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Autore: breosaighead    10/11/2013    4 recensioni
SOSPESA
Eppure Keira non poteva fare a meno di inseguire le onde, benché nel farlo ingoiasse tanta salsedine. E in quei momenti avrebbe voluto una mano da afferrare, che la tirasse fuori dall’acqua e che stringendole le spalle la riaccompagnasse a riva.
«Senti, Louis, lasciami stare. Non sono la persona giusta con cui fare amicizia, anzi, con cui fare proprio niente»
«Non è vero. Non stavo scherzando quando ho detto che sei interessante»
«Te ne pentirai»
«Lascia che lo decida io»
«Come vuoi»
In effetti non spettava a Keira decidere, ma dopotutto il suo era solo un - piuttosto utile - consiglio da non sottovalutare, sopratutto perché sapeva che c'era qualcosa in serbo per lei proprio dietro l'angolo e che questo non avrebbe lasciato in disparte Louis se solo si fosse avvicinato troppo.
Keira sapeva anche di avere a disposizione due scelte: abbandonarsi e lasciarsi trascinare via dalla corrente o accettare, addirittura, quel braccio teso apposta per lei da Louis; ma lui sarebbe riuscito ad arrivare in tempo e a sorreggerla?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mindtrip
(1)
"Nice to meet you?"
 
 
 
 
«Dici che mi sospenderanno, questa volta?» domando in un sussurro al mio compagno di banco – e non solo – interrompendo il silenzio intorno a noi, stando bene attenta a mantenere la voce bassa, abbastanza perché lui mi senta e non farmi beccare da quello di filosofia.
Vecchia volpe lui. Non gli sfugge niente: un sospiro, uno sbadiglio, un movimento accidentale come la caduta di una penna. Proprio niente.
A volte penso che abbia installato delle telecamere nascoste nella classe, magari dietro la cartina della Francia, lì proprio al centro, e che queste siano direttamente collegate ai suoi occhiali in modo da permettergli di non perdersi niente di tutto ciò che accade durante la sua ora.
Geniale, devo ammettere.
Spero comunque che non si accorga di niente, già che non gli sono simpatica, penso proprio che non la prenderebbe bene.
 
Zayn non mi risponde, ma capisco che ha sentito la mia domanda perché si ferma, appoggia la penna – sempre nera – sul banco e smette di tracciare il volto della persona che sta disegnando.
Lo guarda, socchiude gli occhi e muove la testa, prima da una parte e poi dall’altra.
Sta cercando qualche imperfezione da correggere; lo fa ogni volta ed io non capisco il perché, sarà ché io non lo faccio mai.
Continua a rimanere in silenzio. Come sempre dà per scontato che io sappia ciò che pensa, quali sono le cose contorte sulle quali sta ragionando. Forse dovrei dirgli che però, il più delle volte, io non ne ho idea.
Le sue labbra si socchiudono e forse vuole rispondermi.
No, voleva semplicemente soffiare sul suo foglio per togliere le cancellature della gomma.
 
«Non potrebbero mai sospenderti! – esclama mantenendo il controllo della voce. Mi volto nella sua direzione presa alla sprovvista, ma la sorpresa se ne va non appena incontro i suoi occhi verdi, erba al mattino in inverno con una goccia di rugiada. Non color ambra. – Voglio dire: per dei miseri ritardi di due minuti… Non sono così pazzi» Poi osserva l’anziano uomo dai capelli bianchi ma ancora folti alla lavagna che sta scrivendo non so quale parola greca, picchiando il gesso sulla tavola nera di grafite, facendo sussultare i suoi alunni ad ogni lettera.
Prima o poi ci ritroveremo senza lavagna, continuo a dire dal secondo anno.
«Beh, lui un po’ pazzo lo è» Si corregge. Io toglierei quel “un po’” e aggiungerei che è da rinchiudere.
Questi si gira di colpo, osserva la classe a 360° e si sofferma su Harry e me, con gli occhiali ben posati sul naso aquilino. Punta il gesso in avanti a mo’ di spada – e giurerei che se lo fosse stata, l’avrebbe già usata per trafiggerci – con la mano che gli trema leggermente, la bocca serrata, la faccia paonazza, del fumo immaginario che gli esce dalle orecchie, come i cattivi nei cartoni, e bofonchia qualcosa che faccio fatica a capire.
«Guai in vista» si sente in dovere di dire Harry.
 
