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Autore: MartinaAnna    13/11/2013    1 recensioni
"Due anime distorte, due nomi comuni, che nella prossima vita saranno gli stessi, ma in altri corpi, in cicli che non appartengono in verità a nessuno, esistenze nate a sedici anni e che moriranno quando una delle due lo deciderà".
Annie e Jasmine, angeli caduti sulla Terra che vengono richiamati all'ordine. La loro breve fine, chissà che non sia un nuovo inizio? (ben accette recensioni di ogni sorta!)
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Annie cammina lentamente verso il ponte che si snoda luminoso. La villa è a pochi metri, così pochi da tenerla inchiodata lì, mentre frena disperatamente l’impulso di accorciare le distanze ed entrare. Sembra non curarsi affatto della pioggia che la costringe a socchiudere gli occhi; non le importa dei vestiti bagnati, del cappello zuppo, dei capelli corvini afflosciati e sparsi sulle spalle, della frangetta pari, anch’essa gocciolante e schiacciata sulla fronte bollente. Sì, probabilmente ha la febbre, ma nemmeno di questo le importa poi molto. Una cosa buona, però, la pioggia l’ha fatta: tra le gocce che cadono dal cielo riesce bene a nascondere quelle che sgorgano dalle sue iridi di un raro color ambra, così piene di rancore e disperazione da diventar parte del nero della notte. Non le rimane niente, se non quelle stille ghiacciate che si posano a terra, confondendosi con la pioggia. Nemmeno il bianco delle luci riesce a rasserenare ciò che di bello le è rimasto: i ricordi, le speranze, i sogni. Non c’è più posto per il colore nella sua vita, tutto ha perso lucentezza, esattamente ieri notte. Annie lo sa, sa che riuscirà a rialzarsi, sa che nonostante tutto ci saranno nuove sorprese nella sua esistenza, ma non è così sicura di riuscire a coglierle ancora. Non crede nel destino, nei disegni di Dio, nel fato: crede che la vita vada vissuta fino in fondo, combattendo. Ma, ieri, qualcosa si è spezzato, per sempre. Qualcosa  che, nonostante tutto, non si può riaggiustare.  
- Annie-. Qualcuno la chiama, una voce che riconosce a stento, un sussurro che sovrasta il vento attorno. Lei si gira, aspettandosi un ombrello, una mano tesa, un sorriso rassicurante, qualcosa che le faccia capire che può appigliarsi alla speranza degli altri, che può ripartire a costruire da lì. Ma quando si volta, Jasmine è più infradiciata di lei. I capelli rosso fuoco sono legati in uno chignon che le cade pesantemente dietro la nuca, mentre la matita nera sotto gli occhi le è colata fin sulle guance. Piange anche lei. Annie non sa come riesce ad accorgersene, ma sa che anche Jasmine vede le sue lacrime. 
Poi, Annie sorride. E’ un attimo, una leggera curvatura delle labbra che basta ad incrinare il mondo. Jasmine la guarda, attende, fortifica le sue difese. Sa che manca poco al crollo, manca veramente troppo poco. Annie non sa più reggersi sola, non riesce più a camminare. E’ come se il filo cominciasse a non essere più teso e doppio abbastanza da potersi girare avanti e indietro. Rimane solo la possibilità, dura e crudele, di chiudere gli occhi e lasciarsi precipitare nel vuoto. Sa che Annie lo farà, perché lei è così. E’ la parte buona del mondo, quella che per vivere ha bisogno di cadere, di arrivare al fondo del dolore per poi ricominciare da capo. E, infatti, eccola crollare in ginocchio sui sassi del viottolo illuminato, urlando, respirando affannosamente e sfogando quel dolore che Jasmine non sarà mai in grado di liberare. Per chissà quale strana questione caratteriale, per chissà quale scherzo della vita, loro due sono gli opposti. Gli opposti di un mondo in cui luci e ombre sono fin troppo ben distinte, un mondo in cui le seconde hanno sempre il sopravvento. Jasmine, ferma, la osserva: aspettava questo momento. Guarda quelle iridi sommesse, nascoste dalla frangia, che espellono una quantità d’acqua incredibile, che nessuno avrebbe mai immaginato di poter possedere. 
Annie, piegata dal dolore, un urlo nel vento.
Jasmine, in piedi al suo fianco, un’ombra nella notte.
Entrambe, si augurano solo che finisca presto. 
Dalla villa, giungono rumori comuni: una porta che si apre e si richiude, passi, e voci concitate sempre più vicine, sempre più forti e chiare. E’ l’accento di una donna, quello che riconoscono immediatamente, forse la mamma di Sam, o una cameriera, non lo sanno. Né Jasmine, né Annie sono qui adesso. Come in un silenzioso accordo, entrambe sono a terra, abbracciate, fuse, unite da un dolore che non ha nulla a che vedere con il fatto di essere inginocchiate su un ammasso di sassi e muschio, davanti al cancello della villa dei Leslie. 
Un lamento, l’ennesimo. Due anime distorte, due nomi comuni, che nella prossima vita saranno gli stessi, ma in altri corpi, in cicli che non appartengono in verità a nessuno, esistenze nate a sedici anni e che moriranno quando una delle due lo deciderà. 
Un ultimo singhiozzo, poi Annie si lascia scivolare nel buio. E’ lei la prima a volare via, come sempre. Osserva Jasmine sorriderle, dal basso, mentre finalmente la mamma di Sam apre il cancello. La vede urlare e buttarsi sul suo corpo esanime, poi più niente.
Jasmine continua a sorridere, mentre la pioggia si fa più rada e il cielo finisce di sciogliersi. La mamma di Sam parla come se Annie potesse sentirla, quando in realtà nemmeno la ragazza con i capelli rossi che le è davanti vuole ascoltarla. Quest’ultima si alza, sorride, guarda in alto, come se si stesse rivolgendo a Dio, a un Dio in cui nemmeno crede. La donna non sa che Jasmine sta mantenendo una promessa che risale alla notte dei tempi. Un patto che non ha bisogno di preghiere e sotterfugi, una condanna che avviene così. Allarga le braccia. 
Mentre il cielo di Londra si tinge di rosa e il sole fa capolino oltre il Tamigi per salutare un’altra alba, anche Jasmine si innalza in volo, oltre tutto e tutti. Guarda il suo corpo cadere a terra, lo spettro dell’ultimo sorriso ancora visibile, e la donna lancia un urlo lacerante. 
E’ un attimo, un minuscolo intermezzo di silenzio. Poi la terra inizia a tremare, il fiume s’innalza incredibilmente. Un boato tremendo, la strada si spezza e le case crollano su se stesse, mentre vengono inondate dall’acqua che straripa dagli argini. Il sole sorge definitivamente; Londra,  completamente sommersa, prende fuoco. L’aria diventa fuligginosa, verdastra, confusa, nascondendo anche la luce. Londra, la bella città, non esiste più.
  
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