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Autore: emme30    12/11/2013    6 recensioni
[STORIA SOSPESA E INCOMPLETA]
“E cosa non ho fatto che ti ha irritato così tanto?”
“Oh, non lo so Sebastian, dimmelo tu. Abbiamo passato la giornata a uno dei matrimoni più romantici a cui abbia mai partecipato e ti ho visto in totale forse cinque minuti. Sai, non mi avrebbe fatto schifo stare insieme oggi e fare le cose che fanno le coppie.”
Sebastian sollevò un sopracciglio. “Io e te non facciamo mai cose da coppie.”
Blaine a quel punto alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, ma Sebastian si rese conto che sarebbe stato meglio se non lo avesse mai fatto.
“Lo so che non facciamo mai cose da coppie. E sai, credo sia il caso di dire che ormai ne sono ufficialmente stufo .”
Sebastian deglutì, avvertendo un peso nel petto quando Blaine disse quelle parole.
“Sei stufo... di me?”
Blaine abbassò lo sguardo, ma lo rialzò quando rispose.
“Sì.”
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lezione n°3
Le Rose sono Rosse, le Viole sono Blu...

 

Il mattino dopo, Blaine sentì vagamente la sveglia di Sebastian che suonava sempre molto prima della sua. Percepì un paio di labbra baciargli la fronte e, subito dopo, un'ondata di freddo lo travolse; mugugnò inconsciamente contro il cuscino, cercando Sebastian e rigirandosi tra le lenzuola quando non lo trovò.

Finì in uno strano dormiveglia in cui sentiva chiaramente la mancanza di Sebastian e delle sue braccia che lo avevano stretto per tutta la notte, ma non riusciva a svegliarsi completamente, visto il suo incredibile stato di rilassamento. Ci fu un momento in cui fu un poco più sveglio, quando sentì le labbra di Sebastian premere contro le sue. Si addormentò un secondo dopo aver udito un sussurro indefinito.

Fu svegliato completamente un paio di ore dopo da Mary che gli leccava la mano a penzoloni dal bordo del letto. Si mise a sedere grattandosi la testa, constatando che il cane lo aveva svegliato esattamente dieci minuti prima della sveglia. Ci mise un paio di attimi a rendersi conto di aver davvero passato la notte tra le braccia di Sebastian, cosa che forse era successa una volta sola da quando stavano insieme e solo per puro caso. Senza rendersene conto, sorrise contento nel ripercorrere la serata precedente, ma in quello stesso istante un pensiero cominciò a balenargli nella mente: tutto quello che era successo era probabilmente qualcosa che non si sarebbe ripetuto, un modo di Sebastian per rimediare alla sua sfuriata di domenica.

Probabilmente, quella sera sarebbe tornato ad essere il vecchio Sebastian che odiava tutte le forme di romanticismo esistenti al mondo. Il che andava benissimo, visto che lui lo amava da impazzire, gli sarebbe solo dispiaciuto non rivedere più il ragazzo romantico con cui aveva avuto la fortuna di passare la serata.

Ad ogni modo, nonostante cercasse di convincersi che tutto ciò che era successo la sera prima erano cose di una volta sola, non riusciva a smettere di pensare a Sebastian e a come aveva dormito bene quella notte tra le sue braccia. Fece bruciare il latte nel pentolino e quasi rovesciò il caffè sulla pila di temi che aveva da correggere da quanto era distratto.

Quando fu ora di uscire di casa per andare nel collegio femminile in cui insegnava, aveva ancora la testa tra le nuvole, ma ringraziò il suo orario e il fatto che per quel giorno avesse solo tre ore di insegnamento, di cui due erano un compito in classe con le ragazze dell'ultimo anno.

Diventare un professore non era mai stato il suo sogno, ma l'occasione era capitata a pochi mesi dalla laurea, quando un amico di suo padre lo aveva contattato per chiedergli se se la sentiva di fare un paio di ore di supplenza nel collegio femminile a Tenton di cui era preside. A quel tempo, Blaine si stava laureando in lettere, scelta dettata soprattutto dal fallimento della sua carriera a Broadway. Non c'era nulla da dire a proposito, non era entrato nelle università che aveva scelto e si era rifiutato di aspettare un altro anno per le audizioni; aveva cambiato percorso e, dopo aver provato il test di medicina – che non aveva passato –, aveva deciso di dedicarsi alla letteratura e allo studio della sua lingua madre. Gli piaceva leggere i classici e non trovò particolarmente difficili gli anni universitari.

Si ritrovò quindi a fare delle supplenze alla Constantine Private School, un liceo femminile che gli ricordava sempre la sua vecchia scuola superiore. Inaspettatamente, si trovò subito a suo agio e il preside, contento del suo rendimento, gli promise un incarico fisso una volta ottenuta la laurea.

Erano ormai quattro anni che Blaine insegnava Inglese e Storia alle ragazze dell'ultimo e penultimo anno del collegio, e poteva ritenersi soddisfatto del suo lavoro. Le sue alunne lo adoravano, anche se era particolarmente severo durante i compiti in classe e non regalava voti a nessuno. Una delle tante cose di cui andava fiero del suo metodo di insegnamento era che le sue lezioni erano molto rilassate e tranquille, nessuno aveva paura di lui e spesso riduceva le spiegazioni a dialoghi con le proprie studentesse. Ad esempio, non si sedeva mai dietro la cattedra, se non per firmare il registro o fare l'appello; di solito, si appoggiava al bordo del tavolo con il sedere di fronte alla classe e cercava di mettersi allo stesso livello delle sue alunne, conversando con loro di poeti, scrittori o fatti storici, chiedendo la loro opinione quando dovevano discutere dei libri e lasciandosi andare a una risata quando c'era qualche buffa situazione.

