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Autore: StayThereWhateverHappen    11/11/2013    1 recensioni
Pensieri di un Louis che ormai ha perso il suo Harry.
Parole di un Louis che vuole essere la primavera di un Harry che pare essere però troppo legato all'inverno.
Dal testo:
"Il problema è che sono io lo stupido, sono stupido come una persona che si mette un cono gelato nella tasca posteriore dei pantaloni. Sono stupido come un topo che invece di andare verso una forma di formaggio stagionato va verso una trappola per topi, solo perché non l’ha mai vista ed è curioso."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa mini os mi è uscita di getto, avevo bisogno di sfogarmi.
L'ho riletta un paio di volte e non m sembra ci siano errori, nel caso, non esitate a segnalarmeli!
Spero vi piaccia anche se un po' malinconica.

Ah, la dedico a Federica che ha deciso di andarsene quando ho cominciato a ritenerla essenziale. Ti voglio bene.
 

LIKE A BOTTLE IN THE OCEAN.

Non mi aveva promesso la Luna, non mi aveva detto che non mi avrebbe mai lasciato, aveva semplicemente esordito con “Non penso di andarmene, almeno, non nell’immediato!”.
Lo sbaglio più grosso che potevo fare, lo avevo fatto. Gli avevo creduto.
Harry era una persona fuori dal comune, aveva sempre fatto ciò che voleva e all’inizio, questa sua qualità, mi aveva colpito a tal punto da farmi perdere la testa per lui. Harry aveva sempre messo la propria persona e il suo migliore amico davanti a tutti, non aveva mai provato a mettere me al primo posto, non che io glielo avessi chiesto, solo…speravo potesse imparare da solo a farlo.
Sapeva della mia iper-sensiblità, sapeva di come mi affeziono velocemente alle persone, sapeva anche che andandosene si sarebbe portato via una parte di me, ma, ovviamente, “Ma no Lou, io non voglio farti del male. Per questo non riesco ad affezionarmi troppo alle persone!”.
In fin dei conti aveva ragione, non mi aveva fatto male, aveva solo incattivito parte del mio cuore andandosene in quel modo, aveva solo deciso che a rimetterci alla fine sarei sempre stato solo e soltanto io.
Non ero innamorato, non sentivo le farfalle nello stomaco quando pensavo a lui, semplicemente, sorridevo.
Quando ci incontravamo fuori dalla stazione e lo vedevo avvicinarsi a me, sorridevo.
Quando mi capitava di guardare una sua foto, sorridevo.
Quando parlavo di lui con i miei amici, sorridevo.
Quando pensavo a lui prima di dormire o appena sveglio, sorridevo.
Non credo sia amare questo, credo sia provare un senso di pace e di agio nello stare con una persona, credo sia essere invaghiti ma mai, mai, innamorati. Perché alla fine come si fa? Come puoi amare una persona che conosci da solo qualche mese e che vedi una volta alla settimana? Come puoi amare una persona che mette tutto, tutto davanti a te, senza nemmeno provare a nascondertelo?
Io non lo so. Semplicemente non riesco a darmi una risposta, eppure, continuo a pensare a lui.

Lou, come fai ad essere sempre vestito così bene?”

“E’ perché io sono bellissimo, Harry!”

Sempre il solito modesto. Penso che questa mia qualità lo facesse ridere.
A me di lui piacevano tante cose, ero pazzo dei suoi occhi. Pazzo del modo in cui toccava le monetine cercando di sfiorarne meno superficie possibile perché gli faceva impressione sapere quanti germi potessero avere. Pazzo di come, seduti al bar, strappava in piccoli pezzi le bustine di zucchero vuote per farne tanti piccoli pallini. Ed infine, ero innamorato della sua risata. Sì, di quella ero proprio innamorato, avrei potuto ascoltarla per tutto il giorno e per tutta la notte.
La prima volta che ci siamo incontrati, non è stata una casualità, ci eravamo conosciuti su internet su un sito per scrittori emergenti e abbiamo deciso di incontrarci a metà strada tra la mia e la sua città. A lui piaceva come scrivevo, diceva che con una delle mie storie ero riuscito addirittura a farlo piangere. Io credevo, anzi, credo tutt’ora, che anche lui scriva molto bene. E’ capace di rendere attuale e veritiero anche l’elemento più falso del mondo. Forse per questo sa fingere bene anche nella vita reale. Forse per questo ha sempre cercato di farmi sentire indifferente per lui quando, in realtà, un po’ di interesse per me lo provava.

