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Autore: p a n d o r a    11/11/2013    2 recensioni
Jack è un artista, ma non può dimostrarlo. Anche Alex è un artista, ma lo sa tutto il mondo. Il soggetto preferito di Jack è Alex, ma lui non lo sa. Il problema è soltanto uno: Jack potrebbe provare a ritrarre Alex per anni, ma non riuscirebbe mai a rendere la perfezione di quel ragazzo.
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Picture perfect boy.

by: p a n d o r a




Jack Barakat non era un ragazzo normale, o almeno non per la massa. Jack Barakat non amava seguire la massa, anzi, faceva di tutto per distinguersi. Jack Barakat era un ‘giocattolo difettoso’ come lo chiamavano i suoi compagni di classe, i suoi ““amici”” e il resto della società. Semplicemente perché Jack non era fatto con lo stampino, era un prodotto difettoso di una fabbrica di bambole. Tutti avevano i capelli rialzati in una cresta perché andava di moda? Jack aveva i capelli lisci e un ciuffo che gli ricadeva sugli occhi. Tutti si vestivano in un determinato modo perché andava di moda? Jack non abbandonava mai la sua felpa o la sua maglia dei Blink 182 e le sue vans ormai consumate fino alla noia. Tutti ascoltavano musica commerciale che andava di moda in quel periodo? Jack ascoltava i grandi classici, musica degna di essere chiamata tale. Tutti facevano a gara a chi riusciva a portarsi a letto più ragazze? Jack non lo faceva. Lui si limitava ad andare a scuola, ogni mattina, sullo stesso treno, e mettersi in uno dei sedili più isolati con i Green Day sparati a tutto volume nelle orecchie e disegnando qualcosa sul suo blocco da disegno. Molte persone gli avevano più volte chiesto se frequentasse un istituto d’arte, ma no, non lo faceva poiché i suoi genitori avevano scelto per lui. «È per il tuo futuro, figliolo!» dicevano, oppure «Il liceo scientifico può aprirti porte migliori dell’arte!» e Jack, davvero, avrebbe voluto strangolarli, ma non voleva trascorrere la sua adolescenza in un riformatorio o dipendere da qualche parente per il mantenimento, quindi aveva stretto i pugni, serrato i denti e aveva accettato il suo destino. Sapeva che avrebbe mandato quei studi all’aria dopo la maggior’età, cosa che, tra l’altro, si stava avvicinando, poiché mancava meno di un anno ai suoi diciotto anni.
Come ogni giorno, Jack scese alla sua fermata e si diresse mogiamente verso la sua dannatissima scuola. Sentiva gli occhi di tutti puntati addosso, perciò si strinse nella felpa blu e alzo di un’ulteriore tacca il volume dell’mp4. Era abituato a tutti quelli sguardi, insomma, tutti si girano quando vedono un ragazzo anticonvenzionale passargli di fronte, ma quella mattina era davvero stanco e stressato. Purtroppo, arrivato a scuola, fu peggio. Da un mese a questa parte girava un pettegolezzo sul suo conto. Jack, che era stato sempre un tipo invisibile, si era sentito a disagio per le prime due settimane, ma poi aveva lasciato correre, senza per smentirlo. Entrato in classe, si andò a sedere ad uno degli ultimi banchi, come al solito. Tolse le cuffie e aspettò l’ingresso della professoressa di religione. Arrivata in classe, questa, lo prese subito di mira e «Barakat! Giù quel dannato blocco da disegno dal banco!» lo richiamò. Jack sbuffò leggermente e, nello stesso momento, un suo compagno di classe si girò per prenderlo in giro, infatti lui non si scompose più di tanto quando l’altro lo schernì. «Già, artista del cazzo. Non far incazzare la professoressa - seguirono alcuni secondi di silenzio nei quali Jack stava posando il blocco nello zaino - frocio.» Concluse quello. Il moro alzò lo sguardo verso di lui fulminandolo. Gliel’avrebbe fatta pagare e sapeva già come. Infatti, al suono dell’ultima campanella, si alzò prima di tutti e, quando tutta la classe si fu girata a guardarlo, parlò. «Io sarò anche frocio - sottolineò quella parola con il timbro della voce - ma almeno qualcuno con cui stare ce l’ho.» Detto questo, si girò su sé stesso e uscì dalla classe. “Signore e signori, Jack Barakat è gay!” Ecco. Era quello il pettegolezzo che girava sul suo conto. E sì, Jack non lo aveva mai smentito.. in fondo, perché avrebbe dovuto? Anzi, quando gli venne rivelato da una sua vecchia compagna delle medie, aveva tirato un sospiro di sollievo, quasi a dire ‘finalmente l’hanno capito!’.
Uscito da scuola, si diresse verso la sua piazzetta preferita. A quell’ora era deserta, perciò l’amava e, soprattutto, perché dava una vista spettacolare sul liceo artistico della città. La sua adorata scuola.. beh, ad essere sinceri, non ci andava solo perché era l’istituto dei suoi sogni.. anche per un altro motivo. Jack usciva sempre alle 13:00, mentre i ragazzi di quel liceo uscivano alle 13:15, il tempo necessario che serviva al ragazzo per arrivare alla piazza, sedersi a terra accanto ad una statua al centro di questa, tirare fuori il suo blocco da disegno e la sua matita ed aspettare. Cosa? O per meglio dire.. chi? Semplice. Per aspettare un ragazzo dai capelli simili a suoi, tendenti al biondo, con due occhi color nocciola che frequentava il quinto anno. Sì, si era sentito più volte una specie di stalker o robe simili, ma semplicemente non riusciva a smettere. Aveva la necessità di andare lì, guardarlo e.. disegnarlo. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a ricreare su carta la perfezione di quel ragazzo, ma la tentazione era così forte che non riusciva a non cedervi. Erano ormai tre anni che andava avanti così. Non aveva mai avuto il coraggio di andare a parlargli e, lo sapeva, non l’avrebbe mai avuto. Così, si limitava a guardarlo e ritrarlo.
 
