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Autore: bambi88    23/04/2008    11 recensioni
Esame di selezione Chunnin. Una seccatura per il povero genio indolente.
Esame di selezione Chunnin. La prima missione importante per la fredda figlia del kazekage.
E se a tutto ciò uniamo la storia che più Temari odia?...già, Giulietta e Romeo.
Ficcy comica e leggera...per la persona più cioccolatosa del mondo!
- tradire la propria famiglia, il proprio villaggio per amore e uccidersi. È sbagliato- rispose risoluta.
Kankuro scoppiò a ridere, sinceramente divertito. - tutto qui?-
- ma che dici? Tutto qui?!- chiese scandalizzata – lui era proibito! Lui era un nemico!- disse infine, ricordando le parole del padre.
La patria prima degli affetti. La patria prima di se stessi.
- …coraggio buttato alle ortiche- riprese.
- Strano che ti stia antipatica…- continuò il bambino – …è disobbediente e coraggiosa. A me questa Giulietta ricorda tanto te!-

Spero di avervi incuriosito.
[ShikaTema]
DEDICATA A SUSI! BUON COMPLEANNO!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Temari, Shikamaru Nara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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temari juliet -    Baka- sibilò la bambina, chiudendo il libro con un rumore secco.
Il bambino che le si era accoccolato ai piedi del letto sobbalzò, aprendo i grandi occhi marroni, appena truccati.
-    che ti prende nee-chan?- mormorò, con la bocca ancora impastata dal sonno.
-    Niente. Ma non è giusto che le donne debbano fare sempre la figura delle imbecilli!- strillò, con gli occhi sbarrati
-    Tem! Non urlare!- disse il bambino, spaventato
-    Tem un cavolo! Ecco!- proseguì Temari, sbattendo il libro a terra
Kankuro scattò verso di lei, atterrandola
-    sei matta! Se papà ti sentisse dire queste parolacce…- proseguì, passandosi una mano sulla piccola schiena, che tante volte era stata accarezzata dalle cinghie del genitore
Lei si sollevò di scatto, facendo valere il suo anno di maggiore età.
Il bambino la seguì con lo sguardo raccogliere i libri che erano buttati alla rinfusa sul copriletto chiaro.
Sul viso notò una poco rassicurante espressione di disappunto. Strano. Strano e pericoloso, a dir la verità.
Temari si voltò, mordicchiandosi il labbro.
-    non è giusto!- disse, infine, chiudendo i piccoli pugni lungo i fianchi.
-    Cosa?- chiese esasperato Kankuro, cercando di immaginare un motivo per il suo repentino cambio di umore.
Quando si era addormentato lei gli aveva sorriso.
Aveva trovato un nuovo libro tra le cianfrusaglie che loro padre aveva accumulato nella stanza che era stata della madre e Temari si era messa a sfogliarlo soddisfatta.
-    è un libro di storie!- aveva urlato, gettandosi sul lettino, seguita da un fratellino dipendente ed assonnato.
-    …d’amore!- aveva aggiunto, con un misto di curiosità e di repulsione ( era Temari, mica una bambina qualsiasi. Lei all’amore non era abituata).
E ora? E ora perché lo fissava con quell’espressione di rabbia e dolore?
Che aveva letto di così traumatico?
-    è una baka!...ti rendi conto? – disse alla fine lei, scuotendo le spalle del fratellino
-    Mollami nee-chan!- piagnucolò Kankuro
-    No! Lasciarsi morire per un…un…- proseguì Temari – …uno che non ha le palle di fare nulla!- Temari, ormai furibonda, sfogava la rabbia sul povero bambino che, dopo  qualche fallito tentativo, era riuscito a divincolarsi
-    Che c’entra ora? E di chi parli?- strillò lui, saltando sul lettino ( al riparo da quella belva?...speriamo)
-    Di quella!- rispose lei, indicando il libro, gettato in un angolo
-    Una ragazza che…come innamorarsi di qualcuno che la tua famiglia odia?- disse alla fine, sedendosi, come rassegnata
Kankuro si lasciò scivolare sul copriletto, poggiando la testolina riccia vicino le gambe morbide della sorellina
-    mi dici che cosa fa di male per farti scaldare tanto?- chiese, sorridendo. Nee-chan era così buffa quando si arrabbiava
-    tradire la propria famiglia, il proprio villaggio per amore e uccidersi. È sbagliato- rispose risoluta
Kankuro scoppiò a ridere, sinceramente divertito.
-    tutto qui?-
-    ma che dici? Tutto qui?!- chiese scandalizzata – lui era proibito! Lui era un nemico!- disse infine, ricordando le parole del padre.
La patria prima degli affetti. La patria prima di se stessi.
-    …coraggio buttato alle ortiche- riprese.
-    Strano che ti stia antipatica…- continuò il bambino – …è disobbediente e coraggiosa. A me questa Giulietta ricorda tanto te!- rise infine, indicando il titolo del libro
-    Kankuro!- urlò, strappandoglielo dalle mani – ci sono solo due cose nelle quali si dimostra coraggio: difendere la famiglia e la patria. L’amore non è fatto per una kunoichi.-
-    Di quello che ti pare…Giulietta!-
Il ragazzino, iniziando a saltellare sul letto, per sfuggire alla presa della sorella, decisa a vendicare l’affronto subito, lanciò il libro in aria, che ricadde dietro la spalliera.
Il riposo di “ Giulietta e Romeo” sarebbe durato ancora per molto tempo.