In due settimane dall’inizio della scuola sono arrivata in ritardo all’ora di filosofia due volte, contando quella di oggi. Tra l’altro non è nemmeno un vero ritardo dato che le 8:05 non erano ancora scoccate e se proprio vogliamo essere precisi erano le 8:02; ai secondi questa volta non ho prestato attenzione.
«In ogni caso c’è il registro elettronico, può sicuramente testimoniare a mio favore» do voce ai miei pensieri senza accorgermene. Tanto non c’è nessuno nei dintorni che può credere che sia pazza.
«Se può esserti d’aiuto, posso testimoniare anche io. – dice una voce cristallina non molto lontana da me – Ho timbrato subito dopo di te. Sono quello che hai superato subito dopo aver detto “Scansati”».
Alzo lo sguardo, tenuto basso a fissarmi le mani per tutto il tempo, giusto per conoscere il volto di chi ha parlato e con cui, a quanto pare, ho avuto già uno scontro questa mattina.
In piedi, davanti ai distributori, c’è un tipo con uno strano risvolto nei pantaloni, delle scarpe basse che sicuramente non lo aiutano a sembrare più alto e un cappellino grigio che gli schiaccia i capelli tinti di rosso al viso. Quasi gli coprono l’occhio destro.
 
«Perché ti ostini a mettere quintali di gel solo per tenere dritto e alzato quel ciuffo di cui potresti anche fare a meno?» domando facendo una smorfia: i nodi dei capelli non vogliono sciogliersi al passaggio del pettine.
«Per lo stesso motivo per cui tu non vuoi tagliarli» mi spiega mentre si guarda allo specchio e mette altro gel nelle mani. Le strofina accuratamente e sempre con la stessa attenzione se le passa poi nei capelli.
«Rapunzel mi è piaciuto così tanto che li voglio lunghi come i suoi. Anche tu?»
«Sì»
Gli sorrido e scuoto la testa.
Zayn è una di quelle persone che non puoi capire, lo puoi, sì, studiare nei suoi gesti, anche i più piccoli, e credere di conoscerlo, ma la verità è che lo devi interpretare. Zayn va interpretato. Devi dare tu un senso a un suo determinato movimento e discorso non detto ma solo accennato.
«Voglio essere il maschio alfa e farmi distinguere da Harry e Niall»
«Non stare in mia compagnia e tingiti i capelli di rosso allora»
 
«Il rosso non è il tuo colore» gli dico. È un semplice consiglio.
Lui sobbalza mentre sta cercando di tirare fuori il bicchierino dalla macchinetta.
Una parte del contenuto gli cola lungo la mano e poi sul pavimento bianco appena pulito da Amleto il bidello – sì, ha il nome del protagonista di un’opera di Shakespeare –. Quando lo verrà a sapere spero di non trovarmi ancora qua o nei paraggi.
Il ragazzo si china a pulire la macchia di quello che credo sia thè con un fazzolettino bianco che aveva già in mano. Probabilmente sa di essere un tipo sbadato e aveva già previsto che avrebbe rovesciato la bevanda.
Smetto di fissarlo non appena se ne accorge, tornando a concentrarmi sulle mie Converse, un tempo addirittura bianche.
Con la coda dell’occhio lo vedo sogghignare. Fantastico, un altro Malfoy.
«Si nota ancora la macchia?» chiede sedendosi al mio fianco. O meglio, sdraiandosi al mio fianco. Le braccia dietro la testa e le gambe distese con i piedi incrociati.
«Personalmente me ne andrei in Tibet ad allevare alpaca»
«Lama.»
Mi giro di scatto verso di lui, inarcando il sopracciglio destro «Offendi?»
«Non ne avevo l’intenzione. Ti stavo solo correggendo: in Tibet si allevano i lama, non gli alpaca» dice sogghignando, ancora.
«In ogni caso non perderei tempo dal preside, presentando la mia iscrizione, e mi trasferirei lì»
Il suo viso mostra un’aria incredula e non ne capisco il motivo.
«Come fai a saperlo? – domanda – Hai forse un qualche potere soprannaturale?»
Gli faccio cenno di no con il capo e lancio un’occhiata ai suoi fogli. Una ‘o’ compare sulla bocca, abbassa gli occhi e sembra esserci rimasto male. Forse pesava che gli avrei potuto predire se da grande avrebbe avuto una Lamborghini, una modella come moglie e se magari sarebbe stato anche il vicino di George Clooney.
«Se così fosse, non mi avresti trovato qui, quasi sicuramente.»
Anche perché prima c’era Zayn che, non rispondendomi, evitava di farmi finire nei guai, obbligandomi a stare zitta, e che preferiva passare le ore di lezione in silenzio, anche se non ascoltava niente di ciò che diceva Matthews, il prof. di filosofia, durante il suo lungo monologo. Si può anche dire che le volte in cui parlava in classe erano contate.
«Comunque piacere, io sono Louis» Mi allunga la mano con un sorriso stampato in volto. La osservo un secondo prima di rispondere, poi ricambio subito la stretta.
 
