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Autore: Fannie Fiffi    12/11/2013    3 recensioni
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Francis e Mary hanno avuto una discussione sulla presenza a corte di Olivia, una ex fiamma del principe, e per questo motivo non si sono rivolti la parola per alcuni giorni. Durante una notte di sonno disturbato per entrambi, i due si incontrano nei corridoi del castello e sono costretti ad affrontare le questioni legate al loro matrimonio.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francis, Mary Stuart
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Get Lucky

 
Se  per la maggior parte dei reali un letto confortevole, candide e morbide lenzuola e cuscini in abbondanza erano sufficienti a quietare le preoccupazioni giornaliere, la stessa cosa non funzionava con Mary.
La regina di Scozia non riusciva a smettere di agitarsi, di contorcere le gambe attorno alla stoffa pregiata nel vano tentativo di trovare una posizione che le permettesse di abbandonarsi a un meritato sonno. Ogni angolo della sua mente era occupato dall’immagine del volto di Francis, da quei lineamenti che avevano abbandonato le fattezze infantili per trasformarsi in tratti degni di un re, di un uomo. La crescita non aveva semplicemente coinvolto il suo aspetto, ma aveva anche accentuato la testardaggine che da sempre lo aveva caratterizzato. Del bambino di 7 anni di cui aveva memoria era rimasta solamente la parvenza, ormai in Francis la regina poteva vedere un uomo responsabile non solo della propria incolumità, ma presto di  quella di un intero regno.
Che lei avrebbe avuto la possibilità di stare al suo fianco, quello era tutto un altro conto. Da quando era arrivata alla corte francese ogni sua certezza era sfumata via, così come erano sfumate via l’accoglienza e la benevolenza di Catherine, che ora sembrava pronta a farla salire su una carrozza verso la Scozia senza possibilità di ritorno.
Francis era sfuggevole, distante, eppure non c’era momento in cui, voltandosi nella sua direzione, non lo cogliesse a fissarla. Lui, d’altra parte, distoglieva subito lo sguardo o peggio ancora si allontanava dalla sala. Non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi, come potevano instaurare un dialogo? Come poteva Mary dirgli che non si era mai sentita così abbandonata in vita sua come allora? Non era solo il suo sonno ad essere disturbato, l’intera situazione le infliggeva un fardello sempre più pesante. E se il matrimonio non si fosse fatto, così come Francis inizialmente le aveva fatto capire di volere? E se il principe stesse solo cercando un modo per dirle che no, non potevano funzionare insieme? Che la Scozia sarebbe rimasta da sola?
Mary cercò di scacciare quei pensieri facendo un respiro profondo e alzandosi dal letto. Non poteva stare ferma a struggersi d’ansia, doveva fare qualcosa, anche se in piena notte. Dopo aver preso un mantello per coprirsi dalla veste notturna, si avviò verso i corridoi del castello. Non aveva una meta, eppure continuò a vagare fino a che non sentì qualcuno camminare verso la sua direzione. Che fare? Mary rimase immobile per qualche istante e poi, velocemente, si voltò nella direzione opposta; prima che potesse fare più di tre passi però una voce la fece immobilizzare sul posto.
— Mary? —
 Oh, no. Non poteva essere. Che ci faceva lui lì, nel bel mezzo della notte? Mentre la regina cercava un modo per liquidare in fretta la situazione e tornare nelle sue stanze, la voce parlò di nuovo.
— Mary. — Questa volta il suo tono era fermo, ma non freddo. Non poteva vedere la sua espressione, ma immaginò il suo volto accigliato, come quando giocavano da bambini e lei si offendeva.
Mary si voltò finalmente e lo guardò; aveva un aspetto stanco, spento, come se anche lui non fosse riuscito a dormire.
— Che ci fate qui? — chiese lei alzando le sopracciglia e guardandolo di sottecchi.
— Ehm, quella è la mia camera. — rispose Francis con un sorriso imbarazzato mentre indicava una porta alle spalle della giovane. — Voi, piuttosto, perché vagate a quest’ora della notte? —
— Non riesco a dormire. — disse velocemente Mary, alzando nuovamente gli occhi verso il suo viso e guardandolo attentamente. Il principe fece un passo avanti, ma lei lo interruppe: — Forse è opportuno che torni nelle mie stanze. —  e, senza aspettare una risposta, lo sorpassò, sfiorandogli le spalle.
