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Autore: miss lily    23/04/2008    8 recensioni
Una lacrima argentata le solcava la guancia. Scendeva lenta, muta, scorreva dolorosamente lungo il viso, le solleticava il collo finchè non si posava silenziosa sul cuscino. Una macchiolina bagnata si allargava sulla stoffa bianca, mentre altre lacrime si affollavano nei suoi occhi smeraldini, pronti a seguire la loro gemella fuggiasca.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime



Una lacrima argentata le solcava la guancia. Scendeva lenta, muta, scorreva dolorosamente lungo il viso, le solleticava il collo finchè non si posava silenziosa sul cuscino. Una macchiolina bagnata si allargava sulla stoffa bianca, mentre altre lacrime si affollavano nei suoi occhi smeraldini, pronti a seguire la loro gemella fuggiasca.
Inutile ricacciarle dentro, inutile asciugarle, tanto sarebbero rispuntate lo stesso, come facevano sempre.
La luce lunare le illuminava il profilo pallido, mentre sui suoi capelli venivano proiettate iridescenze argentate che contrastavano con il loro colore ramato.
Cercava disperatamente l’oblio, pregava Morfeo affinché la accogliesse tra le sue gentili braccia, ma era tutto inutile. La sua mente continuava imperterrita a voler restare sveglia e vigile.
Si raggomitolò su se stessa, facendosi sfuggire un piccolo gemito, che subito mise a tacere portandosi una mano alla bocca. Sentiva con la guancia il cuscino ormai bagnato e quella sensazione di fresco la tranquillizzò un attimo, nonostante le lacrime continuassero a scendere tacitamente.
Quante notti aveva passato a piangere?
[Troppe]
Chi era la causa?
[Sempre lei]


[Due bambine tra i cinque e i sei anni erano sedute lungo la riva del fiume.
L’odore salmastro di alghe e pesci riempiva l’aria,
mentre un leggero venticello faceva svolazzare i loro capelli.
Ciocche cremisi si intrecciavano a quelle d’ebano della sorella.
Stavano tracciando dei disordinati ghirigori nel terreno scuro e fangoso,
incuranti dei loro abitini sporchi o delle mani infangate.
“Ehi, Tunia, guarda qua!” la richiamò sorridendo e mostrandole il suo piccolo capolavoro.
Un grande cuore tremante e storto, al cui interno erano scritto due nomi,
nella calligrafia sghemba e disordinata di un bambino piccolo:
Petunia e Lily
E sotto, un po’ più piccolo, c’era scritto un:
Ti Voglio bene
dedicato alla sorella.
Petunia fece un largo e sincero sorriso alla sorellina minore e la abbracciò calorosamente.
“Anch’io ti voglio bene, Lily”
]


Una lettera stropicciata era abbandonata ai piedi del letto. L’inchiostro nero era sbavato e alcune parole erano illeggibili a causa delle lacrime che vi erano cadute sopra. Ma lei ormai conosceva a memoria ogni singola parola di quella lettera e ogni frase le stringeva il petto dolorosamente, facendole mancare l’aria, come se un serpente invisibile le si fosse attorcigliato al collo e ad ogni rigo che scorreva, stringeva sempre più la sua presa.
Non cominciava con un ‘Cara Lily’ o con un ‘Cara sorellina’, no, questo solo nella sua fantasia, nella realtà, si sa, niente va come si vorrebbe, niente va come dovrebbe andare.

Quante volte ti ho detto di non scrivermi più?
Quante volte devo ancora ripeterti che per me tu non sei più mia sorella?
Hai messo fine alla nostra amicizia (sempre ammesso che ci sia stata amicizia tra di noi) e alla nostra parentela nel momento stesso in cui hai deciso di entrare in quella scuola di… di mostri.
Tu sei un mostro, uno scherzo della natura e io non voglio avere niente a che fare con te, lo capisci? Lo capisci che non mi importa niente dei tuoi voti scolastici, dei tuoi problemi?
Dimentica il mio indirizzo, dimentica me come io ho già fatto da tempo con te. D’ora in poi saremo due sconosciute.
Addio,
Petunia Evans Dursley.

P.S. Sì, mi sono sposata e ho ritenuto giusto non farti sapere niente, non avrei retto all’imbarazzo di averti dovuto presentare ai parenti di mio marito. Non c’è bisogno che mi spedisci degli auguri.
Ancora addio.

