Autore : slytherin
ele
Fandom: The
Avengers (Marvel’s film)
Pacchetto: numero
88
Titolo: Rivederti
non è un obbligo, è una
necessità…
Rating: arancione
Genere/i:
generale
Avvertimento/i: Slash,
OOC (lieve, almeno spero...
XD)
Note
Autore (opzionali): Stony ( Steve Rogers/ Tony Stark) con un
misto di tristezza e comicità, che spero vi diverta. Accenno
Tony Stark/
Virginia Pepper, che serve solo a dare l’ambientazione.
Questa
storia partecipa al “WTF contest” di
EndlessBlue.
Rivederti
non è un obbligo, è una
necessità…
Quando
Pepper gli aveva chiesto di sbarazzarsi delle sue armature, Tony, anche
se con
molto rammarico, aveva ammesso che il sentimento che provava per la
donna era
più importante, quindi le aveva distrutte e aveva deciso di
condurre una vita
tranquilla, per quanto potesse esserlo la vita di un genio,
miliardario,
playboy e filantropo, nel centro della Grande Mela, nella Stark Tower.
Tre
mesi dopo la loro grande storia d’amore si era rivelata una
semplice
infatuazione da parte di Tony, che non aveva visto il motivo per
mandarla
avanti, nonostante le suppliche di Virginia Potts, realmente innamorata
di lui.
Anthony
aveva ringraziato tutti i santi, e probabilmente anche un po’
Satana, per la
sua brillante idea: non aveva eliminato i progetti dei vari Mark, ci
sarebbe
voluta al massimo una settimana, con il prezioso aiuto di Jarvis, per
ricostruirli.
Così
fu e con la riattivazione delle armature arrivò anche la
visita dello
S.H.I.E.L.D., visita che portava gli occhi azzurri e il corpo scolpito
di
Steven Rogers, la Sentinella della
Libertà, Capitan America,
o come
lo chiamava Tony il Soldatino di Fury.
“Salve,
signor Rogers. Il signor Stark è in laboratorio,
l’ho avvertito del suo arrivo
e tra un attimo sarà da lei.” Così
l’A.I. di casa Stark aveva accolto il
soldato, appena aveva varcato la soglia dell’immensa casa di
Malibu, ricostruita
nei minimi dettagli, dopo la sconfitta del Mandarino.
Si
sedette sul divano bianco Barcellona, rigido, in attesa. Si mise a
guardare
fuori dalla grande vetrata, in silenzio. Alcuni ricordi tornarono alla
mente,
l’ultima volta che si erano visti, proprio durante la
minaccia del terrorista,
non era andata a finire nel migliore dei modi, anzi, ancora una volta,
le loro
idee e convinzioni erano state contrastanti.
“Non
puoi pretendere di fare tutto di testa tua, Stark. Lo
S.H.I.E.L.D….”
Tony
si era girato, bruscamente verso di lui, interrompendo la sua protesta
e lo
aveva guardato sicuro e fermo nella sua decisione come mai lo aveva
visto.
“Non
è affare tuo, né tantomeno di Monocolo,
né di chiunque altro. Lui vuole me. Ha chiesto di me. Non ho
bisogno del vostro
supporto e non lo chiedo neanche.”
“Sii
ragionevole. È pericoloso…” Aveva
tentato di dire Steve, ma con poco successo.
Tony sapeva a quel che andava incontro, era arrogante ed egocentrico,
ma non
era uno sprovveduto.
Lo
aveva visto volare via e dirigersi verso il pericolo imminente, ma non
l’aveva
seguito, avrebbe voluto, ma non l’aveva fatto:
l’ordine di Fury era impresso a
fuoco nella sua mente e lui rispettava sempre le disposizioni date dal
comandante.
Le
sue parole erano state più che chiare: “Noi daremo
la possibilità di un aiuto a
Stark, Capitano, ma se non lo accetterà, non lo inseguiremo.
