Three times yes.
…Because the memory is the only thing I remember…
- Tu, Narcissa Black vuoi prendere in marito il qui
presente Lucius Malfoy?-
- Si.-
Ecco come comincia quella parte della mia vita di cui
voglio narrarvi.
Un solo monosillabo è bastato per far felice i miei genitori, e anche per far felice me. Narcissa Black. 24 anni. Vista annebbiata da un folle amore.
Ricordo che quel giorno, che doveva essere il giorno più
felice della mia vita, Andromada non c’era. Mia madre mi aveva vietato espressamente
di invitarla. Lei era la sorella che preferivo. Alta, snella, capelli lisci,
corvini, un carattere forte e deciso, ma più di tutto, ribelle. Erano anni
ormai che mia madre l’aveva rinnegata. Lei si era sposata con Ted Tonks, un
perfetto babbano e mia madre uscì di senno e la cacciò di casa. Piansi.
Bellatrix, la mia sorella maggiore, quel giorno, indossava
un abito nero di velluto, i ricci capelli corvini raccolti in un’elegante
crocchia, mentre camminava austera di fianco a suo marito. Io ero felice e
imbarazzata nel mio candido abito di pura seta, mentre mio marito Lucius
trascorreva ogni attimo libero alzando il suo sguardo su di me. Io incrociavo i
suoi occhi grigi e sorridevo timida.
La nostra prima notte di nozze fu forse la notte più bella
della mia vita. Le prime settimane trascorsero tranquille, ma sentivo che
qualcosa stava per stravolgere quella pace; io cercavo di nasconderla
nell’angolo più nascosto del mio cuore, ma quel presentimento cresceva di
giorno in giorno. Nel periodo seguente al matrimonio, ricevetti le visite di
Bellatrix e le lettere di Andromada, che cercavo sempre di nascondere a Lucius,
essendo a conoscenza del suo disgusto verso i maghi che sposavano Babbani.
Anche mia madre mi fece visita e fu molto colpita e compiaciuta della mia nuova
dimora: il Malfoy Manor, castello appartenente a Lucius. Non mi sorpresi quando
la vidi vantarsi con le sue amiche del “ricco purosangue” di cui mi ero
innamorata.
“Notizie di Sirius?” mi scriveva sempre Andromada. E io
non rispondevo mai. Non sapevo che fine avesse fatto mio cugino, d’altra parte
anche lui era un rinnegato. La prima sorpresa mia zia la ricevette il secondo
giorno di scuola di Sirius. Era diventato un Grifondoro. Dopo intere
generazioni di Serpeverde ecco un coraggioso Grifondoro. Sentivo mia zia
vergognarsene con mia madre. Io, da piccola e ingenua ragazzina, pensavo
sempre: “meno male che sono di Serpeverde” senza neanche riflettere su quello
che dicevo. Poi, con il passare degli anni, Sirius scappò dai Potter e il suo
nome venne definitivamente espulso dall’arazzo dei Black. – meglio liberarsi
delle mele marce- grugniva mia zia quando la conversazione ruotava intorno a
mio cugino. Ancora oggi mi chiedo se le mele marce fossero loro o noi.
***
Una fredda sera di Novembre, mentre gli elfi domestici
servivano la cena, Lucius mi fece una domanda che mi lasciò senza parole: - Sai
bene che io sia un Mangiamorte…- purtroppo lo sapevo – e sai come lo siano
anche tua sorella e suo marito… mi chiedevo, l’ultima della lista sei tu… vuoi
unirti a noi, Narcissa?-
Il bicchiere di cristallo, che avevo preso in mano nel
vano tentativo di distrarmi, cadde frantumandosi ai miei piedi. Io, una
Mangiamorte? Io, che volevo cominciare a studiare per diventare MediMaga… io
che non avrei lanciato un Avada Kedavra neanche ad un insetto… io, diventare
come lui. Perché lui era così. Lui aveva ucciso tante persone, aveva distrutto
tante famiglie indifese, anche se con me svolgeva il ruolo di marito perfetto.
Non seppi rispondere, mentre una miriade di pensieri e ricordi affioravano
confusi nella mia mente… Allora dovevamo essere tutti così? I Serpeverde erano
tutti destinati ad un futuro così? Un'altro atroce pensiero mi impedì di
formulare la risposta… Se Lucius era un Mangiamorte, io non avevo neanche la
possibilità di oppormi… lui voleva che io combattessi, rischiava che io
morissi, lui…lui non mi amava?
Lucius osservò a lungo il mio volto, cercando di
interpretare quel silenzio. Poi risposi. Non so cosa mi portò a rispondere, ma
lo feci. –Si-
Maledetto quel monosillabo.
Avrei dato qualunque cosa per tornare indietro di tre
secondi e oppormi al volere di mio marito.
- brava Narcissa, sei davvero una brava moglie…- sibilò
Lucius, ma
non sapevo cosa pensare. Il mio Ego aveva risposto per me, e lui ne era contento, lui voleva che io dicessi si.
- tu non mi ami.-
rabbia, paura, dolore, ecco cosa mi portò a formulare
quella frase.