Ogni parola scritta con odio [e invidia] faceva male come se mille lame incandescenti le lacerassero il corpo. Ma anziché scorrere sangue, scorrevano lacrime amare, velenose. Non si sarebbe stupita se quelle lacrime che le accarezzavano il viso fossero diventate rosso rubino, sangue.
Sua sorella la riteneva un mostro. Vani erano stati tutti i suoi tentativi di riconquistare l’affetto della sorella maggiore. Vani erano stati tutti i suoi tentativi di infischiarsene.
Petunia la riteneva uno scherzo della natura e lei si odiava per questo. Si odiava per il fatto di non aver potuto condividere i suoi poteri con sua sorella, con quella che era stata la sua unica compagna di giochi per molti anni, quella che aveva sempre amato.
Ma ora era tutto finito.
Si può dimenticare una sorella?
[No, non si può] Ma doveva, come Petunia si era dimenticata di lei…

Una mano calda le asciugò alcune lacrime. Lei si voltò sussultando e si ritrovò davanti ad un volto serio e preoccupato. Due occhi color nocciola la osservavano colmi di dolcezza attraverso due lenti rettangolari.
Lei si asciugò velocemente le ultime lacrime, alzandosi a sedere.
“Che ci fai qui? Come sei entrato?” chiese con la voce spezzata, ma sul viso bagnato sentì una fresca brezza proveniente dalla finestra aperta, accanto vi era appoggiato un manico di scopa.
“Perché piangi?” le sussurrò lui, portandole delicatamente un ciuffo rosso dietro l’orecchio, continuando a penetrarla con gli occhi, come se volesse leggerle dentro quello che la faceva soffrire. Ma lei abbassò la testa, sfuggendo a quello sguardo indagatore, strinse tra le dita il bordo della sua vestaglia, mentre un’altra ondata di dolore la assalì violentemente, ripensando alle parole della lettera. Involontariamente lanciò un’occhiata al pezzo di carta stropicciata ai piedi del letto e James, seguendo il suo sguardo, la raccolse da terra. Alzò lo sguardo su di lei come a cercare una conferma, ma lei non si mosse, non gliela tolse di mano. Sentiva il bisogno impellente, urgente, di condividere il suo dolore con qualcuno, di sfogarsi, voleva un abbraccio, una semplice, calda dimostrazione d’affetto, per poter affievolire quel soffocante dolore.
Gli occhi del ragazzo scorsero velocemente la lettera, ad ogni rigo la sua espressione si faceva più cupa e seria. Quando finì rialzò lo sguardo su Lily e la strinse tra le sue braccia, le accarezzò la testa, mentre lei non riusciva a smettere di singhiozzare. E ad ogni singhiozzo lui la stringeva di più, non pensando al fatto che potesse farle male, il suo unico pensiero era quello di farle capire che lui c’era. Per quanto magra potesse essere quella consolazione, lui era lì con lei, per lei.
Lily, scossa dai singhiozzi, accucciata al suo petto, poteva sentire i battiti del cuore del ragazzo, che avevano accelerato per lei.
Altre lacrime si unirono alle precedenti, lacrime di diverso tipo, di sollievo, accompagnarono quelle di dolore nella loro marcia lungo le sue gote.
“Non è degna di essere tua sorella” mormorò James, tra i suoi capelli.
Altri singhiozzi. Lui le prese il mento con due dita e la costrinse dolcemente a guardarlo negli occhi.
“Ti prego, ti supplico, non piangere. Non sprecare lacrime per qualcuno che non merita neanche di esistere. Tu non sei e non sarai mai un mostro. Non sarai mai sola. Per quanto insignificante e inutile possa esser per te, io ci sarò sempre. Sarò sempre con te, non ti lascerò mai. Ma non dedicare troppi pensieri a persone che non lo meritano, quando sai benissimo che in tutti questi anni io avrei fatto qualsiasi cosa pur di occupare una piccola parte della tua mente. Ti prego…” la supplicò continuando ad asciugare le stille argentate che sgorgavano dai suoi occhi.
Lei ricacciò la testa nella sua spalla. Sentiva l’amore di lui che l’avvolgeva in un dolce tepore, una sensazione di estasi a cui si sarebbe piacevolmente abbandonata e in cui sarebbe voluta restare per il resto della sua vita. Due sillabe sfuggirono dalle sue labbra, mentre sentiva il viso e le guance arrossate e febbricitanti d’amore.
“Ti amo”
Poi il tanto agognato oblio la accolse e lei si addormentò cullata da due braccia che erano di gran lunga più accoglienti di quelle di Morfeo.





  
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