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Autore: CastaDiva    14/11/2013    4 recensioni
Dopo quattro anni lontane Michiru e Haruka si ritrovano purtroppo non con i migliori auspici. La prima impegnata a districarsi con il suo ritorno alla vita scolastica giapponese e il suo debutto sulla scena musicale, la seconda alle prese con una dura riabilitazione a seguito di un incidente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Il movimento ipnotico della ventola posta sul soffitto mi provoca un senso di sonnolenza. Accanto a me il mio compagno di stanza sta blaterando qualcosa a riguardo del pessimo cibo che servono alla clinica. Non che me ne freghi molto del suo parere visto che ho le papille gustative perfettamente sane, almeno quelle, posso giudicare da me il sapore della sbobba che ci propinano. Sento distintamente la porta aprirsi, mi volto quel tanto che basta per vedere la sveglia posta sul mio comodino segnare le nove in punto. Che bello, l'ora del cambio dei pannolini.
<< Tenou-san, che novità vederti già sveglia >> 
Non c'è neanche bisogno che io mi sforzi di alzare il capo per guardare chi ha parlato. Ormai riconosco perfettamente il timbro del mio medico curante.
<< Dottoressa Mizuno, come mai qui di prima mattina? Pensavo che fossero entrate le infermiere per prendersi cura di noi invalidi >> 
<< Infatti ci sono anche loro >> dice lei sistemandosi gli occhiali, tic che a quanto pare succede ogni qual volta deve dare una notizia che di certo non sarà gradita. Iniziamo bene la giornata.
La sento schiarirsi la voce << Se mi facessi il piacere di degnarmi della tua attenzione avresti sicuramente notato che accanto a me c'è un'altra persona >>
Per niente colpita dal neanche troppo velato rimprovero mi alzo leggermente da letto. Vicino a lei c'è un ragazzo di una ventina d'anni circa tutto ingessato. Sicuramente sarà al suo primo giorno di lavoro, l'agitazione che circonda a sua figura è palpabile.
<< Lui è Mamoru Chiba, oggi inizia il suo praticantato sotto la mia guida >> spiega esaustiva lei << Insieme a me si prenderà cura del tuo caso >>
<< Mi sembra di aver specificatamente richiesto un medico donna >> affermo sprezzante.
<< Cosa che io sono >> replica impassibile << Questo non esclude però che io possa avere un attendente maschio, cosa che tra l'altro io ritengo necessaria. Sebbene tu sia una donna hai un fisico piuttosto imponente e mi sembra che l'abbia capito anche tu che non riesco a seguirti adeguatamente nella riabilitazione >>
Non posso certo negarlo. La dottoressa Mizuno è ineccepibile nelle diagnosi e nello scegliere gli esercizi migliori ma non sono stati rari i casi in cui ha dovuto richiedere ad un assistente di sollevarmi da terra ad ogni mia caduta. Questo non implica comunque che io accetti di buon grado di farmi assistere da quel novellino.
<< Se ti stai ponendo dei dubbi riguardo alla capacità di Mamoru-san... >> esordisce lei intuendo perfettamente i miei pensieri << Sappi che è uscito dall'università di Tokyo classificandosi come miglior studente del suo corso e la sua tesi sulla riabilitazione mediante esercizi acquo-ginnici è stata pubblicata su un'autorevole rivista medica, cosa piuttosto strabiliante per un ragazzo di una così giovane età. Ma del resto una clinica prestigiosa come questa di certo non prenderebbe sotto la sua ala uno sprovveduto. >>
<< Un novello genio della medicina riabilitativa >> affermo con un velo si scherno nella voce << Non potevate di certo lasciarvelo sfuggire >>
<< L'alta parcella che i degenti pagano per le cure è dovuta all'eccellenza della nostra clinica >> dichiara << E per mantenere quest'eccellenza cerchiamo sempre di assicurarci un adeguato ricambio generazionale tra i medici. >>
Bofonchio qualcosa di incomprensibile per poi distendermi nuovamente.
<< In ogni caso non sono venuta qui unicamente per presentarti Mamoru-san ma anche per parlarti di una nuova terapia riabilitativa >> spiega la dottoressa prendendo la mia cartella clinica dal letto << Ho analizzato attentamente il tuo caso e riflettuto su quanto mi hai detto giorni fa e la diagnosi è evidente. Soffri di sindrome dell'arto fantasma >>
<< Uao, che nome altisonante per... >>
<< Per indicare una persona che nonostante abbia perso un arto continua a sentirne la presenza >> concluse il medico. << Non è niente di grave sia chiaro ma questo disturbo compromette la tua riabilitazione. Equilibrio, tatto, tutto deve essere in un certo senso riprogrammato. >>
<< I medici siete voi, fate quel che vi pare. Tanto non avete bisogno del mio consenso giusto? >> domando brusca, sebbene sappia benissimo quale sarà la risposta.