Tu non mi ami.
La verità faceva male.
Lucius alzò il sopracciglio, per nulla scosso da
quell’affermazione.
- cosa ti dà il permesso di fartelo pensare?-
silenzio.
- tu vuoi che io
combatta per lui, tu vuoi che muoia per lui-
- non permetterò di certo di farti partecipare alle
battaglie-
- Illuminami, allora: cosa fa un Mangiamorte oltre a
uccidere?-
cominciai ad agitarmi, l’ira che minacciava di esplodere.
Fortunatamente lui non colse il mio disappunto a indirizzo
del ruolo principale dei Mangiamorte.
- ci sono molte cose che una Mangiamorte può fare… so che
a te piace il mondo della medicina: potresti fare da MediMaga al nostro
gruppo.-
l’idea era allettante sotto molti punti di vista: prima di
ogni cosa, sarei riuscita a fare quello che avevo sempre desiderato, poi non
avrei rischiato la vita e in ultimo, non avrei creato sospetti nell’ Oscuro
Signore.
- ti sei convinta che ti amo?- fece Lucius, alzandosi
dall’imponente sedia su cui era seduto e avvicinandosi a me.
Non sapevo cosa rispondere.
- Narcissa, rifletti sulla mia proposta…-
- non ne ho bisogno. Accetto.-
E, detto questo, mi ritirai nella mia camera.
***
Quella sera pioveva. Le mie mani tremavano sotto le gocce
di pioggia. Il mantello nero di mio marito mi faceva da giuda. Eravamo in una
buia radura. Avevo paura di tutto, perfino di me stessa.
Quando raggiungemmo il luogo d’incontro era notte fonda.
Lucius s’inchinò a lui. Io lo imitai. “se c’è una cosa che devi fare” mi aveva
detto “è seguire ogni mio movimento e non pentirti mai di quello che stai per
fare”.
Lord Voldemort fece un breve cenno verso il mio viso e
seppi che il momento era arrivato. Mi girai verso mio marito, che aveva lo
sguardo impassibile, rivolto verso il suo Signore. Quella volta ero sola. Non
avevo neanche detto ad Andromada quello che stavo per diventare, ma sapevo che
dovevo farlo.
-Avvicinati-
La voce sibillina mi riempì le orecchie.
Per un momento l’unico rumore udibile fu l’andatura
incerta del mio passo. Poi lui parlò di nuovo.
-Mostrami il braccio sinistro.-
Deglutii e scoprii il braccio sinistro.
Lui mi guardò e, appena incrociai i suoi occhi scarlatti,
capii che mi stava leggendo dentro.
- Tu hai paura di me-. Furono le sue parole.
Lucius tremò impercettibilmente. “allora a me ci tiene”
pensai, prima di rendermi conto del pericolo che stavo affrontando.
- Io non ho paura, sono solo molto ansiosa di ricevere il
marchio che mi legherà a voi…-
- Capisco.-
Il suo tono non era convinto.
Poi lo fece.
Pose un suo dito sulla mia candida pelle e sentii come se
il braccio mi venisse strappato. Mi sforzai di non urlare mentre silenziose
lacrime rigavano il mio viso. All’improvviso il dolore si affievolì e lui
lasciò la presa.
***
-Come lo chiamerete?- trillò mia madre.
Aspettavo un bambino. Mi sentivo viva. Anche Lucius ne era
rimasto piacevolmente sorpreso. Da quella notte molte cose erano cambiate.
Voldemort era stato ridotto in pessime condizioni da un neonato, Harry Potter e
i Mangiamorte si erano dispersi, mentre mi era giunta notizia che Bellatrix e
suo marito erano stati rinchiusi ad Azkaban. Mia sorella non lo meritava
proprio, allora. Non lo meritava quando presto avrebbe partorito un bambino. Un
bambino che perse dopo che furono trascorse due settimane dalla sua permanenza
ad Azkaban. Da allora era un’altra. Ero anche andata a farle visita, ma lei non
aveva voluto vedermi. Si era girata dall’altra parte, voltandomi le spalle, i
capelli arruffati, il viso scarno, negli occhi una luce malefica. Quando
comunicai ad Andromada la lieta notizia, lei commentò così: Spero non
ripercorrerai i suoi stessi errori…
Glielo avevo detto. Sapeva del mio ruolo e non ne era
felice. D’altra parte, però, rimase molto colpita dal fatto che aspettassi un
bambino. Fu forse questo che la indusse a scrivere, nelle sue lettere,
raccomandazioni sempre più frequenti e mirate.
Draco. Così volevo che si chiamasse mio figlio. Il suo
nome dava l’idea di una persona forte e autoritaria, forse anche da temere, che
però sotto sotto nascondeva un cuore. Proprio come i draghi. Man mano che i
mesi passavano sentivo la gioia crescere dentro di me e dentro di Lucius che
trascorreva ogni attimo libero assieme a me. Sapevo che, sebbene donassi la
vita a mio figlio, nello stesso tempo lo avrei condannato ad anni di dubbi e
infelicità. Perché lui avrebbe voluto sicuramente che Draco diventi un degno
Mangiamorte, figlio di quel Lucius Malfoy.
