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Autore: wyoming    10/11/2013    0 recensioni
Ma io non ho limiti. Io non sbaglio.
La famiglia non funziona con me.
La gente non funziona con me.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cos’è una famiglia?

“Se penso a una famiglia penso a un posto in cui sei felice di tornare dopo un viaggio.”

“È un’istantanea dove ci sono più o meno tutte le persone che fanno parte di te. La famiglia è una questione di sangue, più o meno, ti scorre nelle vene, è un nome, è un insieme di ideali, di maniere, di riti e abitudini."

“Una famiglia non te la puoi scegliere. La puoi solo accettare, volerla bene così com’è. Perché loro, loro ti vogliono bene esattamente così come sei.”

“Pregi e difetti. I tuoi e i loro limiti. Alzare la voce, solo perché vuoi il meglio per loro. Perché loro vogliono il meglio per te.”

“Ammettere di poter sbagliare. È quello che fai con una o più persone che rispetti, e di cui hai stima. La famiglia è anche questo.”

Ma io non ho limiti. Io non sbaglio.

La famiglia non funziona con me.
La gente non funziona con me.

-
 
- Forse se si trattasse di una crisi adolescenziale avrebbe più senso…
- Ma cosa abbiamo sbagliato con lei?
- Non lo so, forse le stiamo davvero troppo addosso…
- Io… Io non ce la faccio più.
La mamma piange.
- Non le diamo abbastanza fiducia forse?
- Lei è così puntuale su tutto, ma umanamente… Umanamente è instabile.
Il papà sospira.
- Io avrei un’idea.
- A cosa pensi?
- Forse dovrebbe andare via per un po’…
- Lei sta già via per un po’. Settimana corta per tutto l’anno. Io ho bisogno di vederla più spesso.
- Non dico per un anno, magari giusto per le vacanze...
La mamma crolla.
- E così cosa pensi di risolvere?
- In un posto completamente diverso da questo crollerà anche lei, in piena solitudine…

Quando tornerà qui ci vorrà più bene.

Dall’altra parte della casa c’è una quasi-donna. Rinchiusa in bagno, con un tagliacapelli nella mano sinistra. Nel lavandino lunghe ciocche di capelli nero corvino. Sottili dita rosee mettono in moto l’oggetto, posizionandolo sulla nuca.

Si guarda allo specchio, sorride. Ma non con allegria, piuttosto con sicurezza. Si stiracchia allungando le braccia verso l’alto. C’è solo lei nel riflesso, nient’altro.

Zero segni. Bianca, spoglia, proprio com’è dentro di sé, vuota.

Esce nel corridoio.
- Oh cielo, copriti Thess…
La ragazza sospira, un po’ come il padre, e devia per la sua camera da letto.
- Thess?
La porta viene delicatamente chiusa. A chiave.
La donna si dirige in bagno. Per terra c'è una busta di plastica (di quelle biodegradabili un po’ trasparenti) piena di ciocche di capelli lisci neri.
La mamma piange. Di nuovo.

- Thess, io e tua madre pensavamo di…
L’uomo corruga la fronte. La figlia sembra una ninfa dopo una chemio.
La ragazza sorride. Come quando era una bambina di sei anni e mangiava marmellata di lamponi.
Ora non la mangia più la marmellata di lamponi pensa il papà.
- Cos’hai fatto ai tuoi capelli?
- È una domanda a trabocchetto, papà? Non vedi che li ho tagliati?
- Non mi piace questa cosa Thess, come ti è venuto in mente?
C’è tensione nell’aria.
- Così.
- Non mi piace Thess, per niente.
- Non trovo che sia rilevante il tuo punto di vista papà.
La ragazza continua a sorridere.
La mamma guarda il papà un po’ come per dire Mi sembra inutile insistere .
- Cosa mi volevi dire?
Il papà è nervoso, diventa rosso, ma la figlia è impassibile.
Continua a sorridergli, come se non fosse accaduto niente.
- Io e tua madre pensavamo di chiederti se ti avrebbe fatto piacere andare per qualche giorno o settimana da qualche parte per le vacanze, considerato che hai fatto tutti gli esami dell’ultimo semestre…
- Come funziona? Venite anche voi?
- No, cioè…
La mamma lo interrompe.
- Se vuoi sì
Thess pacatamente risponde
- E se non voglio?
Se non vuoi no.

