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Autore: WordsEnchantress    12/11/2013    1 recensioni
Inizio un progetto per dare sfogo alla mia personalità fortemente ironica: ho deciso di raccontare la mia visione del mondo esterno in chiave comica, il mondo dell'università, i problemi sul lavoro, l'osservazione del bizzarro mondo a cui apparteniamo.
Tutti ci sentiamo un po' sfigati, quindi perché non riderci su?
Genere: Comico, Satirico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono una sfigata.
Non cerco dissenso o consolazione: ne sono consapevole e ho imparato ad accettarlo, a riderne.
Prendo la sfiga e la sconfiggo a suon d’ironia.
Questo non mi ha aiutata, comunque, quando al primo giorno di università sono inciampata in una panchina. Sì, una panchina INTERA. Davanti a tutti. Benvenuta in Bicocca!
Penso sia stato il preludio alla vita che conduco quotidianamente.
Mi alzo alle 5.45, orario che faccio fatica anche solo a percepire come reale. Mi trascino in bagno e il mio gatto, detto anche Terminator, Attila il re degli Unni, il Distruttore, Cicciobeso e così via, si arrampica miagolando sulle mie gambe e dorme lì. Quando finalmente riesco a farlo sloggiare mi sono già congelata le chiappe.
Arranco per la città alle 6.30 per prendere il treno delle 7.00.
Sorrido, è vuoto. Mi siedo e attendo.
Ci sono solo altri tre passeggeri in tutto il treno e vengono a sedersi proprio nel MIO scomparto. La signora sembra essersi lavata con dell’aglio. Il signore si alza e decide di mettere la giacca nello scomparto sopra il sedile. La piega. Le giacche non si piegano, signore caro, le giacche a vento imbottite si appendono. Non funziona, la ripiega. La spiega e la ripiega e la rispiega. La appallottola. Non ci sta nello scomparto. La lancia sul sedile e ci si siede sopra.
Dopo la prima mezz’ora di viaggio mi addormento. A ogni fermata mi sveglio annaspando pregando Odino che non sia la mia.
Dopo un’ora di viaggio sono più stressata che altro. Le lezioni sono inutili: il prof viene sostituito da un’assistente con il complesso di Dio. Studio altro, mi addormento, studio altro.
Evviva l’università.
Poi c’è il lavoro. Lavorare come cameriera è una delle cose più stancanti che abbia mai fatto, ma più di tutto è un’occasione per osservare la complessità umana.
Persone che ti chiedono di portargli “mezza bustina di zucchero”. MEZZA. BUSTINA. DI. ZUCCHERO. Ma sei serio?!
Gente che ti chiede all’una di notte se gli spaghetti allo scoglio li fate ancora.
Impieghi un’ora a spiegare a un tipo che NO, se quel drink ipersupermegaalcolico non è sulla lista allora non lo facciamo e questo, dopo averti mandata dalla responsabile millemila volte per esserne sicuro, ti guarda e fa: “Vabbè, allora una piadina.”
IL MONDO è UN POSTO STRANO.
   
 
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