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Autore: Violet2013    11/11/2013    12 recensioni
-''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
-''Certo!"
-''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla, senza una degna conclusione...''
-''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'', arrossì.
-''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti, ''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di botte?''
*
New York: Ranma Saotome, artista marziale giapponese, scopre che suo padre ed il suo migliore amico Soun hanno pianificato il suo matrimonio con una ragazza a lui sconosciuta.
AU su Ranma 1/2, i cui personaggi sono trasportati in una realtà totalmente differente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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''Dopo 15 minuti avevo già deciso di sposarla, dopo mezz'ora avevo rinunciato del tutto all'idea di rubarle la borsetta.''
Woody Allen- Prendi i soldi e scappa.





Ranma si svegliò sudato e di malumore, aveva dormito poco e male.
Odiava i lunedì, odiava soprattutto quel lunedì.
La scuola non gli era mai piaciuta, in Giappone ne aveva cambiate almeno 10 da quando aveva iniziato le superiori, essendo sempre in viaggio, ed i suoi voti erano davvero scarsi, ma a suo padre era sempre andata bene così: ciò che interessava Genma era che il figlio diventasse un buon combattente, ed in quello Ranma non l'aveva mai deluso.
Al Furinkan, però, la situazione sarebbe stata diversa, quello scellerato glielo aveva detto molto chiaramente. Era l'unica scuola orientale in tutta la costa Est ed era riservata solo ad un'elite di provilegiati che, una volta diplomati, sarebbero andati a riempire le migliori univeristà per poi trovare lavoro come avvocati, medici e qualunque altra professione noiosa potesse venirgli in mente.
Ciò che Ranma temeva, però, non erano gli insegnanti esigenti, ma i compagni di scuola. Il suo istinto gli suggeriva che avrebbe avuto non pochi problemi con quella gente così diversa da lui, ed il suo istinto non falliva mai.
 Lanciò un'occhiata apprensiva alla divisa che Estrella gli aveva fatto trovare, stirata ed inamidata, appesa nell'armadio, e si diresse in bagno. Aveva bisogno di una doccia.
Aprì la porta senza bussare, ci avrebbe messo un po' ad abituarsi alla presenza di Akane, ed evidentemente lo stesso valeva per lei, visto che non aveva chiuso a chiave.
Gli dava le spalle mentre si truccava allo specchio coperta solo da un minuscolo telo bianco in spugna annodato al di sopra del seno, che le copriva a malapena il sedere ed aderiva perfettamente a quello che, Ranma non ci aveva ancora fatto caso, era davvero un bel corpo, asciutto e tonico ma formoso nei punti giusti.
Per un attimo rischiò di infilarsi lo scovolino del mascara in un occhio nel vedere lo sguardo imbambolato del ragazzo dietro di sè riflesso nel vetro. Si girò e si portò le mani sui fianchi, severa, mentre lui malediva se stesso per la sua mania di dormire in boxer. Forse un paio di pantaloni del pigiama sarebbero stati meno eloquenti su quanto stava succedendo nella sua testa.
''Non si bussa?''
''Non si chiude a chiave?'', la rimboccò lui, pronto.  ''O forse speravi che entrassi?''
Mentre riceveva quello che, lo sapeva, sarebbe stato il primo di una lunga serie di ceffoni mattutini, Ranma si chiese se non fosse stato troppo maleducato, dopotutto era pur sempre un ospite.
''Hey, dai, scherzavo! Pace?''
''No. Maniaco.''
''Ma dai, per così poco?'', sorrise. Akane notò per la prima volta la sua dentatura, era perfetta.
Senza degnarlo di una risposta entrò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle, mentre Ranma si costringeva a buttarsi sotto l'acqua gelata.


