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Autore: slytherin ele    11/11/2013    1 recensioni
Stony! Comico/Triste... Sì, lo so... Suona strano... Commenti graditi *distribuisce caramelle alla menta e alla liquerizia, sorridendo falsa XD*
Dal testo:"Anthony aveva ringraziato tutti i santi, e probabilmente anche un po’ Satana, per la sua brillante idea: non aveva eliminato i progetti dei vari Mark, ci sarebbe voluta al massimo una settimana, con il prezioso aiuto di Jarvis, per ricostruirli.
Così fu e con la riattivazione delle armature arrivò anche la visita dello S.H.I.E.L.D., visita che portava gli occhi azzurri e il corpo scolpito di Steven Rogers [...]"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jarvis, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Autore : slytherin ele
Fandom: The Avengers (Marvel’s film)
Pacchetto: numero 88
Titolo: Rivederti non è un obbligo, è una necessità…
Rating: arancione
Genere/i: generale
Avvertimento/i: Slash, OOC (lieve, almeno spero... XD)
Note Autore (opzionali): Stony ( Steve Rogers/ Tony Stark) con un misto di tristezza e comicità, che spero vi diverta. Accenno Tony Stark/ Virginia Pepper, che serve solo a dare l’ambientazione.

 

Questa storia partecipa al “WTF contest” di EndlessBlue.

 

 

 

 

 

Rivederti non è un obbligo, è una necessità…

 

Quando Pepper gli aveva chiesto di sbarazzarsi delle sue armature, Tony, anche se con molto rammarico, aveva ammesso che il sentimento che provava per la donna era più importante, quindi le aveva distrutte e aveva deciso di condurre una vita tranquilla, per quanto potesse esserlo la vita di un genio, miliardario, playboy e filantropo, nel centro della Grande Mela, nella Stark Tower.

 

Tre mesi dopo la loro grande storia d’amore si era rivelata una semplice infatuazione da parte di Tony, che non aveva visto il motivo per mandarla avanti, nonostante le suppliche di Virginia Potts, realmente innamorata di lui.

Anthony aveva ringraziato tutti i santi, e probabilmente anche un po’ Satana, per la sua brillante idea: non aveva eliminato i progetti dei vari Mark, ci sarebbe voluta al massimo una settimana, con il prezioso aiuto di Jarvis, per ricostruirli.

Così fu e con la riattivazione delle armature arrivò anche la visita dello S.H.I.E.L.D., visita che portava gli occhi azzurri e il corpo scolpito di Steven Rogers, la Sentinella della Libertà, Capitan America, o come lo chiamava Tony il Soldatino di Fury.

 

“Salve, signor Rogers. Il signor Stark è in laboratorio, l’ho avvertito del suo arrivo e tra un attimo sarà da lei.” Così l’A.I. di casa Stark aveva accolto il soldato, appena aveva varcato la soglia dell’immensa casa di Malibu, ricostruita nei minimi dettagli, dopo la sconfitta del Mandarino.

Si sedette sul divano bianco Barcellona, rigido, in attesa. Si mise a guardare fuori dalla grande vetrata, in silenzio. Alcuni ricordi tornarono alla mente, l’ultima volta che si erano visti, proprio durante la minaccia del terrorista, non era andata a finire nel migliore dei modi, anzi, ancora una volta, le loro idee e convinzioni erano state contrastanti.

 

“Non puoi pretendere di fare tutto di testa tua, Stark. Lo S.H.I.E.L.D….”

Tony si era girato, bruscamente verso di lui, interrompendo la sua protesta e lo aveva guardato sicuro e fermo nella sua decisione come mai lo aveva visto.

“Non è affare tuo, né tantomeno di Monocolo, né di chiunque altro. Lui vuole me. Ha chiesto di me. Non ho bisogno del vostro supporto e non lo chiedo neanche.”