Sebastian diceva sempre che era troppo buono, che avrebbe dovuto essere più severo, ma Blaine proprio non sentiva il bisogno di dover alzare eccessivamente la voce o sgridare qualcuno quando non sapeva una data o non aveva letto il libro che avrebbero discusso quel giorno.

Quella mattina era talmente distratto, che per sbaglio imboccò la via più trafficata, rimanendo bloccato nel traffico mattutino e rischiando addirittura di arrivare in ritardo a scuola. Grazie a una scorciatoia e a una pazza corsa nel parcheggio, riuscì a entrare nella sua classe al suono della campanella, facendo sorridere confuse un paio delle sue ragazze. Biascicò un “Scusate per il ritardo” e, ancora con il fiatone, distribuì le fotocopie dell'analisi del testo che aveva preparato un paio di giorni prima. Quando ebbe finito di consegnare i fogli, si prese un attimo per bere un sorso d'acqua e sistemarsi il cravattino rosso che aveva attorno al collo che nella corsa si era un poco sgualcito, per poi controllare chi fosse assente e firmare il registro.

Finite le questioni burocratiche, ripescò gli occhiali dalla borsa e si sedette, come suo solito, sul bordo della cattedra, intento a osservare le ragazze fare il loro compito.

Una cosa certa dei compiti in classe del professor Anderson era che era praticamente impossibile copiare, visto che lui, a differenza di molti altri professori, passava tutto il tempo a guardare le proprie alunne e a controllare che non estraessero cellulari o bigliettini da tasche o maniche. Non girava tra i banchi, stava fermo immobile a controllare tutto, senza muovere un muscolo e senza dire una parola, sicuro che nessuna avrebbe mai avuto il coraggio di imbrogliare.

Passò più di mezz'ora in quella posizione con le braccia incrociate al petto ma sfortunatamente le mente non dove avrebbe voluto lui. Provò almeno per una decina di volte a raccogliere le idee e organizzare la lezione che avrebbe avuto quel pomeriggio in terza, ma, ogni volta che la sua concentrazione veniva meno, si ritrovava a pensare al sorriso del suo meraviglioso ragazzo la sera precedente. Era incredibile, non si ricordava di essersi mai sentito così nei confronti di Sebastian. Aveva sempre provato un grandissimo desiderio per lui, sostituito poi dall'amore quando aveva imparato a conoscerlo meglio, ma non c'era mai stato un momento della loro storia in cui il cuore gli battesse così forte al solo pensiero di un bacio e una carezza. Ringraziò il fatto che le sue alunne fossero così concentrate sulla verifica e non notassero la sua espressione così stranamente felice e contenta.

Era passata un'ora da quando il compito in classe era iniziato e Blaine ormai aveva rinunciato a programmare la sua lezione del pomeriggio, visto che la sua mente si rifiutava di collaborare. Guardò l'orologio e annunciò che mancava solo un'ora alla consegna, ma non riuscì a finire di parlare, visto che qualcuno bussò alla porta.

“Avanti,” disse Blaine, senza distogliere lo sguardo dalle sue studentesse; sapeva che approfittavano sempre di momenti del genere per scambiarsi una parola e magari la risposta giusta a un quesito.

Lanciò un'occhiata alla porta quando la sentì aprirsi, per poi vedere la bidella con uno sguardo svogliato appoggiarsi contro lo stipite di legno.

“Señor Anderson,” cominciò lei con un forte accento spagnolo. “Potrebbe uscire un momento de la clase?”

Blaine corrugò le sopracciglia, infastidito. “No non posso, stiamo facendo compito, di cosa si tratta?”

“C'è una cosa per lei, señor. Se vuole gliela porto en la clase, ma non glielo recomiendo. Potrebbe essere muy vergonzoso.”

Blaine scosse la testa e tornò a guardare le sue alunne, alcune cercavano di mascherare un sorriso per ciò che aveva detto Consuelo, ma lui sospirò e alzò gli occhi al cielo.

“Portami pure questa cosa qui Consuelo, non importa.”

Peor para usted,” mormorò la bidella prima di uscire dalla classe, lasciando la porta aperta, per poi riapparire un secondo dopo con un enorme mazzo di rose rosse.

Blaine divenne della stessa identica tonalità delle rose in un secondo netto.

Cos-cos-” provò a balbettare, ma la bidella lasciò le rose sulla cattedra, tra le risatine generali stupite delle ragazze.

“Ve l'avevo detto,” lo interruppe Consuelo con un sorriso. “Buena giornata señor!”

Blaine la guardò uscire senza neanche riuscire a biascicare una parola, sentendo venti paia di occhi puntati sulle sue guance scarlatte. Si voltò verso la classe e quasi desiderò volersi seppellire quando notò come lo stavano guardando le sue alunne: alcune erano divertite, altre sembravano sul punto di sciogliersi, una si fece addirittura scappare un Awwwww ad alta voce.