Alle 13:45 precise entrambi, come se fossero sincronizzati, si avviavano verso la stazione per prendere il treno. La cosa buffa è che salivano allo stesso binario, aspettavano entrambi quindici minuti, ma poi prendevano due treni che andavano esattamente nelle direzioni opposte. Così successe anche quel giorno. Alle 13:55 precise erano al binario 4 e 5. Primo annuncio: «Il treno proveniente da Wembley e diretto a Romford delle 14:13 è in arrivo al binario quattro.» Jack non si scompose, sapeva che passavano sempre circa dieci o quindici minuti dal primo annuncio all’arrivo effettivo del treno. Dopo nemmeno due minuti arrivò il secondo annuncio: «Il treno proveniente da Dartford e diretto a Hounslow delle 14:10 è in arrivo al binario cinque.» Quello che prendeva il ragazzo dal quale Jack era ossessionato. Quel giorno, però, il destino volle agire per lui, forse si era stufato anche lui di vedere quel povero ragazzo accontentarsi e passare per uno stalker, quindi fece in modo che il suo obiettivo si trovasse da solo ad aspettare il treno e, per agevolare la situazione, fece cadere il libro che il quello teneva tra le braccia ai piedi di Jack. Questo, se ne accorse e lo raccolse per porgerlo alla persona desiderata, ma non si era accorto che era proprio la persona da lui desiderata. Vide l’altro muovere le labbra, forse lo stava ringraziando, così si ricordò di togliere le cuffie dalle orecchie. «Grazie.» La sua voce era ciò di più bello che Jack avesse mai sentito. Batteva persino quella di Tom DeLonge e Billie Joe Armstrong, e se lo diceva Jack Bassam Barakat vuol dire che era vero. «Di nulla, sai com’è, sono qui per raccogliere i libri delle persone.» Subito dopo aver detto quelle parole, si morse la lingua. Come cazzo gli era saltato in mente?! Avrebbe allontanato anche lui ancora prima di conoscerlo e tutto per colpa del caratteraccio di merda che si ritrovava. Se ne sarebbe andato, Jack ne era sicuro.. se non fosse che scoppiò a ridere. «Dovresti farti pagare.» Riuscì a dire tra una risata e l’altra e, per la seconda volta in quella giornata, Jack dovette rivalutare la sua idea di ‘miglior suono del mondo’. «Comunque, piacere.. tu sei?» Il moro si affrettò a stringergli la mano. «Jack. Jack Barakat.» Quello gli sorrise e stava per controbattere. «Bene Jack, io.. - spostò lo sguardo dietro la sua schiena del diretto interessato - devo andare, perché è arrivato il mio treno.» Dicendo questo superò Jack facendosi spazio tra la folla per cercare di salire. Il moro lo seguì, letteralmente. Lo seguì fino alle porte e persino quando quello fu salito sul treno trovò, non si sa come, il coraggio di gridare. «Il tuo nome! Qual è?» Cercò di sporgersi il più possibile, ma la marea di gente era davvero tanta. «Oh già! Io mi chiamo-» Nel momento esatto in cui quello aveva pronunciato il suo nome, le porte del treno si erano chiuse, tranciando le sue parole a mezz’aria e decapitandole, portandolo via.. lontano da Jack.
 
 
 
 
 

Angolo kemosabe:
*scappa e si nasconde in un bunker* MA PURE QUI SONO APPRODATA!? Vbb. Poche ciance.
Prima di tutto mi presento: mi chiamo olga, sono una scrittrice fan girl multi-fandom e mi firmo con lo pseudonimo di ‘panda’, ma questo è l’angolo ‘kemosabe’ perché sì, perché fa figo.
Dunque … stavo leggendo qualche fan fiction jalex e mi sono detta “ok. Ho l’ispirazione! Perché non scriverne una?”, in una di queste c’era una frase tipo ‘l’aveva visto così spesso che avrebbe potuto disegnarlo’ dal pov di jack e mi sono detta “ok! allora perché non farlo disegnare?” perciò eccomi qui! 
Questa è la prima volta che scrivo sugli all time low, ma l’ispirazione era talmente forte che non sono riuscita a resistere.
Per chi non mi conoscesse, sappiate che ho inserito gli avvertimenti Angst e OOC per due motivi: il primo è che nelle mie storie c’è SEMPRE, volendo o nolendo, l’angst, don’t blame me; il secondo è che mi piace manipolare sempre i personaggi delle mie storie per cui l’OOC mi serve più per sicurezza che per altro.
Cos’altro c’è da dire? Mh. Anche se come primo capitolo può sembrare banale, non disperate.. io sono imprevedibile, tenetelo sempre a mente.
Per il titolo ringrazio Darren Criss e la sua canzone "picture perfect girl" e la mia migliore amica che mi ha dato l'idea.
Se vi piace la storia, lasciate una recensione. Se vedrò che molte persone sono interessate la continuerò, altrimenti la terrò per me. Hehehe. No, scherzo. Vedremo.
Per ora è tutto. A presto.
- panda.
  
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