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Autore: Unhappy_Reader    09/11/2013    5 recensioni
Wiress Heybryle, Distretto 3. Arya Goldman, Distretto 6. Una combatte. L'altra ha combattuto. Quando i 63th Hunger Games incombono su di loro, una sarà un tributo e l'altra una mentore. E le loro menti saranno l'unica cosa a cui potranno aggrapparsi per sopravvivere.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Morfaminomani, Nuovo personaggio, Wiress
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DISTRETTO 3
La sua mano nella sfera di vetro. I bigliettini con i nomi femminili accatastati. Fa che non sia io. Io devo restare qui a guadagnare i soldi per farli vivere, fa che non sia io. Non voglio finire là dentro, non voglio perché so che ucciderei.
L’accompagnatrice del nostro distretto, Enkra, il cui nome le ha impedito la via del successo, apre il foglietto di carta e si schiarisce la voce.
- Wiress Heybryle? – chiama. No. No! Wiress… Wiress Heybryle… sono io. Io, coi miei capelli a caschetto neri, io, che in questo momento sono paralizzata dall’orrore.
- Wiress Heybryle? – Enkra ripete il mio nome e fa scorrere gli occhi sul pubblico. – Vieni, cara! –
Mi faccio largo tra la folla, pienamente consapevole che nessuno si offrirà volontario. Poi noto una cosa totalmente diversa: Enkra ha gli occhi sbarrati e dubbiosi. Dalla sottile curva sulla sua gota capisco che si è mordicchiata l’interno della guancia senza accorgersene, e il sapore del sangue l’ha colta alla sprovvista. Così, quando salgo sul palco affianco a lei, glielo dico: – È la guancia. –
Lei mi guarda dubbiosa, così io indico la parte sinistra del mio viso per farle capire cos’è una guancia. Enkra capisce e arrossisce violentemente; si porta le mani alle labbra e sta quasi per mettersi a piangere, così dico: - Tanquilla, nessuno se n’è accorto. –
Come sempre, del resto. Sono sempre la prima a capire le cose. Non so perché. Enkra mi rivolge uno sguardo a metà fra l’indignato e il sorpreso, poi annuncia l’estrazione del nome maschile.
E così, con la faccenda della guancia, ho quasi dimenticato dove sono: sul palco dei tributi.
Enkra legge il nome maschile. – Mark Josh Tailer! – trilla. Il ragazzo chiamato porta al polso un orologio che mi fa tornare in mente la canzone del topolino che corre su uno di questi oggetti.
Tic, tac, l’orologio va
Il topolino corre già
Sopra il bordo d’oro
Formaggio troverà
O no?
Tic, tac, l’orologio va
Il topolino è vecchio già
Corre sulla pendola
Che cosa troverà
non so!
Tic, tac, l’orologio va
Il topolino muore già
Sopra il bordo d’oro
È lì che spirerà
Oh, no!
 
E adesso perché sono in questa stanza? Succede sempre così, penso ad altro e mi trovo in posti sconosciuti. Poi capisco: questo sarà l’ultimo saluto che potrò dare alla mia famiglia.
L’ultimo?
 
DISTRETTO 6
Sul palco c’è una donna buffa. Ha i capelli verdi e rosa e le labbra viola chiaro. Ridacchio, ma dopo un po’ non ricordo più perché. La donna buffa sta parlando di sessantatreesimi giochi. Mi piacciono i giochi. Quelli con i colori. Ma questi giochi hanno solo il rosso, ci sono stata e li ho visti. Non mi piacciono questi giochi. Perché qualcuno mi ha detto che questi giochi faranno scomparire i colori dal mondo.
La donna colorata cambia argomento e ora parla di nomi femminili. Qualcuno mi ha detto che sono un “mentore” da otto anni, ma io non ricordo bene… e poi perché ci sono delle persone strane che parlano di ragazze? La donna mette la mano in una sfera trasparente e tira fuori qualcosa di bianco. Non ricordo più come si chiama, però ricordo che lì ci dovrebbe essere scritto il nome di qualcuno che parteciperà ai giochi rossi. La signora colorata legge qualcosa, ma non sono vocaboli. È proprio un nome. Una ragazza viene su affianco all’estrattrice e non sembra felice. Ricordo che neanch’io ero felice, però non so perché. È solo che… se smettessi di prendere quella sostanza con Lend ricorderei più cose, ma i ricordi dei giochi rossi a volte fanno troppo male e noi possiamo dimenticarcene per un po’. Anche un ragazzo sale sul palco, e la donna colorata fa applaudire i tributi dalle altre persone, quelle che guardano. Anche io applaudisco, perché sembra una cosa giusta e felice. E poi sta applaudendo anche Lend, e Lend disegna dei fiori gialli troppo belli per non sapere quando bisogna applaudire o no.
 