<< I coniugi Meiou hanno già approvato la terapia che ho preparato >> spiega lei << Ho però voluto informarti di questo cambiamento >>
<< Non amo troppo i cambiamenti >> affermo sicura << Non portano niente di buono >>
<< Non è questo il caso, con questa mia terapia... >>
<< Ritornerò a camminare? >> le urlo contro in un moto di rabbia. << Potrò tornare a correre ad alti livelli o rimarrò un'inferma per il resto dei miei giorni ? Non me ne frega niente di riabilitazione o cose del genere, tanto ormai la mia vita è finita >>

Gentili passeggeri l'aereo è giunto all'aeroporto internazionale di Tokyo, vi preghiamo di allacciare le cinture e prepararvi all'atterraggio.
La voce del pilota mi fa lasciare il mondo dei sogni. Ho dormito per tutta la durata del viaggio. Niente male contando che il volo Vienna-Tokyo dura dodici ore. Ma del resto dire che ero stanca sarebbe stato un eufemismo, i traslochi non sono mai facili, figuriamoci quelli intercontinentali. Quattro anni. Quattro anni sono passati da quando lasciai il Giappone per andare a studiare il violino all'estero. E ora, per il mio debutto, i miei genitori hanno ritenuto che esordire nella mia madre Patria sarebbe stato perfetto. L'aereo atterra senza intoppi, in poco tempo scendo recandomi verso i nastri trasportatori in cerca dei miei bagagli. Mi sono portata appena due valige mentre il resto della mia roba arriverà tra una settimana. Una volta recuperato il mio bagaglio scruto l'orizzonte alla ricerca dei miei genitori, o qualcuno della servitù.  Inaspettatamente però ad attendermi trovo Rei, una mia veccia amica e kohai dei tempi delle medie. Le corro incontro per quanto mi è possibile dal peso delle valige.
<< Ecco che direttamente dal vecchio continente torna la Mozart dei nostri tempi >> scherza Rei abbracciandomi con calore.
<< Rei-san che sorpresa, cosa ci fai qui? >> le chiedo << E comunque Mozart era un pianista non un violinista >>
<< Appena ho saputo del tuo ritorno mi sono precipitata a casa tua e sono salita in limousine insieme a Hiroshi-san >> spiega lei indicando l'autista di famiglia per poi prendere una delle mie valige << Ma ora bando alle ciance, sali in macchina che mi devi raccontare parecchie cose. >>
<< Come se non avessimo parlato abbastanza via telefono in questi anni >> le dico seguendola all'interno dell'auto.
<< Oh, ma voi mettere parlarsi di persona rispetto ad essere a centinaia di chilometri di distanza? >> esclama lei dopo essersi seduta. Le sorrido. In tutti quegli anni salvo i miei genitori Rei è stata l'unico legame con questo Paese. Ci siamo conosciute a scuola, io ero al secondo anno mentre lei al primo. Entrambe eravamo, e penso che siamo tutt'ora, due persone piuttosto schive che si legano difficilmente alle altre. E sicuramente ci saremmo tranquillamente ignorate per tutta la durata del nostro percorso scolastico se una serie di eventi non ci avesse obbligato ad entrare in contatto. Il campo di allenamento della squadra di tiro con l'arco, di cui Rei era stata nominata capitano grazie al suo indiscutibile talento, era attigua al campo di nuoto della cui squadra io ero capitano. La sala di pittura era a fianco di quella di studio dei fenomeni paranormali, inutile dire che entrambe eravamo le presidentesse dei rispettivi club. In quanto confinanti i motivi di diatriba tra i nostri membri non mancavano di certo e ovviamente chi doveva appianare le divergenze eravamo noi due. A forza di incontrarci avevamo imparato a conoscerci e poco a poco era nata un'amicizia.
<< Terra chiama Michiru-san, terra chiama Michiru-san >> la sua mano davanti al mio volto mi riporta al presente. Fuori dal finestrino vedo la villa di famiglia, a quanto pare siamo arrivate. Do ordine al maggiordomo di trasportare i bagagli . Vengo a sapere che i miei genitori sono al lavoro, indi per cui insieme a Rei ci chiudiamo nella mia stanza per non essere disturbate.
<< Bene, ora che nessuno può sentirci spara, come sono i ragazzi austriaci ? >> mi chiede lei sedendosi ai piedi del mio letto.
<< Sono stata quattro anni in una delle più affascinanti capitali europee e tutto ciò che vuoi sapere è come erano i ragazzi? >> la schernisco leggermente. E dire che da un occhio esterno Rei sembrerebbe quel genere di persona a cui non importa niente delle relazioni con l'altro sesso, di pettegolezzi e cose simili e invece...