«Ciao bimba» mi saluta un bambino che per tutto questo tempo ha preferito starsene da solo, per conto suo, mentre tutti gli altri già formavano i primi gruppetti.
«Ti va di giocare con me?»
Non so che rispondere. Senza aver formulato un’idea precisa, gli faccio cenno di sì col capo e lui mi allunga la mano, sorridendomi felice perché ha appena trovato una compagna di giochi.
Poi mi trascina dietro di sé senza dirmi il suo nome o chiedermi il mio, ma iniziamo a giocare. Mi passa uno dei due peluche che si è portato da casa, mentre lui tiene l’altro e sorridendo decide che siamo amici: «Proprio come loro due»
Però non posso far a meno di sorridere anche io.
 
«A questo punto dovresti dire chi sei tu…» mi ricorda Louis, sollecitandomi con lo sguardo. Solo ora noto i suoi azzurri che mi ricordano il mare della Normandia, dove passavamo le vacanze tutti gli anni, due settimane nel mese di agosto.
«Keira. – rispondo freddamente – Dobbiamo diventare amici anche noi?»
Lui è sorpreso dalla mia domanda. Di sicuro non è il genere di presentazione a cui è abituato, ma mi è venuto così spontaneo chiederglielo che non ho riflettuto se poteva suonar bene o no.
«Beh, non necessariamente se non vuoi»
Non gli dico niente, mi alzo semplicemente dalla sedia che ho occupato per tutto questo tempo, stanca di aspettare il preside e il suo richiamo, e mi avvio fuori dalla presidenza.
«Ci si vede in giro, Louis, se non decidi di partire» Gli dico di spalle, sulla porta.
«Questo vuol dire che siamo amici? – mi urla di rimando – Che strana ragazza» Lo sento sussurrare fra di sé prima di uscire.
Eppure non sono io quella sbadata, con il risvolto ai pantaloni e i capelli tinti di una brutta sfumatura di rosso, penso.

 

 









 
Ok, eccomi qui finalmente!
Era da un po' che avevo pronto questo capitolo, che però fino alla fine non mi convinceva del tutto.
Spero che vi sia piaciuto e non vi abbia annoiato troppo, essendo il primo e come si sa i primi sono sempre un po' noiosi.
Andando avanti, pian piano che entreremo nel vivo della storia, però non sarà così, anzi, penso che sarà anche piuttosto tutto movimentato, o almeno lo spero perché l'intenzione è questa.
Che dite, Keira accetterà di essere amica di Louis oppure no?
Ah, spero si sia capito, ma in caso non sia chiaro, i pezzi con Zayn sono tutti dei ricordi.
Fatemi sapere i vostri pareri in una recensione che mi fanno sempre molto piacere.
Ringrazio infatti  le persone che hanno recensito e hanno messo la storia nelle varie categorie, anche coloro che hanno semplicemente letto,
un bacio!
Bri.
  
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