Nessuno gli
imporrà la propria presenza! Si ricordi Iron Man
è solo l’armatura, il soggetto
che la comanda è facilmente
intercambiabile.”
Prima
che sparisse, aveva visto negli occhi di Tony, per un attimo soltanto,
una
scintilla di insicurezza ma era sparita subito. Sì, si era
dileguata per Tony,
nascosta nei meandri della sua mente, ma non per Steve, che aveva
temuto ancora
di più per la vita di Iron Man, no! Non di Iron Man, neanche
di Stark, ma di
Tony, in particolare di quella parte che lo faceva sembrare umano e
consapevole
dei suoi limiti; non appariva spesso, ma Steve aveva notato il suo
cambiamento
alcune volte. Era inutile negarlo quella parte di lui gli piaceva e
tutto il
resto, compresa la sua strafottenza, lo attraeva. Con se stesso lo
aveva
ammesso.
Dio
solo sapeva, quanto le frasi dette da Fury lo avessero infastidito,
Tony era
più importante dei pezzi di metallo che aveva costruito. Con
una rabbia nel
cuore, più nei confronti di se stesso che di Tony o di Fury,
si era limitato a
eseguire gli ordini da bravo soldato.
Era
strano ritrovarsi lì, nuovamente, per volere di Fury. Non
comprendeva perché
avesse mandato lui, ancora una volta, aveva già fallito
nell’intento di
convincere il miliardario. Cosa gli avrebbe dovuto impedire di fallire
di
nuovo?
Solo
grazie ai suoi riflessi da super-soldato,
non era sobbalzato nel momento in cui Tony aveva fatto la sua comparsa.
Non
l’aveva sentito arrivare, immerso com’era nei suoi
pensieri.
Aveva
trattenuto un sorriso spontaneo nel rivederlo, sapeva che era
sopravvissuto
come sempre ma, leggere qualche riga sul New
York Times o seguire una sua intervista in televisione, era
diverso da
averlo davanti in carne ed ossa, così vicino da poterlo
toccare.
Probabilmente,
doveva avere un’espressione strana imbambolata,
perché Tony si sedette al suo
fianco e cominciò a passargli una mano davanti agli occhi,
cantilenando.
“Rogers…
Rogers… Rogers, che
hai? Riprenditi!”
Scosse
la testa, emettendo una risata leggera.
“Scusa,
Stark ero sovrappensiero…” Cercò di
giustificarsi, passandosi una mano tra i
capelli biondi con un gesto ansioso.
“Sarà…”
rispose Tony poco convinto. “A me è sembrato che
mi mangiassi con gli occhi,
Rogers!” Un ghigno tra il derisorio e il malizioso comparve
sulle sue labbra.
Steve
si sforzò per non deglutire e ,soprattutto, di usare tutto
il suo auto-controllo
per non saltargli addosso.
Abbassò
lo sguardo, senza rispondere, mentre vedeva Tony alzarsi. I suoi occhi
percorsero l’intera figura: aveva una canottiera nera e dei
pantaloni della
tuta, il suo tipico abbigliamento da laboratorio,
delle scarpe da ginnastica e delle cuffiette che gli scendevano
giù per il
collo, fino a toccare il reattore Arc… Il reattore Arc?!
Steve sbarrò gli
occhi. Era stato operato, gliela avevano tolto, ne era sicuro! Che ci
faceva di
nuovo lì?!
Stava
per essere preda del panico più totale, doveva ammetterlo.
Aprì la bocca pronto
a fare milioni di domande ma Tony lo precedette, come se gli avesse
letto nel
pensiero.
Sfiorò
il reattore con la mano sinistra e disse: “Sì, ero
stato operato, è vero. Però…
Dopo lo scontro con il Mandarino, il mio cuore ha cominciato a dare
segni di
malfunzionamento, non riusciva più a pompare il sangue come
avrebbe dovuto…
Possiamo dire che ora il reattore Arc non solo alimenta le armature ma
è anche
il mio pacemaker… Particolare, vero?” Gli rivolse
un sorriso sghembo.