Arrivò in sala da pranzo vestito di tutto punto mentre gli altri erano già seduti per la colazione, scusandosi per il ritardo con il sottofondo dei brontolii di suo padre, che lo rimproverava di essere un maleducato mentre si ingozzava di ogni vivanda presente sull'enorme tavola imbandita, senza alcun ritegno.
Soun, intento a leggere il giornale, conversava con una preoccupatissima Kasumi sulla questione della sicurezza nelle periferie, Nabiki messaggiava febbrilmente col cellulare e Genma continuava ad abbuffarsi. Akane guardava fuori dalla finestra annoiata mentre mangiucchiava qualche mirtillo con le mani.
I suoi capelli erano stati raccolti in una coda alta. L'uniforme della scuola consisteva in un giacchino identico al suo, benchè dal taglio più avvolgente ed affusolato, una minigonna scozzese a pieghe ed una camicetta bianca drappeggiata sul davanti, fermata sul collo da una spilla nera con inciso un monogramma. Sotto i mocassini in pelle marrone, delle calze bianche che le arrivavano fino al ginocchio.
Estrella, la cameriera portoricana, gli servì del caffè e poi si rivolse alla ragazza con voce pensierosa.
''Ahi niña... Sei troppo magra! Quieres un poco de bacon?''
La risposta fu secca e glaciale, degna di lei.
''No, gracias, no me gusta comer cadàveres''
Ranma s'intromise nel discorso, incrociando le mani dietro il collo ed assumendo una posa più rilassata, cercando di fare conversazione e di stemperare l'atmosfera tesa che si era impossessata della tavolata negli ultimi dieci secondi.
"Hey! Certo che stando qui ne imparerò di cose! Lo spagnolo è una lingua totalmente sconosciuta per me, pensate che di quello che ha detto la signora ho capito solo bacon, e della risposta di Akane...Il nulla totale! Sei molto brava, complimenti''
''Come fai a dire che sono brava se non hai capito una parola?''
''B-Beh ecco, io...''
''Akane, smettila'' -Soun prese la parola, alzando leggermente la voce ed attirando l'attenzione di tutti i presenti. Ranma notò che perfino Nabiki aveva alzato lo sguardo dallo schermo del suo telefonino, perplessa- ''Ranma, scusala. Mia figlia oggi è un po' nervosa. In ogni caso, Estrella le ha offerto del bacon e lei ha risposto che non ama molto la carne''
''Veramente ho detto che non mangio cadaveri'', lo guardò truce lei. Odiava quel lato di suo padre: voleva sempre far apparire tutto bello, perfetto e zuccheroso.
"Sì, figliola, esatto. Vedi, Akane è vegetariana''
La mora lo guardò con aria di sfida, aspettandosi una delle solite prediche che doveva sempre sorbirsi dalla gente da quando aveva fatto quella scelta di vita, ma il codinato non si scompose nè si mosse di un millimetro, anzi, le sorrise.
''Bene, anch' io.''

