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Autore: Queen of Superficial    11/11/2013    4 recensioni
James Owen Sullivan si voltò insospettito, inforcò gli occhiali abbandonati sul piano cucina e stampò un primo piano a distanza bacio a Synyster, studiandolo.
Brian si riscosse di colpo, facendolo sobbalzare.
“Scusa, Jimbo, tre gazze?”
The Rev indietreggiò leggermente, interdetto: “Cosa vuoi?”
“Una gazza porta dolore, due gazze portano gioia...”, recitò Brian, impaziente, “Tre gazze?”
Jimmy aggrottò le sopracciglia, e disse: “Tre gazze portano una ragazza.”
Tre colpi alla porta d'ingresso li fecero voltare all'unisono, bloccandogli il fiato in gola.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Stavo pensando a quante volte nella vita ho visto Antwone Fisher.”
Brian stava osservando con sincero interesse antropologico uno stormo di uccelli al di là della finestra di casa sua: un manto di puntini neri si muoveva sincronico contro il blu spruzzato di arancio del cielo della California.
Senza voltarsi verso l'altra persona, poggiò le mani alle dieci e dieci sul bancone della cucina davanti a sé continuando a studiare il moto dello stormo: “Quante volte l'hai visto?”
Jimmy esalò un sospiro carico di fumo di sigaretta e si girò di schiena alla finestra, disturbato dalla mobilità del Creato.
“Troppe, considerato che mi fa cagare, Antwone Fisher.”
Gli uccelli volteggiavano disegnando complicati ghirigori. Ma di che specie erano? Gazze, forse? Com'era quello stupido detto sulle gazze? Una gazza porta dolore, due gazze portano gioia, tre gazze il mio cazzo...
“Stai cercando di fartelo piacere a forza?”, chiese il chitarrista senza troppo interesse. Tre gazze... Tre gazze?
“No. Solo che lo becco spesso e volentieri in TV, quando la accendo per compagnia. E, niente, faccio altro nel mentre che è sullo schermo, ma resta lì: non ha senso cambiare canale perché tanto non lo sto seguendo, però è come se si attivasse un processo neuronale sottobanco e, per dire, mentre scrivo due righe, bevo un bicchiere, mi esercito sul pad, mi rendo conto di star ripetendo le battute a memoria.”
Il batterista piantò gli occhi azzurri nel muro di fronte, meditabondo. Stava fumando; un lusso che si concedeva solo quando era angosciato da qualcosa. In quel momento, “qualcosa” era Antwone Fisher.
“Perché il tuo cervello percepisce e immagazzina anche se non te lo fili.”, disse Brian distratto, monocorde e a voce troppo bassa. Due gazze portano gioia, tre gazze portano...
“Come, scusa?”, replicò Jimmy, spegnendo la sigaretta nel lavandino.
Il bruno agitò una mano in aria come se stesse lucidando lentamente uno specchio, concentrato sul moto dei volatili. James Owen Sullivan si voltò insospettito, inforcò gli occhiali abbandonati sul piano cucina e stampò un primo piano a distanza bacio a Synyster, studiandolo.
Brian si riscosse di colpo, facendolo sobbalzare.
“Scusa, Jimbo, tre gazze?”
The Rev indietreggiò leggermente, interdetto: “Cosa vuoi?
“Una gazza porta dolore, due gazze portano gioia...”, recitò Brian, impaziente, “Tre gazze?”
Jimmy aggrottò le sopracciglia, e disse: “Tre gazze portano una ragazza.”
Tre colpi alla porta d'ingresso li fecero voltare all'unisono, bloccandogli il fiato in gola.

 
A magpie brings pain,
two magpies bring joy,
three a girl,
four a boy.
(Detto popolare)