“Tornate ai vostri compiti,” Blaine cercò di riprendere in mano la situazione e fece il giro della cattedra per osservare meglio le rose.

Erano a dir poco bellissime, erano confezionate in una carta bianca e rossa e su alcune di esse c'era ancora della rugiada. Nel prendere in mano il mazzo di fiori, Blaine notò che c'era anche una piccola bustina bianca. Sentì il cuore saltargli in gola quando la vide, perchè fu in quel momento esatto in cui realizzò che quelle rose gliele doveva pur aver mandate qualcuno e, se quel qualcuno era chi pensava lui, allora non sarebbe uscito vivo da quella classe. Con mani tremanti e avendo ormai dimenticato il compito in classe, aprì la busta, per tirare fuori un bigliettino che era a metà prestampato e metà scritto a mano in una calligrafia che Blaine avrebbe riconosciuto tra mille.

 

 

 

 

Si rese conto di aver ridacchiato ad alta voce solo quando udì la propria voce echeggiare nell'aula in silenzio. Di colpo, il sorriso leggero che aveva sulle labbra si congelò in una smorfia, pensando a ciò che avrebbe visto una volta alzato il capo. Molto lentamente posò gli occhi sulla classe e, se non era ancora arrossito abbastanza, le occhiate curiose delle sue alunne lo trasformarono della tonalità del suo cravattino. Alcune bisbigliavano divertite con altre, mentre invece le più impavide allungavano il collo per cercare di intravedere cosa ci fosse scritto sul biglietto. E poi, ovviamente, arrivò anche il commento di Fiona.

“Prof il suo spasimante deve essere proprio cotto di Lei. Ha idea di quanto costa un mazzo di rose del genere a giorno d'oggi? Mi raccomando, ci inviti al matrimonio.”

La classe scoppiò a ridere per la battuta della ragazza e per l'eccessivo imbarazzo di Blaine, che era sicuro di avere l'aspetto di un sedicenne la prima volta che riceve un regalo simile. Il che, oltretutto, era vero, visto che nessuno lo aveva mai sorpreso con un mazzo di fiori così bello, ma non ci teneva che le sue studentesse venissero a conoscenza di tale fatto.

Visto che la situazione era ormai fuori controllo, Blaine si schiarì la voce e assunse il tono più autoritario possibile, tornando a sedersi sul bordo della cattedra in modo da coprire rose e biglietto con la schiena.

“Avete ancora quarantacinque minuti,” disse, cercando di riacquistare la sua solita parlantina decisa, ma riuscendo a balbettare comunque, ancora troppo scioccato da quello che era appena accaduto.

Le ragazze capirono che non era più momento di scherzare, quindi tornarono ad abbassare il capo sui loro compiti, persino Fiona, sebbene il sorriso beffardo che aveva sulle labbra non diede segno di voler sparire.

Blaine tornò a guardare la classe, ma si ritrovò a pensare alle sue rose e al romanticissimo gesto che aveva fatto Sebastian esattamente due minuti dopo che il silenzio tornò a regnare nella sua aula. Ci provò con tutto se stesso, ma non riuscì a fermare l'espressione contenta e decisamente innamorata che era sicuro avere sul volto.

Al suono della campanella, ritirò tutti i compiti e arrossì nuovamente quando i suoi occhi caddero sulle rose. Non vedeva l'ora di tornare a casa e ringraziare Sebastian per quel regalo e per tutte le emozioni che gli stava facendo vivere con gesti così semplici e bellissimi. Radunò le sue cose, ripose con cura il biglietto dentro l'agenda e tenendo i registri con un braccio e le rose con la mano libera, uscì dalla classe diretto all'aula professori.

Non fece neanche un paio di passi prima che una voce alle sue spalle lo fece fermare sul posto.

“Prof, posso scambiare due parole con lei?”

Blaine avrebbe riconosciuto quella voce e quel tono canzonatorio ovunque.

Si voltò di scatto e non riuscì a tenera la bocca chiusa, perchè Sebastian era appoggiato con la schiena contro il muro, indossava uno dei completi più eleganti del suo armadio, quello grigio scuro deliziosamente stretto sulle spalle e lo stava guardando con un sorriso divertito.

Blaine lo fissò incredulo per un paio di attimi con la bocca aperta, cercando di dire qualcosa, ma non riuscendo a pronunciare neanche una singola sillaba, visto lo shock di trovare Sebastian proprio lì a scuola.

Sebastian ridacchiò e fece un sorriso ancora più ampio, per poi fare un paio di passi nella sua direzione e fare un cenno con la testa verso le rose che Blaine teneva strette in mano.

“Che belle rose. Chi te le manda deve avere decisamente buon gusto, non trovi?”

A quelle parole, Blaine riuscì a distendere le labbra in un sorriso, alzando un poco il capo per fissare Sebastian negli occhi che si era fermato a una spanna da lui. Non lo stava sfiorando, ma Blaine riusciva a percepire benissimo il suo calore. Avrebbe mentito nel dire che in quel momento non avrebbe voluto saltargli al collo, lì in quel corridoio affollato.

Fu quando fece quel pensiero che si rese conto di dove fossero e della gente che li stava sicuramente fissando. Si guardò intorno e, come previsto, non c'era una singola ragazza che passava per il corridoio che non li guardasse interessata.

