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Autore: Celeste9    14/11/2013    1 recensioni
“Non c’è niente di più pericoloso del demone della fantasia acquattato nell’animo femminile” (Isabel Allende).
Questa è una raccolta di OS di tutti i generi, prevalentemente romantiche, su quello che io considero il sesto membro degli One Direction.
(Da una delle storie) “La gioia che provo quando sono insieme a Josh mi fa quasi paura, non so se si tratti veramente di amore, ma, qualsiasi cosa sia, è una sensazione bellissima: mi sento come se la sua anima avesse riempito all’improvviso il vuoto che sentivo nella mia”.
CREDITS: il titolo della raccolta è un verso di “Drunk” di Ed Sheeran; i titoli delle varie OS sono quasi tutte canzoni dei Toto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josh Devine, Nuovo personaggio
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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HOLD THE LINE

Hold the line, love isn't always on time

(Bournemouth beach- settembre 2013)

-“Devo dirglielo. Stavolta devo trovare il coraggio e dirgli cosa provo per lui, prima che parta ancora, che se ne vada per due mesi dall’altro capo del mondo”.

Era seduto di fianco a me, con i piedi affondati nella sabbia, le ginocchia raccolte contro il petto nudo, i tatuaggi in bella vista: ero così affascinata dal suo profilo regolare che trovavo incantevole persino la porzione di paesaggio che s’intravedeva dall’enorme buco del suo orecchio, quello dove aveva il dilatatore, quasi si trattasse di un quadro con la cornice di carne.

Sentivo il bisogno di abbracciarlo, di chiedergli di portarmi con sé in tour perché ero pazza di lui, invece me ne stavo lì, seduta sulla battigia a fare stupidi disegnini sulla sabbia umida con un bastoncino, mentre Josh parlava a ruota libera dell’Australia, di quanto fosse bella, di quante attrazioni straordinarie ci fossero e di tutte le cavolate che avrebbe fatto con Niall e gli altri. Continuavo ad annuire, guardandolo di tanto in tanto sperando che capisse da solo quello che provavo, così, semplicemente leggendomelo negli occhi, ma lui seguitava a parlare scioccamente. Maledetta timidezza!.

-Tra un paio di giorni sarò dall’altra parte del pianeta a fare surf. Non vedo l’ora!

Ad un tratto mi mise una mano sulla coscia e cominciò a farla risalire lentamente, ma il suo unico scopo era sfilarmi il lettore dalla tasca dei pantaloncini. Guardò perplesso il groviglio di fili delle cuffiette e si mise d’impegno per venirne a capo, tirando fuori la punta della lingua, come faceva sempre involontariamente quando era troppo preso da qualcosa.

-Non ci riesco!- disse infine, porgendomi uno dei due auricolari.

Il filo era decisamente corto, dovevamo stare vicini per evitare che le cuffie si sfilassero dalle nostre orecchie; appoggiò la guancia contro la mia che s’imporporò all’istante, lui non se ne accorse e fece partire la musica.

-“Hold the Line”! Che bella!- esclamò; il cuore mi rimbombava nelle orecchie a causa dell’emozione e temevo che Josh lo sentisse, per fortuna era troppo preso dal ritmo della canzone.

-Lo senti in questo punto? È una maniera davvero originale di usare il kick drum non trovi?

-Sì- balbettai, anche se l’unico rumore che mi sembrava di udire era il battito del mio cuore, che accelerò ulteriormente nel momento in cui Josh mise la mano sulla mia.

Lo fece solo per togliermi il bastoncino e usarlo per battere il tempo: mi ero illusa di nuovo per nulla. Mi voltai dalla sua parte e provai ancora una volta a sorridergli nella speranza che fosse lui a fare il primo passo, ma riuscii solo a farmi scivolare l’auricolare dall’orecchio.

“Love isn’t always on time!”

Le parole della canzone si persero nella confusione degli altri bagnanti, nel rumore delle onde e nel verso stridulo dei gabbiani.

-Sei strana oggi. Che cosa c’è che non va?- mi chiese raccogliendo l’auricolare e soffiandoci sopra per liberarlo dalla sabbia.

