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Autore: RadioPotter    12/11/2013    0 recensioni
Una domenica come tante, nel Seminterrato della Scuola di Magia e Stregoneria di Radiopotter. Ma dietro c'è molto di più...
Un'introspezione delicata e profonda, per scoprire i piccoli piaceri che possono raddrizzare una giornata.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Autore: Talucc
Casa: Tassorosso

Personalmente vi dico che non sono un gran sognatore, ma quella notte stavo dormendo talmente bene che ne ho avuto uno davvero delizioso.
Era una bellissima giornata, soleggiata ed accompagnata da un fresco venticello primaverile. Mi trovavo al campo di Quidditch nel bel mezzo di una partita tra noi Tassorosso e i Serpeverde, dove vestivo il ruolo di cacciatore, come mio solito. Non era niente di che, ricordo solo che eravamo tutti in gran forma e segnavamo punti su punti. Gli spalti rumoreggiavano, gli studenti acclamavano le proprie squadre e i professori controllavano la situazione qui e là.
D’un tratto, però, qualcosa mi lasciò presagire che sarebbe finito da lì a breve. I battitori avversari mi si affiancarono assieme ed iniziarono a picchiettarmi la faccia sempre più forte. Questo non era un sogno, era un contatto diretto con la realtà! Un gufo mi stava sbatacchiando la busta di una lettera in faccia, mentre me ne stavo avvolto dalle coperte del mio caldo giaciglio. Non mi sarei voluto muovere per nessuna ragione al mondo, ma spesso la curiosità vince su tutto, così mi decisi a tirar fuori le mani e a prendere in mano il messaggio. La busta era aperta, segno che non aveva fatto un gran viaggio, probabilmente era di qualche studente in giro per la scuola di domenica a quest’ora del mattino.
Quest’ora? Che ore sono?
Nel messaggio stava scritto, con una scrittura che conoscevo bene, “Svegliati, pigro! La colazione è pronta!”.
«Sì... Arrivo...» dissi, come se il mittente della lettera potesse sentirmi. Mi alzai e mi misi a sedere, stropicciandomi gli occhi e ravviandomi i capelli alla bene e meglio. Una volta in piedi diedi un buffetto al gufo che mi aveva consegnato il messaggio, il quale se ne volò via dalla finestra aperta. Posando uno sguardo rassegnato al dormitorio potei notare, con stupore, la presenza di uno dei miei compagni che mi fissava, sbigottito, con la stessa lettera in mano.
«Buongiorno, Tal...»
«Ciao Ram. Bella sveglia, eh?»
«Già. Sono solo le nove e mezza, cosa cambia se mi sveglio più tardi?»
«Non chiederlo a me»
Mi vestii in fretta, non volevo farmi attendere per la colazione, ci tenevano tutti così tanto. Pettinata, lavata di faccia, bisaccia in spalla, ed ero pronto ad uscire dal tepore del dormitorio con il mio collega.
Una rampa di scale ci fa entrare nella sala comune dove sembrava organizzata una colazione regale, degna di qualunque imperatore o qualsivoglia nobile.
«Buongiorno!» Ci annunciammo, cercando di essere i più vispi possibile, nascondendo il reale sonno che avevamo
«Era ora!» ci fa eco Ellen, dall’altro lato della tavola.
«Suvvia, sono solo un po’ in ritardo!» esordì la fantasma Roby, che ci osservava dall’alto, svolazzando «Questi ragazzi hanno da fare, sono persone impegnate!»
«Lo so, lo so, mi piacciono tanto così come sono!»
Mi sedetti al fianco di Paciockko salutandolo con una lieve pacca sulla spalla, mentre Kady, da una stanza affianco, emerse con un vassoio pieno di muffin.
«Quelli sono muffin?» fece Fanny
«No, quelli sono MIEI» replicò Julka, di fianco a lei, sorridendo.
Intervenne Kady:
«Ce n’è per tutti, non preoccupatevi! E mi raccomando, ricordate sempre:
Un Tasso entra in azione
dopo una bella colazione!»
«Sante parole!» fu la risposta di mezza tavolata, che mise al lavoro le mandibole.
Durante il fantastico banchetto si parlava delle attività scolastiche. Asus conversava con Ram a riguardo di alcune possibili tattiche di gioco da attuare, ascoltati da Ellen, mentre Rossana era intenta a correggere qualche compito per snellire il lavoro nei giorni a seguire, aiutata in qualche caso da Rose.
«Dov’è Rokit? Non l’ho visto stamattina...» chiesi
Mi rispose Fanny, mentre spalmava del cioccolato su una fetta biscottata:
«E’ andato in ufficio molto presto stamattina. Pare che di questi tempi debba lavorare molto!»
Purtroppo, però, tutte le cose belle sono destinate a terminare, anche quella fantastica “riunione” a base di dolci e canditi.
Dovevo andare in ufficio, e non mi piace ritardare. Ma quella mattina... Non so... Non mi sarei alzato dal tavolo per nessuna ragione al mondo.
In silenzio, osservai tutti gli altri.
Chi rideva, chi si abbuffava, chi conversava in tono calmo e pacato a causa del dolce tepore derivante dalla colazione.
E non feci altro che pensare che ognuno di loro era una persona eccezionale.
Mi soffermai per qualche momento su Julka e Pac, mentre facevano bim bum bam per chi si sarebbe pappato l’ultimo muffin, per poi vedere Fanny portarne altri a tavola, appena sfornati.
Mi scappò un sorrisetto e guardai a terra. Ero con loro da poco più di cinque mesi ed era incredibile quanto stessi bene. Uno squadrone affiatato, uno squadrone perfetto. Mai un disprezzo, mai una spiacevole incomprensione.
Volsi lo sguardo alla parete, dove risaltavano due quadri. In uno stava l’albero genealogico Tasso, mentre nell’altro c’era una foto di gruppo. Era un quadro animato, pieno di persone, tra cui antiche glorie del passato che non avevo mai avuto il piacere di conoscere. La particolarità di questo è che mano a mano che il tempo passava si univano più persone e la “macchina fotografica” si allontanava dal gruppo in espansione, per fare in modo di inquadrare tutti. E vidi volti conosciuti sorridere, soffermandomi sui particolari, fino a che la vista me lo permetteva. Avevo visto più volte quel quadro, ma non l’avevo mai guardato davvero. E ora che lo facevo era tutta un’altra storia. Nuove emozioni e vecchi ricordi.
Ero chiuso come in una cappa mentale, a riflettere e a sorridere con me stesso. Ciò che pensavo non l’avrei mai detto a nessuno. Troppo orgoglio maschile...
Mi “risvegliai” a causa di un tovagliolo appallottolato lanciatomi da Ellen dall’altro capo della tavola, e subito chiese:
«Oh, ma ti sei addormentato di nuovo?»
Ero talmente scostato dai fatti che misi qualche secondo ad ingranare.
«Eh? No, non stavo dormendo, tranquilla» e sorrisi
«Tutto bene?» lei mi guardava allibita, non capiva se era davvero sonno o c’era qualcosa sotto.
La guardai per alcuni secondi, gli occhi fissi sui suoi, per poi esordire con un sorrisetto:
«Tutto a posto!»
Troppo orgoglio maschile, già...

Ma nulla mi avrebbe scalfito, quel giorno.
   
 
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