapecora portava con se un messaggio: Fanne buon uso”. Chi l'aveva scritto? Chi le aveva lasciato quella spada?
L'anziana donna non seppe rispondere a queste domande, tuttaviaprese la spada con sé. Se qualcuno voleva che lei la custodisse, lei non avrebbe certo rifiutato l'offerta.

Decise quindi di continuare la sua esplorazione lungo le valli di Sovngarde, ma venne nuovamente distratta.
Quello che vide fu un capolavoro dell'architettura.
Un immenso palazzo nero, dalle vaghe rifiniture, illuminato da fioche luci giallastre provenienti da alte finestre.
Si diresse subito verso di esso, ma vide che un enorme dirupo divideva Sovngarde da quella piccola isoletta su cui stava il palazzo. Solo un unico ponte fatto interamente di ossa di drago univa le parti.

All'inizio del ponte d'ossa sostava un uomo, ma ben presto la donna si rese conto ch'egli era molto di più di un semplice uomo.
-Con quale permesso richiede lei di proseguire? Con quale pretesto richiede lei di poter entrare nella Sala del Valore di Shor?-, chiese l'uomo con voce forte e possente
-La Sala del Valore di Shor?-, ripeté sconcertata la donna.
-Esattamente, La Sala del Valore, ove le anime Nord più coraggiose riposano... Io, Tsun, onoro da ere il compito datomi da Shor stesso, ovvero quello di proteggere il ponte e testare la forza di chiunque voglia attraversarlo.-
-Tsun? Il Dio Tsun?-
-Sì, e ora il Dio Tsun ti sfiderà a duello...-, e senza tanto preavviso egli sfoderò un'antica ascia, che portava legata alla schiena. La impugnò con entrambe le mani, e assunse una posizione d'attacco.
La donna ebbe poco tempo per capire e pensare, ma l'istinto Nord le suggerì di brandire la spada d'argento e collocarla davanti a sé, per parare il colpo del guardiano.
Rapida sferzò un fendente, riuscendo a ferire il divino, ma fu come se egli non provasse dolore e rispose subito con un'agile mossa, la quale provocò una forte lesione alla gamba destra della donna. Però lei sentì ancora dolore.
Si riprese in fretta: non poteva permettersi di abbassare la guardia.
Ella, con molta più ferocia di prima, si scatenò sull'avversario e riuscì a parare tanti suoi colpi, quanti gliene infliggeva.
Tsun allontanò la duellante da lui, e rinfoderò l'ascia.
-Ho testato il tuo valore. Shor sarà fiero di accogliere una nuova valorosa anima Nord nella sua sala.-
L'anziana nobildonna senza aggiungere parola, proseguì il suo cammino, attraversando il ponte d'ossa e dirigendosi verso l'enorme palazzo.

Al suo arrivo, la porta si spalancò avanti a lei, e al suo ingresso in sala, ella fu pervasa da un improvviso calore.
Un uomo le si parò davanti. Era Ysgramor in persona e come suo compito, si preoccupò di accoglierla:
-Benvenuta nella Sala del Valore, Lady Helena Ravenclaw.-

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Note:

Spero che il testo soprastante sia stato di vostra gradimento!
La FF è stata fatta opportunamente per la mia cara amica Martina, la quale ha compiuto pochi giorni fa 14 anni!
Quindi Buon compleanno e spero che il regalo ti piaccia.

Detto ciò aggiungo due parole:
Lady Helena Ravenclaw è un personaggio inserito nella mia altra storia Tamrielica "La Grande Guerra"
Ovviamente, riferimenti ad altre saghe, videogiochi e/o film non è per niente casuale :3

-Rem

   
 
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