Si trovavano lì, ancora una volta. L’uno di fronte
all’altro, a fissarsi, nella Valle dell’Epilogo. Diversamente dall’ultima
volta, non c’era traccia di rabbia o delusione. Tanto negli occhi di Naruto quanto in quelli di Sasuke.
Negli occhi di quest’ultimo, in particolare, era riflessa un’emozione potente,
preponderante, e confusa. Sasuke trattenne le
lacrime. Naruto si accorse di quanto fossero diverse
dalle lacrime a cui si era abituato nei propri sogni: quelle lacrime rosse, intrise
d’odio, adesso erano allo stesso tempo limpide e tempestose, come il mare in
inverno.
“ Sasuke… “ sospirò, ostentando poi un falso sorriso,
“… Qualcosa non va? Avevi detto che saresti stato tu il primo!”
“Il primo… Ad uccidere, vero?” Sakura, a diversi
metri di distanza, trattenne il fiato. Una platea silenziosa ed inquieta si era
riunita al limite della Valle ed osservava inerme uno scontro a cui non avrebbe
mai desiderato assistere. Lei ne faceva parte, ma sentiva che sarebbe stata
l’unica ad applaudirne il termine. Forse, finalmente, aveva cominciato a
capirli. Pur essendo certa delle ripercussioni che l’esito avrebbe avuto su di
lei, aveva deciso di appoggiare quello spettacolo che, non fosse stato per una
certa promessa mortale, sarebbe stato un successo. Perché lo doveva ad
entrambi.
“Parli proprio come se questa fosse una
normale sfida tra normali ninja di Konoha” disse Sasuke, alludendo ai loro precedenti scontri. Ghignò: la
delusione era tornata a bruciare sotto la pelle. Non aveva mai voluto che la
loro sfida fosse comune. Né tantomeno che fosse una sfida.
“La nostra non è mai stata una normale sfida tra ninja di Konoha,
Sasuke.”
Colto alla sprovvista, Sasuke sgranò gli occhi. Fece
per parlare, ma Naruto lo interruppe:
“Scusa se non l’ho capito subito. Con il tempo, ho cominciato a sospettarlo. Ma
il nostro contatto della scorsa volta
me l’ha confermato…”. Notando un Sasuke
visibilmente scosso, Naruto fece una pausa, per poi
proseguire.
“Il nostro è un legame davvero speciale, e anche tu lo sentivi. Per anni ho
creduto che il mio fosse un sentimento univoco, non ricambiato. Ma adesso so
che non è così. Se hai voluto che i nostri pugni si incontrassero, è stato solo
per assecondare me che credevo che tu non mi avessi riconosciuto. Ma non era
così. Quanto sono stato stupido, neh?”
A quel punto Naruto sorrise, e comprese che mantenere
la promessa sarebbe stato difficile. Il suo cuore si era fatto pesante, e forse
non si sarebbe rivelato capace di sostenerla.
“Non sei stato stupido.“ribattè Sasuke,
cercando di assumere un tono canzonatorio, “Sei stato un coglione [=usuratonkachi]!”
L’Uchiha stava evidentemente tentando di alleggerirla.
Ma era consapevole – lo erano entrambi – di essere lui stesso l’origine di quel
peso. La risata di Naruto eccheggiò
nell’ambiente, e tutti ammutolirono. Anche Hashirama
e Madara, nell’immobilità delle loro statue, parvero
unirsi a quel coro silenzioso.
“Sei grande, Sasuke. Ed è proprio perché sei grande,
che ti devo la sincerità più totale. Mi piacerebbe chiarire anche sui miei
sentimenti. Quindi… Beh…”
L’Enneacoda arrossì ed il suo viso si contrasse nello
sforzo di esprimersi. Cominciò a gesticolare, imbarazzato e teso come una corda
di violino, nella speranza che il linguaggio del corpo fosse di aiuto. Guardò
infine Sasuke, ed azzardò un tentativo:
“Sono sempre stato confuso su ciò che provavo per te…
Non sono mai riuscito a fare distinzioni, e credo che questo sia dovuto al
fatto che, come mi hai sempre rinfacciato
tu, non ho mai avuto genitori, fratelli, o veri legami all’infuori di te. Non so perché, ma non riesco a pensare a Shikamaru come penso a te. Né a pensare a Sakura come penso
a te. Shikamaru è un amico. Di conseguenza, tu non lo
sei. Mi sono sorpreso a pensare più a te che a Sakura – in verità non hanno
fatto che ripeterlo da anni, ma dato che la gente tendeva ad infierire su di te
ho cominciato ad ignorarla -… Perciò ho capito di non
essere innamorato di Sakura. Ho letto su dei libri – che mi ha prestato Sai –
che generalmente si tende a dare la priorità a chi si ama…
Quindi.. Beh…”
Narutò parve giunto ad un impasse. Furono udibili solo
certi inconcludenti balbettii.