"Che cosa meravigliosa, Tendo, non trovi? Sono così simili questi due ragazzi! Inoltre hanno anche la stessa età, se non erro. Amico mio, non credi che Akane sarebbe perfetta?''
''Saotome, mi leggi nel pensiero! Allora è deciso!''
Ranma si alzò furtivamente dalla sedia rubando una mela dal tavolo e mettendosela velocemente nello zaino in pelle marrone, Akane lo tirò per il codino e lo costrinse a tornare a sedersi, battendo una mano sul tavolo e fulminando con gli occhi suo padre.
''Si può sapere di cosa state parlando?''
''Te lo spiego subito, bambina mia. Come sai ormai io sto andando avanti con gli anni, e da quando la tua povera mamma...''
''Non parlare della mamma'', sibilò lei, scattando come una tigre, ''Non davanti a questi estranei''
''Ok, tesoro, scusami. Ciò che voglio dire è che ho bisogno di qualcuno di competente che possa essere in grado di occuparsi delle palestre quando non ci sarò più o quando sarò troppo vecchio e stanco per farlo da me, e Ranma è un ottimo candidato"
La giovane si alzò di scatto, furiosa.
''Vuoi vendere la palestra a questo qui?'', puntò il dito contro Ranma, che la guardava inespressivo, ''A questo deficiente mai visto prima?''
''Hey, piano con le parole, bimbetta!"
"Bimbetta a chi?''
"Akane, Ranma, smettetela!'', Ranma fece una smorfia, non avrebbe mai riconosciuto l'autorità di quello smidollato di suo padre, e quando provava a fare la voce grossa gli dava ancora più il voltastomaco. Genma, però, continuò: ''Akane, tesoro, non vogliamo portarti via la palestra... Noi vogliamo, ecco... Trovare un accordo...''
''Che genere di accordo?'' chiede lei esitante.
''Io non ne sono contento, sappilo!", sbottò Ranma alzando le mani, timoroso di essere tirato in mezzo a quella farsa, spaventato dal fatto che Akane potesse considerarlo complice di quel brutto scherzo.
Soun Tendo assunse un'aria solenne e posò la sua tazza di the sul tavolo.
''Ragazzi, da oggi siete fidanzati ufficialmente. Avete due anni per imparare a conoscervi, dopodichè, immediatamente dopo il diploma, vi sposerete, volenti o nolenti. Questo è quanto.''
''Cosa? Sei impazzito? Io non mi sposerò MAI con questo qui!"
"Per una volta siamo d'accordo, posso considerarlo un miracolo?''
''Sta' zitto tu! Lo sapevi sin dall'inizio, vero? Perchè non me lo hai detto subito?''
''Guarda che se pensi che ci tenga a fidanzarmi con una ricca adolescente problematica che gioca a fare la ribelle quando si annoia ti sbagli di grosso!''
''Cosa? Come ti permetti, razza di maniaco?''
''Nemmeno il peggiore dei maniaci vorrebbe essere fidanzato con una a cui hanno messo sul culo tutto il grasso che doveva andare sulle tette!''
''Io ti ammazzo!"
Ranma chiuse gli occhi mentre Akane alzava la mano destra, pronto a ricevere un -meritato, lo sapeva- sonoro ceffone. La botta, però, gli arrivò da dietro le spalle, sulla nuca, sorprendendolo.
''Ahi què niño loco! No se parla così ad una señorita!''
Estrella lo guardava con fare accusatorio, con una mano posata sugli abbondanti fianchi. Ranma, inchinando la testa per scusarsi, ne studiò l'espressione corrucciata: una profonda ruga verticale, segno della rabbia cresciuta esponenzialmente subito dopo la sua ultima frase, le solcava la fronte abbronzata.
Era un donnone di un'età imprecisata tra i quaranta ed i cinquant'anni, molto più alta di lui e con un fisico ancora più imponente del suo, nonostante fosse un artista marziale. Benchè potesse potenzialmente essere una bella donna, la sua aria severa, la sua mole e la caraffa d'argento che teneva salda nella mano destra e puntata verso di lui le davano un'aria inquietante.
''Estrella, calmati, querida. Ranma non intendeva dire ciò che ha detto''
''Scusi, señor Tendo, torno in cucina''
''Vengo anch'io!"
Akane la seguì abbandonando i commensali, tra cui piombò un silenzio carico d'imbarazzo.



Suo padre continuava con sue solite prediche sul trattare bene le donne mentre Ranma sbirciava il Furinkan dal finestrino della macchina che li aveva accompagnati, ferma all'entrata.
Era un enorme edificio in mattoni rossi alto e maestoso, circondato da un giardino con panchine di legno e fontanelle in pietra. Una lunga scalinata in marmo saliva fino ad un pesante portone in legno antico con le maniglie d'ottone.
Genma scese per primo e gli aprì la porta, poi gli diede una pacca sulla spalla: il giovane non capiva perchè fosse così affettuoso, quel giorno.
''Ranma, ascolta. La situazione non è delle migliori, tua madre ci ha tagliato i viveri ed i Tendo sono la nostra unica speranza... Credo di aver fatto del mio meglio in questi anni per non farti pesare le nostre difficoltà economiche, ma questa volta sono nelle tue mani. Ti prego, fa' la pace con Akane''
''Non ci penso neanche! E poi io non voglio diventare  un uomo come te, che a quarant'anni si fa ancora mantenere dalla moglie! Sono troppo orgoglioso per sposare una sconosciuta per soldi, mi dispiace"
''Non saremmo solo noi a trarre beneficio da questa storia. Quando Soun andrà in pensione non ci sarà più nessuno ad occuparsi della loro Scuola di lotta, dunque, oltre a quella dei Saotome, senza di te morirebbe anche la tradizione dei Tendo. Se penso alla povera Diana, lei sì che avrebbe saputo tenere le redini della situazione, forse anche meglio del marito! Era una combattente straordinaria...''
''Sono in ritardo, papà...''
''Ok, ok figliolo. Ti vengo a prendere all'uscita?''
''No, devo... Devo fare una cosa. Ci vediamo a cena''


