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Autore: __deep    14/11/2013    2 recensioni
Crescere vuol dire prendere le redini della propria vita e rivoluzionare il suo corso. Vuol dire svegliarsi una mattina e capovolgere il proprio destino. Ed è questo che fanno due diciassettenni, che cercano in una fuga nella mistica Reykjavík la realizzazione del loro sogno di scrivere e vivere di scrittura.
(per la mia migliore amica)
Genere: Introspettivo, Poesia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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vón (tre)

A volte uscivamo.
Io andavo da lei e mi toglievo il giubbotto rattoppato e dalle tasche cacciavo un libro vecchio, di quelli piccoli con la rilegatura in pelle marrone e una data degli anni '80 scritta in pedice sul frontespizio con una biro blu.
Poi ci sedevamo e leggevamo.
«Oggi pomeriggio dove andiamo?»
«In Cina.»
E io le leggevo la Cina.
Sentivamo i venti ghiacciati dell'Himalaya sulla schiena e ci coprivamo tanto per non sentire freddo, e poi dentro la Città Proibita stavamo in silenzio perché tanta imponenza ci strozzava le parole in gola. Passeggiavamo per i vicoli di Shanghai nei risciò e mangiavamo riso al pollo con le bacchette bevendo liquore.
Poi, quando iniziava a farsi scuro, tornavamo a casa. Era come tornare davvero, fare le valige e salutare la città dov'eravamo vissuti durante la lettura, e le strade che avevamo camminato, e i cieli che avevamo visto.
Se c'era abbastanza luce restavo a guardare il tramonto fuori dalla sua finestra con lei di fianco; altrimenti, l'abbracciavo forte prima di scendere e dirigermi a piedi verso casa.
Era l'unico modo per fuggire via.
   
 
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