Che palle.
Il sole filtrava tra i rami dell’albero spargendo i riflessi rossastri del tramonto sull’acqua calma del ruscello.
Che palle.
Shikamaru si gettò a terra, esausto, mentre poco distante da lui Choiji e Ino continuavano a litigare riguardo la terza pausa da spuntino che il ragazzone aveva deciso di prendersi.
Che palle.
-    Shika! Digli che se continua a mangiare un giorno rotolerà invece di camminare!- urlò un’esasperata Ino verso il ragazzo che, nel frattempo, aveva già portato le mani dietro la nuca e socchiuso gli occhi
-    È proprio quello su cui contiamo noi, Ino- sospirò alla fine, cercando di godersi quei tanto bramati momenti di pausa.
-    Ah! Tu sei più imbecille di lui!- strillò la ragazza, alzando gli occhi al cielo, in una scena decisamente troppo teatrale per i gusti di Nara
Che palle.
Che pessima giornata.
Dodici ore di allenamento, intervallato solo dallo sgranocchiare frenetico delle mandibole di Choiji e dallo starnazzare irritante di Ino.
E tutto per uno stupido esame, di cui, ovviamente, a lui, Shikamaru Nara, importava quanto di quella foglia che gli si era appena poggiata sul naso.
- Ino!- urlò Choiji, rincorrendo l’amica, continuando a masticare.
Che palle.
- Speriamo finiscano presto di litigare- pensò Shikamaru, in realtà molto più interessato a quella nuvola che gli oscurava il pallido sole del tramonto.
Che palle.
Una folata di vento improvvisa gli fece voltare lo sguardo verso la vallata che si apriva sotto la collinetta sulla quale era pigramente disteso.
La ragazza con il ventaglio si agitava inutilmente, tentando di sfuggire a quel sottospecie di bambolotto ipersviluppato.
Che palle.
Sembrava agguerrita.
Ma tutte a lui dovevano capitare?
Di tutti gli avversari…avrebbe persino quasi preferito quello psicolabile insonne di Gaara.
Vabbè non esageriamo.
La ragazza sferrò un nuovo attacco, ribaltando la marionetta, che, in pezzi, si sparpagliò per la piccola radura.
Donna, in questo quindi seccatura, e pure violenta.
Il suo tipo.
Sospirò.



-    Kankuro! Non puoi lasciarti colpire così!- urlò Baki, seguendo con lo sguardo le mosse del ragazzo caduto a terra, poco distante dalla sua marionetta, ora completamente in pezzi.
-    Ha ragione! Schiappa!- gli sorrise Temari, porgendogli la mano
-    Zitta baka…un attimo di distrazione..- il ragazzo le schiaffeggiò la mano, alzandosi a fatica
-    Zitta baka!- l’imitò Temari, scoppiando in una fragorosa risata
Kankuro, intanto, fissava con occhi commossi la povera Karasu semidistrutta.
-    il tuo ventaglio! Un giorno all’altro te lo faccio a pezzi!- strillò, con gli occhi carichi di lacrime
-    sei il solito esagerato!- lo riprese la sorella, stiracchiandosi – e poi non fare il bambino…lo sai che non siamo qui per divertirci…- mormorò infine, osservando Gaara seduto poco distante su uno spuntone di roccia.
Il demone monocoda li osservava attraverso gli occhi cerchiati del ragazzino. Anzi, no, del fratello.
Temari deglutì spaventata.
Sembrava arrabbiato. Sicuramente non doveva aver gradito la scenetta di Kankuro.
-    andiamocene, nii-chan- sibilò, raccogliendo un pezzo della marionetta
-    vai tu!...io resto con lei!- rispose il fratello, strattonandole dalle mani quello che sembrava essere parte del braccio di Karasu.
La ragazza sbuffò, avvicinandosi a Baki, sempre teso vicino a Gaara.
-    io torno. Vado a riposare qualche ora…- mormorò, abbassando la testa, mentre il fratello minore la guardava sprezzante.
Baki annuì, passandole una mano con affetto tra i ciuffi chiari.
Quanto quegli occhi tristi assomigliavano a quelli della madre… soprattutto quando vi si specchiava il viso pallido di Gaara.
-    ehi, Kanky- niichan!.. sistema la “tua fidanzata” prima di stanotte, altrimenti sarà costretta a pensare che voi due abbiate deciso di fare un passo in avanti nella vostra relazione!- rise la ragazza
-    Va all’inferno, Giulietta!- strillò di rimando lui, forzando la voce su quel nomignolo.
Un nomignolo che le era rimasto attaccato, come una fastidiosa carta moschicida.
-    aprimi la porta quando arrivo…dobe!- strillo di rimando lei, irritata.
Kankuro doveva essere terribilmente offeso.
Ormai usava quello stupido soprannome solo se si sentiva attaccato.
Un soprannome che aveva comunque ancora la caratteristica di metterla di cattivo umore.
-    Giulietta…tze!- mormorò, risalendo la collinetta forzando sul ventaglio, come fosse un bastone.
Che…cavolo, quanto odiava quella stupida storia.


