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Autore: giormoments    10/11/2013    4 recensioni
Louis tentenna, poi la smette di tenere tutto dentro e «L'hai baciato?» butta fuori, stringendo gli occhi e preparandosi a cadere a pezzi.
Il silenzio che segue lo interpreta come una risposta positiva e reprime le lacrime.
«Boo...» lo richiama Harry, provando ad avvicinarsi ma Louis si ritrae come se un qualsiasi contatto potesse essergli fatale.
Negli occhi sente degli spilli, sul petto gli sembra di avere un'incudine e gli gira la testa, le lacrime sono fuoco liquido che gli ustionano le guance, «Non chiamarmi Boo. E rispondi» scatta, si volta a guardarlo e quasi non cede di fronte a quegli occhi che per lui sono stati fonte di ispirazione per tre anni. «Fai l'uomo per una volta, Harry, sii sincero e dimmi se l'hai baciato davvero» gli dice avvicinandosi, «Dimmelo Harry, devi dirmelo, prendi coraggio e ammetti di avermi tradito, se l'hai fatto» continua prendendogli il viso con la mano e costringendolo a guardarlo negli occhi che sono mare in tempesta, mare che scivola lungo le guance e scotta come lava.
Harry prova a calmarlo, lo chiama ancora ma Louis non lo lascia parlare, «dimmelo!».
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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You break my heart in the blink of an eye
 
Di solito, quando Harry esce la sera col suo gruppo di amici - Nicholas, Kelly, Alexa e tanti altri - Louis non lo aspetta sveglio quasi mai.
Anche perché, c'è da dirlo, spesso il riccio torna a casa ad orari improponibili ed aspettarlo significherebbe andare a dormire alle cinque del mattino, quindi di solito Louis si rannicchia nella parte di letto che sa di Harry e si addormenta col suo profumo nei polmoni.
Ma non quella sera. No, la notte tra il 9 ed il 10 novembre, Louis è convinto di aspettare Harry.
Se ne sta con la schiena contro la testiera del letto, seduto a gambe incrociate, col telefono nelle mani. Sullo schermo brilla la foto del suo ragazzo che tiene del ghiaccio in mano e Nick Grimshaw che ne lecca un cubetto.
Cosa che farebbe saltare i nervi a Louis, ma potrebbe accettarla, se non fosse che Harry, nella foto, sta bevendo quella che pensa sia acqua calda da una teiera in ceramica.
E Louis conosce bene quel gioco. Una persona beve acqua calda, una tiene del ghiaccio in bocca, e poi ci si bacia.
Sono circa le sei quando Harry torna a casa. È leggermente brillo, ma non paragonabile alle condizioni in cui torna a casa certe volte. Comunque non è colpa dell'alcol se sente la testa girare appena si avvicina a Louis, perché il maggiore l'ha preso per le spalle e l'ha buttato sul letto, senza alcun tipo di delicatezza. Sale a cavalcioni sul bacino del riccio e gli sfila la camicia e la t-shirt bianca, lanciandoli dietro di sè.
Non cerca nessun altro tipo di contatto. Nessun bacio, nessuna carezza, niente.
Si sposta in avanti, incastrando le braccia del minore lungo i suoi stessi fianchi, e lo intrappola tra le gambe.
«Lou» sussurra Harry cercando di divincolarsi, le iridi verdi contornate dal rosso di qualche canna,  lo sguardo interdetto.
Non risponde, Louis. Tutto ciò che fa è tirarsi giù i boxer ed iniziare a masturbarsi da solo, continuando a tenere bloccate le mani di Harry sotto il suo corpo.
Si tocca con la sua stessa mano, percorre tutta la lunghezza e poi torna giù. I primi sono movimenti lenti, compiuti per risvegliare l'eccitazione, ma i seguenti sono veloci, irregolari, dettati dal puro istinto.
Harry lo chiama di nuovo, stavolta a voce più alta, ma Louis continua a non ascoltarlo.
«Ti prego» lo implora il minore, mentre, inevitabilmente, si sta eccitando anche lui e vorrebbe essere soddisfatto dalle stesse mani che vede davanti a sé.
Il castano però non gli presta attenzione, continua a pensare egoisticamente a se stesso mentre si masturba sempre più velocemente. Ansima ad occhi chiusi e si morde il labbro, lo lecca e lo morde di nuovo. Spalanca le labbra quando sente di essere vicino all'orgasmo e viene in un gemito basso, sporcando del suo sperma il petto e le labbra del minore.
Dopo di che lo lascia libero, si tira su i boxer e si stende nella sua parte di letto, dandogli le spalle.
Percepisce Harry alzarsi e lo vede sparire dietro la porta del bagno. Chiude gli occhi e lascia andare una lacrima, asciugata subito dal cuscino.
Sente il rumore dell'acqua provenire dal bagno, ma Louis non vuole sentire più niente. Affonda la testa nel cuscino e si sotterra sotto le coperte. Dopo due minuti Harry torna in camera senza proferire parola fino a quando non si sdraia accanto a Louis.
Il maggiore si irrigidisce quando sente le labbra del minore contro il suo lobo,
«Che cavolo significava?» chiede con la voce roca e il fiato a provocargli brividi che non vorrebbe sentire.
La mano di Harry si posa sul fianco del maggiore ma Louis scatta, senza girarsi scansa la mano e
«Non toccarmi» esala freddo.
Quel tono per il minore ha lo stesso effetto di uno schiaffo in faccia.
«Che succede?» domanda semplicemente, senza allontanarsi da lui come ha chiesto.
Louis tentenna, poi la smette di tenere tutto dentro e
«L'hai baciato?» butta fuori, stringendo gli occhi e preparandosi a cadere a pezzi.
Il silenzio che segue lo interpreta come una risposta positiva e reprime le lacrime.

