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Autore: ElathaDeiCorvi    11/11/2013    4 recensioni
One-Shot dedicata al rapporto tra Francis e Bash.
La narrazione riempie il buco lasciato tra la 1x03 e la 1x04, raccontando un ipotetico dialogo in cui Francis sfoga la propria frustrazione per la fallita missione di salvataggio della Scozia con il fratello ferito e, teoricamente, incosciente.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francis, Sebastian 'Bash'
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I colpi fecero tremare la porta sui cardini.
«Siete forse impazzito, altezza?» Nostradamus si rivolse bruscamente al giovane principe di Francia, ignorando il suo volto rigato di lacrime ed il dardeggiare glaciale e rabbioso delle iridi cerulee.
«Devo vedere mio fratello.»
«Vostro fratello dorme, in preda alle febbri provocate dall’infezione della ferita. Vederlo ora sarebbe inutile. Non è cosciente, e vostra madre non approverebbe.»
«Al diavolo mia madre!»
Nonostante l’indovino fosse di tutta la testa più alto di lui, il ragazzo riuscì comunque a spintonarlo via dall’entrata con violenza, precipitandosi al capezzale di Sebastian.
Era continuamente così.
Ogni volta che il cuore di Francis era tormentato dal dubbio, dall’indecisione, dal senso di colpa per aver combinato qualcosa, cercava rifugio nella pacata saggezza e temperanza del fratello maggiore.
Dei due, Francis era sempre stato quello più impulsivo, sconsiderato ed affetto da una cronica mancanza di buon senso. Bash, dal canto suo, cresciuto come bastardo indesiderato e detestato dalla regina de Medici, aveva avuto tutto il tempo e le occasioni per diventare più prudente e riflessivo: la sua posizione alla corte del padre era stata senza eccezione quantomeno precaria, come quella di tutti i figli  illegittimi. Sua madre avrebbe potuto cadere in disgrazia agli occhi del re, ed essere allontanata dalla sua presenza. Oppure “qualcuno” avrebbe potuto attentare alla sua vita, per cancellare sul nascere la possibilità (estremamente remota invero) che il re lo legittimasse come suo figlio maggiore.
Nonostante questo, nessuno era mai stato in grado di mettere in dubbio il sincero affetto che Sebastian provava per i fratelli minori.
Era stato Bash ad insegnare a Francis i primi rudimenti di spada. Era stato Bash a portarlo con se a caccia nella brughiera ed istruirlo nei metodi migliori per scoprire e seguire le tracce. E sempre Bash gli aveva portato la prima donna, lo aveva ascoltato vaneggiare d’amore e dovere prima che Olivia lasciasse il castello, lo aveva fatto ubriacare per la prima volta, gli aveva insegnato ad andare a cavallo…
Se per il piccolo Charles, Sebastian era un eroe più che un modello da seguire, per Francis era, sopra ad ogni altra cosa, il suo migliore amico.
Ed ora che aveva mandato all’aria la propria vita (anni di trattati ed accordi ed alleanze, giorni di stupore e meraviglia e speranza) tutto per il bene di una sola, preziosissima anima… a chi avrebbe potuto rivolgersi, se non al suo migliore amico?
Ma Bash non poteva aiutarlo.
Francis cadde a sedere sullo scomodo sgabello di legno accanto al capezzale del fratello, che giaceva tra le lenzuola di ruvido lino immobile e cereo come un cadavere, i piedi che spuntavano dal telaio di legno grezzo. La ferita al fianco, coperta di cataplasmi di erbe e bendata, suppurava un liquame dal colore malsano e dall’odore nauseabondo.
Con la massima delicatezza possibile, il principe ereditario di Francia rimosse il panno umido dalla fronte di Sebastian, lo immerse nel catino di acqua e ghiaccio, lo strizzò bene e glielo accomodò di nuovo sulla fronte.
«Lasciaci soli, corvo del malaugurio.» sussurrò con voce roca a Nostradamus, voltando appena il capo verso di lui e successivamente ignorandolo nella maniera più completa. L’indovino di corte, conscio del suo bisogno di solitudine, mormorò un rispettoso «Sarò qui fuori, in caso di bisogno.» per poi chiudersi la porta alle spalle.
Passarono lunghi, silenziosi istanti nei quali il ragazzo rinfrescò più volte il viso e il collo del fratello, prima di crollare in ginocchio accanto al lettino troppo piccolo per lui e poggiare la fronte sulla mano fredda e sudata, il respiro spezzato da singhiozzi strazianti.
«Bash… ho fatto una cosa orribile.» le parole, inizialmente sconnesse ed incomprensibili, fluirono trascinate fuori dal suo cuore dolorante come una valanga. Sapeva che il fratello non poteva sentirlo, sapeva che probabilmente non avrebbe avuto, nemmeno da sveglio, le risposte che stava cercando… ma Sebastian era il pilastro al quale si era appoggiata la sua intera esistenza di fanciullo, e parlarne con lui era tanto usuale quanto vedere il proprio volto allo specchio ogni mattina. «Volevo salvarla, Bash. Volevo salvare la Scozia per lei, perché mi sorridesse come mi aveva sorriso quel mattino, appena scesa dalla carrozza. Perché restasse… perché non se ne andasse con il portoghese…