“Scusate, siamo rimaste a piedi.”
“No, lei è rimasta a piedi: io ero sul sedile del passeggero e si dà il caso che, quando guido, so esattamente qual è la funzione di una frizione.”
“Ecco, la frizione... Credo di averla bruciata.”
“Certo che hai bruciato la frizione, cammini con il piede poggiato lì sopra: te l'avrò detto centocinquantaquattro volte che dovevi toglierlo da là, altrimenti saremmo rimaste a piedi in mezzo al deserto.”
“Beh, non siamo in mezzo al deserto.”
“Sì che siamo in mezzo al deserto! Questa è l'unica casa nel giro di chilometri: quanto abbiamo camminato per trovarla? Eh? Quanto abbiamo camminato?”
Jimmy e Brian seguirono quel ping pong verbale in silenzio, spostando gli occhi ora sull'una, ora sull'altra, a seconda di chi stava parlando.
“Jimbo, hai detto che tre gazze portano una ragazza? O hai detto ragazze?”
“Ho detto ragazza.”
“Magari erano quattro.”
“No, quattro gazze portano un ragazzo.”
“Allora saranno state tre gazze e mezzo.”
Il veloce scambio di battute a mezza voce passò del tutto inosservato alle due ragazze portate dalle gazze, che continuarono a battibeccare vivacemente sull'orribile zerbino di Brian.
Jimmy, risoluto, frappose una mano tra le due: “Calma, calma. Cosa è successo?”
La ragazza bruna, quella che aveva bruciato la frizione, concentrò gli occhi chiari sul tatuaggio che il batterista sfoggiava all'anulare della mano sinistra.
“Lea...”, lesse, piano.
“Non ad alta voce! Porta malissimo!”, la interruppe Synyster, abbassando la mano all'amico con uno schiaffo assestato male.
Occhi-chiari-brucia-frizione si voltò interrogativa verso di lui.
“Sai, funziona come con le schiere demoniache. Mai pronunciare i nomi: accadono cose terribili. Cade un fulmine e vi incenerisce la macchina.”
“Beh, non farebbe altro che terminare l'egregio lavoro di Royal!”, intervenne occhi-verdi capelli-biondi ti-spiego-io-come-si-porta-una-macchina.
Jimmy, colto di sorpresa: “Royal?”
Occhi-chiari sorrise: “Preferisco Roy.”
“James”, rispose lui, interdetto, “Preferisco Jimmy.”
Occhi-verdi infilò una mano risoluta tra i due: “Io sono Dandelion. Preferisco Dan.”
Brian aggrottò violentemente le sopracciglia guardando Jimmy che stringeva la mano a Dan, poi la strinse a sua volta. Però erano niente male.
“Perché non entrate un momento a bere una cosa? Poi andiamo a dare un'occhiata alla macchina tutti insieme.”, suggerì Jimmy, scostandosi di lato per lasciarle passare.
“Oh, grazie...”, eruppe Roy, evidentemente sollevata.
I due si soffermarono un secondo a guardare il culo delle ragazze entrare in salotto.
“Hai detto ragazze?”, sussurrò Brian.
“Ho detto ragazza. Tre gazze portano una ragazza. Quattro gazze, un ragazzo.”, rispose Jimmy, avvicinando impercettibilmente la testa a quella dell'amico.
“Beh, sembrano due ragazze. Però si chiamano Roy e Dan. Devo aver contato male le gazze, non sto capendo più niente. Forse sto diventando astigmatico.”
“Forse sei stronzo.”, replicò il batterista, chiudendo la porta.

 
I don't like a big commotion:
I'm a demon for slow motion.
(Guy who takes his time, Christina Aguilera)