Tutti a scuola sapevano che il professor Blaine Anderson era gay, anche perchè era un po' impossibile non immaginarlo dal modo in cui andava conciato in giro praticamente tutti i giorni, ma quasi nessuno sapeva che avesse un fidanzato: un po' perchè Blaine non nominava mai Sebastian, un po' perchè nessuno glielo aveva mai chiesto apertamente.

Blaine potè solo immaginare un paio della serie di gossip a cui avrebbe dato inizio quella visita, ma si ritrovò a pensare che non gli interessava più di tanto, non quando Sebastian era lì di fronte a lui, bello come il sole e con uno sguardo adorante che ben poche volte gli aveva visto fare.

“Cosa ci fai qui?” si sentì dire a bassa voce, appartandosi a un lato del corridoio e cercando di non attirare troppa attenzione su di loro.

“Veronika mi ha cacciato dall'ufficio e ho pensato di venire a trovarti. Non ero mai venuto qua, devo dire che è addirittura peggio di quanto credessi... e io che pensavo non potesse esistere qualcosa di più disgustoso di una scuola pubblica.”

Blaine non riuscì neanche ad arrabbiarsi, perchè Sebastian era lì e non era frutto della sua immaginazione. Si morse il labbro e scosse la testa, stringendo forte il mazzo di rose che teneva in mano. “Grazie per le rose, sono bellissime, anche se mi hai fatto fare una figuraccia.”

“Te le hanno portate durante il compito in classe?”

Blaine annuì e ridacchiò, ricordando con imbarazzo la scenata di poco prima.

“Allora è andato tutto secondo i piani.”

“... scusami?” Blaine lo guardò sbarrando gli occhi.

“Certo, ho fatto in modo che ti venissero consegnate mentre eri in classe, volevo che le tue alunne sapessero che hai un fidanzato che ti ama così tanto da spedirti un mazzo di rose mentre stai facendo lezione.”

Blaine aprì la bocca per replicare, ma non riuscì a trovare niente da dire. Sebastian lo aveva lasciato ancora una volta senza parole.

Gli si avvicinò un po' di più, ignorando le ragazze che li fissavano e si morse il labbro. “Ti amo tantissimo.”

A Sebastian si illuminò il viso quando udì quelle parole. Blaine quasi si aspettava che si chinasse e lo baciasse, ma invece il ragazzo fece un passo indietro e gli fece un cenno in direzione del corridoio. “Posso accompagnarla alla sua prossima classe, Prof?”

Blaine ridacchiò. “In realtà devo andare in sala professori, puoi accompagnarmi fin là.”

“Con molto piacere,” commentò Sebastian scherzoso, seguendo Blaine che si era messo a camminare nel corridoio affollato di ragazze che bisbigliavano tra di loro.

Dopo un paio di attimi di silenzio, cercando di farsi strada tra la folla di estrogeni, Blaine udì Sebastian ridacchiare.

“Come mai ridi?”

“Avrei pagato oro per vedere la tua faccia tutta imbarazzata quando hai visto le rose.”

Blaine alzò gli occhi al cielo. “Le mie ragazze si sono divertite un sacco, probabilmente ti venerano già come un Dio.”

Sebastian rispose con una risata, fermandosi poi assieme a Blaine accanto a quella che presumeva essere l'aula prof, e che brulicava di docenti e studentesse.

“Beh, io sono arrivato.”

Sebastian fece un passo in avanti, annullando di molto le distanze tra di loro.

“Sono contento di essere venuto a trovarti,” sussurrò Sebastian in modo che solo Blaine potesse sentirlo. “E poi sei tremendamente bello oggi, sarebbe stato un peccato non potermi godere questo spettacolo.”

Blaine deglutì a fatica, fissando gli occhi verdi di Sebastian, ma non riuscì a dire una sola parola, visto che due secondi dopo il suo ragazzo lo sorprese con un bacio sulla bocca che, sebbene fosse a stampo, riuscì a infondergli un'incredibile dolcezza e tenerezza. Non durò più di un paio di secondi, ma quando Sebastian si allontanò da lui, Blaine si sentì stordito come dopo un'ora passata a pomiciare.

Non trovò nulla di giusto da dire, quindi si limitò a fissare Sebastian, sperando che tutto l'amore che sentiva nel cuore riuscisse ad arrivare al lui.

Sebastian sembrò particolarmente soddisfatto di avergli fatto perdere per l'ennesima volta l'uso della lingua. Gli accarezzò una guancia, sorrise sornione e fece un paio di passi indietro per allontanarsi da lui.

Prima di sparire dietro l'angolo del corridoio però, gli fece l'occhiolino e richiamò la sua attenzione.

“Blaine,” disse a voce alta in modo che tutta la gente nel corridoio che poco prima li aveva visti baciare lo sentisse. “Non tornare a casa tardi, ti porto a cena fuori stasera!”

Blaine si ritrovò nuovamente a balbettare confuso, ma Sebastian era già sparito, lasciandolo in mezzo al corridoio ad arrossire come un peperone, circondato da ragazze che o lo invidiavano o lo trovavano decisamente adorabile.

Era abbastanza sicuro che entro l'ora di pranzo tutta la scuola avrebbe saputo del fidanzato del professor Anderson, del fatto che lo aveva baciato in mezzo al corridoio e che fosse decisamente un gran bel tipo.