I ragazzi ci guardano negli occhi. Perché? Siamo su un treno, mi pare. Ci sono i finestrini per guardare fuori, e allora perché i ragazzi ci guardano? Ad un certo punto la ragazza chiede: - Allora? –
Io e Lend la guardiamo disorientati. Intingo l’indice nel rosa e sto per disegnarle una rondine sulla fronte, ma lei si ritrae. – Cosa fai? Dateci consigli! Come… cosa… su! – sembra allibita e mi dispiace non poterla aiutare, ma non capisco cosa vuole. La guardo ancora per un po’, poi lei sbotta: - Oh, perfetto! – si alza e se ne va.
Il ragazzo invece resta a fissarci, e allora un lampo mi attraversa la mente: io, su un treno, e una donna che mi dice cinque parole. “La pazienza è una virtù.” Lei era la mia… la mia… meron… to… men… to… re, penso. Lei mi ha preparato ai giochi rossi, mi pare. Ma è un ricordo strano, non ci sono neanche i colori.
E  sono quelle cinque parole sulla pazienza che la mia gola tira fuori a stento, perché ora credo di aver capito perché i ragazzi ci guardavano.
- La pazienza è una virtù. –
Gli occhi del ragazzo sono verdi e si illuminano, e io sorrido perché tutto ciò c’entra con i colori, e i colori fanno da mediatori fra me e il mondo. La sua bocca si apre e lui dice qualcosa che non capisco. Poi appare la signora buffa che dice: - Scusate, miei cari! Il pranzo è pronto! –
Io, Lend, il ragazzo e la signora buffa ci sediamo ad un tavolo sul vagone ristorante, e in quel momento riappare la ragazza. – Come va con i drogati? – chiede.
Cosa vuol dire? Cosa sono i drogati? E dove sono?
- Abbastanza bene – risponde il ragazzo. – La pazienza è una virtù. –
- Sì – scatto io. Poi mi dimentico cos’ho confermato e torno a pensarci. La ragazza si siede e ci guarda speranzosa. 
- Bene, allora! – dice. – Quindi… ehm… come… non avete qualche consiglio di base da darci? –
Io e Lend ci guardiamo disorientati. Qualche consiglio? Consiglio su cosa? Mentre ci penso immergo il mio indice destro in una boccetta contenente un liquido rosa e comincio a disegnarmi un fiore sulla guancia. Ora non ricordo più perché sono seduta qui.
- Oh, non fate così! – la ragazza sta implorando qualcuno, chissà chi…
- Insomma, diteci qualcosa! Lasciate perdere i… colori! – dice.
Colori? Ah! Ecco che cosa vuole. Ora che ho capito le sorrido e allungo la mano per disegnare un fiore rosa anche sulla sua guancia. Ma lei si ritrae e comincia a urlare.  Isteria. È così che si chiama.
- Non è possibile! NON È POSSIBILE! – ruggisce. – Tutti, tutti hanno dei mentori che li consigliano, che danno loro una possibilità! E voi disegnate FIORI, patetici tossici! E poi si sorprendono se il 6 non vince quasi mai! Non è giusto! NON È GIUSTO! –
Ho paura. Che cosa dice? Di cosa parla? Perché urla? Ho paura. Stringo la mano di Lend e vedo che anche lui è spaventato. Lo siamo tutti, compresi il ragazzo e la donna buffa. La ragazza afferra il suo piatto pieno di cibo e lo scagli contro le pareti del vagone urlando. Il piatto si distrugge, il cibo cade a terra e la ragazza scoppia a piangere disperatamente. Poi si copre il viso con le mani e corre via, nella sua stanza. Anche il ragazzo e la donna colorata se ne vanno.
Restiamo solo io e Lend, che ci guardiamo chiedendoci come un fiore abbia potuto scatenare tutto questo. 

Ed eccomi con una nuova, terribile e lunghissima FF! Spero di avervi annoiato a puntino, e vi supplico di recensire! Fine del melodramma.
Silente996

 
  
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