— Mary, fermatevi. — Francis si protrasse verso di lei e le prese la mano, facendola così voltare nuovamente. Erano più vicini di quanto fossero prima, ma ancora troppo lontani.
Mary gli rivolse uno sguardo interrogativo, mentre sentiva alla perfezione i brividi salire dal punto in cui le loro mani si toccavano.
— Volevo solo… — il futuro re di Francia cominciò a parlare, ma fu interrotto.
— Non fa niente, Francis. — disse Mary con un sorriso amaro, voltandosi ancora una volta e avviandosi verso la fine del corridoio. La pressione di tutto quello che le stava succedendo era finalmente culminata, sapeva che, una volta svoltato l’angolo, sarebbe scoppiata in un pianto liberatorio.
— No. — sentì sussurrare alle sue spalle e un attimo dopo si trovò incollata al muro. Francis schiacciava il suo corpo contro la pietra fredda, ma quella era l’ultima cosa che toccasse i sensi di Mary.
— Che state facendo? — la sua voce era tremante, sentiva le lacrime inondarle gli occhi e aggrapparsi alle ciglia, senza però scendere sulle sue guance.
— Non piangete, vi prego. — gli occhi di Francis erano di un blu intenso e, puntati sul suo volto, sembrava quasi che lo illuminassero. Nonostante questo, poteva vederne la disperazione.
Mary si portò una mano al viso e scacciò via le poche stille salate che le attraversavano il volto. Non poteva permettersi di farsi vedere vulnerabile, soprattutto non davanti a lui.
— Francis, lasciatemi andare. — la sua voce assunse un tono di supplica così basso che solo grazie alla loro vicinanza il principe poté sentire.
— Ascoltate ciò che ho da dire e poi potrete andare, se vorrete. — le mani di lui stringevano forte quelle di Mary, ma comunque con un tocco più gentile di quanto nessuno le avesse mai riservato.
— Mi dispiace, perdonatemi. Mi dispiace di non avervi rivolto la parola, mi dispiace di avervi trascurata e fatta sentire come se non contaste niente. — la regina aprì la bocca per interromperlo, ma egli continuò a parlare: — Darvi l’impressione che non me ne importasse niente di voi è stata la cosa più sbagliata che abbia fatto in vita mia. Vi voglio qui, con me. Voglio regnare in Francia con voi. Voglio che siate la mia regina. Non mi importa di ciò che dice mia madre, sono stanco di fingere di poter stare senza di voi. E se non volete che Olivia resti, allora se ne andrà. La farò partire domani stesso. Non posso permettermi di perdervi, Mary, non proprio ora che vi ho ritrovata. —
Mary rimase immobile ad ascoltare quello che Francis aveva da dirle. Non appena finì di parlare la guardò negli occhi con un sorriso speranzoso e fiero, come se dirle tutte quelle cose lo avesse liberato da un peso opprimente.
— Parlatemi. — continuò lui vedendo che la giovane non pronunciava parola; uno strano presentimento gli attorcigliava lo stomaco mentre secondi interminabili scorrevano e Mary non accennava a prendere parola. Poi, d’improvviso, il suo respiro accelerò e si buttò fra le sue braccia. I loro cuori battevano furiosamente l’uno contro l’altro, le labbra di Mary baciavano delicatamente il collo di Francis, stringendoselo addosso il più possibile.
Il principe pensò che se esistesse un po’ di felicità in quel mondo, allora era molto simile a quello che stava provando in quel momento.