“Harry, ho deciso qual è il mio sogno più grande. Il mio sogno più grande è baciare qualcuno che abbia le labbra uguali alle mie. Tu non vorresti sapere com’è baciare le tue labbra?”

“No, me lo dirai tu Lou!”

Falso. Non ho mai potuto dirglielo, non ho mai potuto sentire le sue labbra sulle mie.
Non ero io a non volere, il problema è che non lo vedevo pronto. Credevo che baciandolo avrei rovinato tutto, e invece, alla fine, era stato lui a decidere di lasciarmi andare.
Io non so che tipo di rapporto avesse con Nick, il suo migliore amico, so solo che era strano. Forse era strano perché morboso o forse solo perché io non ho nessun tipo di rapporto di quel genere con una persona, e quindi, non posso capire.
Ah, ma che stupido, dimenticavo. Io non posso capire perché “Sei troppo piccolo Lou, troppo piccolo e troppo ingenuo. Io non sono la persona giusta per te.”
Forse aveva ragione, forse avevo letto mille promesse tra le sue parole, promesse che però non aveva intenzione di fare, promesse che probabilmente non aveva neanche lontanamente immaginato. Promesse che agli altri faceva però, se Nick chiamava, Harry correva. Se Nick stava male, Harry era al suo fianco, se Nick si metteva nei guai, Harry lo aiutava ad uscirne.

Io voglio ancora bene ad Harry, la mia “storia” con lui è durata poco ma è stata piacevole. Harry è più grande di me, io ho diciotto anni e lui ventidue, questa differenza però non m ha mai spaventato, non ho mai pensato potesse intralciare il nostro rapporto, lui si però.
E’ come se lui avesse la strana capacità di farmi sentire sempre in colpa, sempre sbagliato, sempre al contrario di come dovrei sessere…di come lui vorrebbe che io fossi. Non me ne ero mai accorto, stando al suo fianco stavo bene. Dietro ad un telefono no, li no che non stavo bene. Sentivo freddo provenire dai suoi messaggi, sentivo accuse scaturirsi dalle sue critiche. Sentivo il suo potere esercitato su di me.
Non ho un carattere forte, lui mi aveva chiesto di cambiare, mi aveva chiesto di essere più audace e intraprendente.

“Louis così non mi servi a nulla, ti fai soltanto del male. Non devi starmi dietro, devi farmi capire se quello che faccio ti da fastidio e arrabbiarti nel momento in cui sbaglio. Non venirmi dietro come un cagnolino ma, soprattutto, non accontentarti.”

Gli avevo detto di si, gli avevo detto che ci avrei provato perché ci tenevo a lui e volevo farcela. Adesso mi rendo conto che non avrei dovuto provarci, mi rendo conto che se davvero gli fossi piaciuto io, non mi avrebbe chiesto di cambiare, anzi, avrebbe dovuto prendermi così come sono nel bene e nel male. Io non gli ho mai chiesto di cambiare per me, gli ho solo chiesto di essere più presente, e questo, solo perché avevo bisogno di lui.
Ma lui? Lui aveva mai avuto bisogno di me?

“Oggi è una brutta giornata, vorrei solo essere con te in qualsiasi posto a fare qualsiasi cosa.”

