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Autore: TheSlayer    11/11/2013    1 recensioni
Kat Moore è nata e vissuta a Los Angeles finché non è arrivato per lei il momento di trasferirsi a Londra per cambiare completamente la propria vita. In Inghilterra incontra nuovi amici e trova l'amore, ma il suo misterioso passato torna a tormentarla influenzando irrimediabilmente il presente. Quella partenza da Los Angeles sarà stata una fuga? Da cosa starà scappando Kat? A cosa andrà incontro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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(Un)broken - Le Ali della Farfalla

Capitolo 3
 
In qualche modo Sarah mi aveva convinta a partecipare ad una cena con lei, Evan e Tommy. E non solo: voleva anche che mi vestissi bene.
“Dai, fallo per me!” Esclamò mentre ci stavamo preparando a casa mia, immergendosi nel mio armadio e mostrandomi un paio di abiti che, secondo lei, sarebbero stati adatti alla serata. Okay, nell’angolo più nascosto della mia mente c’era anche l’intenzione di cercare di essere carina e truccata bene perché Tommy sarebbe stato al tavolo con me.
“Va bene.” Dissi. Sapevo di essere attratta dal ragazzo, ma dovevo convincermi a fingere che non lo fossi. Non potevo permettermi di cascarci ancora. “Dov’è questo ristorante?” Domandai distrattamente cercando il rossetto che avevo intenzione di mettere.
“E’ nel Mayfair, è uno di quelli in cui devi pagare anche l’aria che respiri.” Rispose Sarah, che era seduta sul mio letto e stava combattendo con le sue scarpe con il tacco. Roteai gli occhi al cielo senza farmi vedere dalla mia amica. Avrei evitato volentieri un’altra serata nell’ambiente posh di Londra. “Maledizione a questi cinturini con i buchi stretti!” Esclamò poi, emettendo un grugnito frustrato e lanciando una scarpa dall’altra parte della stanza.
“Tieni, prova ad allargarli con questo.” Le dissi, passandole un ago per la lana. Era un trucco che mi aveva insegnato mia nonna e lo usavo sempre.
“Grazie, mi salvi la vita!” Rispose dopo essere finalmente riuscita ad allacciarle.
Ricordavo ancora il giorno in cui l’avevo scoperto. Avevo quattordici anni e non avevo mai indossato scarpe eleganti. Volevo cominciare a farlo e nonna CeCe me ne aveva regalato un paio con il tacco non troppo alto, adatte alla mia età, e con il cinturino così avrei potuto metterle alla sua festa di compleanno. La malattia stava peggiorando, ma la donna aveva trovato lo stesso la forza di organizzare qualcosa con le amiche più care: un pomeriggio tranquillo a base di tè e chiacchiere. Non voleva arrendersi. Anzi, voleva celebrare quello che le restava da vivere. Era una donna forte e quella era una delle caratteristiche che ammiravo di più in lei, insieme alla sua gentilezza e alla sua eleganza.
Quando ero una bambina amavo vestirmi e prepararmi in camera sua, perché mi piaceva osservarla mentre si truccava e si acconciava i capelli davanti allo specchio. Aveva sempre avuto un’aria regale e speravo che un giorno sarei diventata come lei.
Quel giorno mancavano pochissimi minuti all’arrivo del primo ospite, così avevo deciso di indossare le scarpe per andare a dare il benvenuto a tutti. Nonna CeCe aveva notato subito il mio disagio perché non riuscivo ad allacciarle. Ero abituata a quelle da ginnastica, perché non avevo nessuna occasione per vestirmi in modo elegante. Passavo tutto il mio tempo a scuola, in biblioteca o a casa sua. La donna si era seduta di fianco a me e mi aveva spiegato che i fori dei cinturini erano stretti perché le scarpe erano nuove. Poi si era alzata, aveva preso un ago da lana e mi aveva insegnato quel trucco che, a sua volta, le aveva insegnato sua madre.
“E adesso andiamo!” Disse Sarah, facendomi tornare al presente. Non erano passati tanti anni, ma in quel momento mi sembrava che quella scena fosse successa in un’altra vita.
“Yay!” Esclamai, fingendo entusiasmo. Senza nemmeno saperlo la ragazza aveva fatto tantissimo per me in quel mese a Londra, quindi volevo renderla felice. Anche se significava resistere per un’intera cena seduta allo stesso tavolo del ragazzo per cui non potevo permettermi di avere una cotta.