Ma Blaine era troppo occupato a fantasticare sulla serata fuori con Sebastian per interessarsi ai gossip.

 

 

 

 

Erano le cinque quando Blaine riuscì finalmente a entrare in casa, con il suo mazzo di rose rosse premuto contro il petto e la borsa con i libri della scuola che gli stava tranciando una spalla. Lasciò cadere la tracolla a terra con un tonfo nell'esatto momento in cui Mary gli corse incontro scodinzolando e facendogli le feste, estremamente contenta di vederlo dopo tutta la giornata in casa da sola. Facendo bene attenzione a non sgualcire le rose, si accucciò per terra per coccolare la sua cucciola, facendola rotolare sulla schiena e grattarle la pancia. Fu mentre era accucciato che si accorse della valigetta del lavoro di Sebastian appoggiata al mobiletto che avevano all'ingresso, segno che il suo ragazzo era in casa.

A quel pensiero, il cuore cominciò a battere più veloce, si sentì la gola secca e le mani sudate, agitato senza neanche sapere perchè. Si alzò da terra si avviò in cucina per mettere a bagno le sue bellissime rose, con Mary alle calcagna un po' infastidita che il suo padrone avesse smesso di coccolarla.

Blaine udì il suono di passi nel corridoio mentre stava riempendo il vaso per i fiori con l'acqua, ma non si volto finchè non sentì un paio di occhi fissargli il capo. Quasi si sentì mancare il fiato nel petto nel vedere Sebastian abbottonarsi la camicia sulla soglia della cucina con uno sguardo che sembrava fosse sul punto di volerlo divorare.

“Mi sembrava di aver sentito qualcuno entrare in casa.”

Blaine non rispose a parole a quell'affermazione, lasciò il vaso colmo d'acqua sul tavolo accanto al mazzo di fiori e con un paio di falcate raggiunse Sebastian, per cingergli il collo con le braccia e baciarlo come era tutto il giorno che desiderava fare. Il ragazzo, che ovviamente non si aspettava una reazione del genere, indietreggiò sorpreso fino ad appoggiarsi con la schiena allo stipite della porta, ma non si trattenne nel baciare Blaine, stringendogli il torace con un braccio e accarezzandogli il viso con una mano.

Blaine cercò in tutti i modi di simulare i baci che si erano scambiati lui e Sebastian la sera prima, quelli così profondamente pieni di dolcezza da fargli quasi andare in tilt il cervello, da stordirlo come se avesse preso una botta in testa.

Senza preoccuparsi di stropicciargli la camicia, si aggrappò ancora di più alle sue spalle, alzandosi sulla punta dei piedi per poterlo baciare più profondamente, per poter passare liberamente le dita tra i suoi capelli, per accompagnargli il viso nel bacio e sentirlo il più vicino possibile.

Si allontanò da lui quando il bacio si tranquillizzò, lasciandoli a scambiarsi semplici carezze con le labbra umide.

“Uhmmm,” mormorò Blaine, facendo scontrare il naso con quello di Sebastian, gli occhi chiusi e la mente focalizzata sul gusto così dolce che sentiva sulla punta della lingua. “E' tutto il giorno che voglio farlo. Da quando ho letto il biglietto delle rose.”

“Io è da quando ti ho lasciato a dormire nel letto stamattina che voglio baciarti così,” fu il sussurro basso di Sebastian che, se possibile, fece squagliare ancora di più Blaine. “Avrei voluto baciarti così anche stamattina a scuola, ma ero abbastanza sicuro che mi avresti ucciso sul posto usando uno di quei mattoni che fai leggere a quelle povere delle tue ragazze.”

Blaine ridacchiò e aprì gli occhi, solo per trovare Sebastian fissarlo con uno sguardo così innamorato che per un attimo si dimenticò cosa volesse dirgli.

“Sì, con ogni probabilità staresti morto.”

“Meno male che sono previdente.”

Blaine fece un'altra piccola risata, interrotta da un altro bacio e un altro ancora, un circolo vizioso che gli faceva perdere la concezione del tempo e dello spazio. Fu riportato sulla terra da Mary che gli mordicchiava il polpaccio per giocare.

Blaine la ignorò, cercando gli occhi di Sebastian che erano fissi sulla loro cucciola. “Ma dobbiamo proprio uscire stasera? Ordiniamo una pizza e ce ne stiamo tranquilli, così posso ringraziarti a dovere della meravigliosa sorpresa che mi hai fatto oggi.” Cercò di dire quelle parole nel modo più sensuale possibile, abbassando il tono di voce e puntando sul suo sguardo sexy che riusciva sempre a far capitolare Sebastian. Blaine lo guardò mordersi il labbro, valutando se accettare o no l'offerta, ma poi, con suo grande stupore, fece no con la testa e lo baciò a stampo sulle labbra.

“Per quanto possa essere allettante questa proposta, mi trovo costretto a declinare, professore,” gli accarezzò la guancia prima di raggiungere il tavolo e togliere la carta trasparente dalle rose per mettergliele a bagno. “Vai a farti la doccia e a vestirti, ho prenotato il ristorante e devo portarti in un posto prima.”

“Che posto?”

“E' una sorpresa, fila sotto la doccia.”