-    Shikamaru Nara!- Yoshino entrò scalpitando nella stanza del figlio che, con la testa reclinata sul cuscino e un braccio penzoloni, ascoltava della musica a basso volume.
-    Ma’? – chiese lui, con espressione inebetita.
Rapida analisi della situazione: sua madre era arrabbiata, questo non era mai buon segno.
Se era arrabbiata, solitamente i motivi erano principalmente due: o lui aveva dimenticato di fare qualcosa, o il padre non era ancora rientrato dalle sue scorribande notturne.
Shikamaru socchiuse gli occhi.
Aveva buttato la mondezza, sistemato la cucina e pulito la doccia.
Tutto ok. Nessuno straordinario quella sera.
Pensa Shika, pensa…
No, sicuramente aveva fatto tutto.
Ergo…
-    tuo padre!- strillò la donna, tirando i piedi del figlio e trascinandolo fuori dalle coperte
-    vallo a prendere ovunque si sia cacciato! Acchiappalo, fallo rinsavire e preparalo alla più grande strigliata della sua vita- urlò infine, con atteggiamento militare.
A volte Shikamaru si chiedeva chi fosse davvero lo shinobi tra i suoi due genitori.
- ho sonno mamma…mi sono allen…- provò ad obiettare, mentre lei gli infilava a forza la maglia a rete e lo spingeva fuori dalla stanza
- sempre queste scuse! Sei tale e quale a lui!- l’interruppe la donna, costringendolo ad infilarsi i sandali davanti la porta.
- e vedi di fare presto!- urlò infine, sbattendo la porta in faccia al ragazzo.
Non c’è da chiedersi perché l’espressione più amata da Shikamaru fosse proprio…
- che palle!-



Niente da fare.
Erano le due del mattino e Kankuro proprio non si decideva a rientrare a casa.
Temari continuava a camminare avanti e indietro davanti la porta di Gaara, come le era stato ordinato da Baki.
Controllare il demone.
Facile, quando non si era preoccupati per quella peste di Kankuro.
Temari sospirò.
Possibile avesse incontrato qualcuno? Magari iniziato una lite? Probabile, conoscendo il temperamento del fratellino.
-    aaah! Kankuro!- urlò infine, spalancando la finestra.
Baki dormiva da ore ormai.
Gaara sembrava stranamente tranquillo – pessimo segno, questo, a dir la verità.
Ergo, nulla le impediva, se non forse la coscienza, di andare a recuperare quel testone.
Anche perché, smascherato Kankuro, la missione sarebbe fallita.
La sua prima missione di grado S.
-    cavolo, nii-chan!- sibilò gettandosi lungo il cornicione.


-    papà?- chiese il ragazzo, affacciandosi nel retro di una delle sale da sakè del quartiere solitamente frequentato dopo il tramonto dal padre ( quartiere dove, a dir la verità, era cosa rara trovare gironzolare un ragazzino, a quell’ora).
-    No, Nara…tuo padre stasera non c’è- disse il barista, asciugando dei bicchieri dietro il bancone
-    Che seccatura…sa dove può essere andato?- Shikamaru si portò una mano alla fronte, spazientito. Era la decima volta che gli rispondevano picche, quella sera.
-    A dir la verità non ne ho idea…- il barista gli lanciò un’occhiata seccata – e neanche Akimichi o Yamanaka…a proposito, se li senti, di a quei due che hanno un bel conto da saldare-
-    Certo, certo…- biascicò il ragazzo, uscendo dall’umida saletta.
La strada era affollata di donne ammiccanti e uomini ubriachi.
E faceva freddo.
Cavolo, almeno poteva dargli un giacchetto, Yoshino.