***
- Sei bellissimo-
fu tutto quello che riuscii a dire al mio Draco prima che
potesse oltrepassare l’uscio, diretto al binario 9-¾ che, per la prima volta, lo avrebbe condotto ad Hogwarts. Ormai
mi ero fatta un’idea precisa di mio figlio, e quindi non avevo dubbi sulla casa
dove sarebbe andato: Serpeverde. Durante gli ultimi 11 anni gli ero stata
vicina, lo avevo amato, punito, protetto. Lui era orgoglioso, proprio come suo
padre e ambizioso, proprio come me.
- Ciao mamma- sibilò lui.
Draco diventò un Serpeverde. Non sapevo se esserne fiera o
preoccupata, ma mi unii alla festa che organizzò Lucius al ritorno di Draco dal
primo anno di scuola. Con Andromada il contatto era rimasto, e ogni volta mi
piaceva raccontare i guai che Draco combinava o le litigate che a volta
scoppiavano con Lucius. Mi illusi che fossimo diventati una famiglia normale.
Con gli anni mio marito si fece più freddo con Draco,
cominciando a mettere in atto quel piano che, lo sapevo, lo avrebbe condotto a
lui. Lui, che era risorto, che aveva riunito il vecchio gruppo, che aveva
sempre gli stessi obiettivi. Io non potevo fare nulla per mio figlio. Potevo
solo illudermi di proteggerlo.
L’ultima missione di Lucius, a Giugno di qualche anno fa,
si concluse con la sua incarcerazione. Ricordo di aver passato intere giornate
senza cibo, sola con il mio dolore. Anche Draco era preoccupato, ma non lo
mostrava in pubblico. I mesi che precedettero l’evasione di Lucius furono forse
i peggiori della mia vita. Ma poi lui evase. E tutto sembrò rinascere. Quando
lui varcò le soglie del Malfoy Manor io gli corsi incontro, sperando in un suo
abbraccio. Ma lui mi guardò freddo e si diresse in camera di Draco. Quando li
vidi uscire posi a Lucius questa domanda. – è stato?- due parole, all’apparenza
prive di significato, ma che mio marito recepì in un attimo. – si.- il tono era
quasi di sfida. Sarebbe stato inutile oppormi al suo volere, cercare di
redimere mio figlio, perché in cuor mio speravo che diventasse come suo padre.
Ma il mio istinto di mamma mi diceva di proteggerlo. Di portarlo sulla strada
del bene. Ma qual è il vero bene? Nessuno lo sa.
***
Quell’estate Draco ricevette il Marchio. Purtroppo dovetti
assistere alla cerimonia. Per me fu un incubo. Ripercorsi tutte le sensazioni
provate quella notte di tanti anni fa. Il mio Draco era impaurito, ma nessuno,
all’infuori di me, se ne accorse. Teneva lo sguardo alto e sul viso un
espressione di sfida. Rimase in silenzio mentre il dolore gli lacerava l’anima
e tornati a casa si chiuse in camera sua.
La seconda guerra era iniziata e noi Mangiamorte
svolgevamo il nostro lavoro con classe e costanza, mentre nel mondo regnava il
caos. Tutti sapevamo che, sebbene, fossimo in netto vantaggio, il pericolo che
Harry Potter rappresentava non era da sottovalutare.
Quell’anno fu il più movimentato della mia vita. Ero
diventata un esperta in campo medico, ma le vittime che mi venivano recapitate
di quei tempi riportavano ferite e maledizioni molto potenti, che facevo fatica
a curare. Harry Potter aveva solo 17 anni, eppure tutti lo temevano. Io cercavo
di trascorrere ogni attimo libero accanto al mio Draco, anche solo
osservandolo, nei suoi gesti così familiari, e non potendo esimermi dal pensare
di come fosse cresciuto in fretta. Forse troppo in fretta. In fondo, a lui
nessuno aveva mai chiesto un parere. Era nato per diventare quello che è, senza
scelta o via di scampo. Quel giorno Draco era particolarmente infastidito,
poiché da li a poco sarebbe dovuta arrivare la sua futura sposa: una deliziosa
purosangue selezionata, naturalmente, da Lucius.
Il mio piccolo Draco aveva aspirazioni ben diverse, e
quella proprio non sarebbe riuscita a reprimerla per fare un favore al suo
tanto amato padre.
Quella sera Draco si ribellò al volere di Lucius e ci
lasciò da soli, in salotto, in compagnia di una più che ferita Pansy Parkinson.
Ero fiera di mio figlio, anche se sapevo che la disobbedienza a suo padre non
lo avrebbe condotto lontano.
Poi accadde.
Tutto quello che ricordo è una maledetta notte di fine
Giugno, dove per Lucius e Draco il tempo si fermò.
Non so dirvi quanti anni sono passati, ma il dolore per me
non ha più tempo… pulsa nelle mie vene ogni attimo della mia ormai inutile vita
e lacera il mio cuore spezzato.
Posso considerarmi morta?
SI.