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Autore: With H    12/11/2013    0 recensioni
"Per ogni generazione c'è una prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze delle tenebre.
Lei è la cacciatrice."
Ho scritto questa storia più di tre anni fa, allora mi sembrava bella.
Rose è la "discendente ideologica" di Buffy (The Vampire Slayer), telefilm a cui mi sono ispirata per la trama e la location, ma voglio sottolineare che non ci sono nè i personaggi nè la Sunnydale della serie di Joss Whedon, è tutto inventato da me anche se ad essa ispirato.
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si era fatto buio e soprattutto era tardi, sicuramente sua madre la stava già aspettando per la cena, si sarebbe arrabbiata parecchio, in quel periodo si arrabbiava continuamente, anche per le sciocchezze, e non aveva voglia di sentirla urlare...
Si guardò intorno, no, non riconosceva la strada che stava percorrendo. Eppure era sicura di aver imboccato la strada giusta uscendo dal liceo.
Detestava Midland, la nuova città in cui si era trasferita da poco, detestava il nuovo lavoro di sua madre che l'aveva costretta a lasciare San Francisco, certo, la periferia, ma era pur sempre San Francisco.
Erano arrivate lì da pochi giorni, avevano ancora tutti i pacchi sparpagliati per casa e quello era stato il suo primo, disastroso giorno di scuola, a metà novembre.
Si guardò intorno, quella strada era desolata e faceva piuttosto paura, avrebbe voluto trovare qualcuno a cui poter chiedere dove si trovasse, era sicura di aver preso la strada giusta, in fondo per arrivare a casa dal liceo, non era poi una strada così complicata: bisognava girare a sinistra e percorrere una lunga strada e poi prendere una strada ancora a sinistra e dopo qualche isolato si arrivava a casa sua, o almeno credeva... 
Probabilmente si era distratta mentre usciva da scuola. Era stata una giornata da dimenticare.
Poi ebbe la spiacevole sensazione di essere seguita, si guardò intorno ma non vide niente. Affrettò il passo.
Le case lungo quella strada si fecero più rade. No, di sicuro non doveva essere vicina a casa.
Sentì un rumore e sobbalzò, ora aveva paura ed iniziò a correre, i passi alle sue spalle si fecero a loro volta più veloci, non ebbe il coraggio di voltarsi a guardare, ma vedeva un'ombra avvicinarsi.
Poi sentì mancare la strada da sotto i piedi e cadde. Era caduta in un fosso o qualcosa del genere, ma non sentiva il dolore della caduta. Si mise seduta, dell'ombra che l'aveva seguita non c'era più traccia, ma quando si guardò attorno per controllare si accorse di trovarsi in un cimitero, era caduta in un fosso per una tomba.
Era spaventata, si alzò velocemente e cercò l'uscita. Com'era possibile che non si era accorta di essere finita lì? Di non aver visto le lapidi mentre correva?
Poi sentì un rumore, come un ruggito, ma più spaventoso. Si girò indietro e non vide nulla, prese un attimo fiato, aveva ripreso a correre senza rendersene conto, quando si rigirò vide qualcuno o qualcosa. Aveva un volto orrendo, demoniaco, con degli occhi gialli che risaltavano sul viso mostruoso. Era stato lui a fare quel rumore, qualsiasi cosa fosse.
Iniziò a correre terrorizzata, non aveva il fiato nemmeno per urlare e poi a che scopo? Chi l'avrebbe sentita in un cimitero?
Quel... quell'essere era sparito, ma le passarono per la testa immagini strane: occhi profondi e spaventosi; un simbolo per terra con delle candele ai vari angoli; sangue...
«La prescelta...» sentì una voce, un sussurro. Cercò invano da dove proveniva, ma non vide niente anche se continuava a sentirla.
Respirava a fatica e cercò di scappare ancora, finchè non si imbattè in qualcosa di strano.
C'era una lapide isolata, sembrava più recente rispetto alle altre, si avvicinò quasi attratta da questa e sbiancò.
" Rose Angie Holsen, 1995-2012. R.I.P "
Era... la sua tomba.
Sentì delle mani afferrarla e la cosa mostruosa che l'aveva seguita prima era alle sue spalle, mostrò i denti, affilati con i canini più lunghi e si avvicinò al suo collo.

 

Spalancò gli occhi e si rese conto che era solo un brutto sogno. Aveva ancora il respiro accelerato e sentiva ancora la tensione per la paura provata.