 
Vedere Sarah ed Evan così innamorati dopo poco tempo era bellissimo. Stavano davvero bene insieme e non avrei potuto essere più felice per lei. Sembravano fatti l’uno per l’altra. Anche Tommy li guardava sorridendo, come se fossero la coppia più bella del pianeta. Noi due, invece, non potevamo essere più impacciati insieme. O almeno io lo ero. Lui sembrava tranquillissimo.
“So che ti piacciono i Kensington Gardens, ma a parte questo come ti sembra la zona in cui vivi?” Mi domandò il ragazzo dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato. Avevamo già ordinato tutti e stavamo aspettando che la cameriera ci portasse da bere. Evan e Sarah erano impegnati in una conversazione su qualcosa che non avevo mai nemmeno sentito nominare.
“Mi piace molto.” Risposi. "Ho scoperto che c’è Whole Foods: ci andavo anche quando vivevo a Los Angeles perché preferisco il cibo biologico e, dato che il supermercato è vicinissimo a dove abito adesso, praticamente faccio la spesa solo lì." Dissi.
“Ah, sì, lo conosco! Ci abito di fianco.” Disse Tommy, sorridendo. “Sei mai stata dall’altra parte del parco? Nella zona tra Queensway e Bayswater?”
“No.”
“A me piace molto. C’è una via intera di negozi, ristoranti e c’è anche un centro commerciale. E’ piccolo e non c’è mai tantissima gente, quindi è piacevole.”
“Non pensavo che fossi un tipo a cui piace fare shopping.” Dissi. 
“Non particolarmente, ma all’ultimo piano c’è uno Starbucks a cui mi piace andare quando fa freddo. Non è frequentatissimo. Anzi, è sempre quasi vuoto quindi posso stare tranquillo e comporre.”
“Quindi scrivi i testi e componi la musica?” Domandai. Per quanto non volessi essere interessata all’argomento, lo ero. Era da quando lo avevo visto scrivere al parco che volevo chiedergli qualcosa sulla sua musica. Il motivo per cui non poteva piacermi era probabilmente quello che lo rendeva ancora più attraente ai miei occhi.
“Sì, più che altro sono quello che scrive i testi. Di solito la melodia è solo accennata e mi aiutano Evan e Chris, il nostro batterista, a svilupparla.”
Cercai di sospirare senza farmi notare. Tommy era creativo, bellissimo, sembrava intelligente e aveva un accento che lo rendeva, se possibile, ancora più sexy. Nella mia mente continuavano a vorticare delle parole che non volevo assolutamente dire, ma non riuscii a resistere più di tanto.
“Mi piacerebbe sentire qualcosa di vostro, qualche volta.”
“Mi farebbe piacere.” Rispose lui, mostrandomi quel suo sorriso da combinaguai, che era una delle cose che mi faceva più impazzire negli uomini. Mi domandai velocemente perché fossi sempre attratta dalle caratteristiche più “pericolose”, cioè da quelle che facevano capire già in partenza che la relazione sarebbe andata male. Tommy, con quel sorriso, aveva l’aria di essere un uomo che aveva spezzato il cuore a parecchie ragazze.
“In questo momento siamo in studio e stiamo registrando un album.” Intervenne Evan. “Se volete potete venire entrambe ad ascoltare qualcosa.”
“Sarebbe bellissimo.” Replicò Sarah, sorridendo al ragazzo. Annuii per fare capire che la pensavo anch’io così, anche se ero incapace di esprimere quel pensiero a parole perché ero troppo impegnata a costruire muri altissimi immaginari di autodifesa. Se solo fossero serviti a qualcosa!
“Sei d’accordo?” Mi chiese Evan, facendomi rendere conto di non avere ascoltato l’ultima parte del discorso, concentrata com’ero a cercare di evitare di fare gli stessi errori di sempre.
“Scusate, ero distratta. Di cosa parlavamo?” Domandai, arrossendo.
“Dicevo che Sarah dorme da me questa sera e domani andremo direttamente in studio di registrazione. Visto che tu e Tommy abitate vicini, pensavo che potrebbe passare a prenderti lui.”
“Sì, la trovo una soluzione comoda.”  Risposi, anche se in realtà avevano cominciato a suonare un migliaio di campanelli d’allarme nella mia mente. Tommy ed io in auto da soli?  
 
Arrivammo alla fine della serata prima che me accorgessi, perché chiacchierare con Evan e Tommy era piuttosto piacevole, anche se avrei preferito che non lo fosse. Avevo sperato che la cena andasse male, così avrei potuto convincermi di non essere attratta da Tommy. Invece oltre ad essere bello era anche divertente e interessante.