«Boo...» lo richiama Harry, provando ad avvicinarsi ma Louis si ritrae come se un qualsiasi contatto potesse essergli fatale.
Negli occhi sente degli spilli, sul petto gli sembra di avere un'incudine e gli gira la testa, le lacrime sono fuoco liquido che gli ustionano le guance,
«Non chiamarmi Boo. E rispondi» scatta, si volta a guardarlo e quasi non cede di fronte a quegli occhi che per lui sono stati fonte di ispirazione per tre anni. «Fai l'uomo per una volta, Harry, sii sincero e dimmi se l'hai baciato davvero» gli dice avvicinandosi, «Dimmelo Harry, devi dirmelo, prendi coraggio e ammetti di avermi tradito, se l'hai fatto» continua prendendogli il viso con la mano e costringendolo a guardarlo negli occhi che sono mare in tempesta, mare che scivola lungo le guance e scotta come lava.
Harry prova a calmarlo, lo chiama ancora ma Louis non lo lascia parlare,
«dimmelo!».
Louis lo vede abbassare lo sguardo e mordersi il labbro. Poi lo guarda e
«L'ho baciato, ma era un gioco, Lou» confessa.
Per Louis quello è abbastanza. Si volta e si stende di nuovo, dandogli le spalle.
Si scansa ogni volta che il riccio prova a toccarlo, continua a piangere sul suo cuscino, respingendo ogni contatto con Harry mentre all'interno delle sue pupille sembra essere tatuata un'immagine che non gli piace, che gli fa venire il vomito, che lo fa piangere ancora di più.
Le labbra di Harry contro quelle di Nick, le lingue a scontrarsi mentre i due ridono, brilli e anche un po' fatti.
All'ennesimo tentativo di contatto, di spiegazione da parte del riccio, Louis non ne può più, non ne vuole sentir parlare e soprattutto non vuole averlo accanto, non quando le labbra rosse che considerava sue sono state contaminate da qualcun altro.
«NON MI DEVI TOCCARE» tuona mentre si alza, afferra una tuta e si dirige a passi veloci e scoordinati verso le scale. Si infila i pantaloni felpati sulle scale, rischiando di cadere e rompersi il collo, poi copre il petto nudo con la giacca della felpa mentre sente i passi di Harry in cima alle scale, la sua voce a richiamarlo indietro.
Ma non lo ascolta, afferra le chiavi dell'auto e si sbatte la porta di casa alle spalle, tanto forte da far tremare i muri.
Esce scalzo nel freddo delle prime luci londinesi, apre da lontano la macchina, entra e si chiude dentro. Mette la sicura a tutti i sportelli, lancia le chiavi sul sedile del passeggero e si guarda intorno, spaesato e col fiato corto.

Raccoglie le gambe al petto, i talloni puntati contro il sedile imbottito, poggia la testa sulle ginocchia e si lascia andare ad un pianto quasi isterico, rumoroso, le lacrime che più che lacrime sembrano onde che lo stanno facendo annegare, un peso sul petto a soffocarlo, l'immagine perpetua in testa che vorrebbe cancellare dalla sua vita così come vorrebbe cancellare quelle labbra, rosse come mele ormai avvelenate.
Piange tutto quello che ha in corpo. Piange il dolore, la fiducia spazzata via da qualche bicchierino di troppo, l'amore che credeva avrebbe illuminato sempre la sua vita, che ora sembra un buco scuro e senza fondo; piange e gli occhi bruciano, gli sembra di avere tizzoni ardenti negli occhi.
Harry ha sempre saputo il suo pensiero su Nick Grimshaw. Non gli è mai andato particolarmente a genio ma non aveva mai vietato ad Harry di vederlo. Chi era per fare una cosa del genere? Harry poteva uscire con chi voleva, aveva i suoi amici ed era giusto che fosse così.
Ma fare quel gioco idiota con lui, proprio con lui, che l'aveva provocato più e più volte, umiliandolo anche.
Eppure c'era Harry, mentre inveiva contro di lui. Era Harry che cercava di calmarlo, di fargli capire che Nick stava scherzando, cosa che Louis non condivideva affatto. Non erano mai andati d'accordo.
I suoi pensieri vengono interrotti da un colpo al finestrino, le mani grandi di Harry contro il vetro bagnato di pioggia che ha iniziato a fargli compagnia.
«Lou, apri!». La voce gli arriva ovattata, coperta dal ticchettio forte della pioggia contro la carrozzeria e dal rumore dei suoi pensieri.
Si copre le orecchie con i palmi, Louis, e rimane con la testa contro le ginocchia.
Sente i colpi di Harry contro il finestrino, per convincerlo ad aprire, ma non ha intenzione di farlo.
Ha intenzione di lasciarlo lì fuori, sotto la pioggia, appoggiato alla macchina proprio come lo vede ora, mentre lui piange tutto ciò che ha in corpo.
Magari la pioggia laverà via il sapore di Nick Grimshaw dal corpo di Harry.
 
 





 
  
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