Non avevo capito, Bash. Quando l’ho vista avvicinarsi a me con quel meraviglioso sorriso, non avevo capito che quello che vedevo davanti a me era un roseo futuro, e non una condanna.
Scorgevo la fine dei nostri giorni a cacciare, a bere, a sedurre le damigelle di mia madre. Non avevo capito che quella stretta al petto era amore e non paura. La mia mente andava in una direzione, ma il mio cuore si era già arreso. E ti ho mandato a morire, Bash. Ti ho mandato a morire sconsideratamente, senza pensare che una spia potesse rovinare tutto…» singhiozzò più forte, quasi che il suo corpo sottile non riuscisse a contenere il dolore ed il senso di colpa. «Ed ora l’ho spinta tra le sue braccia. Ho perso lei, e sto per perdere anche te… e rimarrò solo…»
La mano cui era poggiato si mosse, zittendolo di botto. Risalì la sua fronte, e le dita s’intrecciarono ai suoi capelli stringendoli debolmente.
Era il modo che il fratello usava per afferrarlo quando voleva attirare la sua attenzione: prendere una manciata dei suoi boccoli biondi e tirarli con forza, ma non abbastanza da fargli veramente male.
Quando erano ragazzini gli aveva raccontato, spaventandolo a morte, che era stato così che Dianne aveva ridotto il re ad una boccia pelata.
«Che diavolo stai blaterando, Francis?» domandò Sebastian con voce roca.
«Bash?...»
Il ferito tossì con una smorfia di dolore sul volto. Francis versò acqua in una tazza di peltro, avvicinandogliela cautamente alle labbra ed aiutandolo a bere qualche sorso.
«Tutto quel tuo ciarlare avrebbe svegliato un morto.» nonostante lo sguardo sfocato e la voce impastata, il suo tono rasentava il sarcasmo. «Cos’è successo?» domandò inchiodando il fratello con i suoi occhi di ghiaccio.
«L’ho baciata.» rispose mettendo il muso.
«Mary? Beh… mi sembra un buon passo avanti…»
«E poi le ho detto di sposare Tomas.»
Sebastian sbuffò, incredulo.
«Che cosa?»
«Non posso proteggerla, Bash!» Francis, tornato a sedere sullo sgabello, picchiò disperato il pugno sul proprio ginocchio. «Non sono riuscito a proteggere la Scozia, non sono riuscito a proteggere la Francia… non sono riuscito a proteggere TE… l’unica speranza di Mary sono le navi di Tomas.» le lacrime ripresero a scorrere, copiose. «L’ho persa, Bash. L’ho persa per sempre…»
«Fran…»
«Che re potrò mai diventare?» lo interruppe, disperato. «Ho messo la sicurezza ed il volere di una singola persona davanti al bene dell’intera nazione. Ho fatto esattamente quello che mi ero ripromesso di non fare mai. Ti ho quasi fatto ammazzare. Per colpa della mia sconsideratezza abbiamo perso centinaia di vite…»
Fu il suo turno di essere interrotto. Sebastian allungò il braccio ad afferrargli la manica del grosso maglione nero che indossava quel giorno.
«Sarai un buon re. Sarai un re che si preoccupa delle conseguenze, Francis. Un re che pondera i rischi. Governare vuol dire fare sacrifici… tu sei conscio di quanto i sacrifici possano costare. Questo farà di te un buon re.»
Dopodiché ricadde stremato sul cuscino.
«E Mary…» esitò il principe, gli occhi ormai pesti di pianto.
«Mi dispiace, Francis. Non ho risposte da dare per un cuore spezzato. So solo che passerà… ogni dolore ha bisogno del suo tempo, lo sai.»
La porta che si apriva mise fine al loro interloquire.
Nostradamus si avvicinò al letto in silenzio, controllando le condizioni del bastardo del re con occhio critico.
«Lo avete stancato abbastanza, altezza reale. Domani dovrete partecipare ad un torneo, vi consiglio di andare a riposare, e lasciare in pace il figlio di vostro padre.»
Nell’alzarsi, Francis scoccò un’occhiataccia all’indovino. Prese tra le sue la mano ancora fredda del ferito, replicando con totale convinzione:
«E’ mio fratello.»
Bash sorrise debolmente, ricambiando la stretta rabbiosa del ragazzo.
«Allora fa questo per tuo fratello: rubami un sorso di vino la prossima volta che vieni a blaterare qui, e fammelo bere al posto dell’acqua putrida di quella brocca.»
Francis sorrise, gli occhi asciutti, il cuore sempre spezzato ma più leggero, come accadeva ogni volta al termine delle loro chiacchierate.
avviandosi verso la porta, si voltò un attimo indietro, fissando negli occhi Sebastian e regalandogli un sorriso spento, ma che era pur sempre un inizio.

«Te lo prometto.»

   
 
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