Cavolo, che freddo!
Temari girovagava per le stradine strette di quel quartieraccio da ore.
Di Kankuro, dannazione, nemmeno l’ombra.
Si aggiustò uno dei codini, imprecando sottovoce.
-    codardo! Te la faccio pagare sai?- quell’urlo.
Quella voce.
Cazzo.
Temari si voltò, iniziando a correre verso la piccola porta che si apriva sulla stradina laterale, dalla quale era venuto quel rumore.
Ti prego, nii-chan, non combinare cavolate!
-    Kankuro!- urlò, appena entrata nella sala nebbiosa ( fumo e alcool…che posticino)
Il fratello, armato di Karasu, ed evidentemente ubriaco, saltellava minaccioso, imprecando e urlando.
Temari gridò ancora, catapultandosi verso il ragazzo
-    imbecille!- strepitò, sottraendogli dalle mani la marionetta, che ricadde senza vita tra le braccia della ragazza.
-    E lei…mi scusi…- si voltò verso la figura seduta al tavolino, verso la quale si era scagliato l’odio ( e i fumi dell’alcool) dello shinobi.
Temari sollevò lo sguardo.
Occhi scuri, quell’acconciatura strana, quell’espressione annoiata
-    NARA?- strillò, mollando la marionetta.
Impossibile, però, non notare le cicatrici e quel pizzetto.
Se non era il ragazzino che avrebbe dovuto affrontare qualche giorno dopo…bhe, gli assomigliava molto.

-    Papà!- gridò il ragazzo, entrando nella saletta.
Inequivocabilmente era ubriaco ( ma Shikamaru di questo non se ne stupiva più).
Insolitamente, invece, era arrabbiato ( e di questo Shikamaru si sorprese).
-    Shikamaru!- urlò il genitore, con voce balbettante e reggendosi su gambe mal ferme
-    Che disastro!- pensò il ragazzo, osservando i mobili divelti, i bicchieri rotti e gli uomini che, in preda a uno strano fermento, cercavano di allontanarsi.
-    Quella ragazza è una strega!- urlò uno, scivolando tra le gambe di Shikamaru
Tompf.
Quando il ragazzo si voltò Shikaku era a terra, svenuto.
E quando il ragazzo si voltò ancora, l’unica cosa che gli apparve chiaramente, prima di cadere a terra svenuto anch’esso, furono due occhi troppo verdi.
Donna.
Ovviamente.
Dopotutto la parola “catastrofe” era di genere femminile, o no?


-    ricorda Shikamaru. Le donne sono un problema. Soprattutto certe donne…- Shikaku era a letto, con la testa di jonin avvolta da un panno umido
-    come la mamma?- chiese il ragazzo, cercando di sollevarsi dalla scomoda posizione nella quale Yoshino lo aveva costretto
-    come quella biondina…- rispose il genitore, massaggiandosi il bernoccolo.
Come aveva reagito quella sorta di demonio, quando aveva dato a quella sottospecie di marionettista della femminuccia!
E che botta!
Doveva annotare da qualche parte di non provocare mai donne armate con un ventaglio.
Che si andavano quindi ad aggiungere a quella armate di pentola, scopettone, sedie, bottiglie di vetro, biciclette, forchette e lampade ( Yoshino sapeva essere fantasiosa, quando litigavano).
-    Ah, a proposito Shika… credo fosse la ragazzina che incontrerai all’esame di selezione…buona fortuna!- rise il padre, mentre Yoshino ed Ino entravano nella camera.
-    Ino, tieni fermo Shikamaru!- intimò la donna, afferrando i piedi del marito.
-    Certo, signora Nara!- rispose la ragazza, agguantando le gambe del compagno.
-    Ora Choiji!- il ragazzone entrò correndo, in mano La Bottiglia.
Quella Bottiglia.
O cacchio, pensò Shika, cercando di divincolarsi.
Troppo tardi.
Il cucchiaio gli scivolò tra le labbra socchiuse, lasciando gocciolare il liquido amaro.
La “medicina”. Un miscuglio, a dir la verità, di invenzione della stessa signora Nara.
Ingredienti ovviamente segreti.
Unico indizio: faceva davvero schifo, a metà tra il pesce rancido e il broccolo lesso.
Unica funzione: far passare la sbornia al marito ubriacone? Oh, no, troppo facile. Punire quei due poveri relitti.
-    così vi passerà prima!- decretò la donna, trascinando via Ino e Choiji, lasciando nella stanza padre e figlio.
-    Devo ancora capire di cosa ti sei innamorato, papà…-
-    Anche io, figliolo-


-    odio i Nara- proclamò Kankuro, accarezzando la marionetta con un misto di ansia e tenerezza
-    ti ha solo detto che era bruttina…- aggiunse Temari, aggiustando una delle stecche che era fuoriuscita dall’intelaiatura del ventaglio.
 Quel ragazzo col codino, che testaccia dura!
-    Come ha osato!- strillò di rimando il ragazzo, stringendo il pugno
-    Resta il fatto che detesto i Nara…- proclamò Kankuro, facendo “accomodare” la povera Karasu su una sedia
-    Assicurati di farlo fuori, all’esame!- disse, infine, fissandola di sottecchi.
-    Sei così vendicativo!- disse Temari, mostrandogli un sorriso sicuro
-    Nee-chan, non provocare…- rispose il ragazzo, tirandosi le coperte fino al mento
-    …e ricorda che comunque dobbiamo combattere Konoha. Sono nemici.- disse infine, chiudendo gli occhi scuri.
-    Si, bambolotto…- rispose la sorella, passandogli una mano tra la zazzera castana – chi se lo scorda! Sono Temari, mica un…-
-    …una Giulietta qualunque…- aggiunse Kankuro, addormentandosi.