Si mise seduta ed affondò la testa tra le mani, quell'incubo l'aveva terrorizzata.
Si alzò dal letto ed andò a farsi una doccia, aveva bisogno di schiarirsi un po' le idee.
Era l'ennesima volta che faceva un sogno del genere. Forse quel film horror che aveva visto San Francisco qualche settimana prima l'aveva sugestionata un po' troppo.
Ma niente sarebbe stato peggio di quel giorno: il primo giorno nel Midland High School.
Indossò una maglia bianca con dei disegni astratti, un paio di jeans aderenti e le sue adorate All Star, si guardò allo specchio e il risultato le piaceva, certo non sarebbe stata popolare, ma in fondo non aveva mai ambito a questo, sperava solo di poter farsi degli amici. Si diede un'ultima sistemata ai capelli che erano liscissimi e sperò vivamente che sarebbero durati tutta la giornata, poi andò a scuola senza fare colazione, aveva lo stomaco accartocciato.
Il nuovo liceo era molto bello, forse più bello del vecchio, aveva moltissime attrezzature ed offriva corsi molto interessanti, c'era l'imbarazzo della scelta. Nella vecchia scuola era tutto molto diverso, forse perchè pur essendo una scuola di San Francisco si trovava in periferia.
A mostrarle tutto il campus, fu la professoressa Mandy Parker, di letteratura, che a quanto sembrava, era arrivata da poco lì, come lei.
Era abbastanza giovane, probabilmente aveva al massimo trent'anni, ed era molto affascinante con il suo carrè alla francese, gli occhi chiari ed un sorriso molto dolce.
Dopo aver visto l'edificio andò a posare la sua roba nell'armadietto. Forse non sarebbe stato tanto male come pensava.
«E tu?» una voce squillante risuonò alle sue spalle.
Rose si girò perplessa e vide davanti a sè una ragazza bionda, chiaramente tinta, con gli occhi di un celeste intenso, indossava la divisa da cheerleader ed era circondata dal branco di ochette come lei.
«Oddio, pensavo che la nuova ragazza da San Francisco fosse stata bellissima e alla moda...» disse facendo ridere tutti quelli che avevano sentito.
Sospirò, non aveva voglia di litigare, non il primo giorno.
«Mi dispiace deluderti.» rispose chiudendo l'armadietto ed andando verso la classe di matematica.
Pessimo inizio per il primo giorno.
Mentre sistemava un quaderno in cartella andò a sbattere contro un ragazzo.
«Ehi, fa' attenzione.» disse irritato.
«Scusami.» mormorò alzando lo sguardo.
Aveva i capelli scuri, un po' spettinati e gli occhi celesti. Quando lui la guardò, cambiò espressione in un sorriso.
Il suo amico che aveva visto tutta la scena sghignazzò divertito.
«Noi, non ci siamo mai visti?» chiese fissandola.
«No...» rispose sorridendo «Sono Rose, sono nuova...»
«Ah... che bello...» lei lo guardò perplessa «Oh, scusa... Io sono Jason, Jason Lewis.. . Ma tu puoi chiamarmi solo Jason...» disse porgendole la mano.
Rose sorrise.
«E io sono Malcom.» ribadì l'altro «Allora che fai di bello?»
«Dovrei andare a matematica.» disse.
«Ma guarda che fortuna! Anche noi stiamo andando lì.»
Rose sorrise ancora un po' perplessa e li seguì.
«Ma tu guarda... Il re degli sfigati ha finalmente trovato la fidanzata, quella nuova! » l'apostrofò la ragazza che aveva visto prima.
Sì, quella doveva essere la più popolare della scuola. Era abituata alle ragazze come lei, nel vecchio liceo ce n'erano almeno un paio che si contendevano il posto.
La giornata fu abbastanza noiosa e apparte Jason che si era dimostrato gentile con lei, tutti gli altri sembravano non essere molto entusiasti della nuova arrivata o si limitavano ad ignorarla.
Quando stava per uscire da scuola, la fermò un signore, prossimo ai quaranta, con dei capelli castani non più folti come dovevano essere qualche anno prima, gli occhi di un intenso blu coperti da un paio di occhiali rotondi. L'immagine di Harry Potter trent'anni dopo, pensò divertita.
«Tu devi essere Angie...» disse e lei annuì perplessa «Io sono Richard Daves, il... consulente.»
«Rose...» mormorò infastidita «Nessuno mi chiama mai Angy.»