Blaine provò a mettere il broncio e a farsi dire dove sarebbero andati, ma Sebastian tenne le labbra sigillate in un ghigno, facendolo sospirare sconfitto.

Mezz'ora dopo erano pronti per uscire, moderatamente eleganti ed entrambi freschi di doccia; ma quando Blaine uscì dalla camera e trovò Sebastian che lo aspettava all'ingresso, non potè che arrossire per il modo in cui lo guardò il suo ragazzo, come se non avesse visto nulla di più bello in vita sua. Di solito quando uscivano, rigorosamente con gli amici, gli unici commenti che lasciavano le labbra di Sebastian erano relativi al suo sedere fasciato nei jeans e tutto ciò che otteneva era una pacca sul fondoschiena mentre uscivano di casa. Sicuramente quella era la prima volta che Sebastian si prendeva la briga di ammirarlo a quel modo e di fargli tremare le ginocchia quando si avvicinò a lui e lo guardò rapito.

“Sei bellissimo,” gli sussurrò a fior di labbra prima di baciarlo piano, rischiando di farlo sciogliere in quel punto preciso. Blaine si leccò le labbra quando Sebastian si allontanò, senza trovare nulla di appropriato da dire.

Sebastian gli fece cenno di uscire e, dopo aver salutato Mary, si avviarono giù dalle scale in silenzio, scambiandosi ogni tanto qualche sguardo o qualche sorriso. In realtà, Blaine non sentiva il bisogno di parlare, visto che era intensamente concentrato a ricordarsi quando era stata l'ultima volta che Sebastian lo aveva portato fuori per cena.

Udì di sfuggita il portone chiudersi alle loro spalle ma ciò che lo riportò sulla terra dai suoi pensieri furono le dita lunghe e sottili di Sebastian che andarono a intrecciarsi con le sue. Blaine abbassò lo sguardo incredulo nel vedere che il suo ragazzo lo stava davvero tenendo per mano in mezzo alla strada trafficata di quel martedì sera.

“Guarda che non c'è bisogno di sorprendersi così tanto, eh,” ridacchiò Sebastian al suo fianco guardandolo divertito.

“Zitto,” scherzò Blaine, stringendo la mano di Sebastian nella sua e cercando di abituarsi a quella nuova sensazione che per anni aveva potuto solo immaginare. E niente di tutto quello che aveva pensato era paragonabile alla realtà di avere le dita del suo ragazzo intrecciate con le sue in una carezza.

Concentrato come era sul fatto che Sebastian lo stesse davvero tenendo per mano e non fosse come al solito a mezzo metro da lui con le mani in tasca, Blaine ci mise un po' a rendersi conto che non si erano diretti verso la macchina di Sebastian, stavano proseguendo lungo il marciapiede verso il centro città.

“Non prendiamo la macchina?” domandò incuriosito.

“Nah, è qui vicino, e poi avevo voglia di fare una passeggiata.”

A quelle parole, Blaine provò a fare mente locale sui ristoranti della zona, ma rimase col dubbio fino a quando, quasi dieci minuti dopo Sebastian si fermò davanti a una vecchia tavola calda che doveva avere come minimo cinquant'anni, visto l'arredamento retrò che si poteva intravedere dalle grosse finestre. Era uno di quei diner di poco conto in cui i lavoratori consumavano in fretta un pasto caldo e i ragazzi bighellonavano finita la scuola. Insomma, era tutto tranne che il ristorante che si era immaginato durante il tragitto. Eppure c'era qualcosa di familiare in quei tendoni a strisce beige e rossi, ma Blaine non riuscì a spiegarsi per quale motivo gli diedero quella strana sensazione di dejà vu.

“Uhmmmm, hai davvero rinunciato a pizza e sesso per venire a mangiare... qui?” domandò Blaine scettico, alzando lo sguardo per incontrare gli occhi di Sebastian.

Il ragazzo lo guardò divertito e gli cinse le spalle con un braccio, attirandolo contro il suo petto e baciandogli la fronte. “Non te lo ricordi davvero?” gli sussurrò in un orecchio, e bastarono quelle parole ad accendere la lampadina nel cervello di Blaine. Un ricordo che pensava fosse andato perduto.

 

 

 

Si rigira tra le lenzuola umide per riprendere fiato, una mano ad asciugarsi la fronte, mentre dietro di lui il respiro affannoso di Sebastian scandisce i secondi che passano. Si sdraia sulla schiena accanto al ragazzo, fissando il soffitto e chiudendo gli occhi, sulla lingua ancora il sapore dei baci che lo hanno scaldato fino a poco fa. Il silenzio li avvolge in una dolcissima carezza; Blaine è così rilassato che rischia di addormentarsi, ma il rumore del suo stomaco che gorgoglia gli fa sbarrare gli occhi imbarazzato.

La risata di Sebastian riempe il vano e un secondo dopo Blaine si ritrova il ragazzo spalmato in mezzo alle sue gambe che lo guarda con gli occhi scuri.

Pronto per il terzo round?”

Blaine vorrebbe dire di sì, ma il suo stomaco che brontola lo precede, strappando un'altra risata da Sebastian.

Veramente avrei un po' fame. Che ne dici se prima mettiamo qualcosa sotto i denti?”

Sebastian fa una smorfia, infastidito. “Il frigo è vuoto.”

Potremmo uscire.”

