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Autore: AlyssaKamui    24/04/2008    4 recensioni
Una volta qualcuno aveva detto che in tutte le esistenze vi è una data alla quale il destino si biforca, o verso una catastrofe o verso il successo.
Matt centric.
Contiene ringraziamenti per "N°1"
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Eccomi tornata con una storiella uscita fuori per caso, senza pretese (che poi, se ci pensate, dicono tutti “senza pretese”, ma sarà davvero così?).
Sinceramente, nonostante continui a scriverci su, non sono mai soddisfatta dei miei lavori su Death Note, e, sempre in tema DN personalmente credo di aver fatto un lavoro migliore con la MattxNear che trovate sempre su questo sito piuttosto che con questa fanfic (pubblicità, e pure poco occulta) però per quanto riguarda i giudizi preferisco lasciare la parola ai lettori. Ovviamente si accettano commenti di tutti i tipi, anche critiche^^.

ATTENZIONE: Coppia MattxMello implicita, lo yaoi c'è solo se lo volete vedere però per evitare commenti in cui mi si dice che la fanfic fa schifo perché è yaoi io preferisco specificarlo comunque.
Siccome spesso chiamo i personaggi con i loro veri nomi, li scrivo qui per evitare confusione in chi legge^^.Matt = Mail; Mello = Mihael; Near = Nate

RINGRAZIAMENTI: Ringrazio hay_chan, betta90, Geruko e BaByIcYBlUeS per aver messo la fanfic N°1 fra i preferiti
Per quanto riguarda le recensioni (sempre di N°1) invece...
Geruko: Wow... addirittura rimanere in estasi? Mi lusinghi^^. Grazie mille.
Yusaki:Grazie anche a te, riuscire a mantenere i personaggi IC è stato il mio chiodo fisso per tutto il tempo che ho impiegato a scrivere quella storia, mi fa molto piacere sapere di esserci riuscita ^_^
BaByIcYBlUeS:Io invece adoro MelloxNear (infatti sono così intelligente da scrivere su MattxNear e MattxMello ma non sulla mia coppia preferita XD) e quell'insolita coppia è stato un esperimento nato per caso mentre pensavo che non fosse giusto che fra Matt e Near, essendo entrambi innamorati di Mello, uno dei due avrebbe dovuto rimanere solo... così ho lasciato solo proprio Mello XD
hay_chan: Grazie^^
Betta90: Si, so che è una coppia bizzarra e probabilmente se non lo fosse non la adorerei XD. Sentirmi dire che la mia fic è “assurda” mi ha fatto ridere di gusto (anche la mia non è una critica al tuo commento^^ ho riso perché... boh... probabilmente perché ho problemi mentali, però mi ha fatto piacere sentire un aggettivo simile accostato ad un qualcosa scritto da me.)
lemnia: Ti ho lasciato per ultima di proposito, perché a te va un ringraziamento speciale: adoro connettermi a internet e trovare un tuo commento e sono davvero contenta di essere finita fra i tuoi autori preferiti. Questa fanfic (perdonami se non è all'altezza delle altre ma questa volta non sono riuscita a fare di meglio) te la dedico


A metà fra catastrofe e successo

Una volta qualcuno aveva detto che in tutte le esistenze vi è una data alla quale il destino si biforca, o verso una catastrofe o verso il successo.
Strano, come fosse necessario per lui trovarsi coinvolto in un inseguimento a bordo di quella bella macchina rossa, per riportare alla mente simili frasi ascoltate distrattamente anni prima.

