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Autore: xCamix    25/04/2008    3 recensioni
Destinata a diventare Reggente dei territori di suo zio, Jeria vive spensierata tra balocchi e sogni. Fin quando, dopo un incontro, prende coscienza della realtà che la circonda...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alba

1. Cambiamento

 

Si era lasciata intrappolare in quella storia, senza avere molte possibilità di scelta. All'inizio le era sembrata una bellissima avventura, degna di lode;ma ora si trovava a camminare a piedi nudi nel fango, al fianco di un ragazzetto che non smetteva di passarsi la mano sotto il naso per togliere il moccio.

Eppure, si ritrovò a pensare, come sarebbe potuta rimanere un attimo di più tra quelle mura?

***

Fino al giorno prima viveva in una reggia, circondata da servitù, vestita di broccato e fiera della sua condizione superiore. "Noi siamo coloro che devono dominare, mia piccola Farfalla. Senza di noi, il popolo morirebbe, incapace di governarsi, e tutto il mondo che conosci cadrebbe in rovina". Così le diceva sempre suo zio, il Reggente. E in fondo, perchè, si chiedeva, avrebbe dovuto mentire alla sua Farfalla? Alla futura Reggente?

Ma poi aveva visto la realtà.

Passeggiava per le vie del paese, sterrate ma ben tenute. I suoi passi leggeri si sentivano appena, e camminava come scivolando sul terreno, con le sue scarpette di raso. Teneva il viso alzato, come dovesse sempre mostrare la sua superiorità, anche se era solo la posa che le avevano detto di tenere; nessuno si soffermava oltre, osservando il lieve sorriso sempre presente sulle labbra, o gli occhi vivaci. Lei era la viziata prediletta del loro Signore.

Camminando per quello che credeva essere un posto conosciuto come le sue tasche, vide ciò che interruppe la sua passeggiata, il gioco infinito che era stata la sua vita. Si fermò e sbarrò gli occhi lasciando che si riempissero di quella immagine che, lo sapeva, l'avrebbe accompagnata per molto tempo.

Una ragazzina, che poteva avere al massimo un paio di anni in più di lei, stava seduta per terra. Teneva un bambino tra le braccia, forse figlio suo, forse un fratello minore. Era lercia, con una gamba fasciata alla bell'e meglio, da cui s'intravedevano diverse piaghe. I cappelli stopposi le ricadevano in testa come pagliericcio e teneva la bocca schiusa, come cercando di non lasciarsi sfuggire neppure un respiro. Come se ognuno di quei rantoli potesse essere l'ultimo.

E, a metà tra la repulsione per quello spettacolo e una volontà indicibile di sapere, fece qualche passo verso la ragazzina. Quella voltò appena la testa, lasciandosi scappare un ghigno divertito.

"Guarda chi si vede... La futura Reggente. Cos'è, non ti è bastato avere i soldi della mia famiglia, il raccolto di un anno? Vuoi altro? Ti servono nuove scarpine e una serva per cucirle?"

Quello che rimaneva di quella ragazzina sputava cattiverie che per lei erano senza senso. Con gli occhi sbarrati, guardava quel bambino divorato dalla fame, sostenuto da braccia ossute che sembravano dover crollare da un momento all'altro.

"Non voglio niente, nè sono qui per prendere alcunchè. Io..."

Si fermò senza più sapere cosa dire; come poteva parlare a quella ragazza sdraiata per terra e dalla bocca sdentata, mentre lei era ben dritta e coperta da vesti morbide e preziose?

Si tolse le scarpe e gliele pose ad un metro di distanza.

"Sono tue. Prendile."

La ragazza, senza mostrare la minima intenzione di muoversi, le guardò stralunata. Poi posò lo sguardo su di lei e passò dal ghigno maligno che aveva sfoggiato fino a quel momento ad una risata sconnessa ed impazzita.

"E secondo te che me ne faccio, eh? Le rivendo ad uno dei miei ricchi amici? Le mangio? Cosa credi che possa farci io con quelle scarpe, eh?"

Il bambino veniva sballottato qua e là dalle risalte convulse che scuotevano il corpo di quella ragazza. Sembrava tanto uno di quei bambolotti di pannolenci con cui giocava spesso...

Le lacrime le offuscarono la vista. In tutta la sua vita non aveva mai visto qualcuno ridotto in questo modo, eppure camminava spesso per le vie del paese; dov'erano prima quella miseria, quella sofferenza?

Si dimenticò le scarpe di fronte alla ragazza, e piangendo corse via, riuscendo a malapena a non andare a sbattere contro i muri, a non uscire dalla strada.

"Dove vai, piccola Reggente? Hai dimenticato qua le scarpe, stupida!" furono le ultime parole che sentì, prima di allontanarsi abbastanza da quello che sarebbe stato il suo incubo più ricorrente.

 

Spazio dell'Autrice: Ciao a tutti! Questa è la mia seconda storia, e decisamente si prolungherà per molti capitoli. Non so ancora bene come sarà strutturata, ma ho qualche idea in testa, e spero di poterle mettere su carta al più presto. So che questo capitolo non è molto comprensibile (in teoria per ora non si conosce neppure il nome della protagonista! Anche se poi nella presentezione al pezzo l'ho scritto, perchè se no non avrei saputo che scrivere...), e probabilmente non è scritto molto bene (insomma, sono pur sempre alla prime armi, e ancora non so bene come si struttura un buon racconto!), perciò mi serve il vostro aiuto. Ditemi, senza pietà , cosa va cambiato, cosa c'è nello stile che non va, nella grammatica, nella scelta lessicale... in tutto, più o meno. Ve ne sarò molto riconoscente!

Nel prossimo capitolo, anche se non ho ancora nemmeno iniziato a scriverlo, ci sarà qualche spiegazione in più! Spero di riuscire presto a continuare le avventure di Jeria!

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