La scrutava interessato, sembrava quasi sorpreso di vederla.
«Rose. Hai qualche minuto, dovrei parlarti...»
«Ho molto da fare.» rispose secca «Non vorrei trovarmi indietro con i compiti. Grazie comunque.» concluse ed andò via.
Aveva deciso che quel pomeriggio sarebbe tornata a San Francisco per salutare suo padre. Non aveva un ottimo rapporto con lui, non era mai stato molto presente neanche prima del divorzio con sua madre, però con il trasloco così veloce e frenetico e tutto il resto non aveva avuto il tempo di salutarlo, anche perchè lui era stato molto impegnato con il lavoro. Come al solito.
Prese il primo treno e passò lì tutto il pomeriggio. Non sapeva se San Francisco e la sua vecchia casa le sarebbero mancate, era una città troppo grande e frenetica per i suoi gusti e non si poteva mai stare tranquilli, probabilmente le sarebbero mancati gli amici, anche se poi riflettendoci non aveva mai avuto veri amici, aveva interessi troppo diversi dai suoi coetanei troppo interessati ad avere una macchina nuova, ad andare nelle migliori discoteche e a cambiare più fidanzati che calzini.
Forse sua madre aveva ragione, pensò mentre tornava in treno a Midland, forse lì avrebbero ricominciato una nuova vita. Serviva ad entrambe, dopo tutto quello che avevano passato nell'ultimo periodo.
Il vagone era quasi deserto, ad eccezione di un ragazzo che si trovava all'altra estremità e la osservava.
Si sentì un po' imbarazzata ad essere guardata da un ragazzo così bello, bello in modo fastidioso: aveva i capelli scuri un po' spettinati, due intensi occhi scuri incredibilmente penetranti e un sorriso magnetico, tralasciando il fisico da adone che traspariva sotto i vestiti.
Più volte aveva incrociato il suo sguardo e poi si era subito girata imbarazzata, così guardò fuori dal finestrino per distrarsi.
Ripensò a quella giornata a scuola: a quella ragazza, la cheerleader, che era stata così acida nei suoi confronti senza nemmeno conoscerla ed aveva immaginato che le avrebbe creato parecchi problemi, confidava in Jason, le era sembrato simpatico, certo, un po' impacciato e chiaramente attratto da lei, ma simpatico e poi c'era il suo amico Malcom. Le uniche due persone che si erano dimostrate gentili con lei.
Il treno si fermò di nuovo, l'ultima fermata prima di quella dove sarebbe scesa. Erano saliti degli strani tipi che l'avevano subito puntata, sembrava una di quelle gang di ragazzi che andavano in giro a rompere le scatole alla gente.
C'erano solo loro quattro, oltre a lei e il bel tenebroso.
Poi tutto successe in un secondo.
Improvvisamente il viso di quei quattro diventò terribilmente mostruoso, esattamente come quello che aveva visto nel suo sogno e si avventarono verso di lei. Urlò.
«Che ragazzina carina, non te l'ha detto la mamma che non si va in giro da soli dopo il tramonto?»
Li guardò spaesata e non riuscì a reaggire quando uno di loro l'afferrò violentemente e le abbassò la testa di lato avvicinandosi al suo collo.
Poi cadde a terra: il ragazzo aveva afferrato quella cosa e gli aveva dato un pugno, facendolo innervosire ancora di più. 
Rose provò a scappare, ma un altro di loro la fermò.
«Dove credi di andare?» le chiese sbattendola contro il muro.
Provò a morderle il collo, ma ebbe una prontezza di riflessi che stupì persino se stessa, gli diede un calcio e riuscì a sfuggirgli, anche se per poco.
«Attenta!» urlò il ragazzo che ormai era aggredito dagli altri tre.
Riuscì a parare il colpo senza alcuna difficoltà e poi gli diede un pungo che quasi lo stese, ma non servì a fermarlo.
Non sapeva che cosa fossero e non sapeva che cosa volessero da lei, ma aveva capito che quella sarebbe stata la sua morte e anche quella del ragazzo, erano troppo deboli per loro.
Aveva avuto una specie di sogno premonitore.
Smise di porre resistenza ed aspettò che quell'essere la uccidesse.
Nel frattempo vide il ragazzo puntare un paletto di legno al cuore di uno dei tre che dopo un istante divenne polvere. Doveva aver colto di sorpresa quello che stava tentando di uccidere lei, perchè si girò a guardare lasciandola libera e si avventò verso di lui che incredibilmente lo sbattè a terra con una forza assurda, uccise l'altro e poi fece lo stesso con lui.