“Sii ragionevole. È pericoloso…” Aveva tentato di dire Steve, ma con poco successo. Tony sapeva a quel che andava incontro, era arrogante ed egocentrico, ma non era uno sprovveduto.

 

Lo aveva visto volare via e dirigersi verso il pericolo imminente, ma non l’aveva seguito, avrebbe voluto, ma non l’aveva fatto: l’ordine di Fury era impresso a fuoco nella sua mente e lui rispettava sempre le disposizioni date dal comandante.

Le sue parole erano state più che chiare: “Noi daremo la possibilità di un aiuto a Stark, Capitano, ma se non lo accetterà, non lo inseguiremo. Nessuno gli imporrà la propria presenza! Si ricordi Iron Man è solo l’armatura, il soggetto che la comanda è facilmente intercambiabile.”

Prima che sparisse, aveva visto negli occhi di Tony, per un attimo soltanto, una scintilla di insicurezza ma era sparita subito. Sì, si era dileguata per Tony, nascosta nei meandri della sua mente, ma non per Steve, che aveva temuto ancora di più per la vita di Iron Man, no! Non di Iron Man, neanche di Stark, ma di Tony, in particolare di quella parte che lo faceva sembrare umano e consapevole dei suoi limiti; non appariva spesso, ma Steve aveva notato il suo cambiamento alcune volte. Era inutile negarlo quella parte di lui gli piaceva e tutto il resto, compresa la sua strafottenza, lo attraeva. Con se stesso lo aveva ammesso.

Dio solo sapeva, quanto le frasi dette da Fury lo avessero infastidito, Tony era più importante dei pezzi di metallo che aveva costruito. Con una rabbia nel cuore, più nei confronti di se stesso che di Tony o di Fury, si era limitato a eseguire gli ordini da bravo soldato.

 

 

Era strano ritrovarsi lì, nuovamente, per volere di Fury. Non comprendeva perché avesse mandato lui, ancora una volta, aveva già fallito nell’intento di convincere il miliardario. Cosa gli avrebbe dovuto impedire di fallire di nuovo?

 

 

Solo grazie ai suoi riflessi da super-soldato, non era sobbalzato nel momento in cui Tony aveva fatto la sua comparsa. Non l’aveva sentito arrivare, immerso com’era nei suoi pensieri.

Aveva trattenuto un sorriso spontaneo nel rivederlo, sapeva che era sopravvissuto come sempre ma, leggere qualche riga sul New York Times o seguire una sua intervista in televisione, era diverso da averlo davanti in carne ed ossa, così vicino da poterlo toccare.

Probabilmente, doveva avere un’espressione strana imbambolata, perché Tony si sedette al suo fianco e cominciò a passargli una mano davanti agli occhi, cantilenando.

“Rogers… Rogers… Rogers, che hai? Riprenditi!”

Scosse la testa, emettendo una risata leggera.

“Scusa, Stark ero sovrappensiero…” Cercò di giustificarsi, passandosi una mano tra i capelli biondi con un gesto ansioso.

“Sarà…” rispose Tony poco convinto. “A me è sembrato che mi mangiassi con gli occhi, Rogers!” Un ghigno tra il derisorio e il malizioso comparve sulle sue labbra.

Steve si sforzò per non deglutire e ,soprattutto, di usare tutto il suo auto-controllo per non saltargli addosso.

Abbassò lo sguardo, senza rispondere, mentre vedeva Tony alzarsi. I suoi occhi percorsero l’intera figura: aveva una canottiera nera e dei pantaloni della tuta, il suo tipico abbigliamento da laboratorio, delle scarpe da ginnastica e delle cuffiette che gli scendevano giù per il collo, fino a toccare il reattore Arc… Il reattore Arc?! Steve sbarrò gli occhi. Era stato operato, gliela avevano tolto, ne era sicuro! Che ci faceva di nuovo lì?!