Temari si rigirava inquieta tra le lenzuola, diventate così pesanti sulla sua pelle sottile.
Si alzò in prenda ad una strana ansia.
Ma che diavolo le prendeva, ora?
Certo la missione sarebbe iniziata dopo una sola settimana ma…qualcosa non andava.
Voltò lo sguardo verso il letto di Kankuro, ovviamente vuoto.
Era il suo turno con Gaara.
Si rigirò ancora una volta, facendo frusciare la coperta fiorata. Che orribili gusti, chissà chi l’aveva scelta ( avrebbe scommesso su Kankuro. Non aveva molto gusto estetico suo fratello…sempre più di lei, comunque).
Cavolo, cavolo, cavolo.
Non mi dire che erano sensi di colpa.
Temari gettò la faccia sul cuscino, respirando l’odore polveroso delle piume.
Si, dannazione, erano proprio sensi di colpa.
E per cosa poi?
La missione la stava svolgendo nel miglior modo possibile.
Si stava allenando e riusciva a controllare persino Gaara ( controllare forse no, ma osservare senza essere minacciata, si. E già era tanto).
-    cazzo- si tirò a sedere sulle ginocchia, grattandosi la spalla.
Sorrise imbarazzata osservando il proprio riflesso allo specchio.
Con indosso un pantaloncino vecchio di Kankuro e una maglia con un criceto ipersviluppato non era proprio il massimo della femminilità.
Infilò la testa sotto le coperte, cercando di pensare a qualcosa di meno stupido.
Ad esempio l’esame che l’aspettava.
Avrebbe dimostrato a tutti, Gaara compreso, chi fosse Temari.
E quel tipo, Nara…un po’ gli dispiaceva per lui.
- ci risiamo!- pensò, scendendo dal letto con un moto di stizza.
Scese le scale, facendo attenzione a non svegliare Kankuro che si era addormentato con la testa reclinata sulla porta della camera di Gaara.
Sorrise impercettibilmente.
Che baka.
Gli gettò addosso la coperta che copriva il divano, mentre il ragazzone si divincolava nel sonno.
-    sta buono..- mormorò accarezzandogli la guancia struccata.
Kankuro mugugnò qualcosa di incomprensibile, tornando poi a russare.
La ragazza sorrise ancora tornando in camera, tra le mani una coppa di gelato.
Indispensabile nelle notti solitarie.
Notti, poi, inaspettatamente afose.
Temari camminava lentamente per la stanza, lasciando ondeggiare il  cucchiaio sul naso.
Si, un gioco scemo. Ma ormai erano le tre di mattina, non aveva sonno e nessuno la vedeva.
Quindi perché non dimostrare semplicemente i suoi quindici anni?
-    cavolo- mormorò, perdendo l’equilibrio.
Il cucchiaio cadde sulla coperta, sporcandola di cioccolato.
Ora sicuramente era più bella di prima.
Lo raccolse, sciacquandolo nel bagno della camera, uscendo poi sul balcone.

Il vento si era appena alzato, trascinando sapori lontani.
L’amaro della terra secca delle colline attorno Konoha, l’aspro dell’erba lasciata marcire nella campagna, il dolce dei fiori avvizziti.
Posò i gomiti sul davanzale, osservando le stelle.
Portò alla bocca un cucchino, che però, maledetta distrazione, lasciò scivolare una goccia di gelato.
- ehi!-
Goccia che, incredibilmente, cadde sulla testa del ragazzo che, nel copriletto scuro, osservava il cielo.
-    ma chi è li?- mormorò Temari, sporgendosi oltre il davanzale.
-    Nessuno- rispose una voce annoiata.
La ragazza storse la bocca in un ghigno a metà tra l’incuriosito e l’infastidito.
Si sporse ancora, scorgendo la figura sdraiata, con le braccia dietro la nuca.
E con un enorme gocciolone di gelato sulla fronte, che continuava a scendergli lungo le tempie.
- almeno datti una pulita!- disse, mentre il ragazzo, ancora avvolto nell’oscurità della sera, scuoteva le spalle.
- a che pro…tanto mi sporcheresti di nuovo comunque…-
Irritante!