“Sei ripetitivo, perdente [=dobe]! Ti
avverto, sto perdendo la pazienza!” fece Sasuke, ma
non risultò convincente. Persino Sakura se ne accorse: in quel momento, Sasuke fu incontenibilmente felice. E fu felice per un
unico motivo: aveva appena avuto la prova che Naruto
tenesse lui almeno quanto lui stesso teneva a Naruto.
Difatti, la vera reazione del moro non tardò ad arrivare. Incapace di impedire
alle lacrime di scorrere copiose lungo le proprie guance lattee, Sasuke digrignò i senti, gridò
“Ti amo [=aishiteru, lo stesso aishiteru di Itachi]!”
E scoppiò in singhiozzi. Pur essendo eretta in una postura perfetta, la sua
intera figura parve attraversata da scariche elettriche che nulla avevano a che
fare con il chakra. E il cuore di Naruto fu sul punto
di sfondargli la cassa toracica.
Stranamente, nessuno degli “spettatori” mostrò sconcerto. Ci fu solo sorpresa,
e non tanto per la dichiarazione in sé, quanto per chi l’aveva pronunciata.
Sakura si coprì il viso, colta da un’improvvisa fitta di dolore. Qualcuno le
cinse le spalle, avvolgendola con le braccia. Pensò che si trattasse di Kakashi. La vista annebbiata dalle lacrime, scorse i
lineamenti di Sai. L’immagine della morte del maestro le apparve davanti agli
occhi, ed ex abrupto giunse anche la consapevolezza di quella - imminente - di Naruto e Sasuke.
“Tranquilla, Sakura. Ci siamo noi”
La vocina di Hinata, rotta dal pianto, le giunse
all’orecchio con un certo ritardo. Era in piedi, dietro di lei. Ci siamo noi, non Andrà tutto bene.
“Grazie, Hinata”.
Naruto, in piedi sulle acque tranquille della Valle,
rise sguaiatamente e sinceramente.
“Mi hai tolto le parole di bocca, lo sai? Sei incredibile, Sasuke.
Dopo così tanto tempo, però… Se ti avessi rivolto la
parola quando eravamo bambini, forse non saremmo arrivati a questo punto. Mi
dispiace. Ma è nostro dovere, adesso.”
A quest’ultima affermazione, Sasuke si riprese. Si
asciugò malamente le lacrime, in fretta, come se il tempo a loro disposizione
fosse improvvisamente scaduto e fosse rimasto spazio solo per i pugni.
“Arrivo!” gridò, correndo verso il
biondo e caricando il suo chidori.
“Ti sto aspettando” sussurrò Naruto, raggiante, spalancando le braccia e preparandosi
all’impatto.
***
Naruto gli stava dando la mano. Sasuke
la stringeva. Sentiva un calore assoluto, ultraterreno. Non riusciva a vedere
distintamente i lineamenti dell’altro, ma il suo sorriso restava solare,
accecante. Forse più del solito. All’improvviso la stretta di Naruto si fece più debole, fino a diventare evanescente. Il
suo viso splendente cominciò ad allontanarsi. Sasuke,
sconcertato, fece per toccarlo. Ma le dita attraversarono quel calore e,
frustrato il contatto, percepirono un freddo improvviso.
“Naruto! Aspetta!” gridò Sasuke,
ma Naruto parve non udirlo e continuò a sorridere e
ad allontanarsi.
“Naru-“
Sasuke avvertì una brezza umida e spalancò le
palpebre. La consapevolezza di essere vivo
ebbe l’effetto di una sferzata in pieno petto. Si alzò a sedere e si guardò
attorno. Ciò che vide non gli piacque. Tutti
erano fastidiosamente attorno a lui, con il terrore negli occhi. Ma soprattutto,
Naruto non era
più.
