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Autore: LilyLilian    14/11/2013    6 recensioni
Ciao a tutti!!! Questa storia parla di cosa, secondo me, ha provato Ginny Weasley quando è entrata in Sala Grande nell'ora di pausa nella battaglia finale (da qui, appunto, il titolo). La storia è scritta dal punto di vista di Ginny. Spero che vi fermerete a leggere. Grazie per la vostra pazienza!!! Bacioni, vostra LilyLilian
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Colin Canon, Fred Weasley, Ginny Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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                                                   Ora di Pausa nella Battaglia Finale
 

 
Voldemort ci ha dato un’ora di pausa, corro verso la Sala Grande, so che la mia famiglia è lì, lo sento. Non voglio dare peso a quello che mi dice il cuore, non voglio ascoltare quella vocina fastidiosa che mi dice che è successo qualcosa di brutto; semplicemente non posso crederci, perché, se ora do ascolto a quella voce, non avrò più la forza di andare avanti, di entrare in quella sala che una volta era piena di risate, scherzi, baci...

Anche da qui fuori si sentono i singhiozzi, le urla delle persone disperate che hanno perso un familiare, un amico, un fidanzato... 

Forza Ginny, sei una Grifondoro e fiera di esserlo, sei stata un capo della rivolta di Hogwarts durante il regime dei Carrow, ti sei fatta torturare per salvare altri, ora non hai la forza di entrare? No, non ne ho la forza, ci ho messo tutta me stessa, non ce la faccio più... Mi pento subito dei miei pensieri: sì, è vero, ci ho messo tutta me stessa, ma sono ancora io. C’è la mia famiglia lì dentro, non posso abbandonarla. Probabilmente saranno tutti preoccupati, si chiederanno dove sono... E io dovrei rispondere che ero qui fuori dal portone della Sala Grande a farmi filmini mentali e a preoccuparmi quando so perfettamente che c’è della gente che sta molto peggio di me??? Ma siamo diventati matti??? No, io sono Ginny Weasley, la ragazza forte, quella che non piange mai, quella sempre pronta ad aiutare gli altri... Quindi, se non altro per rendere orgoglioso lui di me, adesso entro, mi faccio forza e cerco di aiutare chi sta peggio di me. Forza e coraggio, Ginny!

Finalmente mi sono decisa, ho aperto questa dannata porta! Oddio, ma è possibile che una battaglia possa causare tanto dolore? Sono tutti qui, a piangere su corpi ormai morti, senza vita. Ehi, un momento! Che cosa ci fa Dennis Canon lì, disteso e piangente su qualcosa? Forse è meglio avvicinarsi... No, non è possibile! Vi prego, ditemi che è uno scherzo! No, Colin, cosa ci fai lì per terra? Su, non scherzare, dai, alzati! Solo dopo capisco che non ci sei più, che te ne sei andato, o, detto più realisticamente, senza tanti giri di parole, che sei morto. Perché sei uscito da quella maledetta Stanza, perché non mi hai ascoltata? No, tu mi hai chiesto se stavo scherzando, perché non era un bello scherzo, e mi hai detto che mi avresti seguita, dopo tutto avevamo la stessa età e non c’entrava nulla il fatto che io avevo la mia famiglia, il mio ex-ragazzo e la mia migliore amica là fuori a combattere. No, tu saresti venuto, sia che io ti avessi detto che avevi ragione, che dovevi venire anche tu, sia che ti avessi chiesto di rimanere al sicuro: esattamente come avevo fatto io. Mi dispiace Colin, non sai quanto mi dispiace, vorrei rimanere assieme a te, vorrei consolare tuo fratello, vorrei anche riuscire a piangerti, come sta facendo ora Dennis... ma la verità è che ho paura di sapere quali altre persone se ne sono andate, perché lo sento, sento che non è finita qui, che devo ancora fare i conti con la Morte. Non ne ho paura, o meglio, non ho paura di morire, perché sarebbe una fottuta bugia dire che non ho paura di sapere chi altro è morto oggi, chi ancora deve morire... Addio Colin, veramente, vorrei salutarti meglio, ma non riesco più a trovare il mio coraggio, mi sembra di averlo perso per sempre... Addio amico mio, e perdonami se non sono riuscita a proteggerti...

Distolgo a fatica gli occhi da Dennis e Colin, mi sembrano passati anni da quando sono entrata in Sala Grande, o meglio, in quello che rimane di quella che una volta era la sala più splendente e bella di Hogwarts, della mia seconda casa. Ancora non riesco a crederci, come può essere successo veramente, era il mio migliore amico, insieme a Luna e a Neville, chissà dove sono ora loro. No, mi rifiuto anche solo di pensare che possano essere qui, almeno non distesi, immobili, troppo fermi e pallidi perché il cuore possa battere ancora...

Mentre sto pensando queste ultime cose mi guardo in giro, ma ad un certo punto mi fermo, non riesco più ad andare avanti. No! Anche loro no! Questa guerra sta portando più distruzione di altro, spero solo che il mio Harry riesca a sconfiggere in fretta quel mostro! Harry. Chissà come la prenderà Harry. Sapere che Remus, l’unico legame rimastogli con la sua famiglia, è morto. Sapere che il padre e la madre del suo figlioccio, Teddy, sono morti. Ho paura per la sua reazione, ma so che Herm e Ron gli staranno sempre vicino. Almeno loro possono farlo... Poi anche tu Tonks, pensavo, anzi, speravo, di aver sentito male quando ho sentito la tua voce urlare disperata il nome di tuo marito, ma no, avevo ragione, avrei dovuto capirlo fin da subito... Ad un tratto vedo un particolare. Tonks, stai tendendo più che puoi la mano per prendere quella di tuo marito, anche se sai che è morto, anche morendo cercavi lui, non altri, no, solo lui. Sono certa che te la stringerebbe subito, se solo potesse, ma è morto, probabilmente però lo sai già, se potrà ti avrà presa per mano ora, ovunque voi siate. Lo so che non servirebbe, che era chiaro a tutti il vostro amore già da un po’, però tu, Tonks, lo volevi e sono certa anche Remus. Mi accovaccio, ti prendo la mano, Tonks, e la intreccio con quella di Remus. Mi mancherete un sacco ragazzi.