Rose 
era rannicchiata a terra ed era allibita, non sapeva che pensare.
Le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e la guardò preoccupato «Stai bene?»
«Cos'erano quelli?»
Sospirò «Vampiri.»
«Stai scherzando?»
Sembrava molto serio «No e ce ne sono altri... Spero che non abbiano capito che tu sei la Cacciatrice. Ad ogni modo dobbiamo andare!» disse portandola via dal treno velocemente.
«Aspetta, ma che stai dicendo?»
Si fermò di scatto e la guardò «Tu non lo sai?» si rese conto.
«So cosa? Di che stai parlando?»
«Pensavo che il tuo Osservatore ti avesse già trovata...» mormorò guardandosi in torno per accertarsi che non arrivassero altri vampiri «Tu sei la Cacciatrice.»
«Che cos'è una Cacciatrice?»
«Una ragazza prescelta alla nascita che combatte vampiri, demoni e le forze del male...»
«Dev'esserci un errore. Non sono io.»
La guardò intensamente «Hai una forza sovraumana, ho visto come ti sei battuta con quel vampiro...»
«Ma se mi stava per...»
«L'hai stesso, l'hai fatto male. Non molti esseri umani normali hanno tenuto testa a un vampiro e sono rimasti vivi per raccontarlo...»
«C'eri tu. Tu mi hai salvata.»
Staccò lo sguardo da lei e si guardò intorno, un attimo dopo furono attaccati di nuovo.
«Prendi questo!» disse mentre lottava con due di loro.
Rose afferrò prontamente il paletto sorprendendosi ancora di se stessa. Scoprì una forza e un'agilità che non sapeva di avere e riuscì a tener testa a tre vampiri, che avevano pensato di attaccare lei perchè sembrava più debole.
Pugnalò uno di quegli esseri con il paletto, ma al contrario di come aveva visto prima, quest'ultimo non si dissolse.
«Sbagliato... quello non è il cuore!» disse ridendo e recuperando vantaggio.
Le diede un calcio e la fece cadere a terra, quando si rialzò si rese conto di non avere più il paletto.
Si guardò in torno spaventata, il ragazzo era impegnato con un altro vampiro.
Com'era possibile che ce n'erano così tanti?
Rose 
indietreggiò cercando di schivare i colpi dei vampiri, ma poi andò a sbattere contro un albero.
«E ora è finita... Sei stata molto brava per essere una ragazzina.» disse.
Alzò lo sguardo cercando qualcosa mentre lui si avvicinava pericolosamente, così si aggrappò a un ramo dandogli un calcio e spingendolo a terra.
Spezzò un ramo più sottile e quando il vampirò si riavvicinò, lo puntò con decisione al cuore; sentì l'altro vampiro arrivarle da dietro e senza il minimo sforzo uccise anche lui senza nemmeno girarsi. In quel momento anche il ragazzo si era liberato e la guardò soddisfatto.
«Cosa c'è stasera? La festa dei vampiri?» chiese nervosa.
«Qualcosa deve averli preoccupati... di solito non ce ne sono mai così tanti in giro nello stesso territorio.» disse «Sta succedendo qualcosa. Ti accompagno a casa...»
Sì, a casa... sua madre sicuramente la stava aspettando.
Lo seguì osservando quel ragazzo così misterioso che l'aveva salvata da quegli orrendi mostri.
«Non posso essere io la Cacciatrice.» ribadì quando ormai si trovavano davanti casa sua «Questo dev'essere un incubo...»
«Vorrei poterti dire che è così. Ma purtroppo vampiri, demoni, mostri, tutti gli esseri di cui parlano i libri, non sono fantasia, e tu dovrai affrontarli.»
«Io non voglio essere una Cacciatrice.»
Sorrise dispiaciuto «Non puoi decidere di essere o meno la Cacciatrice.» ribattè «Senti, ora vai a casa e cerca di dormire. Immagino che il tuo Osservatore ti stia cercando.» si guardò intorno per arricurarsi che non ce ne fossero altri.
«Vuoi entrare?» gli chiese.
Chiuse gli occhi per un secondo come se lei avesse detto qualcosa di sbagliato «Meglio di no...» sussurrò.
«E se dovessero tornare?»
«I vampiri non possono entrare in casa di qualcuno senza essere invitati.» concluse ed andò via.

   
 
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