Cosa non va? Che bella domanda! Va tutto male, anzi, malissimo, sono mesi, anni che non va, da quando mi sono resa conto che mi piaci, e tu mi fai ancora questa stupida domanda? Va tutto male, Josh, tutto e nulla, perché a vedermi sembra che non mi manchi niente, in realtà l’unica cosa che vorrei è essere la tua ragazza. La mia voce interiore era furiosa e insistente, ma la misi a tacere ancora una volta.

-Niente, mi dispiace solo che tu parta un’altra volta- mentii.

Josh mi sfiorò la guancia con le dita, avvicinò il viso al mio, il suo respiro si fece quasi affannoso e l’alito caldo mi appannò gli occhiali. Mi appoggiò le labbra sulla fronte e avvicinò il suo corpo al mio. Fu un attimo in cui tutto cessò di esistere, chiusi gli occhi in attesa di un bacio che non arrivò perché un pallone atterrò vicino a noi riempiendoci di sabbia.

-Ehi, voi due! Volete venire a giocare a Beach volley oppure no?

I nostri amici ci stavano chiamando, Josh si alzò in fretta per raggiungerli.

-Non vieni?

Ero ancora paralizzata dall’emozione, alzai lo sguardo: il vento gli muoveva leggermente i capelli e gli faceva aderire al corpo i pantaloncini da mare, mi trovai a pensare che aveva un gran bel sedere, mi vergognai di me stessa e tornai a fissarmi i piedi.

-Joshy.

-Dimmi.

Mi mancò nuovamente il coraggio di dichiararmi, di dirgli una volta per tutte quello che provavo: la paura di un rifiuto era troppo forte. In fondo lui era così carino, pieno di talento e da quando suonava con gli One Direction, anche popolare, mentre io ero soltanto una delle tante amiche di Bournemouth, quella con gli occhiali e le codine che si metteva sempre vicino a lui nelle foto di compleanno quando eravamo piccoli, quella col naso sempre nei manga e le guance che andavano in fiamme con troppa facilità.

-Posso essere in squadra con te?

-Certo.

Che stupida vigliacca! Mi sarei presa volentieri a schiaffi. Afferrai la mano che lui mi porse per aiutarmi ad alzarmi e raggiungemmo il resto del gruppo che aveva già iniziato a giocare.

 

(Bournemouth Pier- due mesi dopo)

Credo di essere malata di nostalgia: da quando Josh è partito non faccio che venire in spiaggia, anche in giornate di tempo incerto come oggi. Il mare ha un colore ambiguo tra il grigio e il marrone, fa freddo; sarebbe la giornata ideale da trascorrere a letto, ma questa fretta di uscire è figlia di un attacco di malinconia, avevo voglia di tornare fisicamente in uno dei posti che mi hanno vista felice insieme a Josh: venivamo sempre in spiaggia prima che iniziasse a girare il mondo.  Adesso sembriamo vivere su due pianeti lontanissimi, ma se guardo indietro rivedo i pomeriggi in cui uscivamo insieme quasi ogni giorno, le chiacchierate, le interminabili passeggiate da un pier all’altro, persino le litigate che facevamo regolarmente. E ancora, ricordo gli schifidi vermetti che lui stanava dalle aiuole del suo giardino e che toccavo senza timore per dimostrargli quanto fossi spavalda (anche se in realtà mi sentivo morire se solo mi sfiorava) e soprattutto mi tornano in mente le sere trascorse sul dondolo in veranda, seduti vicini e in silenzio a far  finta di studiare, quando in realtà io leggevo i manga e lui percuoteva qualsiasi oggetto con la matita seguendo il ritmo di ogni canzone che gli passasse per la testa.

Accendo l’ iPod, il primo brano è “Hold the Line”: che mania quella di pensare continuamente a Josh sulle note di questa canzone! Mi metto a fissare il mare e gli occhi mi si velano di lacrime e non è a causa del vento che sta sferzando la costa. Ho ancora in testa tutti gli stupidi messaggi che Josh mi ha mandato su Twitter, le sue foto mentre fa surf, si diverte e va alle feste, mi sento sulle spalle il peso di tutte le notti passate a piangere pensando che il sorriso di quelle immagini non era per me e soprattutto ho impresso a fuoco nella mente il suo tweet cancellato immediatamente in cui mi aveva scritto che gli mancavo da morire. Forse era solo uno stupido scherzo di qualche suo amico, forse dietro quel gesto c’era un bicchiere di troppo, forse dovrei smetterla di cibarmi d’illusioni.

