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Autore: Shellyng    10/11/2013    2 recensioni
La parte che piace più a Puck è il dopo, quando Quinn è sdraiata accanto a lui, sorridente, le dita intrecciate sotto il cuscino e quell’espressione soddisfatta.
[Puck/Quinn]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo : You don’t have to go it alone.
Fandom: 
Glee
Personaggi/Pairing(s):  
Noah Puckerman/Quinn Fabray
Avvertimenti:  flashfic, fluff (SI, AVETE LETTO BENE) what if (I guess, visto che non me li hanno mai dati come si deve.)
Note: 
i personaggi hanno la sfortuna di non essere miei. Nessuno mi paga per scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere

 

La parte che piace più a Puck è il dopo, quando Quinn è sdraiata accanto a lui, sorridente, le dita intrecciate sotto il cuscino e quell’espressione soddisfatta.

Il più delle volte comincia a parlare di Yale, del corso d’arte che sta frequentando, di quanto è bello il suo nuovo professore – e Puck pensa che lo faccia apposta per farlo ingelosire, perché poi finiscono a baciarsi, avvinghiati, e Quinn ride sempre, tutte le volte.

Ogni tanto lascia parlare lui. Di come vanno le cose a Los Angeles, delle pseudo sceneggiature che sta scrivendo, dei suoi nuovi amici e delle feste a cui viene invitato, e Puck prova davvero a farla ingelosire, è solo che Quinn finisce sempre a ridere di lui, dicendogli scherzando - o forse non troppo – che gli taglierebbe l’apparato riproduttivo, se solo credesse a qualcosa del genere.

Ci sono altre volte invece – rare volte – in cui Quinn decide di parlare di Beth.

Di come sarebbero potuti essere, in quel momento, con una bimba di cinque anni che corre per casa, i capelli biondi e il sorriso furbo del padre.

E allora Puck se la stringe un po’ più forte al petto e le dice che non hanno sbagliato, che Beth sta bene, che tutto si è risolto nel migliore dei modi.

Che, forse, a Beth non avrebbe fatto bene avere due genitori ai poli opposti dell’America che si vedono solo durante il fine settimana. E Quinn gli crede, o almeno fa finta, perché Puck la bacia e il peggio è passato.

Lui si alza, va in cucina e prepara i pancake, e Quinn ogni volta quando arriva gli ripete che no, non può cucinare nudo.

E lui ride, facendola arrossire, dicendole che momenti prima non si sarebbe lamentata della sua nudità, così Quinn gli tira una sberla sulla testa e poi lo bacia, gettandosi immediatamente sul piatto di bacon che lui le ha preparato.

Fanno colazione in silenzio, osservando la stanza e sentendo già in bocca il sapore amaro dei saluti. Dovrebbero esserci abituati, ormai, è solo che quando entrano in aeroporto, Puck con il suo biglietto stretto nel pugno, Quinn non riesce a trattenere le lacrime.

Gli si butta al collo e lui dondola un po’, mascherando gli occhi lucidi con una risata tronfia. Le scosta i capelli dal viso, e la bacia – leggerissimo come non sapeva di poter fare – sulle labbra.

“CI rivediamo tra due settimane. Ti ho già preso il biglietto”

Quinn annuisce e gli poggia la fronte sulla sua, fino a che una voce meccanica non chiama il suo volo.

Puck le sorride e le stringe una mano, prima di allontanarsi.

Qualche ora dopo, Quinn è in camera sua, la testa poggiata su quel vecchio libro di storia che non riuscirà mai a studiare come si deve. La sua mente è altrove.

Il telefono vibra facendola sobbalzare.

Da Noah : Ti amo.

E Quinn sorride. Perché adesso sa di non essere più sola.

  
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