Stava per essere preda del panico più totale, doveva ammetterlo. Aprì la bocca pronto a fare milioni di domande ma Tony lo precedette, come se gli avesse letto nel pensiero.

Sfiorò il reattore con la mano sinistra e disse: “Sì, ero stato operato, è vero. Però… Dopo lo scontro con il Mandarino, il mio cuore ha cominciato a dare segni di malfunzionamento, non riusciva più a pompare il sangue come avrebbe dovuto… Possiamo dire che ora il reattore Arc non solo alimenta le armature ma è anche il mio pacemaker… Particolare, vero?” Gli rivolse un sorriso sghembo.

Steve si chiese se fosse solo quello, se adesso poteva consideralo davvero fuori pericolo.

Si alzò in piedi di scatto, quasi fosse stato una molla, stupendo il miliardario, abituato a vederlo sempre calmo e composto.

“Non puoi scherzare così!” affermò ad alta voce, sbalordendo persino se stesso per quello che stava per dire. “Il tuo cuore, Tony… Non puoi continuare ad essere Iron Man…” disse, sinceramente, preoccupato per la sua salute.

Il sopracciglio sinistro del moro si alzò. “Fury vuole questo… Che io metta a disposizione le mie invenzione per qualcun altro… E mi rintani in casa, come un vecchio eremita!” Si stava scaldando, non voleva litigare con Steve, era passato quasi un anno dall’ultima volta che si erano visti, voleva soltanto parlargli come amico. Sospirò, pesantemente.

La verità era che non erano mai stati amici, non erano mai stati nulla di più che due compagni di lavoro, due colleghi… Due Vendicatori e basta. Lo guardò con un rammarico e un rimorso che non avrebbe voluto rivolgergli. Poi lo vide scuotere la testa e sospirare.

“Fury ti vuole come Vendicatore… Di nuovo…” Tony gli si avvicinò, guardandolo perplesso, non capendo qual era il problema.

“Ma non devi accettare, Tony!” disse, puntando il suo sguardo azzurro e lucido nel suo. Il miliardario si fermò di colpo: Steve stava quasi piangendo e lui non ne comprendeva la ragione.

Scosse la testa: “Steve… cosa…?”

“Non voglio, Tony! Non voglio vederti rischiare la vita, non di nuovo… Rimanendo immobile ed impotente come l’ultima volta… Non sono disposto a guardarti mentre ti distruggi da solo e volontariamente solo per qualcuno mi ordina di farlo… Non m’interessa se vuoi salvare il mondo e neanche se non è da me pensare che sia più importante la tua vita delle migliaia che, con la tua morte, potresti salvare…”

Un singhiozzo uscì dalle sue labbra, interrompendo il suo monologo.

Anthony rimase interdetto, davanti a quell’uomo che si stava dichiarando proprio a lui; perché era quello che stava facendo Steven Rogers, stava ammettendo di essere disposto a sacrificare migliaia di vite purché la sua fosse salva.

Non sapeva che fare, che dire. Questo era quanto… Per la prima volta nella sua esistenza, Anthony Edward Stark non aveva un piano chiaro e delineato da seguire, né tantomeno uno potenzialmente suicida di riserva, non era preparato alle parole di Steve, né alle sue lacrime.

Quindi decise di seguire non l’istinto, né tantomeno la ragione, ma soltanto il suo cuore, che da un anno a quella parte gli diceva che aveva sbagliato tutto, che il problema non era Pepper, erano le donne in generale, che lui tendeva a distruggere le relazioni, perché non gli interessava portarle avanti, non ci provava nemmeno.

Sentiva che con lui non avrebbe rovinato tutto, almeno non volontariamente, che solo gli eventi avrebbero sancito il suo, il loro destino.

Si avvicinò a Steve che cercava di non guardarlo, sentendosi stupido e vulnerabile come non lo era mai stato prima. Gli sfiorò il volto, obbligando a guardarlo negli occhi, ci trovò una tristezza che non riguardava solo lui ma il mondo intero che si era lasciato alle spalle, quello che non sarebbe tornato mai più.