“Sei sempre un mistero, ma almeno questa sera ho scoperto che hai un senso dell’umorismo che mi piace.” Disse il ragazzo mentre condividevamo un taxi per tornare a casa.
“Anche tu sei divertente.” Replicai. “Però non sei un gran mistero.” Aggiunsi con un sorriso.
“Come no?” Domandò Tommy.
“Sei un uomo, canti, suoni la chitarra, sei insonne, so anche dove abiti… mi hai già detto tutto.”
“Non sai da dove vengo.”
“Londra, ne hai parlato a cena.”
“Non sai niente della mia famiglia.”
“Tua madre e tuo padre abitano a Richmond e tua sorella ha appena avuto un figlio. Di nuovo, ne hai parlato a cena.” Replicai.
“Forse parlo troppo!” Rise Tommy. “O forse sei stata molto attenta a quello che ho detto.” Aggiunse con un sorrisetto, facendomi arrossire di nuovo. In effetti ricordavo tutto quello che aveva detto, forse gli avevo prestato davvero troppa attenzione.
“Sei una persona abbastanza interessante, te lo concedo.” Dissi. Il taxi si era fermato davanti al mio appartamento e Tommy aveva insistito per pagare tutta la tariffa. Mi aveva anche accompagnata fino al portone del palazzo, come un perfetto gentiluomo.
“Abbastanza interessante? Va bene, lo prendo come complimento.” Replicò. “Anche tu lo sei, comunque. Vorrei davvero conoscerti meglio.” Aggiunse guardandomi dritta negli occhi e facendo aggrovigliare il mio stomaco.
“Vuoi…” Cominciai a dire, ma mi bloccai. Sapevo che non era una buona idea. Continuavo a dire che ero cresciuta, maturata, che avevo cominciato a prendere decisioni meno avventate, ma forse non era vero niente. Quello che stavo per fare era incauto esattamente come tutto quello che avevo sempre fatto.
“Sì?” Mi spronò Tommy, sorridendomi.
“Vuoi salire a bere qualcosa?” Suggerii infine, prendendo coraggio. Ormai avevo pronunciato quelle parole ad alta voce, quindi potevo cominciare a preoccuparmi di quello che stava pensando in quel momento di me.
“Volentieri.” Rispose il ragazzo. Chiusi gli occhi, maledicendo il momento in cui avevo preso quella decisione e, soprattutto, l’ansia che avevo provato in quei pochi secondi prima di scoprire la sua risposta. La mia testa sperava che la risposta fosse no, ma il mio cuore la pensava diversamente.
Lo feci accomodare in salotto e recuperai del succo di mela dal frigo. Non avevo alcolici in casa e non volevo bere qualcosa di più forte in ogni caso. Volevo rimanere sobria, in modo da non permettere ai muri immaginari che avevo costruito per tutta la sera di cadere rovinosamente, lasciandomi vulnerabile.
“Quindi…” Dissi, sedendomi di fianco a lui. L’imbarazzo era palpabile nella stanza. Lasciai parecchio spazio tra di noi, per non dargli l’idea sbagliata. O forse anche per trattenermi dal fare qualcosa di stupido.
“Devi avere una bella vista di giorno.” Commentò Tommy, guardando fuori dalla finestra.
“Sì, si vedono i Kensington Gardens.” Dissi.
“Quindi è per quello che borbottavi quando ti ho incontrata al parco! Eri convinta di avere la vista su Hyde Park?”
“Mi hai beccata!” Esclamai. “Non che mi importi il nome. Questa parte di parco è ancora più bella di Hyde Park.” Aggiunsi.
“Sei stata al Serpentine?”
“Non ancora. E’ l’altro lago artificiale, vero?”
“Sì, quello più grande. Dovresti andarci al tramonto, è spettacolare.”
“Lo segnerò sulla lista di cose da fare.” Dissi. “Ho ancora tantissime cose da vedere di Londra. Non ho fatto molto in questo mese.”
“Come mai?”
“Lavoro tutto il giorno e durante il weekend passo il tempo con Sarah oppure a cercare cose per decorare l’appartamento.” Risposi con una scrollata di spalle.
“Potremmo fare qualcosa insieme uno di questi fine settimana.” Propose Tommy casualmente. “Potrei portarti a vedere quello che vuoi.” Aggiunse. Quando il mio sguardo incrociò di nuovo il suo provai un’altra stretta allo stomaco.
