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Autore: Mirin    12/11/2013    0 recensioni
«Steph» disse invece, e la stava implorando «se ti faccio una domanda, rispondi sinceramente?»
Stefania sembrò ponderare la sua scelta. Sapeva già cosa Roberta stava per pronunciare con la sua boccuccia sottile. Quindi annuì, sapendo che ormai aveva le spalle al muro. Le aveva sempre avute, in verità; nel tempo, quel legame nero su bianco che era definibile come “amicizia” si era spinto in uno spettro grigio che non poteva essere chiamato, ma soltanto temuto. E se Stefania da parte sua aveva sempre cercato di allontanare quella riflessione dal suo cervello, Roberta non c’era mai arrivata.
Mai prima di quel momento.

dedicata alle mie migliori amiche, quelle coinvolte nella ship e quelle che si limitano a fangirlare su di loro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Stefania alzò gli occhi su di lei e corrucciò le lunghe sopracciglia nere.
«Hai ancora quel coso sul tuo salvaschermo?» chiese e schioccò la lingua sul palato, chiaramente superiore ed in totale disaccordo con i gusti della migliore amica.
Roberta si affrettò a riprendere il telefono dalle mani impazienti e nervose della ragazza mora, arrossendo oltre la carnagione lattea.
«Non sono fatti tuoi» la rimbrottò. Posò il telefono affianco alla sua mano, che riprese a svolgere la disequazione da cui era stata inghiottita un quarto d’ora prima.
Stefania dischiuse le labbra e sospirò. Non l’era mai piaciuto quell’Harry, su cui Roberta non faceva altro che parlare; ma più di tutti -e qui digrignò i denti- odiava quel Massimiliano, quel bamboccio al quale Roberta correva dietro, con quei suoi ricci castani e gli occhi verdi. Non era una semplice antipatia, era una vera e propria fissazione: più Roberta parlava di quel bambino, più a lei rischiavano di saltare le sinapsi. Era un nanetto, aveva il naso grosso e non la calcolava neanche a pagarlo. Lei, invece, la conosceva da una vita ed era al corrente di ogni piccolo dettaglio dell’esistenza di Roberta. Quel maledetto elfo non doveva neanche provare ad approcciarla, se ci teneva ai testicoli.
Stefania non era mai stata una ragazza particolarmente violenta o manesca, ma il pensiero di Massimiliano che prendeva tra le sue le mani candide e piccole di Roberta le faceva salire il sangue al cervello.
«Uh, una notifica!» esclamò Roberta al trillo del cellulare. Stefania tornò, stanca, a guardarla.
«Twitter?» chiese, sapendo che l’altra ragazza era una maniaca di quel social network.
Roberta scosse la testa: «Facebook.»
Poi squittì ed iniziò a saltellare su e giù dalla sedia come un’ossessa.
«Massimiliano-ha-messo-mi-piace-alla-mia-foto!» squittì e lo sguardo di Stefania si incendiò di rabbia. Prese la ragazza per un polso e la sbatté contro il muro bianco della cucina. Roberta la guardò, allibita.
«L’ha fatto?» sibilò. Roberta deglutì: non l’aveva mai vista in questo stato. Perché, di colpo, era diventata così… minacciosa? Come un cattivo che ti mette all’angolo. Una persona che non avresti mai sospettato di tale rabbia.
E il tutto -arrossì senza ritegno- sembrava uscita da una delle tante fanfiction lette sugli One Direction. Ma quella era la vita reale, e Stefania era arrabbiata con lei.
Roberta la guardò con occhi supplichevoli, ma Stefania non lasciò la presa.
Nessuna voleva ammetterlo, ma trovavano la cosa eccitante in modo spinoso.
«L’ha fatto?» sussurrò di nuovo Stefania, così vicina alla pelle di Roberta che questa sussultò, tremante.
«Sì, ma non m’importa» rispose ed abbassò la testa. Era alta qualche centimetro in più rispetto al metro e settantacinque di Stefania, ma in quel momento si sentiva sovrastata. Spezzata. Accerchiata. Dominata.
«Non mentire» ribatté l’altra ragazza, quella dal sangue latino «lo sai che ti scopro sempre quando lo fai.»
«Come quando ho detto che non mi piaceva Claudio?» Roberta cercava di essere sarcastica, ma il respiro claudicante la tradì.
«No, come in quarta elementare, quando dicesti di non essere stupida» la sua voce era talmente inflessibile e dura che la bionda non provò neanche a protestare.
«Steph» disse invece, e la stava implorando «se ti faccio una domanda, rispondi sinceramente?»
Stefania sembrò ponderare la sua scelta. Sapeva già cosa Roberta stava per pronunciare con la sua boccuccia sottile. Quindi annuì, sapendo che ormai aveva le spalle al muro. Le aveva sempre avute, in verità; nel tempo, quel legame nero su bianco che era definibile come “amicizia” si era spinto in uno spettro grigio che non poteva essere chiamato, ma soltanto temuto. E se Stefania da parte sua aveva sempre cercato di allontanare quella riflessione dal suo cervello, Roberta non c’era mai arrivata.
Mai prima di quel momento.
«Mi ami, Steph?»
Gli occhi antracite della ragazza si fissarono in quelli verdi della sua migliore amica. Erano entrambi un po’ lucidi, forse perché erano terrorizzate, forse perché erano emozionate.
«Sì.»
«Come ami Bianca e Camilla?»
Un piccolo ghigno si stampò sul viso bronzeo della ragazza. Che inetta, quella Roberta.
Non successe perché era romantico. Non successe perché era istintivo. Non successe perché doveva succedere.
Successe perché era un bisogno innegabile.
Stefania premette le sue labbra su quelle di Roberta.
Il suo primo bacio. Alla sua prima amica.
Ma quando le loro lingue si sfiorarono per sbaglio, smisero entrambe di pensare.
«Sai cosa direbbe Camilla, vero?»
«Che aveva già scritto questa cosa in un’originale.»

ladie’s a gentleman! (author’s corner):
#QUESTA STORIA NON PUO’ ESSERE CAPITA DA TUTTI, POICHÉ COINVOLGE PERSONE REALMENTE ESISTENTI#
La dedico a Steph e Robs, le mie due migliori amiche che PURTROPPO non sono fidanzate tra di loro, ma tollerano ed accolgono divertite l’enorme fanshipping che io e Bianca (l’altra mia migliore amica) creiamo su di loro in ogni momento della nostra giornata. Ragazze, vi voglio bene. (L)
Spero che comunque questa storia possa piacere agli estimatori del genere! Al più presto, altre fiction sulla Robania/Steberta (dobbiamo ancora trovare un nome)!
FEMSLASH/YURI FIGHTING! SORELLE, NON COMBATTIAMO NELL’OMBRA.
Kiss,
la vostra infreddolita Ladie.

   
 
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