“Te ci credi nel destino, Mail?”
Il ragazzino smise di concentrarsi sul GameBoy per alzare lo sguardo verso il biondino che gli stava parlando.
“Non lo so... non penso. Mi piace pensare che siamo noi a decidere la nostra vita.”
“Secondo me è così. Ad esempio, perché Nate dovrebbe diventare l'erede di L? Lui non si impegna ne si preoccupa, però tutti sono convinti che sarà il degno successore del più grande detective del mondo, tutti sono convinti che sia il suo destino.”
Mail represse un sospiro nel sentire per l'ennesima volta simili discorsi uscire dalla bocca del suo amico.
“Ma, sai, una volta qualcuno ha detto che in tutte le esistenze vi è una data alla quale il destino si biforca, o verso una catastrofe o verso il successo”. Continuò Mihael “Vedrai, arriverà il momento in cui il mio destino, se esiste, prenderà la strada del successo”.
“Sai, non lo so se il destino esiste ne se si biforca e non me ne importa, io però credo che il successore di L dovresti essere tu.” Ribatté con semplicità rivolgendogli un sorriso che venne prontamente ricambiato dall'amico

Col passare del tempo aveva sviluppato l'idea che scoprire se il destino esisteva o se di reale vi era solo il caso non era importante in quanto nessuno lo sapeva e di conseguenza nessuno poteva fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi. Eppure, ogni tanto quella frase gli tornava alla mente e con lei anche il disagio tipico di quando ci si sveglia nel cuore della notte con la certezza di aver appena fatto un incubo, ma senza riuscire minimamente a ricordarlo.

Livello quarantotto.
Bang. Bang. Bang.
Quell'orribile mostro di fango era davvero difficile da battere, anche per uno che era riuscito a superare quarantasette livelli su cinquanta.
Stizzito mise in pausa la partita e posò il GameBoy sul prato, accanto a lui.
Fu in quel momento che vide per la prima volta un bambino biondo totalmente vestito di nero intento a divorare una barretta di cioccolato. Pensò che sicuramente si trattava di un nuovo arrivato, a giudicare da come si guardava intorno con aria spaesata.
Saltò in piedi, agguantò il GameBoy e senza pensarci troppo gli si avvicinò.
“Ciao, mi dai un pezzo di cioccolata?”
L'altro lo fissò dritto negli occhi per qualche istante, senza accennare a muoversi.
“Dai, solo un pezzettino, cosa ti costa? Facciamo così, se me ne dai un pezzo ti faccio giocare un po' con questo” Insistette mostrandogli il videogioco.
“No. Non mi piacciono i videogiochi.” Rispose guardandolo male.
“Fa come ti pare!” Concluse Mail dandogli le spalle e allontanarsi per tornare al suo livello quarantotto.

Magari è stata quella la sua data, quella in cui il destino si è biforcato. Verso una catastrofe?
Probabile, visto che adesso sapeva con assoluta certezza che non ci sarebbe stata un'altra alba per lui. Eppure non poté fare altro che sorridere pensando a come, alla fine, il mostro di fango del quarantottesimo livello l'avesse sconfitto con l'aiuto di Mello.
Allora verso il successo?

“Sei noioso Mail! Sempre concentrato sui tuoi stupidi videogiochi! Io voglio giocare a calcio, non perdere il mio tempo qui.” Si lamentò Mihael per l'ennesima volta.
“E allora vacci! Nessuno ti ha chiesto di stare qui con me. Anzi, perché non vai dal tuo amichetto, dal numero uno? Magari lui è più interessante”. Scattò Mail alzando improvvisamente la voce.
“Non voglio andare da lui...” Rispose Mihael con tono incredibilmente infantile, un po' scosso dall'improvviso cambio d'umore dell'amico.
“Ah no? Ma non dicevi che con me ti annoiavi? Io sono solo un numero tre. A chi interessa del numero tre?” Ribatté a sua volta il rosso prima di tornare al videogioco.
“Ehi... Mail...”
“Cosa vuoi adesso?” Chiese armeggiando freneticamente con i tasti.
“Scusami.”
Non aveva mai sentito Mihael scusarsi e fu proprio l'udire quell'insolita parola a riuscire a calmarlo improvvisamente e quasi a farlo sentire in colpa per averlo attaccato.
“Ok, non importa.”
“E comunque”. Aggiunse improvvisamente il biondo dopo qualche minuto di silenzio. “Io preferisco passare il mio tempo con Mister numero tre.”