- guarda che non sono un’imbranata!- sbraitò la ragazza, cercando il ventaglio dietro la schiena.
Cavolo! Doveva ricordarsi di dormirci la prossima volta.
-    strano, dimostri tutto il contrario.-
Temari sbarrò gli occhi e serrò il pugno.
Lo avrebbe ammazzato.
Al diavolo la missione.
Chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma.
-    ehi! Sei tu allora…- la voce sembrava essersi avvicinata
Aprì un occhio, notando che il ragazzo si era alzato, entrando nel raggio della lampada.
-    NARA!- urlò, indicandolo con un dito.
-    Ti ricordi il mio cognome?- chiese il ragazzo imbarazzato. A stento l’aveva riconosciuta. E lei l’aveva persino chiamato per nome.
-    No, ma il tuo brutto muso si!- rispose lei, incrociando le braccia.
-    Io il tuo l’avevo semplicemente rimosso. Mendokuze- disse lui, fissandola, con la solita espressione distaccata.
-    Che diavolo ci fai sotto la mia finestra?- chiese la ragazza, in un ringhio basso.
-    È proprietà comune la strada…e comunque ci vedo il cielo…- e ci dormo, dato che mia madre mi ha di nuovo sbattuto fuori di casa, avrebbe dovuto aggiungere, a dir la verità.
Chissà suo padre da chi era stato ospitato. Bha! Chissene. Sarà rimasto a dormine dai Yamanaka o dagli Akimichi, pensò.
Sicuramente lui non lo avrebbe raggiunto.
Non era curioso di vedere Ino con quegli impiastri che si spalmava in faccia, sicura di essere così più attraente per il suo Sasuke-kun, o di dormire con Choiji.
L’ultima volta che era rimasto da lui…poco era mancato che l’amico non gli avesse staccato il braccio a morsi, scambiandolo, nel sogno, per un panino ben imbottito.
O almeno era stato questo che gli aveva detto al risveglio.
 - bene! Allora rimani pure…- disse Temari, continuando a mangiare la coppa di gelato.
- non mi serviva la tua generosa concessione…- aggiunse il ragazzo, sdraiandosi nuovamente, stavolta più vicino al balcone
- questo lo dici tu…- rispose la kunoichi, accovacciandosi su una sedia.


-    ancora qui?- chiese, avvicinandosi alla ringhiera del balcone.
-    Perché no?...mi hanno detto che qui, di solito, cade anche il cibo dal cielo…- rispose il ragazzo, stiracchiandosi.
Era la terza sera che Temari se lo trovava lì sotto, nonostante le temperature, il vento, le nuvole.
-    se insisti vedrai che cadrà anche qualcos’altro…ad esempio una sedia!-  rispose, sventolandola con fare arcigno.
-    Su calmati…- la voce di Nara era tranquilla. Ormai, dopo aver ricevuto in testa la maggior parte delle suppellettili di quell’appartamento, sembrava aver accettato la situazione di semplice convivenza con i bernoccoli.
-    Non credi che sia equivoco, se qualcuno ci vedesse così?- chiese infine la ragazza, poggiando la testa tra le mani.
-    Così come, scusa?- rispose lui, notando che, per la prima volta, la kunoichi indossava un pigiama molto più consono a quello di una ragazza “normale”.
E la cosa, tra tutti quegli stupidi merletti, lo irritava.
- niente, lascia stare- l’interruppe lei, con sguardo risentito.
- Temari…?- la ragazza si sporse, allacciando lo sguardo a quello dello shinobi
- che vuoi?- chiese, indispettita, ma incredibilmente fiera dell’espressione di lui. La stava osservando. Lo sapeva che quel pigiama nuovo non gli sarebbe sfuggito!
- sembri una bomboniera-
Uno sfrecciare veloce.
Un tonfo.
L’ennesimo bernoccolo.
-    idiota.-


Temari sollevò lo sguardo dal terreno sul quale Kankuro le aveva fatto sbattere il bel musino.
Il giorno dopo sarebbe scoppiato inevitabilmente il finimondo a Konoha…e forse lei, i suoi fratelli e molte delle persone che vivevano in quel villaggio Nemico, non sarebbero sopravvissute.
Sbuffò, sputando i fili d’erba che quell’imbecille le aveva fatto ingoiare.
-    Kankuro, cerca di non farmi arrivare a pezzettini domani!- strillò, rialzandosi a fatica.
-    Non è colpa mia!...dove diavolo hai la testa, nee-chan!- rispose il ragazzo, richiamando la marionetta a sé.
Temari arrossì, passandosi una mano sul viso segnato dalle occhiaie.
Erano esattamente sei notti che si addormentava solo allo spuntare dell’alba.
Quell’idiota non se ne andava mai prima!...ora capiva perché fosse sempre così assonnato.
E comunque…era sempre colpa sua!
-    Temari! Tuo fratello ha ragione…sei incredibilmente distratta!- le urlò Baki, avvicinandosi minaccioso
-    L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno ora è di una kunoichi imbranata! Corri a darti una lavata e fatti una dormita!- le intimò, strappandole il ventaglio dalle mani.
La ragazza annuì, mordendosi le labbra.
Che figura da imbecille…