Con lo zaino in spalla, prese a camminare in mezzo a quelle facce sconosciute.
In un angolo scorse Akane seduta su un muretto in pietra. Fumava una sigaretta e beveva un caffè da un bicchiere di cartone insieme ad un ragazzo con dei lunghi capelli neri e degli spessi occhiali da vista con la montatura tonda. Distolse lo sguardo prima che lei lo vedesse. D'improvviso si trovò davanti una giovane coi capelli lunghi che gli pareva di aver già visto. Le sorrise, speranzoso.
''Allora è vero, sei carino sul serio!''
''Cosa?''
''Ciao, io sono Ukyo'', gli tese la mano, mentre lui, presentandosi, si ricordò di averla incrociata il giorno prima in quel bar a Brooklyn, ''Sai, qui girano moltissimi pettegolezzi, soprattutto sui nuovi arrivati. Si diceva che oggi sarebbe arrivato un ragazzo nuovo, alcune nostre compagne ti hanno visto dai Tendo ieri sera e ci avevano accennato che non eri niente male"
''Ah... Beh, ecco, hem... Grazie?''
Lei gli sorrise, il primo sorriso della giornata. Lo prese per un braccio e se lo trascinò in giro per i corridoi della scuola, offrendosi come Cicerone improvvisato, prima che iniziassero le lezioni.
''Questa è l'aula di informatica... Qui c'è l'aula di chimica... Là in fondo in quello slargo c'è l'ufficio del Preside, è un soggetto un po' strano ed ha voluto prendersi tutto quello spazio. In cima a questa scala, invece, ci sono le varie classi, vieni!'' Corse su per le scale, gioviale, seguita dal codinato. ''Come vedi ci sono solo due sezioni, non è una scuola molto affollata. I bagni sono lì in fondo per i maschi e laggiù per le femmine. Ah, gli armadietti, vieni...''
Mentre Ukyo armeggiava per scassinare il lucchetto del suo armadietto, di cui aveva ammesso di non aver mai imparato la combinazione, Ranma prese a guardarsi in giro. La giovane, capita la necessità del nuovo amico di sapere come muoversi con i nuovi compagni, iniziò a fare quello che le piaceva di più, spettegolare.
''Quel ragazzo alto laggiù è Tatewaki Kuno, del penultimo anno, il figlio del Preside. Se fossi in te gli starei lontano, non è un bel soggetto. Quello con lui invece è Sasuke: è un po' il suo tirapiedi, diciamo, il suo lacchè. Quei due con la divisa della squadra di baseball sono Hiroshi e Daisuke: loro sono ok, sono in classe con me, li puoi frequentare. Quella ragazza col caschetto è Nabiki Tendo, ma forse lei la conosci già..."
''Sì, hem... Sì. Conosco le Tendo''
''Bene, allora non starò a dirti che quella laggiù con la faccia da bimba sperduta è Akane. E' tutta scena, ovviamente, è viziata ed arrogante come tutti''
''Chi è quel ragazzo con lei?''
''Lui è Mousse, uno strano, e quel ragazzo che li sta seguendo, lo vedi? Lui è Ryoga Hibiki, l'uomo invisibile, anche lui del secondo. E' follemente innamorato di Akane da quando si è trasferito qui, in prima liceo. Lei ovviamente non lo degna di uno sguardo, probabilmente non conosce nemmeno il suo nome. Ryoga ed io abbiamo in comune il fatto che entrambi lavoriamo per vivere: non siamo dei rampolli viziati, stupidi e tronfi con la puzza sotto il naso e... Ops, scusa''
''No, nulla, figurati...''
''Non volevo...''
''Credimi, non faccio parte nemmeno io di quell' élite''
''Bene, ne sono felice! In che sezione sei?''
''Nella...'' prese a leggere un foglietto che suo padre aveva ritirato in segreteria quella mattina, ''...F.''
''Ottimo! Allora siamo in classe insieme! Dunque, alla prima ora abbiamo Hinako, la pazza...''
Ranma mise una mano sulla spalla della sua amica, per zittirla, guardando fisso verso un punto davanti a sè.
''Loro chi sono?''
Ukyo cercò di capire a cosa il codinato si riferisse e, quando se ne accorse, fece una faccia rassegnata, espirando teatralmente. Ci era già cascato. Anche lui.
''Loro sono... Le Stelle. ''
Un gruppo di cinque ragazze, due delle quali camminavano davanti alle altre, si stava avvicinando, sculettando teatralmente. A Ranma parve di sentire una colonna sonora d'accompagnamento come nelle entrate trionfali dei personaggi delle commedie americane.
Le tre ragazze in fondo erano di aspetto sinceramente trascurabile, benchè molto carine e dai modi di fare aristocratici, mentre le due punte di quella metaforica stella sembravano brillare di luce propria: una era molto alta e tonica, con dei lunghi capelli neri legati in una coda laterale e le labbra carnose truccate di rosso corallo, mentre l'altra, più minuta e dai lineamenti più dolci, era aggraziata e femminile. Ranma notò che, a differenza delle altre ragazze, le cui camicette erano austeramente chiuse fino al collo, quella della giovane dai capelli sciolti era strategicamente sbottonata fino al solco tra i seni, decisamente troppo prosperosi in proporzione al suo corpicino ossuto.
''Se te lo stai chiedendo, sono rifatte'', lo riscosse Ukyo, mentre il gruppetto li aveva già sorpassati ed aveva raggiunto Akane. Ranma notò che il viso della sua coinquilina  aveva assunto un'espressione tesa e carica d'odio alla vista di quelle cinque, mentre il ragazzo moro aveva preso a gesticolare nervosamente, impacciato.
''Eh?''
''Dico le tette di Shampoo. Sono finte. Quest'estate non è andata come di consueto in vacanza agli Hamptons. Ha detto di essere andata in Svizzera per fare un corso di tedesco, ma si sa che lì ci sono le cliniche migliori, e poi mica le aveva così grosse, prima!"
Il codinato ebbe un sussulto e deglutì rumorosamente, quella scuola era una gabbia di matti.
E comunque, rifatte o meno, erano notevoli.