Mi sento sciocca perché vivo un grande amore per un ragazzo che mi considera solo un’amica e mi vergogno a dirgli quello che provo realmente. Penso a lui in continuazione, a cosa starà facendo e con chi potrebbe essere e faccio fatica a rassegnarmi al pensiero che lui rappresenti una meta a cui non arriverò mai.

Improvvisamente qualcuno mi abbraccia da dietro, le sue mani abbronzate che spuntano dalla felpa rossa contrastano col pallore delle mie. So che si tratta di lui prima che apra bocca: ho riconosciuto il modo di stringermi mettendo sempre troppa forza nelle braccia, ho annusato il suo profumo, sentito il suo petto contro la mia schiena.

-Sorpresa!- ha la voce stanca, il bel viso stravolto dalle troppe ore di volo.

Doveva andare in Sud Africa dopo il tour e invece è qua; non è passato dalla sua casa di Londra né a Market Harborough dai suoi, perché è venuto direttamente a Bournemouth?

-I tuoi genitori mi hanno detto che eri in spiaggia. Adesso puoi ammirare di persona il mio nuovo look.

Si toglie il cappellino da baseball e si passa una mano tra i capelli: sembrano molto più gialli visti dal vivo, li trovo orrendi così scuoto la testa in segno di disapprovazione, lui sbuffa e mi abbraccia di nuovo.

-Andiamo a Corby a vedere i fuochi d’artificio domani sera?

Annuisco.

-Come siamo loquaci! Non sei contenta di vedermi?

Certo che sono contenta! Vorrei urlarglielo, ma se continua a tenermi tra le braccia faccio fatica persino a respirare.

Prende un auricolare per capire cosa sto ascoltando.

-I Toto? Ancora? Possibile che non ti piaccia altro?

Mi stringe più forte, rabbrividiamo entrambi, io per l’emozione, lui per il freddo.

-Avevo dimenticato quanto si gelasse da queste parti a novembre! Stento a credere che qualche giorno fa ero in spiaggia; in Australia sì che si stava bene!

Ed ecco che riattacca a raccontare per l’ennesima volta di tutte le follie che ha fatto in tour; vorrei mettermi a piangere, ma riesco a trattenermi e convoglio la mia frustrazione in rabbia: lo colpisco su un braccio e lo allontano.

-Non me ne frega nulla! Vattene dalle tue australiane se ci stavi così bene!

Mi rimetto le cuffiette, per lo meno non sono costretta ad ascoltarlo, sono stufa di sentirlo parlare con entusiasmo di un mondo di cui non faccio parte.

-E togliti questi cosi!- mi urla perché lo senta anche con la musica ad alto volume- non mi importa niente delle altre, io sono innamorato di te!

Forse, oltre a sentire i Toto, ho anche delle allucinazioni auditive, lo guardo stupefatta in cerca di conferme.

-Di me?

Non ho il tempo di dire altro, l’iPod mi cade di mano e la canzone che stavo ascoltando si trasforma in un vago e confuso borbottio, ma non ha importanza. Josh avvicina lentamente il viso al mio, la sua bocca è irresistibile, finalmente sento la morbidezza e il calore di quelle labbra. Provo una sensazione indescrivibile: mi sento come se la sua anima avesse riempito all’improvviso il vuoto che sentivo nella mia. Ci stiamo baciando per la prima volta, il mio polso accelera i suoi battiti e temo di non essere in grado di sopportare tanta emozione. Sembra che tutto ciò che ci circonda sia stato messo a tacere, c’è silenzio, si sente solo il rumore dei nostri respiri e il suono prodotto dalle nostre labbra, attaccate le une alle altre.

È come se non esistesse nient’altro, solo lui ed io, solo il profumo della sua pelle, il tepore del suo corpo, il sapore della sua bocca. Ci separiamo per riprendere fiato, ma è solo per un attimo, stavolta sono io a fare la prima mossa e nel mio bacio metto tutte le parole che non sono mai riuscita a dirgli in tutti questi anni.  

  
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