-    credo che tu mi debba almeno una ventina di ore di sonno…- il ragazzo era appoggiato allo steccato del palazzo.
Shikamaru.
Idiota.
-    se domani vuoi avere qualche speranza di battermi, vedi di darti da fare!- replicò lei, oltrepassandolo.
-    Ehi, baka!- le urlò dietro il ragazzo – ieri notte ho visto di nuovo tuo fratello sveglio…ma quel tipo non dorme mai?-
-    Non sai quanto ti sei avvicinato alla realtà, Nara- sospirò lei, voltando l’angolo
Camminava lenta, con passi pesanti.
Inspira. Espira. Inspira.
Dai Temari, non è difficile.
Si fermò improvvisamente, scrollando la testolina bionda.
No, no e poi no.
Era nemico.
Era un Nara.
Era un idiota.
E allora perché non riusciva a smettere di sorridere?

Dannata stupida Giulietta.

Temari trattenne il respiro, cominciando a correre.
-    l’amore non è fatto per una kunoichi-
Ripetitelo Temari, ripetitelo.
Non doveva pensare.
Questo era importante.
Meno di dodici ore e l’attacco avrebbe avuto inizio.
Quindi calmati, Temari, calmati.
Salì velocemente i gradini che la separavano dall’uscio della camera, slegandosi poi il kimono stretto.
Questo cadde a terra, rivelando allo specchio il corpo acerbo della ragazzina.
Temari singhiozzò, portandosi una mano al viso.
La stanchezza rendeva emotivi.
Anche una donna come lei.
Dannata stupida Giulietta.
Cosa succedeva in quella stupida storia?
Lei si innamorava del nemico. Lei moriva per amore.
Temari lanciò un urlo, colpendo con una testata il muro del bagno.
-    cavolo…nee-chan! Che ti succede?- la voce di Kankuro sembrava divertita, dietro la porta
-    zitto, Baka!- urlò, aprendo il rubinetto.
Una doccia calda, un po’ di pace ed un buon riposo le avrebbero fatto sicuramente bene.
Sicuramente.


L’ultima notte.
Temari era seduta al bordo del letto, osservando stanca il pigiama che aveva gettato sulla poltroncina solo la sera prima.
-    bomboniera a me?- aveva detto, mettendosi indosso la vecchia tuta d’allenamento.
Temari si ritrovò a sorridere, rigirandosi tra le mani un kunai.
Suo padre era stato categorico.
Distruggere Konoha era una necessità per Suna.
Ma allora… doveva solo fare questo?
Veder distruggere un villaggio.
Uccidere i nemici.
Proteggere i suoi alleati.
Bene.
E allora perché…sentiva che di nuovo le saliva un groppo alla gola?
Un groppo con un terribile codino ed una grande capacità di farla irritare.
Un groppo che, ora, sotto il suo balcone, attendeva che si alzasse il vento.

Freddo. Sulla fronte.
Freddo e bagnato.
Freddo e dolce.
-    ragazzino? Ne vuoi un po’?- Temari sorrideva soddisfatta, sporgendo il cucchiaino oltre la ringhiera.
Cucchiaino sul quale doveva esserci stato, qualche attimo prima, del gelato.
Gelato che ora gli colava sulla fronte, spargendosi sui capelli raccolti.
-    no, grazie…- Shikamaru raccolse con il dito il gelato, portandoselo alla bocca – frutti di bosco non è proprio il mio gusto preferito…-
Temari scoppiò in una risata, stranamente tesa.
Oddio, oddio, oddio…perché il cuore le batteva così forte?
-    domani…credi di farcela a battermi?- chiese lei, portandosi il cucchiaino alle labbra
-    un uomo batte sempre una donna…- rispose il ragazzo, socchiudendo gli occhi a fessura
-    dobe…- sibilò lei, fulminandolo.
-    E se vincessi…potrei tornare a vedere il cielo qui o mi cacceresti?- chiese il ragazzo, sentendo le guance ardere.
-    Non lo so…- Temari abbassò lo sguardo.
Chissà se domani ci sarà ancora questo posto, Shikamaru…
-    allora, mendokuze…se le cose stanno così…magari mi daresti un po’ di gelato?-
-    ah, sei crollato, alla fine!- rispose la ragazza mostrando un sorriso vittorioso
-    non posso resistere, se c’è un impiastro davanti a me che ce l’ha spalmato per tutta la faccia…- la fissò, ghignando - deve essere davvero gustoso, se vuoi che anche il tuo naso lo assaggi!-
-    idiota!-
-    Aio! La smetti di tirarmi tutto quello che hai sotto mano! ma finisce sempre così?-


-    Shika?- la ragazza gli si era avvicinata alle spalle, sorprendendolo.
-    In bocca al lupo per l’esame, oggi…- strana quella voce. Strano quel tono.
-    Temari…devi dirmi qualcosa?-
-    Stai attento…tutto qui. Non combinare disastri…-
Non tradire il villaggio
-    …cerca di sopravvivere…-
Non pensare agli altri
-    … e non starmi tra le scatole!-
Non innamorarti.
Insomma Shika…
-    …fa quello che farei io!-
Non fare quello che ho fatto io.