Questi sono i messaggio che riuscivano a farmi perdere un battito al cuore, sono quei messaggi che ti fanno rendere conto di non essere una persona qualsiasi.
Io ed Harry non siamo mai stati insieme veramente, ci siamo frequentati per cinque mesi senza mai andare oltre perché “Non sono pronto ad impegnarmi sentimentalmente Louis, anche se stessimo insieme, non staremmo insieme veramente.”
Questa affermazione non l’ho mai capita, ma come con tutto il resto, ho fatto finta di nulla e ci sono passato sopra.
La verità è che io lo volevo, volevo Harry come se fosse il boccino d’oro e io Harry Potter. Volevo Harry come gli alberi vogliono la primavera.
Il punto era questo, io volevo, io voglio essere la primavera di Harry, ma lui? Lui vuole essere il mio albero? Quello sui cui farei nascere graziosi fiori? No.
Lui non vuole e fondamentalmente credo sia perché ha paura, ha paura della gente, ha paura che potrebbero lasciarlo andare, ha paura di fargli del male come quello che lui ha dovuto sopportare. Proprio per questo motivo volevo salvarlo, volevo essere quello che lo avrebbe fatto rinascere e stare meglio ma evidentemente credo lui non si sentisse pronto ad uscire da quel guscio nel quale vive da tutta la vita, quel guscio che lui ha imparato a chiamare Casa.
Anche io ho sbagliato ovviamente, forse sono stato troppo esigente e troppo geloso, forse ho solo sbagliato a ritenermi qualcuno per lui. Adesso che se n’è andato mi accorgo di come sarei potuto essere diverso. Mi rendo conto di aver fatto troppo e troppo in fretta. Per questo mi piacerebbe chiedergli scusa, non per essermi affezionata a lui troppo velocemente, non per essere stato esigente, voglio chiedergli scusa perché non sono stato la persona della quale aveva bisogno.
Harry aveva, ha, bisogno solo di Nick, è Nick che lo fa andare avanti, è Nick che lo rende felice, è Nick che lo rende Harry.
Harry non esiste senza Nick e Nick non esiste senza Harry. Sono come l’esperienza e i dati di Kant.
I dati senza l’esperienza non possono essere letti e capiti e l’esperienza, senza dati, a cosa serve?
Sono geloso tutt’ora del loro rapporto, sono geloso di Nick perché riesce a dargli quello che io non sarò mai in grado di fornirgli,  sono geloso di Nick perché in tutta la sua “pazzia” è tutto ciò di cui Harry a bisogno.
Credo che per Harry il nostro rapporto non avesse senso, un po’ come la sigaretta dopo il caffè. Chi ha detto che devo fumarla dopo averlo bevuto? Perché non posso fumarla prima di berlo o berlo e fumarla contemporaneamente? Non ha senso!
Credo che questa mia affermazione avrebbe fatto ridere Harry. Harry rideva per le cose poco coerenti, per le cose non consuete.

“C’è un cane con le zampe veloci Louis!”
“Cosa? Cosa vuol dire che c’è un cane con le zampe veloci?”
“Quello! Quello è un cane con le zampe veloci! Vedi che cammina muovendo le zampe velocemente ma in realtà non si sposta velocemente?”
“Ah, si , lo vedo…ma adesso smetti di ridere, sei imbarazzante!”
“Non posso, quando vedo i cani con le zampe veloci non posso trattenermi!”


Gli avevo chiesto di smettere di ridere ma vederlo in quelle condizioni non mi avrebbe mai stancato, sarei rimasto ore ad osservarlo con le lacrime agli occhi e le mani a tenersi la pancia. Dio quella risata, mi manca tantissimo.
Farei i salti mortali per lui, per riuscire a rivederlo anche solo una volta. Pagherei per essere come Nick, per sapere di essere una persona necessaria per Harry.
Ma questo è giusto? È corretto il fatto che io voglia annullare la mia persona per rendere felice qualcun altro?
Ho pensato tante volte a me e lui insieme, nello stesso letto, sotto le stesse coperte, in silenzio, solo a guardarci.
Ho immaginato il momento in cui finalmente sarei riuscito a baciarlo, a fargli capire che io per lui c’ero e che se avesse avuto bisogno di un posto dove stare, sarei stato io quel posto.
Il problema è che sono io lo stupido, sono stupido come una persona che si mette un cono gelato nella tasca posteriore dei pantaloni. Sono stupido come un topo che invece di andare verso una forma di formaggio stagionato va verso una trappola per topi, solo perché non l’ha mai vista ed è curioso.
E’ vero, sono una persona poco coerente perché appena Harry mi ha detto di non essere la persona giusta per me, l’ho lasciato andare, gli ho detto che aveva ragione e che stare con lui non faceva per me. Sono ancora di quell’idea, stare con lui mi stava facendo male e, per una volta, ho preferito scegliere me invece che l’altro. Il problema è che ma manca, mi manca tanto non poterlo guardare negli occhi, mi manca non poter provare a prendergli la mano quando passeggiamo, mi manca vederlo ridere, mi manca il suo continuare a chiedermi l’accendino e mi manca addirittura sentirmi inutile.

“Io mi sento inutile per te Harry…”
“Io non so stare con una persona in modo normale, io non so donarmi in modo normale. Io ti racconto frammenti della mia vita , ti mando stupide canzoni, ti dico di leggere le mie storie perché non sono capace di arrivare alla gente in altro modo.”


Era vero, con le sue storie e con le canzoni riuscivo a capirlo, riuscivo a stare al suo passo e, pur andandoci in punta di piedi per la delicatezza della situazione, ero riuscito a distruggere tutto. Ma, è finito tutto a causa mia o è finito tutto a causa sua?
Questo non importa, importa che ormai è finto. E’ finito tutto.

 
“We were lost in the middle like bottles in the ocean,
but we found one another,
like the answer to my question.
Like the words to a love song,
Like a river to the red sea.”
  
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