Steve
si chiese se fosse solo quello, se adesso poteva consideralo davvero
fuori
pericolo.
Si
alzò in piedi di scatto, quasi fosse stato una molla,
stupendo il miliardario,
abituato a vederlo sempre calmo e composto.
“Non
puoi scherzare così!” affermò ad alta
voce, sbalordendo persino se stesso per
quello che stava per dire. “Il tuo cuore, Tony…
Non puoi continuare ad essere
Iron Man…” disse, sinceramente, preoccupato per la
sua salute.
Il
sopracciglio sinistro del moro si alzò. “Fury
vuole questo… Che io metta a
disposizione le mie invenzione per qualcun altro… E mi
rintani in casa, come un
vecchio eremita!” Si stava scaldando, non voleva litigare con
Steve, era
passato quasi un anno dall’ultima volta che si erano visti,
voleva soltanto
parlargli come amico. Sospirò, pesantemente.
La
verità era che non erano mai stati amici, non erano mai
stati nulla di più che
due compagni di lavoro, due colleghi… Due Vendicatori
e basta. Lo guardò con un rammarico e un rimorso che non
avrebbe voluto rivolgergli.
Poi lo vide scuotere la testa e sospirare.
“Fury
ti vuole come Vendicatore…
Di nuovo…”
Tony gli si avvicinò, guardandolo perplesso, non capendo
qual era il problema.
“Ma
non devi accettare, Tony!” disse, puntando il suo sguardo
azzurro e lucido nel
suo. Il miliardario si fermò di colpo: Steve stava quasi
piangendo e lui non ne
comprendeva la ragione.
Scosse
la testa: “Steve… cosa…?”
“Non
voglio, Tony! Non voglio vederti rischiare la vita, non di
nuovo… Rimanendo
immobile ed impotente come l’ultima volta… Non
sono disposto a guardarti mentre
ti distruggi da solo e volontariamente solo per qualcuno mi ordina di
farlo…
Non m’interessa se vuoi salvare il mondo e neanche se non
è da me pensare che
sia più importante la tua vita delle migliaia che, con la
tua morte, potresti
salvare…”
Un
singhiozzo uscì dalle sue labbra, interrompendo il suo
monologo.
Anthony
rimase interdetto, davanti a quell’uomo che si stava
dichiarando proprio a lui;
perché era quello che stava facendo Steven Rogers, stava
ammettendo di essere
disposto a sacrificare migliaia di vite purché la sua fosse
salva.
Non
sapeva che fare, che dire. Questo era quanto… Per la prima
volta nella sua
esistenza, Anthony Edward Stark non aveva un piano chiaro e delineato
da
seguire, né tantomeno uno potenzialmente suicida di riserva,
non era preparato
alle parole di Steve, né alle sue lacrime.
Quindi
decise di seguire non l’istinto, né tantomeno la
ragione, ma soltanto il suo
cuore, che da un anno a quella parte gli diceva che aveva sbagliato
tutto, che
il problema non era Pepper, erano le donne in generale, che lui tendeva
a
distruggere le relazioni, perché non gli interessava
portarle avanti, non ci
provava nemmeno.
Sentiva
che con lui non avrebbe rovinato tutto, almeno non volontariamente, che
solo
gli eventi avrebbero sancito il suo, il loro
destino.
Si
avvicinò a Steve che cercava di non guardarlo, sentendosi
stupido e vulnerabile
come non lo era mai stato prima. Gli sfiorò il volto,
obbligando a guardarlo
negli occhi, ci trovò una tristezza che non riguardava solo
lui ma il mondo
intero che si era lasciato alle spalle, quello che non sarebbe tornato
mai più.