“Allora, da dove venite?”
Brian si sistemò sulla poltrona padronale, scalzo, e cercò di assumere l'espressione più neutra che aveva nel suo personale repertorio di espressioni facciali per sconosciute con nomi da uomo che ti bussano alla porta mentre osservi le gazze e il tuo miglior amico delira su Antwone Fisher.
“Lontano.”, rispose Dandelion, rigidamente appollaiata sul bracciolo del divano.
“E dove siete dirette?”
“Lontanissimo.”, intervenne Royal, acciambellata graziosamente di fianco all'amica.
Jimmy soffiava sulla sua tazza di caffè corretto, impensierito dagli eventi: “Tra poco farà buio, forse è meglio rimandare il salvataggio della macchina a domani mattina.”
Royal gli rivolse uno sguardo languido: più tardi, Dandelion avrebbe confidato a Jimmy che in realtà Royal guardava languidamente tutti perché, molto banalmente, quello era il suo modo di guardare.
“Sapreste consigliarci qualche albergo nei dintorni?”
“Beh, nei dintorni ci siamo noi. Ma questo, più che un albergo, può considerarsi una casa chiusa.”, rispose Brian, gettando un ultimo sguardo alla finestra. Le gazze si erano trasferite altrove.
“Una casa chiusa?”
“Sì, ma non in questa stagione: siamo inattivi per ferie, guardiamo gli uccelli e parliamo di film.”
“Gli uccelli.”, sillabò Dandelion, incerta.
Jimmy si assestò sul divano per voltarsi leggermente di più verso Royal.
“Voi avete mai visto Antwone Fisher?”
“Chiaramente. È uno di quei film che non guardi mai di proposito. Li trovi per caso in TV e per qualche motivo non li togli, e poi finisce che li conosci a memoria senza sapere neanche bene quando li hai imparati.”
Il batterista le rivolse uno sguardo profondamente affascinato: la ragazza arrossì.
Brian rovesciò gli occhi al soffitto. “Ecco qua.”, disse, in un insieme di lettere sofferenti, tutte di gola.
Dandelion saettò un'occhiata saggia verso l'amica, poi incrociò gli occhi asettici di Brian: “Ragazze, volete scusarci un momento?”, annunciò questi, sollevando poi Jimmy per un braccio e portandolo nell'angolo cucina sotto lo sguardo interdetto delle due ospiti.
“James, avevamo detto no.”
“Cosa avevamo detto?”
“Avevamo detto no! No. Basta ragazze.”
“Ma...”
“Eravamo rimasti che diventavi gay. Che saremmo diventati tutti e due gay. Per quello siamo venuti qui: per disintossicarci. Per eliminare tutte le tossine che ancora abbiamo in circolo a causa di quelle due arpie, osservare i ruscelletti, bearci dell'alba, procurarci diversi coma etilici e diventare omosessuali. Felicemente omosessuali. E poi uscire da quella porta a testa alta, dare il lieto annuncio e crogiolarci nelle urla dei fan che finalmente avrebbero potuto dire, come sognano da cent'anni, ecco!, sono due ricchioni, che ti avevo detto?, il batterista lo prende in culo dal chitarrista, tre urrà per il Re e per la Francia.
“Io non...”, tentò di replicare Jimmy in mezzo a quella frenesia verbale, poi si fermò: “Hey. Avevamo deciso che stavi tu sotto. Che tu prendevi e io davo. Questi erano i patti.”
“Avevamo? Tu avevi deciso, io non ricordo di averti mai espresso il mio consenso. E smettila che l'immagine mi fa impressione.”
“Come sarebbe a dire che ti fa impressione? Non dovevamo diventare gay?”
Brian si piegò sulle ginocchia, spazientito.
“Sì, sì, ma io intendevo psicologicamente gay... Spiritualmente gay.”
Jimmy si passò una mano tra i capelli, inchiodato a quello che, nonostante si mascherasse bene, era a tutti gli effetti il buonsenso di Brian Haner.
“Senti.”, si risolse, alla fine, “Non ho neanche trent'anni.”
“Ce li hai, trent'anni.”, replicò Brian, piccato.
“Ok, ma il punto è che sono giovane!”
“Beh, giovane...”
“Sono giovane!”, lo ignorò l'altro, “Non ho nessuna intenzione di appendere il cazzo al chiodo prima dei cinquant'anni!”, poi ci ripensò, “Sessanta!”, silenzio, “Settantadue!”, silenzio, “Ottantaquattro!”
Cinquina, pensò Brian, scettico, mentre l'altro continuava a sparare numeri in crescendo nella corsa all'allungamento illusorio della sua vita sessuale.
“Ottantaquattro.”, ripeté Jimmy, convinto, incrociando le braccia.
Brian gli rivolse uno sguardo sufficiente.
“Il maltempo.”, disse.
“Come?”
Ottantaquattro: in qualche particolare numerologia è il maltempo.”
Jimmy si grattò la testa. “Ma secondo chi?”
Brian gli fece slittare una mano davanti alla faccia, già un po' più omosessuale di qualche minuto prima: “Non è quello il punto. Stavo facendo un altro discorso.”
Jimmy sbuffò, occhieggiando le ragazze sul divano, impegnate in una conversazione tra loro.
“E piantala, sei un'isterica.”, disse al chitarrista.
“Avevamo deciso che il nostro destino era diventare spiritualmente gay.”, insistette Brian, seguendo lo sguardo di Jimmy verso il centro del salotto.
“Sì, ok, ma se il destino avesse altri piani?”, replicò il batterista, colto da un'improvvisa allucinazione geniale che, si vedeva, stava cercando di trattenere sotto un'apparente sufficienza. “Dicevamo di diventare gay, no? Beh, le ragazze hanno nomi da uomo.”
“Soprannomi da uomo.”, lo corresse Brian, ma tentennava.
“Magari il destino ha cambiato programmi.”, suggerì l'altro, mentre un mezzo sorriso gli incendiava i lineamenti del volto.

