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Autore: MerasaviaAnderson    12/11/2013    2 recensioni
"Io non so stare qui, ti scongiuro, riportami al mio mondo, Catnip!"
**
Innanzi tutto, vi annuncio che, al contrario di quel che potrete pensare dall'introduzione, questa nuova OS è assolutamente Everlak.
Spero che vi piacerà perché ci ho messo veramente l'anima, buona lettura! ♥
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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COME PER SVEGLIARLO

                          DA QUEL SONNO

                                 Infinito.
 
 
Una pace silenziosa regnava nel Distretto 12, quella mattina, erano appena le 08.30 quando il telefono di casa Mellark iniziò a suonare;
una ragazza di appena vent’anni scendeva le scale per rispondere, mentre cercava freneticamente di sistemare i suoi lunghi capelli in una treccia.
Afferrò la cornetta e rispose serena, con un sorriso, che nessuno vedeva sul suo volto da troppo tempo.
«Pronto?»
Ma una voce fredda e impassibile di una donna di mezz’età parlò dall’altro capo del telefono.
«Cerchiamo Katniss Everdeen.»
«Sono io, cosa succede?»
La ragazza si irrigidì e smise di intrecciarsi i capelli, sembrò iniziar a tremare, mentre i suoi occhi sembravano brancolare nel buio. Quella voce non prometteva nulla di buono.
«Chiamiamo dal Distretto 2, c’è stato un incidente» iniziò a tremare violentemente, mentre i suoi occhi facevano notare una grande preoccupazione: erano gonfi come nuvole nere, pronte ad esplodere.
«Cosa c’entro io?»
«Si tratta di Gale Hawthorne» una piccola pausa, che per Katniss durò una vita. Lui. L’involontario assassino della sua amata sorella, il migliore amico con cui aveva condiviso ogni momento della vita. «E’ morto un’ora fa.» Si fermò. Le nuvole grigie che aveva negli occhi esplosero: piovve sulle sue guance.
Era incredibile quanto fosse stata diretta la donna con cui parlava, fredda, insensibile, come uno dei vecchi ibridi di Capitol City.
‘Si tratta di Gale Hawthorne. È morto un’ora fa.’
Non credeva a quelle parole per quanto le potessero sembrare vere.
«Va bene … io … sarò lì.»
Senza attendere alcuna risposta, Katniss riagganciò la cornetta del telefono e iniziò ad urlare forte correndo per le scale con il volto spezzato da lacrime invisibili.
«PEETA! PEETA!»
Gridava forte, così forte in modo che l’Amato potesse udirla.
Bussava violentemente alla porta del bagno per attirare l’attenzione di Peeta, il suo giovane amore da quando aveva combattuto agli Hunger Games.
Dietro la porta sbucò un ragazzo dai boccoli biondi che ricadevano sulla fronte, lei gli piombò fra le braccia in lacrime senza dargli spiegazioni, né il tempo di parlare.
«Kat, cosa succede?» le chiese lui, in tono paziente come sempre. Le carezzava i capelli, come per incoraggiarla a parlare.
Tutti sapevano che Katniss non ci sapeva fare con le parole, ma almeno con Peeta, cercava di aprirsi.
«Gale, lui … lui … è andato via, Peeta: come Prim, come Finnick, come Cinna, come mio padre.»
Si dimenava fra le sue forti braccia, scossa da quel pianto isterico.
Non l’aveva mai odiato. Era solo rabbia per la morte di Prim, ma infondo sapeva che non era stata colpa sua.
«Partiremo per il 2, Katniss, adesso.»
Era bastato un semplice pianto disperato per convincere Peeta a portarla da Gale: il suo eterno rivale in amore, ormai morto.
Presero subito il treno che gli consentiva di andare al Distretto 2 più velocemente.
Il viaggio durò due ore e mezzo, lei disperata che guardava dal finestrino ogni Distretto passare davanti ai suoi occhi: l’11, il 10, il 9, l’8, il 7, il 6, il 5, il 4, il 3 e finalmente il 2, proprio quel Distretto che si fermava ad un passo dal punto di non ritorno;
Peeta seduto in silenzio accanto a lei, tenendole la mano tremante e guardandola con i suoi profondi occhi azzurri.
Scesero dal treno e si fecero strada verso una piccola casa del Distretto 2, entrando potettero vedere uno dei più grandi incubi di Katniss farsi vivo, lei, con la sua voce straziata e gli occhi che stavano per scoppiare di nuovo; lasciò la presa della mano di Peeta e si diresse verso il letto dove giaceva il corpo di Gale, si sedette su una sedia accanto al letto e si concesse, nuovamente, di piangere mentre accarezzava i suoi capelli scuri.
«Gale, sono io, la tua Catnip, quella bambina di dodici anni che osservava i tuoi lacci, ricordi?»
Si sforzò a fare un finto, triste, sorriso alla luce di quel ricordo, gli prese la grande mano gelata dalla morte.
«Gale, perdonami, non è stata colpa tua se è successo quel che è successo … »
Cosa si aspettava? Una risposta? Che accettasse le sue scuse? Che reagisse? Che la perdonasse? Forse in effetti era vero: si aspettava una reazione.
«Gale … » il suo tono debole iniziò a farsi più forte, più chiaro, quasi un urlo. Lo scuoteva, come per svegliarlo da quel sonno infinito. «Gale!» ora urlava, scossa dal pianto e debole nel vederlo in quel modo. «GALE, APRI GLI OCCHI! PARLAMI! SONO IO, SONO CATNIP, LA TUA CATNIP!»
Piangendo gettò la testa sul suo petto che non produceva più alcun movimento: la camicia bianca, di Gale, bagnata dalle sue lacrime, il suoi occhi chiusi, il suo cuore fermo.
«Gale … » adesso il nome del giovane era solo un impercettibile sussurro proveniente dalla bocca di Katniss.
La porta della camera di aprì, un passo poco leggero, che Katniss avrebbe riconosciuto ovunque, iniziò a farsi strada nella camera: Peeta.
Sentì un tocco leggero sulla sua spalla, poi il sussurro del suo nome.
«Kat … » bisbigliava Peeta, carezzandole le spalle. «Domattina lo trasferiranno nel 12, vuoi andare con lui?»
Non gli disse nulla, frustata dal proprio dolore e dal piangere sul corpo inerme del ragazzo, che da sempre era stato i suo migliore amico, ma che forse non aveva mai amato.
Si staccò da Gale, per rifugiarsi fra le forti braccia del suo Ragazzo del Pane: quelle braccia che le avevano placato gli incubi, quelle mani che le avevano procurato lividi, ma che poi il suo amore aveva curato.
 