“Non è possibile!” fu il commento scioccato di Ino.
Non uccidere mai Naruto.
Potresti pentirtene!
La rabbia e il dolore che Sasuke aveva tentato di sfogare
ed estinguere in quello stesso scontro riemerse e riarse con rinnovata
violenza. L’urlo che scaturì dal suo petto atterrì i presenti e li indusse ad
allontanarsi.
“Moriremo insieme. Questo, avevi detto. Era una promessa!” gridò, gettandosi su
Naruto e scuotendolo senza alcuna riserva. “Perché
sono ancora vivo?”
Allora Tsunade si fece largo fra gli astanti e parlò:
“Forse Naruto ti ha lasciato in vita perché tu
prendessi il mio posto di Hokage. Uccidendo Naruto hai distrutto i biju, sei diventato un eroe ed
hai riscattato il nome degli Uchiha. Perciò, ne
avresti tutto il diritto.”
“Credi che me ne freghi qualcosa, vecchia?” sputò Sasuke,
la follia nello sharingan. “Tu non puoi capire. Voi non potete capire! Questo riguardava
solo me e Naruto! Senza di lui... Se io sono qui…”.
Mentre il monologo di Sasuke si perdeva nel vuoto, la
disperazione prese il sopravvento. Quella era una solitudine che non sarebbe
mai stato capace di sopportare. Nemmeno la tanto agognata riabilitazione del
clan gli parve sufficiente. Gli parve, anzi, di essersi macchiato di una nuova
colpa. Cercò di evocare del chakra, invano. Aveva
esaurito tutte le forze nel combattimento, quindi optò per Kusanagi.
Inginocchiatosi, rivolse la lama al proprio stomaco.
“Fratello mio, avevi ragione… Non sei stato la mia
unica guida. Naruto ha sempre illuminato il mio cammino… Tornerò ora sui miei passi e lo raggiungerò.
Questa volta per sem-“.
Sasuke s’interruppe, notando che Sakura si era
accostata a Naruto. La noncuranza con cui gli mise le
mani addosso infiammò Sasuke.
“Che cazzo fai?” strillò, fuori di sé, tentando di strattonarla via. “Togligli
le mani di dosso!”
“Toglimi tu le mani di dosso” mormorò
Sakura e, senza alcun preavviso, lo colpì con tutta la forza che aveva in corpo,
scaraventandolo a diversi metri di distanza.
Shikamaru ebbe un’illuminazione, ed i più basirono
vedendolo colto da un panico apparentemente immotivato. “Sakura, non farlo!”
Sasuke la raggiunse e fece per colpirla, ma il
sorriso della ragazza lo spiazzò.
“Non preoccuparti, Sasuke. Non sto facendo nulla di
male. Adesso che sono al vostro livello, voglio rendermi utile. Avevo promesso
a Naruto che non sarei più stata una palla al piede.
Ma non lo faccio per lui. Questo è per te, Sasuke”.
Si accasciò all’istante. Un mormorio
concitato si diffuse nella folla. Poi, inaspettatamente e repentinamente, Naruto aprì gli occhi. L’espressione confusa di Sasuke fu la prima cosa che vide.
“Sasuke…” chiamò il biondo, scombussolato. Sasuke, sopreso ed eccitato,
accorse al suo capezzale.
“Naruto!” esclamò, la voce spezzata. “Sei vivo!”
“Vivo? Io non capisco…”. Poi, la verità gli
attraversò la mente. “Oh…No… Sakura!”
“Dici che è stata lei?” domandò Sasuke, voltandosi
verso la compagna. Si accorse che era ancora distesa per terra. Ebbe uno strano
presentimento, ma decise di ignorarlo.
I singhiozzi di Ino suonarono come un campanello
d’allarme, e il Questo è per te, Sasuke di Sakura riecheggiò nel suo cervello. Alla
fine, Sasuke comprese.
“Grazie, Sakura”. Non potè far altro che ringraziarla.
E questo grazie fu diverso da quel grazie. Stavolta non ci fu alcuna
sfumatura di pietà o compassione. Stavolta fu non solo dovuto, ma anche sentito.