<< Oh andiamo vuoi farmi capire che in Europa hai fatto la suora per quattro anni? >> scherza lei.
<< Beh, trovare un fidanzato non era nei miei interessi >> replico io sedendole accanto.
<< Anche perchè il tuo cuore è occupato da Tenou-san >> afferma lei incapace di trattenersi dal ridere.
<< Ancora con questa storia... >> sbuffo io, e dire che ne era passato di tempo.
<< Scusami, ma devi concedere che vedere l'algida Michiru Kaiou perdere la testa per qualcuno è un evento piuttosto raro >> dichiara risoluta.
<< Perdere la testa, che esagerazione >> esclamo alzandomi dal letto piuttosto turbata, come del resto accade ogni volta che si rivanga quell'episodio.
<< Non è forse perdere la testa fare decine di disegni riguardanti una persona? Per non parlare poi dei blocchi da disegno riempiti completamente con riproduzioni dei suoi occhi >> mi ricordò.
<< Ammetto che quella ragazza mia aveva colpita >> confessai << Ma era appunto una ragazza ed inoltre il mio era un interesse puramente artistico. Non puoi negare che la sua figura fosse piuttosto affascinante >>
<< Non lo metto in dubbio, per farti perdere la testa doveva di certo esserlo. Dai, siete state appiccicate l'una all'altra per mesi, pensa che si cominciava a spargere in giro la voce che avevate un certo tipo di rapporto >> continua lei mentre io sospirando comprendo che non abbandonerà mai questa sua sciocca convinzione.

<< Ho sentito che questa mattina hai dato di matto >>
<< Maledette infermiere chiacchierone >> mugugno leggermente divertita mentre vedo lo sguardo di Setsuna accigliarsi. Quasi mi dispiace darle tutte queste preoccupazioni, a lei e alla sua famiglia. Ma del resto quella caduta in disgrazia sono io dunque ho anche tutto il diritto di comportarmi come mi pare.
<< Non hai il diritto di comportarti come ti pare >> proclama Setsuna. Maledetta lei e la sua capacità di poter leggere nel pensiero delle persone, in particolar modo nel mio. << Ci stiamo tutti preoccupando  e vogliamo riaverti presto a casa >>
<< E soprattutto smettere di pagare l'esosa parcella della clinica >> affermo cinicamente incurante di ferire in questo modo la mia amica cosa che a vederne il volto è riuscita perfettamente. Invece di strillarmi contro, come una qualunque persona normale farebbe, sento la sua mano stringere la mia. << Non posso comprendere come ti senti... >>
<< Appunto, non puoi >> la interrompo riuscendo a raggiungere vette di stronzaggine notevoli, come da anni non mi capitava più di fare. Penso però che Setsuna a causa dei nostri trascorsi si sia abituata a questo trattamento, la sua resistenza alla mia indisponenza è veramente encomiabile.
<< Cosa ne pensi della nuova terapia? >> mi domanda.
<< Cosa vuoi che ne pensi, mica sono un medico >> rispondo << Possono fare pure quello che vogliono, tanto ormai nulla tornerà come prima >>
La sua stretta intorno alla mia mano aumenta << Questo è solo un ostacolo, la tua vita non è finita. Ma prima di ricominciare il tuo corpo deve sistemarsi >>
<< E chi lo dice che è il mio corpo il problema? >> le chiedo voltandomi di scatto << Chi...chi lo dice che è la mia mente a non voler accettare la mia infermità e che il mio corpo agisce di conseguenza ? >> dico tutto d'un fiato andando con il braccio sinistro alla ricerca di un qualcosa ormai perduto per sempre. Quante volte svegliandomi la mattina cercavo di alzarmi dal letto, dimenticandomi che ormai potevo fare affidamento su una sola gamba, quante volte mi allungavo rendendomi conto solo all'ultimo che solo la parte destra del mio corpo raggiungeva il fondo del lettino ospedaliero. Quante volte nei miei sogni vincevo una corsa automobilistica per poi scendere dalla vettura e, sostenuta da entrambe le mie gambe, festeggiavo insieme al mio team?
<< Tu sei forte Haruka, supererai anche questo scoglio >> dichiara solenne Setsuna.
La guardo con un'espressione afflitta pensando a come sia inutile il suo volermi tirar su di morale. A che pro superare questo ostacolo se tanto la mia vita non tornerà più come prima?

Nuova storia iniziata a scrivere tra le pause delle altre due. Mi è venuta in mente di getto dopo aver letto Real, avrei dovuto aspettare ad iniziare a pubblicare ( visto che ho altre due storie in corso) ma il capitolo affollava il mio computer quindi è stato pubblicato XD
   
 
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