 
***

Dopo la scuola era saltato su un taxi per raggungere l'indirizzo che portava in tasca da mesi, scritto su un tovagliolino da bar. Aveva aspettato quel momento per un tempo infinito, aveva immaginato quell'incontro in mille modi diversi, ma aveva dimenticato di prepararsi un discorso, una storia che giustificasse la sua presenza lì, nonostante tutto, ed ora era... Perso.
Osservava il grattacielo di fronte a sè, terrorizzato da qualcosa che, per la prima volta in vita sua, gli sembrava insormontabile ed enorme, forse anche più grande di lui.
Un nodo alla gola gliela fece seccare all'istante, mentre dei piccoli crampi si impossessavano del suo stomaco e la testa iniziava a girargli.
''Allora che fai, mi paghi o no?''
Il tassista sembrava nervoso. Come tutti gli abitanti di Manhattan, del resto.
''Scu- Scusi... E' sicuro che sia questo il posto?''
''Questo è l'indirizzo che mi hai dato, ragazzo''
Non ce la faceva. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare: essere forte, risoluto, uomo. Entrare nel palazzo, tanto per cominciare. E magari scambiare qualche battuta col portiere e farsi offrire un bicchiere d'acqua, prima. Ma non ce la faceva. Che stupido, pensò, tanta fatica per niente.
''M-Mi scusi, io... Mi porti a Brooklyn, per favore''