Terrazza. Serata estiva. Mamma e papà si siedono su una panchina.
Lei, sulla quarantina, assomiglia alla figlia: la faccia le cade un po’ rispetto a questa, ma rimane comunque caratterizzata da lineamenti molto femminili. E nonostante un po’ di sovrappeso rimane comunque una bellissima donna. Forse un po’ triste.
Lui, più che cinquantenne, brizzolato e con un po’ di rughe attorno agli occhi, gli stessi occhi della figlia, ha le mani rovinate dall’onicofagia e da qualche ustione. Realizzato professionalmente, crede di aver fatto del suo meglio per la sua famiglia. Crede.
L’uomo stringe a sé la moglie. Due anni prima erano sull’orlo della separazione, ma adesso sono convinti, orgogliosi e sicuri di loro stessi. Hanno una bella casa, una bellissima figlia. Che fa piangere quasi ogni giorno la mamma e contro cui il papà ha smesso di gridare da quando

- Niente rumori forti, fai silenzio, non gridare, smettila. Basta, silenzio, basta, mi stai uccidendo -

da quando la ragazza lo aveva fatto sentire uno spregevole mostro mettendosi le mani dietro la testa e parando gli occhi coi gomiti.

Il papà stringe forte la mamma, ripensando ancora alla marmellata di lamponi e a vecchie feste di compleanno e a lunghe sere al mare e a una bambina che ride spontaneamente e non per farti sentire un’inezia. La mamma avvolge le sue dita a quelle di papà. E con gli occhi rossi cercano di pensare a cosa hanno sbagliato. Forse non riescono a fare altro.

Thess andrà quindici giorni in una località balneare dall’altra parte della nazione ospite da cugini che non ha mai conosciuto.


Mani al volante. Il sole è coperto da qualche strato, ma niente di preoccupante. Si prospetta una mattinata splendida.
- Sai tesoro, alla tua età me la sognavo una sorpresa del genere.
- Già.
- Ti chiamerò per darti il buon giorno, va bene?
Thess guarda fuori dal finestrino.
- È necessario?
La mamma stringe i pugni. Parla a bassa voce.
- Sai Thess, quando fai così mi fai proprio star male…
La ragazza apre il finestrino e butta fuori il braccio, apre la mano, afferra il vento.

Aeroporto. Dopo aver imbarcato il bagaglio grande, bisogna imbarcare Thess.
Imbarcarla e aspettarsi che in quindici giorni si riescano a risolvere i problemi di una famiglia.
Papà abbraccia Thess. Poggia la mano sul suo capo e rabbrividendo si ricorda che la figlia è senza capelli.
- Divertiti piccola – la stringe ancora di più a sé – e fatti sentire, noi siamo qui, per qualunque cosa.
La ragazza si stacca dal papà e abbraccia la mamma (da quanto tempo non lo faceva).
- Mi raccomando, io… mi fido di te, sei una brava ragazza
Thess la guarda, sorride e pensando ma se non ci credi nemmeno tu e piena di sé si dirige nel labirinto. Quasi dimenticavo:

- Grazie.

I genitori sentono già di aver ottenuto un piccolo premio. Hanno fatto la cosa giusta.

Non sanno che Thess ha detto quella parola solo per levarseli di torno in una maniera più gentile.
Non li può soffrire.
Ma non è una cosa relativa a loro pensa Thess… Piuttosto relativa a tutto.

“Oh Thess sei un mostro”.
 
  
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