Mary si allontanò di qualche centimetro e, guardandolo un’ultima volta negli occhi, si avvicinò lentamente alle sue labbra. Come per la prima volta in cui si erano baciati, le ginocchia della regina cominciarono a tremare pericolosamente e sarebbero crollate, se non fossero intervenute le braccia forti di Francis a sorreggerla e a spingerla nuovamente contro il muro. Entrambi cominciarono a stringersi sempre di più contro l’altro, come se potessero in qualche modo diventare una sola cosa; il bacio si fece più profondo e intimo, il bisogno di sentirsi vicini si faceva sempre più impellente, nessuno dei due sembrava voler smettere. Quando si allontanarono per riprendere fiato, i loro respiri erano inverosimilmente velocizzati e tutti e due scoppiarono a ridere. Tutto a un tratto però sentirono dei passi avvicinarsi e subito corsero verso la camera di Francis, chiudendosi velocemente la porta alle spalle e cominciando a ridere come pazzi. Il principe si avvicinò di nuovo a Mary e le mise gentilmente una mano sulla bocca per evitare che i paggi tornassero e li scoprissero. Una volta che smisero di ridere si avvicinarono di nuovo e, come se non ne avessero mai abbastanza, le loro labbra si ritrovarono. Questa volta non c’era nulla di delicato, l’urgenza del momento li portava a volere sempre di più, a farsi trascinare da quel fuoco che li incendiava ogni volta che i loro corpi entravano in contatto. Francis aveva quel modo di baciarla, di prenderla delicatamente per il collo e accarezzarla, di morderle le labbra che faceva impazzire Mary, tanto da farle credere che non si sarebbe mai stancata di quei contatti.
I due cominciarono simultaneamente a camminare verso il letto senza smettere di baciarsi, fino a che le gambe di Mary incontrarono il bordo della struttura a baldacchino ed entrambi caddero sulle lenzuola morbide. Si stavano spingendo oltre, lo sapevano, ma non riuscivano a trovare la forza di allontanarsi. Mentre scendeva a baciarle il collo, Francis teneva il volto della giovane con una mano e con l’altra percorreva il suo corpo spostando il mantello e stringendole il fianco destro.
— Francis… — sussurrò Mary ad occhi chiusi nello stesso momento in cui il principe portò una mano sotto la sua schiena e cominciò ad accarezzarla.
— … Dovremmo fermarci. — rispose lui continuando a baciarle le labbra, le guance e il collo. Sebbene le loro parole suggerissero che dovevano smetterla, i loro corpi sembravano pensarla in tutt’altro modo.
All’improvviso Francis si allontanò e si mise a sedere sul letto, cercando di riprendere fiato e di calmare i bollenti spiriti. Mary, d’altro canto, rimase sdraiata per evitare l’imbarazzante situazione che si sarebbe creata di lì a poco.
— Beh… Almeno ora sappiamo che dovremmo evitare di rimanere soli in una stanza. — parlò il principe scoppiando a ridere e voltandosi verso Mary, la quale si portò le mani al viso, impacciata.
— Questo è davvero imbarazzante. — rispose lei cominciando a ridere e mettendosi seduta per guardare meglio il ragazzo al suo fianco.
— Sarete mia moglie, non dev’esserci alcun imbarazzo fra di noi. — le sorrise dolcemente l’altro e le accarezzò una guancia.
— Forse è il momento che vada. — pronunciò Mary per non dover ricadere in quel discorso che più di una volta li aveva portati a scontrarsi.
— O potreste restare. — propose lui e, vedendo lo sguardo attonito della giovane, si affrettò a continuare: — Non intendevo per… —
— Ho capito. — Mary gli sorrise di rimando — E se qualcuno ci scoprisse? —
— Sono il futuro re di Francia e voi siete la regina di Scozia, che potrebbero farci? — le fece l’occhiolino e poi si alzò dal letto. — è comunque opportuno chiudere a chiave, però. —
Il giovane raggiunse nuovamente la sua futura sposa e, sdraiandosi sul letto, le fece segno di avvicinarsi. Mary si appoggiò al petto di Francis e subito una sensazione di calore e protezione le riscaldarono le membra. Perché si sentiva così bene solo in sua presenza? Perché sentiva che le sue braccia fossero il luogo migliore in cui si fosse abbandonata? La risposta era lì, nel suo cuore, ma non riusciva nemmeno ad ammetterlo a se stessa.
— A cosa state pensando? — chiese improvvisamente lui, cominciando ad accarezzarle i capelli.
—  Sto pensando che la Francia non è poi così male, dopo tutto. — rispose la regina, alzando lo sguardo e incontrando gli occhi di Francis.
— Non se ci siete voi qui. Buonanotte, Mary. — mormorò il principe in una tacita dichiarazione.
— Buonanotte, Francis. —
 
 
  
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