Scordatelo,” risponde lui con uno sbuffo, “Cosa non hai capito del fatto che io e te ci vediamo solo per scopare?”

Blaine lo guarda alzarsi dal letto e sospira. “Ma non sarebbe un appuntamento, dai, non ti incazzare così. Devi capire che ho fame e non posso fare ancora sesso con te se prima non mangio qualcosa. Non sono interessato a uscire con te, te l'ho detto.”

Sebastian lo guarda da dietro il ciuffo di capelli castani, inclinando la testa di lato. “Non è un appuntamento?”

Blaine sospira. “No, assolutamente no.”

Sebastian ghigna alla conferma del ragazzo per poi lanciargli la maglietta rimasta abbandonata sul comò dritta in faccia.

Va bene, ma paghi tu.”

 

 

 

 

Blaine riemerse dal suo ricordo e spalancò la bocca, cercando di trovare le parole giuste da dire.

“E' la tavola calda del nostro primo appuntamento,” mormorò dopo un poco, riuscendo a vedere lui e Sebastian quasi quattro anni prima sgranocchiare patatine a uno dei tavoli che davano sulla strada, ignari di cosa aveva in serbo per loro il futuro.

“Mi sembra di ricordare che quello non era un vero e proprio appuntamento,” ridacchiò Sebastian al suo fianco, stringendo la presa che aveva attorno alle sue spalle.

“Oh sì che lo era, solo che non eri ancora preso di me per capirlo, mentre io ero già vergognosamente cotto di te.”

Sebastian rise. “Vergognosamente?”

“Assolutamente sì, visto che a te non interessava altro che il mio culo. Però... però dopo quella sera mi ricordo che... che le cose cominciarono ad andare meglio tra noi.”

Blaine tornò a fissare il tavolino a cui era sicuro lui e Sebastian avevano mangiato, riso e flirtato, per poi tornare a prestare la sua attenzione al suo ragazzo quando ritornò a parlare.

“Sai perchè le cose cominciarono ad andare meglio?”

“No, perchè?”

“Perchè quella sera mi sono accorto che ero perdutamente innamorato di te.”

A Blaine si bloccò il cuore nel petto quando il sussurro di Sebastian raggiunse le sue orecchie. Lo guardò in volto con gli occhi lucidi e sentendo l'amore che provava per il suo ragazzo scorrere nelle vene fino ad arrivare al cervello e annebbiargli ogni capacità di giudizio.

Sebastian sorrise e indicò lo stesso tavolino che poco prima stava fissando Blaine. “Eravamo seduti lì e stavamo mangiando la seconda porzione di patatine della serata. Io ti stavo prendendo in giro dicendoti che per bruciare tutti quei grassi avremmo dovuto fare il doppio dell'esercizio. Tu mi hai guardato dritto negli occhi e in quell'istante è come se ti avessi visto per davvero per la prima volta. Quello è stato il momento in cui sei diventato tutto il mio mondo.”

Blaine cercò in tutti i modi di combattere la commozione che gli bagnava gli angoli degli occhi e trovò che il modo più giusto fosse quello di saltare al collo di Sebastian e baciarlo sulle labbra fino a che non avrebbe più avuto fiato nei polmoni. Rimasero abbracciati sul marciapiede a baciarsi teneramente, fino a quando il clacson di una macchina non li fece spaventare, costringendoli ad allontanarsi l'uno dalle labbra dell'altro.

“Ci tenevo davvero tanto a portarti qui, anche se sono passati tanti anni, non potrei mai dimenticarmi di quella serata.”

Blaine si morse il labbro, spaventato che il cuore potesse scoppiargli nel petto da quanto era felice.

“Ti amo così tanto.”

Sebastian ridacchiò e si chinò per baciarlo a stampo sulle labbra. “Anche io. E ora, le opzioni sono due. Potremmo cenare qui con patatine e milkshake, oppure, in fondo alla strada hanno aperto una nuova brasserie che mi ha consigliato Veronika, dove hanno una grandissima selezione di vini e un tavolo prenotato a nome Smythe.”

Blaine scoppiò a ridere, scuotendo la testa e allungando la mano per intrecciare le dita con quelle di Sebastian. “Questo posto è sicuramente magico, ma credo di preferire il tavolo a nome Smythe.”

Si incamminarono verso il ristorante tenendosi per mano e ricordando il primo periodo che stavano insieme: quando ancora Blaine non abitava a Trenton e faceva avanti e indietro da Philadelphia per le supplenze alla Constantine Private School, il piccolo appartamento di Sebastian dove si incontravano ogni qual volta Blaine era in città, il primo periodo a fare finta di non stare insieme, la consapevolezza che erano inconsciamente diventati fidanzati e tutte le pietre miliari che li avevano portati fino a quel punto, a quel ristorante e a quel rapporto che, nonostante tutte le preoccupazioni di Blaine, sembrava più saldo e forte che mai.

Trascorsero la sera in un tavolo appartato in fondo al locale. Risero, flirtarono, si scambiarono baci poco casti nascosti dalla visuale dei camerieri e arrivarono a fine pasto senza neanche aver aperto la bottiglia d'acqua che avevano ordinato, finendo completamente quella del costoso vino che Sebastian si era fatto portare.