No, probabilmente neanche verso il successo. Raggiungerlo pienamente avrebbe voluto dire avere salva la sua vita e quella del suo migliore amico e, innegabilmente, lui non ci stava riuscendo.
D'altronde, era solo un numero tre. Forse il destino si aspettava troppo da lui; forse Mello si aspettava troppo da lui.

“Dunque è vero: te ne stai andando. Sai, credevo che saresti almeno venuto a dirmelo...”
Il sentire quella voce familiare costrinse Mello ad alzare la testa verso la porta della sua camera che quando era entrato non si era neanche preoccupato di chiudere, tanto era arrabbiato. Adesso, appoggiato allo stipite di quello stesso pezzo di legno c'era Matt che lo osservava serio in volto.
Non l'aveva mai visto così.
“Te l'avrei detto.” Rispose poco convinto prima di tornare frettolosamente a togliere i propri vestiti dai cassetti.
“No, non l'avresti fatto” Rispose convinto l'amico posizionandosi accanto a lui per aiutarlo a svuotare il piccolo armadio.
Non si dissero altro fino a quando tutti i vestiti furono nella sacca di Mello.
“Beh, allora ciao”.
“Si, ciao”.
Niente pianti. Loro erano fatti così.
Per quelli ci sarebbe stato tempo dopo, una volta rimasti soli. Davvero soli.
Una volta che Matt, nel silenzio più totale, si sarebbe sdraiato su quel letto vuoto appartenuto a Mello.
Una volta che Mello avrebbe trovato, nascosta fra i vestiti, una barretta di cioccolato di quelle che gli procurava sempre Matt
Forse in quel momento avrebbero versato qualche lacrima.

O magari il suo destino, spaventato nel trovarsi di fronte ad un bivio, aveva deciso di prendere una qualche strada secondaria che lo conducesse esattamente a metà fra catastrofe e successo.
Stupido, vigliacco destino.

“Perché?”
Matt non gli aveva mai fatto troppe domande, solitamente si limitava a seguirlo nella sua crociata contro Kira e contro Near. In fondo, non era difficile intuire i motivi che lo spingevano ad andare avanti quando lui per primo non faceva altro che ripeterglieli tutto il tempo.
“Perché cosa?” Rispose l'altro con la voce di chi si prepara ad una litigata.
“Perché mi stai mandando a morire, Mello?”
Mello si voltò di scatto verso di lui.
“Non ti sto mandando a morire, sei tu che hai insistito per aiutarmi.” Rispose cominciando a scaldarsi.
“Mihael...” Non aggiunse altro. In quel momento avrebbe potuto accusarlo; avrebbe potuto andarsene; avrebbe potuto proporgli di lasciar perdere questa sua stupida crociata.
E Mello, che avrebbe reagito aggressivamente ad ognuna di queste cose, al sentire il suo vero nome dopo tanto tempo non seppe far altro che fissare Matt con occhi sgranati e sussurrare un lieve “Mail”.
Senso di colpa. Fu questo che il rosso avvertì chiaramente in quella singola parola pronunciata dall'amico: ormai lo conosceva abbastanza da captare sfumature della sua voce che agli altri passavano inosservate.
“Tranquillo, ti perdono anche questa”. Aggiunse con indifferenza accendendo l'ennesima sigaretta.

Circondato.
Sospirò mentre, ancora con la sigaretta in bocca, si apprestava ad uscire dalla macchina.
Aveva perso la partita, però in quel momento non era importante. In fondo, non riusciva neanche ad avere paura: era morto troppe volte in un videogioco per assaporare pienamente quel momento.
Bang. Bang. Bang.
E questa volta a cadere a terra era lui, non il mostro di fango.

Game over, Mister numero tre.
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