 
Dannata Giulietta.





-    Che ne dici?  Ci svegliamo?-
Quella voce…insistente.
La odiava.
-    chiudi la fogna- biascicò la ragazza, socchiudendo gli occhi.
La luce filtrava dalla persiana chiusa, mentre il rombare sordo della tempesta di sabbia diffondeva nella stanza un suono ovattato.
-    hai ragione. Dormiamo.-
Eppure quando c’era da riposare… il solito pigrone.
Temari allungò un braccio, accarezzando i capelli scuri del ragazzo sdraiato accanto a lei.
Arrossì violentemente.
Ricordava come fossero finiti in quel letto.
Si rivoltò ancora, trascinando il lenzuolo a coprirle il seno.
In fondo, molto in fondo, del suo sguardo si vergognava ancora.
-    se tuo fratello ci scopre, ci ammazza…-
-    al massimo ti ammazza…- rise lei, giocherellando con una ciocca scura di lui
-    possibile che non mi sopporti ancora?-
-    ti odierà per il resto della vita, probabilmente…Shikamaru-
La ragazza si voltò, osservando il volto teso dell’amante.
-    bene…allora non mi rimane che l’onorevole strada del suicidio. Io, tra le grinfie della sabbia di Gaara o dentro l’amichetta di Kankuro, non ci voglio finire!-
Temari sorrise.
Erano passati solo quattro anni dall’esame di selezione, eppure le sembrava trascorsa una vita.
-    a proposito Tem…- Shikamaru abbassò lo sguardo, osservando il segno della fasciatura sulla pancia della ragazza – sei stata una stupida…-
Temari arrossì, passandosi una mano lungo i bordi della benda
-    dovere…-
-    rischiare di farti impalare da Sasuke non era richiesto…- l’interrupe il ragazzo, posando la mano sulla sua
-    né era richiesto che tu ti facessi quasi ammazzare!- strillò lei di rimando
Sarebbero potuti morire entrambi la sera prima.
Quando la semplice missione di scortare Naruto a Suna si era tramutata in un’assurda lotta contro quel pazzo di Sasuke e la sua combriccola di decerebrati.
-    Dobe!-
-    Baka!-
Un bacio.
-    sarei morto lo stesso-
-    cosa?-
-    se ti avessero ucciso…- Shikamaru arrossì, abbassando lo sguardo – che senso avrebbe avuto continuare a vivere senza te?-

Dannato, stupido Romeo.
Come potevi, ogni volta, far innamorare tanto Giulietta?!
Tanto da sacrificare sé stessa, la sua anima, la sua vita, per te?

-    baka…- rispose lei, gettandogli le braccia attorno al collo.

Dannata, stupida Giulietta.
Come potevi, ogni volta, innamorarti di quello stupido?
E sacrificare te stessa, la tua patria, la tua anima, per uno come lui?

-    una kunoichi non è fatta per amare…-

Dannata Giulietta.

-    e questo cos’è?- chiese Shikamaru, afferrando il libro che giaceva riverso al suolo – Giulietta e Romeo…- lesse il titolo, sorridendo
-    buttalo via…- rispose la ragazza, oscurandosi
-    e perché?-
-    perché, mio adorato Romeo, noi oggi riscriveremo il finale…- disse la ragazza, sedendosi a cavalcioni su Shikamaru
-    …oh, capisco… per tutte le età?-
-    No.-  rispose lei, scuotendo la testa  - Vietato ai minori!-

Giulietta e Romeo non avrebbero dormito per molto tempo, quella mattina.



Prima di qualsiasi appunto…
AUGURI SUSI! 20 ANNI! MIA VECCHIA KINDERINA!
Questo è il mio regalino per il tuo compleanno…sempre troppo poco, per quanto ti adoro, tesoro!
Spero davvero ti piaccia…e ti riporti sulla strada maestra dell’oscurità! XD
Un bacione dolcissimo perché sei una ragazza splendida, per quanto tu possa essere crudele!...e divorare nutella e….FROLLINI!
È pur vero che io ho mangiato anche tua cognata e oggi a merenda ho dato fondo ai tuoi cugini di secondo grado ( un kinder delice e una barretta ai cereali e cioccolato).
Ti voglio bene, nonostante tutte le covolate che sto dicendo!
Baci!

E ora…fic ovviamente ambientata durante l’esame di selezione chunnin…con una Temari in crisi mistica e uno Shika in lotta per sopravvivenza in casa Nara!
Spero davvero vi sia piaciuta…

Un bacione!

Roberta

  
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