“Tony…”
sussurrò con voce fievole il soldato. “Non voglio
che tu muoia…” Una lacrima
scese dall’occhio destro, Tony la catturò nelle
sue dita.
“Non
succederà…” disse sicuro e sincero,
annullando la distanza tra le loro bocche.
Steve sbarrò gli occhi, non aspettandosi quel gesto e mise
le mani sul petto
dell’altro, cercando di allontanarlo. Tony le raggiunse con
una delle sue,
spostandole, mentre l’altra andò a porsi dietro la
sua nuca, immergendosi nei
suoi capelli corti. Pur non volendo credere a quel che stava
succedendo, Steve
si lasciò andare, dando a Tony il totale controllo del
bacio. Stark non esitò,
nel momento in cui le labbra dell’altro si socchiusero, si
mise a esplorargli
la bocca. Il loro primo bacio si trasformò in poco tempo da
casto a passionale,
Steve aveva cominciato a rispondere con ardore, mordendo le labbra di
Tony.
Si
staccarono dopo qualche minuto, entrambi con il fiato corto, si
guardarono
negli occhi e sospirarono.
“Assolutamente
no, non morirò, Rogers…” disse Tony,
ritrovando il suo sarcasmo e il suo tono strafottente.
Steve
rise, sfiorandogli le labbra e cingendogli le braccia al collo.
Tony
rise malizioso: “Però ti puoi scordare che smetta
di essere Iron Man, se
facendoti preoccupare per la mia incolumità, ottengo questi
risultati. Andrò a
cercare io stesso, avversari con cui scontrarmi!” concluse,
ridendo.
“Idiota…”
disse Steve, dandogli uno scappellotto sulla nuca. Poi sorrise,
poggiando la
testa su una sua spalla.
“Jarvis.”
disse Tony.
“Signor
Stark.” rispose prontamente l’A.I.
“Ho
delle direttive per te… Punto primo: per le prossime tre ore
non farai entrare
nessuno, non inoltrerai telefonate, né messaggi,
né mi disturberai, neanche nel
caso andasse a fuoco l’intera casa…”
Steve lo guardò male a quell’uscita ma non
s’intromise. Il sorriso raggiante e promettente di Tony lo
fece desistere.
“Punto
secondo: fai preparare una stanza degli ospiti in modo che sia
vivibile, ma lascia
stare il letto, non sarà utilizzato. Punto terzo: manda un
messaggio a Fury,
avvertendolo che il Capitano non ha intenzione di tornare al quartier
generale.
Punto quarto, nonché ultimo, se vuole spiegazione al
riguardo, digli che può
andare a farsi fottere insieme alla sua intera squadra di agenti per
quel che m’importa.”
Steve si morse un labbro per non ridere a quell’ultima frase
e si sedette sul
divano, fissandolo.
“Tutto chiaro, Jarvis?” Gli piaceva il modo di fare
sicuro di Tony, anche se
molte volte lo faceva cacciare nei guai.
“Sì,
signore. Buona giornata e buon divertimento.” Rispose il maggiordomo artificiale,
prendendo
alla lettera il suo primo ordine.
Steve
arrossì di colpo, mentre Tony si sedeva vicino a lui e lo
circondava con un
braccio.
Sentì
la bocca del moro, posarsi sul suo orecchio destro. “Che ne
dici di
approfondire meglio la nostra conoscenza, nella vasca idromassaggio al
piano di
sopra, per esempio?”
Rogers
fu tentato per un momento di fuggire prima che accadesse l’irreparabile,
poi si diede del fifone e del bugiardo: lui voleva
arrivare al punto di non ritorno e
sguazzare nelle acque che, tempo addietro, aveva considerato luogo di
peccatori
e traviati. Sì, lo voleva se in quelle acque lo aspettavano
Tony, il suo
carattere un po’ strano e il suo meraviglioso corpo.
Questa storia si è classificata quinta al "WTF contest".