“Tony…” sussurrò con voce fievole il soldato. “Non voglio che tu muoia…” Una lacrima scese dall’occhio destro, Tony la catturò nelle sue dita.

“Non succederà…” disse sicuro e sincero, annullando la distanza tra le loro bocche. Steve sbarrò gli occhi, non aspettandosi quel gesto e mise le mani sul petto dell’altro, cercando di allontanarlo. Tony le raggiunse con una delle sue, spostandole, mentre l’altra andò a porsi dietro la sua nuca, immergendosi nei suoi capelli corti. Pur non volendo credere a quel che stava succedendo, Steve si lasciò andare, dando a Tony il totale controllo del bacio. Stark non esitò, nel momento in cui le labbra dell’altro si socchiusero, si mise a esplorargli la bocca. Il loro primo bacio si trasformò in poco tempo da casto a passionale, Steve aveva cominciato a rispondere con ardore, mordendo le labbra di Tony.

Si staccarono dopo qualche minuto, entrambi con il fiato corto, si guardarono negli occhi e sospirarono.

“Assolutamente no, non morirò, Rogers…” disse Tony, ritrovando il suo sarcasmo e il suo tono strafottente.

Steve rise, sfiorandogli le labbra e cingendogli le braccia al collo.

Tony rise malizioso: “Però ti puoi scordare che smetta di essere Iron Man, se facendoti preoccupare per la mia incolumità, ottengo questi risultati. Andrò a cercare io stesso, avversari con cui scontrarmi!” concluse, ridendo.

“Idiota…” disse Steve, dandogli uno scappellotto sulla nuca. Poi sorrise, poggiando la testa su una sua spalla.

“Jarvis.” disse Tony.

“Signor Stark.” rispose prontamente l’A.I.

“Ho delle direttive per te… Punto primo: per le prossime tre ore non farai entrare nessuno, non inoltrerai telefonate, né messaggi, né mi disturberai, neanche nel caso andasse a fuoco l’intera casa…” Steve lo guardò male a quell’uscita ma non s’intromise. Il sorriso raggiante e promettente di Tony lo fece desistere.

“Punto secondo: fai preparare una stanza degli ospiti in modo che sia vivibile, ma lascia stare il letto, non sarà utilizzato. Punto terzo: manda un messaggio a Fury, avvertendolo che il Capitano non ha intenzione di tornare al quartier generale. Punto quarto, nonché ultimo, se vuole spiegazione al riguardo, digli che può andare a farsi fottere insieme alla sua intera squadra di agenti per quel che m’importa.” Steve si morse un labbro per non ridere a quell’ultima frase e si sedette sul divano, fissandolo.

“Tutto chiaro, Jarvis?” Gli piaceva il modo di fare sicuro di Tony, anche se molte volte lo faceva cacciare nei guai.

“Sì, signore. Buona giornata e buon divertimento.” Rispose il maggiordomo artificiale, prendendo alla lettera il suo primo ordine.

Steve arrossì di colpo, mentre Tony si sedeva vicino a lui e lo circondava con un braccio.

Sentì la bocca del moro, posarsi sul suo orecchio destro. “Che ne dici di approfondire meglio la nostra conoscenza, nella vasca idromassaggio al piano di sopra, per esempio?”

Rogers fu tentato per un momento di fuggire prima che accadesse l’irreparabile, poi si diede del fifone e del bugiardo: lui voleva arrivare al punto di non ritorno e sguazzare nelle acque che, tempo addietro, aveva considerato luogo di peccatori e traviati. Sì, lo voleva se in quelle acque lo aspettavano Tony, il suo carattere un po’ strano e il suo meraviglioso corpo.

 






Questa storia si è classificata quinta al "WTF contest".

   
 
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