Mi rialzo, sento un masso nel cuore, qualcosa che mi opprime, ma non riesco a piangere, non riesco a sfogarmi, e dire che durante quest’anno piangevo ogni sera... Qualcuno mi stringe la spalla, mi spaventa, mi giro di scatto e mi trovo davanti la professoressa McGonagall. Noto che ha gli occhi lucidi, anche se tenta di nasconderlo. Ad un tratto sento la sua voce, leggermente arrochita dalle lacrime trattenute, chiedermi: ≪Signorina Weasley, sa dove sono suo fratello Ronald, la signorina Granger e il signor Potter?≫ Nella sua voce sento che c’è una nota di speranza, come se sperasse ardentemente che io lo sapessi. Mi viene naturale risponderle: ≪No, professoressa, non ne ho veramente idea. Vorrei saperlo anch’io... ≫. Non lo sa la McGonagall, chi lo deve sapere, dov’è il “Trio Dorato”? Ancora una volta mi ritrovo a pensare alla fine del mio quinto anno, quando io e Harry stavamo insieme. Sapevo che c’era una guerra, ma non ne ero troppo preoccupata. Avevo Harry, non poteva succedere nulla, no? Dentro di me però sapevo che ci sarebbe stato qualcosa che lo avrebbe allontanato da me, da Ron e Herm no però. Sembravano un’anima sola divisa in tre corpi. Niente e nessuno li avrebbe potuti dividere.

 La voce della McGonagall mi risveglia da quello stato di ricordi dove mi ero rifugiata: ≪Signorina Weasley, mi può seguire per favore?≫ Non faccio caso al tono, sono troppo presa da altro ora. Appena la professoressa si sposta vedo la mia famiglia. Mamma, papà, Charlie, Percy, Bill, George e Fred, c’è persino la bella Fleur! Un momento, perché tutti piangono, ma soprattutto perché anche George piange, anzi, sembra quello che si dispera di più? Che cosa ci fa lì per terra, sdraiato su qualcosa di non meglio identificato? E dov’è Fred, lui sa sempre tirarlo su, perché non è vicino al suo gemello? Un momento, perché mamma mi sta abbracciando come se avesse paura che possa scomparire da un attimo all’altro? Cosa sta succedendo? Papà si avvicina e abbraccia la mamma, costringendola a lasciarmi. Vedo Bill venire verso di me, anche lui con le guance rigate dalle lacrime. Mi abbraccia e mi bacia la testa, come faceva quando era piccola e stavo male. Poi mi porta dietro a George, continuando a tenermi stretta a lui, come se avesse paura che potessi cadere. Solo adesso mi rendo conto che quel “qualcosa di non meglio identificato” è mio fratello, solo adesso capisco perché Fred non è a consolare George. Non c’è perché non può. Non c’è perché George sta piangendo sul corpo di Fred. Non c’è perché Fred è troppo pallido, troppo immobile. Non c’è perché non avrebbe quello spettro di risata sul volto se vedesse il suo gemello piangere e disperarsi e urlare per lui. Non c’è perché è morto. La verità mi colpisce come un fulmine e mi fa barcollare. No, non può essere vero, non può essere vero che il mio adorato fratellone sia morto, non può essere vero che quello stesso fratellone che mi faceva gli scherzi insieme al suo gemello, quello stesso fratellone che, sempre insieme al suo gemello, adorava chiamarmi “piccola gemellina”, sia morto. Semplicemente non può essere. È come dire che il fuoco è freddo come il ghiaccio, che la neve ustiona, cose così dai! È scientificamente provato che è impossibile! Eppure è vero, quello stesso fratellone che, sempre insieme al suo gemello, faceva quelle cose, diceva quelle cose, ora è morto. Morto. Caput. Died. Sembra una sentenza, ma a pensarci bene è una sentenza, una condanna a vivere per sempre senza una parte di noi, senza un’importante parte di noi. Mi libero gentilmente dalla stretta di Bill, mi chino sul tuo corpo senza vita e ti scocco un bacio in fronte. Uno con lo schiocco, uno di quelli che piacevano a te e che, ne sono certa, ti piacciono ancora. Mi stanno guardando tutti in modo strano: addolorato, tenero, confuso. Non sono più abituata a sentirmi così osservata. So che sono confusi perché non sto piangendo, ma in questo momento non mi importa, né del fatto che mi stanno guardando tutti, né del fatto che non sto piangendo. Non piangerò fratellone, non adesso, non è ancora arrivata l’unica persona con cui so già che riuscirò a sfogarmi e a sputare fuori tutto il dolore. Addio fratellone, ti voglio bene e te ne vorrò sempre.
 
 


 
 

Ciao a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fin qui! È la prima fanfiction che scrivo e spero che vi piacerà. L'idea di scrivere una cosa simile mi è nata da un'altra fanfiction... che mi ha decisamente commossa. Per scrivere questa fanfic ho lasciato parlare il cuore... Per favore, se volete fare commenti, anche negativi, recensite recensite recensite!!! :) Grazie a tutti, vostra LilyLilian. <3

  
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