“Mi piacerebbe.” Dissi dopo una lunga pausa. Ormai era fatta, Tommy mi piaceva e, dai segnali che mi stava mandando, pensavo di aver capito che la cosa fosse reciproca. Forse era il caso di smettere di combattere la situazione e di lasciarsi andare.
“Da dove vuoi cominciare?” Domandò il ragazzo con entusiasmo. Sembrava che non avesse minimamente frainteso il mio invito e che non volesse fare nient’altro che parlare, il che mi fece pensare che fosse un ragazzo affidabile. Ma, in fondo, lo sembravano tutti all’inizio di una relazione.
“Non lo so, tu sei di qui, portami in qualche posto segreto.”
“Segreto?” Mi chiese Tommy, alzando un sopracciglio.
“Sì, qualcosa che sa più o meno solo chi abita a Londra. Le cose da turisti non mi piacciono.”
“D’accordo, allora ti porto a fare un tour delle stazioni della metro abbandonate.” Disse il ragazzo con un’espressione seria che mi mise i brividi.
“Beh no, ecco, io… intendevo qualcosa di più… di meno sottoterra, diciamo.”
Tommy aspettò qualche secondo prima di scoppiare a ridere con gusto.
“Stavo scherzando!” Esclamò.  Mi avvicinai un po’ per dargli un leggero pugno sul braccio prima di unirmi alla sua risata. “Però ho in mente un paio di posti che potrebbero piacerti. Sempre contando il fatto che non so praticamente niente di te, quindi potrei sbagliarmi di grosso. Al momento so solo che ti piace fare jogging e non ti piacciono i posti abbandonati sottoterra.” Aggiunse una volta tornato serio.
“E credo che questa sia una cosa comune a tante persone.” Commentai ridendo.
“Già.” Rispose Tommy. “Però non mi dispiace il fatto che sei così misteriosa. Ti rende ancora più attraente.” Aggiunse. Abbassai lo sguardo sulle mie mani e mi morsi il labbro per mascherare l’imbarazzo. Adesso l’aveva ammesso ad alta voce, quindi ero sicura di piacergli.
“Vuoi qualcos’altro da bere?” Mormorai. Volevo cambiare discorso, concentrare l’attenzione di entrambi su qualcos’altro, ma non sapevo su cosa. E soprattutto volevo avere una scusa per alzarmi e allontanarmi da lui. Eravamo troppo vicini e la cosa non mi piaceva.
“No, grazie.” Rispose Tommy. Sentivo il suo sguardo su di me. Rialzai il viso per guardarlo negli occhi e capii immediatamente che eravamo arrivati a un momento cruciale. Il battito del mio cuore accelerò quando il ragazzo cominciò ad avvicinare il suo viso al mio. Chiusi gli occhi e provai un brivido quando le sue labbra toccarono le mie.
Sapevo che era sbagliato, che non avrei dovuto permettere che succedesse, ma volevo smettere di pensare e Tommy mi piaceva tantissimo. Alla fine cosa importava se era un musicista? Tantissima gente sapeva suonare la chitarra. Lui, in più, cantava e scriveva canzoni. Non era un problema enorme, non doveva significare per forza che era identico a tutti gli altri. E poi nessuno mi conosceva a Londra, non c’era pericolo che il passato tornasse a tormentarmi.
Quando si allontanò, aprii gli occhi e incrociai il suo sguardo. Entrambi sorridemmo e Tommy appoggiò una mano sulla mia.
“Ti piacciono i colori?” Mi chiese improvvisamente.
“Sì, molto.” Risposi, anche se ero un po’ perplessa da una domanda così strana dopo quel momento intimo ed emozionante.
“Allora so dove portarti quando andremo a visitare la città.” Concluse il ragazzo prima di avvicinarsi per darmi un altro bacio.
“Prima di montarti la testa, domani devo ascoltare la tua musica e decidere se mi piace.” Lo presi in giro.
“Se mi dici così potrei passare tutta la notte a scrivere canzoni nuove. Sarò divorato dall’ansia.”
“Come sei drammatico.” Dissi, appoggiando di nuovo le mie labbra alle sue e lasciandomi trasportare dal momento. Tommy mi faceva sentire a mio agio ed era passato tanto tempo dall’ultima volta che mi ero sentita in quel modo.
“Non credo che tu ti sia mai incontrata, ma sei una di quelle ragazze che portano noi poveri uomini a fare di tutto pur di conquistarle.” Replicò lui con un sorrisetto.
