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Autore: Lys40    13/11/2013    2 recensioni
Collocata tra Le due Tigri e I Pirati della Malesia il tempo di questa storia si comprime in un singolo momento drammatico della vita di Yanez e di Sandokan: il tempo si ferma per decidere chi vive, chi muore. E se veramente l'amore di due fratelli può tutto...
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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In un sogno, dentro un sogno: una foresta selvaggia, dal calore tropicale, ma con lunghe ombre proiettate dai grandi alberi che creano nascondigli ideali dove attendere, dove prepararsi a combattere, a morire. È lì che il suo miglior amico l’ha lasciato: appoggiato a un tronco perché non vuole farsi vedere debole, altro da sé come sarà di qui a poco, quando il veleno avrà agito fino in fondo. Il suo amico se n’è andato, ma non è stato un abbandono, non è mai stata questione di questo tra loro due. Sul ponte di una barca nemica, negli oscuri intrighi di un nemico spietato e sottile sapevano che questo momento sarebbe giunto: quando uno dei due sarebbe partito per primo verso il grande Limbo. È contento sia toccato a lui e non al suo amico, anche se dentro di sé sente e soffre tutte le lacrime che l’altro verserà per lui, in segreto, in solitudine, come una Tigre fa nel piangere la dipartita di un compagno fedele.
Le forze lo abbandonano: lentamente scivola a terra, il tronco non basta più. È solo ora, solo morirà… tra quanto? Spera tutto accada presto e in fretta: sente la febbre, il torpore rovente del veleno dajako scorrergli nelle vene. Senza accorgersene abbandona il capo indietro con un gemito, cedendo per qualche istante al dolore che la spalla lacerata dalla freccia gli provoca: il sangue non ha cessato di scorrere, ma lui non se ne preoccupa. Vorrebbe scorresse via tutto, e insieme a lui il veleno assassino che ormai gli annebbia gli occhi e gli angoli della mente. Frammenti di pensieri, di ricordi, si mescolano alle ultime immagini che ancora riesce a percepire mentre, insensibilmente, gli occhi gli si chiudono e tutto il mondo si restringe in sensazioni, suoni vaghi e un’immensa stanchezza contro cui, caparbiamente, ancora lotta. C’è la giovinezza, l’orgoglio e l’ironia che l’hanno sostenuto nei primi viaggi, nelle paure delle prime battaglie, la forza e la risolutezza che gli hanno permesso di superare l’incontro con l’uomo chiamato la Tigre che da quel momento lo chiama “fratello” (fratello, non soffrire per me, ti aspetterò dall’altra parte e ce ne berremo uno di quello buono), la dolcezza e lo struggimento per un sorriso di donna che ha lasciato dietro di sé per non vederne il pianto. Ci sono tante, troppe immagini per la sua mente stanca, per il torpore che infine lo vince….
Ma l’uomo europeo dai lunghi baffi scuri, che giace riverso, ormai privo di conoscenza, non si accorge dell’arrivo dei monaci del tempio che abitano ai bordi della foresta. Inerte viene trasportato all’interno delle antiche mura: per lui si intonano canti di risanamento mentre discipline di uomini di medicina curano il corpo febbricitante e contrastano l’azione del veleno.
Come in un sogno, dentro un sogno si sveglia: debole, sfinito, ma incredibilmente vivo. Sulla sua fronte è posato un panno fresco per combattere l’ultima febbre. Il suo giaciglio è stato disposto in un luogo fresco, al riparo dalla luce del sole e da ogni rumore: non può ancora muoversi né parlare. Avverte da dietro le palpebre chiuse le mani premurose che ne sorvegliano il ritorno alla vita, mentre un rintocco di campana e lontani mormorii di preghiera ne accompagnano ancora per ore, per giorni il sonno inquieto e la lenta guarigione.
I monaci sanno della spedizione della Tigre che ha attraversato il loro santuario: hanno udito i colpi della battaglia lontana, hanno percepito l’amore dei due fratelli quando l’uomo straniero è stato colpito e con le sue ultime forze ha scongiurato di essere lasciato indietro. Ora messi corrono rapidi per richiamare indietro l’altro Fratello e dirgli che il suo dolore e le sue grida di dolore così simili a una supplica di salvezza (non per lui) hanno trovato ascolto.
L’uomo chiamato Yanez è ancora vivo.
  
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