Tornarono a casa dopo una fetta di torta al cioccolato che Sebastian insistette a dividere, sghignazzando e scambiandosi piccoli baci nel tragitto, Blaine appollaiato sotto il braccio del suo ragazzo per cercare di non traballare troppo. Non era ubriaco, ma non era nemmeno sobrio, ma visto che tra i due era sicuramente Sebastian quello che reggeva meglio l'alcol, decise di affidarsi completamente a lui per tornare a casa e per aprire portone.

Mentre aspettavano l'ascensore, completamente soli nelle scale, Blaine non resistette più, aggrappandosi completamente alle spalle di Sebastian e cercando la sua bocca per baciarlo in un modo che in pubblico era davvero poco consono.

Come aveva previsto, il ragazzo capì esattamente dove Blaine voleva andare a parare, e non interruppe quel contatto, tirandolo dentro l'ascensore senza smettere di baciarlo e mordicchiargli le labbra.

Blaine cominciò a sentire un'ondata di caldo travolgerlo, anche se non capiva se per colpa del vino o di quei baci infuocati, quindi cominciò a sbottonare la sua camicia e quella di Sebastian mentre ancora erano sotto le luci accecanti dell'ascensore. Quello che non si aspettava erano le mani di Sebastian che lo fermavano mentre gli stava sbottonando i primi bottoni.

“Vacci piano, Killer,” ridacchiò contro le sue labbra umide, tornando a baciarlo e a trascinarlo fuori dall'ascensore verso il loro appartamento.

Blaine non ci rimase troppo male, pensando che in fondo poteva aspettare: avevano tutta la notte davanti a loro. Cercò di non lasciarsi scappare un gemito quando Sebastian lo spinse con la schiena contro la porta di casa per non smettere di baciarlo mentre cercava di infilare le chiavi nella serratura. Blaine non gli rese il compito più semplice, ovviamente, visto che decise in quel momento di far scorrere le dita tra i suoi capelli e far scivolare una mano a palpargli il sedere.

Il suono familiare della porta che si apriva lo elettrizzò ancora di più e subito le immagini di quello che da lì a poco lui e Sebastian avrebbero fatto gli annebbiarono la mente.

Chiusero l'uscio con poca grazia, senza prestare attenzione a Mary che era andata loro incontro e, cercando di farsi strada verso la camera da letto, andando a scontrare contro i muri visto che nessuno dei due aveva intenzione di interrompere il bacio.

Dopo aver abbandonato la sua camicia sul pavimento, Blaine tornò ai bottoni di quella di Sebastian, ma nuovamente venne fermato, questa volta in modo deciso.

Si staccò dalle sue labbra con le sopracciglia corrugate. Nonostante si sentisse la lingua impastata da quei baci e dall'alcol riuscì a mugugnare un “Perchè?” che fece sorridere Sebastian.

“Perchè voglio che tu sia sobrio,” fu il mormorio del ragazzo.

Blaine grugnì in disappunto, tornando a baciare pigramente le labbra di Sebastian. “Ma io sono sobrio,” mormorò dopo un poco. “Sobrisssssssimo!”

“Ah ha, ti vedo come sei sobrio.”

Blaine ignorò il tono divertito di Sebastian e mise su il broncio, cercando di invogliare il suo ragazzo cominciando a palparlo da sopra i pantaloni. “Ma io voglio fare sesso con te stasera.”

“Blaine,” il ragazzo disse il suo nome quasi dolcemente, accarezzandogli la guancia con il palmo della mano. “Voglio farlo quando sarai sobrio, non affrettare le cose. E in più sono abbastanza convinto che non appena tocchi il letto ti addormenti.”

Blaine riuscì a cogliere ben poco di quello che gli disse Sebastian, ma si allontanò da lui con fare teatrale alzando le braccia al cielo. “Ti faccio vedere io che non mi addormento!”

Dopo quell'esclamazione si lasciò cadere a peso morto sul letto e a Sebastian bastò contare fino a dieci prima di sentire il suo ragazzo cominciare a russare, esattamente come aveva previsto.

Sebastian alzò gli occhi al cielo, ma il sorriso rimase sulle sue labbra, estremamente soddisfatto di come era andata la serata. Distolse lo sguardo dai tratti addormentati di Blaine quando sentì la presenza di Mary contro la sua gamba. Si accucciò per accarezzarle il capo, ma notò che la cucciola non faceva altro che fissare Blaine sul letto.

“Stai tranquilla,” le disse. “E' ancora vivo.”

Il cane sembrò capire quello che gli stava dicendo, quindi cominciò a scodinzolare contenta e a mordicchiare la mano di Sebastian nel tentativo di tirarlo verso la porta di casa per farla uscire.

“Sì, un attimo, ora andiamo,” rise Sebastian grattandole il collo prima di alzarsi in piedi. “Devo fare una cosa prima,” mormorò tra sé e sé alzando lo sguardo verso il fidanzato.

Lo raggiunse con un paio di falcate, gli tolse le scarpe e lo sistemò meglio sul letto, deciso a spogliarlo una volta che sarebbe tornato a casa. Si concesse un ultimo bacio prima di uscire, chiedendosi se avesse trovato il coraggio di arrivare fino in fondo.

 

 

 

 

 

 


Scusate l'attesa lunghissima per il terzo capitolo, ma spero che vi sia piaciuto <3

Grazie a chi continua a leggere, un bacione <3

Marti

   
 
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