“Certo, come no. Questa è una frase fatta bella e buona.” Lo accusai ridendo.
“Dovrò pur guadagnare qualcosa con le canzoni che scrivo.” Ribatté Tommy, ridendo ancora.
“Così metti alla prova le povere ragazze innocenti che incontri, citando i tuoi testi nuovi per vedere se funzionano?”
“Credo che sia arrivato il momento di chiamare il mio avvocato. Non risponderò più a nessuna domanda senza la sua presenza, agente.” Scherzò il ragazzo.
“E’ meglio che tu vada, prima che io faccia qualcosa di cui potrei pentirmi.” Mormorai.
“Hai intenzione di interrogarmi di nuovo senza il mio avvocato?” Continuò Tommy.
“No, ho paura di voler spostare l’interrogatorio in un’altra stanza.” Ammisi a bassa voce. Arrossii, incredula. L’avevo davvero detto ad alta voce?
“D’accordo. Se proprio insisti me ne vado. Domani passo a prenderti alle tre meno un quarto, okay?” Disse il ragazzo, rispettando completamente la mia decisione.
“Va benissimo.” Risposi, guardandolo mentre si alzava e raggiungeva l’ascensore dall’altra parte della stanza. “A domani.”
“A domani, Kat.”
Non avevo minimamente previsto che la serata potesse prendere quella piega, ma ne ero felice. Avrei dovuto ringraziare Sarah perché l’avevo finalmente ascoltata e avevo dato una possibilità a Tommy. Mi sdraiai sul letto e recuperai il cellulare dal comodino, ripensando a quello che era appena successo. Aprii la rubrica dei contatti per cercare il numero di Sarah – prima di salutarci dopo cena mi aveva fatto promettere che le avrei raccontato tutto - e mi bloccai quando lessi un nome: Derek. Avrei dovuto cancellare il suo numero e finalmente andare avanti con la mia vita. Nonostante tutto, però, avevo voglia di sentire la sua voce. Valutai la situazione. Avrei potuto spostare il dito sul tasto verde e chiamarlo. Ma perché avrei dovuto farlo? In quel modo sarei stata costretta a pensare al passato, a quello che era successo a Los Angeles e avevo paura delle conseguenze. Fissai la foto che avevo inserito in rubrica, cercando di costringermi a smettere, a cancellare quel numero, a non pensarci più. La nuova vita che avevo creato a Londra era tranquilla. Per la prima volta dopo mesi stava andando tutto bene, perché mettere tutto a rischio? Lo schermo del telefono cominciò lentamente a spegnersi, finché non riuscii a vedere più nulla. Il nome, il numero e la foto erano spariti, lasciando il posto al buio, al nero. Mi convinsi a pensare a Tommy e riposi l’oggetto sul cuscino di fianco al mio, rinunciando anche a chiamare Sarah. Tanto era tardi e l’avrei vista il giorno dopo allo studio di registrazione.



Buongiorno! Ecco il terzo capitolo revisionato e aggiornato! Ho sistemato tantissime cose e ho aggiunto nuove parti.
Una curiosità: mancava poco meno di un mese alla scadenza del concorso quando l'ho scoperto, così mi sono affrettata a scrivere qualcosa. Ho finito "(Un)broken - Le Ali della Farfalla" in diciotto giorni esatti. Non ho mai scritto qualcosa di così lungo in così poco tempo, ma sul sito c'era scritto che erano disponibili solo cento posti, così ho provato. Non volevo rischiare di non riuscire a partecipare, così ho riletto tutto, ho inviato la mia storia e il giorno dopo hanno prolungato la scadenza di due mesi. Qui citerei la proverbiale sfiga. Ovviamente la mia storia era già stata inviata e quindi non più modificabile, così l'ho messa in una cartella e l'ho ignorata per i successivi mesi. Sapevo che avrei voluto cambiare quasi tutto una volta riletta con calma e infatti adesso è così. Sto correggendo, modificando e aggiungendo tanti particolari che non ho messo nella prima versione.

Tornando alla storia, in questo capitolo scopriamo qualcosa in più su Kat. Le piace Tommy, ma è combattuta. Inoltre spunta un nuovo nome: Derek. Chi sarà e che ruolo avrà avuto nel passato di Kat?

Grazie a chi ha letto e a Kiki e ai suoi consigli preziosissimi :)
Giovedì posterò il prossimo capitolo e nel frattempo spero che questo vi piaccia!

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