 
Tale as old as time, true as it can be;
barely even friends, then somebody bends,
unexpectedly.
(Beauty and the Beast, Angela Lansbury)


“Brian? Brian... penso sia esploso il forno.”
“Oh, per il Cristo Redentore.”
Royal abbassò gli occhi da cerbiatto sull'orrenda moquette che assillava l'intera villa.
“Non preoccuparti, ora risolviamo.”, intervenne Jimmy, cacciando un'occhiataccia a Brian mentre questi si avviava in bermuda da combattimento verso l'angolo cottura, misurando il salone a falcate.
“Tu stai bene, Ro?”, chiese il batterista, premuroso, chinandosi leggermente verso Royal con le mani poggiate sulle braccia della ragazza.
Ro gli sorrise: “Sì.”, articolò, morbida.
Dandelion, seduta a fumare una sigaretta sul davanzale di una finestra appartata, fu percossa da un fremito di fastidio. Sentimenti. Quelle danze cretine di cui vaneggiava Anthony Hopkins dentro Vi presento Joe Black. Come si chiamavano, quelle sciocche bestie che paragonava all'amore? I catusci... I mollusci... I manfrisci...
“I dervisci!”, disse, all'improvviso.
Jimmy e Royal si voltarono all'unisono, interrogativi.
“Cosa sono i dervisci, Ro?”, chiese Dandelion, senza perdere l'occasione di infilarci il soprannome mellifluo che le aveva affibbiato l'uomo che in quel momento le stava amorevolmente di fronte.
“Sono i turchi vestiti di bianco che ballano volteggiando su loro stessi.”
“Sticazzi.”
“Perché i dervisci?”
“Boh, ho visto te e Jimmy e ho pensato a Vi presento Joe Black. A quelle stronzate in elicottero.”
Le ragazze erano lì da quattro giorni, ormai. E senza neanche sapere precisamente come mai erano rimaste. Si susseguivano le storielle, le braciole, i barbecue, le esplosioni involontarie. I due uomini ormai ne sapevano abbastanza: universitarie, uterine, indipendenti, non Californiane, divertenti, educate dalle suore, migliori amiche da una vita, diversissime e speculari, bizzarre e avventuriere.
Royal agitò una mano delicata per invitare Dandelion a chiudere quella maledetta fogna che si trovava per bocca.
Jimmy si rizzò sulla schiena, inquieto.
“Ma dai! Ro! Ti chiama come un Teletubbie!”
“Quello era Po, imbecille.”
“E tu?”, fece Dandelion, rivolta a Jimmy, “Perché non ti inserisci mai, quando noi parliamo?”
“Per una serie di motivi, il più importante dei quali è che non ho spazio materiale: battibeccate a un ritmo così serrato che ho paura che se dicessi una parola rischierei di provocare l'entropia e l'Universo collasserebbe su se stesso.”
“Stai attento, Tinky-Winky si eccita con la terminologia complicata. Tipo entropia.”
Brian tornò nel convivio con uno strofinaccio in mano.
“Quel forno è una troia.”
Nessuno parlò.
“E comunque si è rotto!”, esclamò quello, tirando lo strofinaccio a Dandelion, che lo prese con una risata.
Una folata di vento fece sbattere la porta principale, rimasta socchiusa: sobbalzarono tutti.
Brian, Jimmy e Royal si avvicinarono alla finestra di Dandelion e tutti e quattro insieme guardarono fuori: in lontananza, nubi gravide di pioggia si addensavano velocemente.
“Sta arrivando una tempesta.”, commentò Brian, infilandosi in bocca una sigaretta spenta, “Mettete le buone intenzioni al coperto.”

 
I've got too many friends,
too many people that I'll never meet,
that I'll never be there for.
If I could give it all away,
will it come back to me, someday?
(Too many friends, Placebo)










Allora.
Questa fanfiction è:
1) Un noir
2) Un esperimento
3) Una multicapitolo breve
4) Un delirio
5) Un omaggio ai migliori amici
Colgo l'occasione per inoltrare un caro saluto a Denzel Washington.


 
   
 
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