 
***


Rientró in casa stanco ed affamato, aveva deciso di passare al bar da Ukyo e lei lo aveva sfinito con le sue chiacchiere. In corridoio incroció Soun, che gli fece sapere che la cena sarebbe stata servita alle 8 in punto.
Non poteva aspettare altri 45 minuti, per cui decise di entrare in cucina sperando che quella cameriera simpatica trovasse troppo magro anche lui .

Akane era seduta sul piano da lavoro con le gambe incrociate ed il mento appoggiato sulle ginocchia, mentre la donna le medicava una ferita sulla fronte. Solo in quel momento al ragazzo vennero in mente le parole della Tendo del giorno prima, quando l'aveva incontrata nel vicolo con quegli uomini.
"A domani".

Si nascose dietro un enorme frigo ed origlió la conversazione.
"Fidanzata, capisci? Sono fidanzata, maledizione!"
"Ci sono cose peggiori nella vita de un fidanzamento combinato, piccola mia"
"La cosa che mi fa piú incazzare..." -Estrella le tirò uno schiaffetto sulla mano, lei si corresse automaticamente- "La cosa che mi fa più arrabbiare è che mio padre mi reputa talmente incapace da preferire che le palestre per cui lui e mia madre hanno lavorato tanto duramente vadano nelle mani di un perfetto sconosciuto piuttosto che nelle mie! Capisco Kasumi che vuole diventare medico, capisco Nabiki che probabilmente venderebbe tutto e scapperebbe a Santo Domingo...Ma io?''
''Non te la prendere, no es nada. Ricordati che el buon Dio siempre tiene un piano para todos...''
''Oh Estrella! Lo sai che odio quando parli a sproposito di queste cose! El buon Dio ha altro da pensare che alla mia vita sentimentale, di questo te ne rendi conto, vero?''
La cameriera le accarezzò la testa, dolcemente.
''Sarei felice de vederti con un ragazzo, Akane...''
''Io li odio i ragazzi...''
''E lo dimostri molto bene...'', sospirò continuando a medicarla e facendo un po' più di pressione sulla ferita col cotone inumidito di disinfettante. Akane rabbrividì, lei l'accarezzò sul punto dolente, materna.
''Quanto gli hai dato per farte fare esto?''
''500 a testa per l'intera settimana...''
"Niña...''
''Lo so, ok? Lo so, Estrella. Ti giuro che troverò un altro modo, ma per ora è così''
''Cosa farai quando el padrone se accorgerà che stai dilapidando el fondo fiduciario?''
''Non... Non ne ho idea. Sto cercando un altro modo per trovare i soldi. Sono cinquemila a settimana, e la prossima sarà la ventesima...''
"HAI GIA' SPESO CIENTOMILA DOLLARI? Ahi, qué loca!''
''Shh! Non farti sentire!'', la Tendo le tappò la bocca guardandosi furtivamente intorno, sperando che quella conversazione fosse rimasta tra loro.

Qualcuno che aveva sentito, però, c'era. Ranma lasciò la stanza preoccupato e corse in camera di Akane, sul cui pavimento, come sospettava, giaceva ancora l'assegno che le aveva firmato il giorno prima. Lo stracciò in mille pezzi e se li mise in tasca, tornando nella sua stanza e buttandosi pesantemente sul letto, esausto.




Perdonatemi per il capitolo meramente introduttivo, succede così poco che non sapevo nemmeno come intitolarlo, ma avevo bisogno di introdurre i personaggi e la questione del fidanzamento combinato!
Grazie mille a chi ha letto e commentato e a chi lo farà, non aspettavo un consenso simile, vi sono debitrice!
Per te, furbone che non vedi l'ora, ''cientomila'' è stato scritto così apposta, come tutto il resto delle frasi pronunciate da Estrella.
Alla prossima! :-)
  
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