 
 
 
Era il giorno della Mietitura, Katniss era dentro il Palazzo di giustizia del Distretto 12, in attesa di essere portata a Capitol City, al posto di Prim, la sua sorellina.
La porta si aprì e una lieve luce bianca varcava la soglia della porta in legno: quella luce iniziò a plasmarsi in qualcosa, in qualcuno, in Gale, nel suo fantasma.
Una morsa allo stomaco le impediva di respirare e guardava lo spettro con occhi pieni di lacrime pronte a scorrere.
Iniziarono a corrersi incontro per abbracciarsi: al contrario di quel che si aspettava Katniss, Gale non era incorporeo, la abbracciava, la stringeva, piangeva.
«Ascolta, Catnip.»
Lo strinse ancora di più, per non lasciarlo andare.
«No, Gale, ti prego, non dire una parola … »
«Catnip, è importante! Riportami al mio mondo, ti prego, solo tu puoi farlo! Io non so stare qui, ti scongiuro, riportami al mio mondo, Catnip!»
La stringeva forte e la avvolgeva nel suo bagliore.
Tutto bianco.
 
 
 
Si svegliò urlando, in lacrime, ma quella notte le braccia di Peeta non la salvarono dagli incubi.
Peeta la stringeva a sé, catturando tutte le sue lacrime, bisbigliandole che andava tutto bene, che era solo un sogno.
«Kat, su guardami!»
Lei lo guardò, e lui le potette vedere: vide quelle nuvole perennemente grigie che aveva negli occhi, che esplodevano mentre pioveva sul suo viso. Sembrava assente: lo guardava dritto negli occhi di con un’espressione trafitta in viso.
«Vuole tornare nei boschi.» mormorò lei debolmente. «Me lo ha chiesto, nel sogno, vuole essere sepolto lì.»
Continuava a fissare il cielo azzurro che Peeta aveva negli occhi, non guardava altro, solo lui, solo il suo cielo.
Lui le sfiorò le labbra screpolate con le sue e, con le mani, coccolava i suoi capelli scuri e sciolti.
«Shh … adesso dormi.» le sussurrò all’orecchio dopo aver terminato il bacio.
«Non voglio.» ribatté lei. «Non voglio dormire.»
Lui lo sapeva, conosceva quella risposta, conosceva Katniss.
Era plausibile: paura, paura di altri incubi che lui non avrebbe potuto curare.
Si appoggiò a lui, ma non dormì, stringeva fra i pugni la sua maglietta, come per sfogare la rabbia; lui le stava vicino, sapeva che la giornata che avrebbe dovuto affrontare non sarebbe stata per niente facile.
 
 
 
Quel giorno non volle vedere nulla della sepoltura di Gale, si rifugiò fra le braccia di Peeta, mentre lo seppellivano nei boschi, nel suo mondo, nel loro mondo.
Per lei quella situazione era inaccettabile.
Si inginocchiò di fronte alla lapide, guardò la foto e l’incisione sopra quel freddo pezzo di marmo bianco:
 
GALE HAWTHORNE.
22 ANNI.
DISTRETTO 12.

 
Lei poggiò la testa su quell’incisione e le scesero di nuovo le lacrime: un altro temporale scoppiò nei suoi occhi.
«Gale, hai visto … » sorrise triste. «Ti ho riportato nel tuo mondo.»
Nel mentre, il cielo continuava a popolarsi di nuvole grigie, cariche di pioggia che avrebbe camuffato le lacrime di Katniss.
Peeta si inginocchiò accanto a lei, mettendole una mano sulla spalla con premura.
«Sta per piovere. Sarà meglio tornare a casa, non credi?»
Alzò la testa dalla lapide e lo guardò, guardò di nuovo il suo cielo, i suoi occhi.
«Va bene.»
Dura. Fredda. Impaurita.
Posò un bacio sulle labbra del suo amato Peeta e in quel bacio potette rivedere tutte le persone che amava e che erano troppo lontane da lei: suo padre, Rue, Cinna, Finnick, Prim, Gale.
Li vedeva sorridere, darle speranza, incoraggiarla a vivere: erano diventati il suo unico obbiettivo per continuare la sua vita, l’avrebbe fatto per loro, perché sapeva che non l’avrebbero mai voluta accanto, non in quelle circostanze.
Il suo posto era lì, con Peeta.
Con il Ragazzo del Pane.







Angolo della Scrittrice
*Canticchia allegramente*
"Era un'estate di tanti anni fa ... quando venne scelta la localitàààà!" 
Oh, scusate, sono qui su EFP ... Mi pareva di essere ancora al mio amato Campo Estivo ... u.u
OOk ... So che non ve ne frega niente, ma per vostra informazione, ho finito Mockingjay ...  *^*
Dico apertamente che sono ancora in lutto per la morte di Finnick ... :'(
Scusate, ma non ho retto alla scena della testa di Finnick che vola via, mentre Annie sarà stata a piangere in qualche luogo consapevole che suo figlio non avrebbe mai avuto un padre ... :'(
Ok, basta pensieri tristi e commentiamo la storia.
Eh sì ... L'ho fatto morire: ho ucciso Gale.
Bene, sono assolutamente Everlak, ma ammetto che AMO il rapporto D'AMICIZIA che c'è tra Katniss e Gale, mi ricorda me e il mio migliore amico (a differenza che lui non ha una cotta per me xD).
Questa OS è venuta fuori improvvisamente tra l'ora di supplenza (con una professoressa da uccidere che mi odia) e quella matematica, è piuttosto drammatica, quindi si può dire che rispecchiava esattamente il mio stato d'animo in quei momenti. LOL!
Tutto è stato molto veloce, a partire dall'inizio quando è arrivata la notizia della morte di Gale, ho voluto sottolineare la freddezza e l'esser diretti che regna del Distretto 2. BUM!
Come un colpo per Katniss che subito va a cercare le braccia del Ragazzo del Pane (Non fate come mia mamma che entra in camera mia e legge una al posto della nella parola "Pane" xD) #°#
Tornando seri ... 
Qui abbiamo visto una Katniss non troppo OOC, a mio parere, perché secondo me la sua reazione alla morte di Gale sarebbe stata esattamente così anche nel libro: sarebbe stato a dir poco inaccettabile perdere colui che era pur sempre il suo migliore amico, come lo è stato perdere Prim.
Adesso voglio passare alla mia madre preferita: il sogno.
Accidenti! Per una volta devo ringraziare il mio dolor di stomaco che mi ha ispirato per quella parte (Vedi: "Una morsa allo stomaco le impediva di respirare") ... Be', ma la parte migliore è stata quella in cui lui le chiedeva di "Riportarlo al suo mondo" ovvero di seppellirlo nei boschi, dove lui avrebbe voluto scappare. 
Povero, Hawthorne ... ♥
Nell'ultima scena, Katniss non ha voluto vedere la sepoltura di Gale perché sarebbe stata troppo truce per lei, no? 
Ohh be' ... ma chi mi conosce sa che sono tragica e malefica. Muahahaha ♥
Adesso vado, ho un bel po' di persone da uccidere u.u
Ci sentiamo presto, Tributi! ♥

La vostra,
-Meras9100

P.s. Se volete potete contattarmi qui: --> Meras Efp

 
   
 
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