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Autore: TheSlayer    14/11/2013    0 recensioni
Kat Moore è nata e vissuta a Los Angeles finché non è arrivato per lei il momento di trasferirsi a Londra per cambiare completamente la propria vita. In Inghilterra incontra nuovi amici e trova l'amore, ma il suo misterioso passato torna a tormentarla influenzando irrimediabilmente il presente. Quella partenza da Los Angeles sarà stata una fuga? Da cosa starà scappando Kat? A cosa andrà incontro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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(Un)broken - Le Ali della Farfalla

Capitolo 4
 
“Lo sapevo!” Sussurrò Sarah quando ci incontrammo. Le raccontai velocemente quello che era successo la sera prima, approfittando dell’assenza di Evan e Tommy, che stavano decidendo cosa farci ascoltare e si erano chiusi nella sala di registrazione.
“Okay, ci siamo baciati, ma tranquilla! Aspetta a ordinare gli inviti per il matrimonio!” Esclamai a bassa voce, ridendo. La mia amica era così felice che sembrava quasi le avessi detto che mi sarei sposata dopo due giorni.
Avevo dormito davvero poco quella notte ed ero abbastanza stanca, ma ero felice di essere lì. Tommy era passato a prendermi a casa e mi aveva accompagnata in studio con la sua auto e avevamo chiacchierato per tutto il tragitto. Avevo paura che dopo il bacio ci sarebbe stato imbarazzo tra di noi, invece era stato tutto molto naturale.
“No, no, questo è un evento! Dobbiamo festeggiare! Cominciavo a pensare che fossi la regina di ghiaccio.”
“Esagerata!” Esclamai e scoppiai a ridere.
“Sono felice che siate entrambe di buonumore.” Intervenne Evan, raggiungendoci insieme a Tommy.
“Già, almeno sarete meno critiche nei confronti del nostro lavoro.” Commentò l’altro ragazzo con un sorriso.
“Non ne sarei così sicura.” Dissi, prendendoli in giro. Mi divertivo a fare battute con loro, erano di buona compagnia.
“Ecco che riemerge l’ansia da prestazione!” Esclamò Tommy, assumendo un’espressione di finto terrore.
“Ma smettila.”
Il ragazzo mi attirò a sé e mi diede un bacio sulle labbra.
“Questo mi aiuta a rilassarmi.” Mormorò.
Nello studio entrò un gruppo di persone che non conoscevo e mi allontanai leggermente da Tommy. Avevo sempre pensato che fare i piccioncini in pubblico fosse maleducato nei confronti di tutti gli altri presenti, soprattutto le persone che non conoscevo.
“Oh, eccovi!” Esclamò Evan, andando a dare il cinque ad un ragazzo alto con i capelli castani e gli occhi azzurri. Si assomigliavano, avevano gli stessi occhi e lo stesso naso, ma la bocca era diversa. “Ragazze, vi presento Chris, mio fratello e batterista della band.” Aggiunse poi.
“E’ un piacere conoscerti, Chris. Io sono Sarah.” Si presentò la mia amica.
“Kat, piacere.” Dissi, porgendogli la mano.
“Piacere mio, ragazze!” Esclamò Chris, sorridendo. Era quasi incredibile come tutti i batteristi avessero le stesse abitudini: il ragazzo indossava pantaloni che gli arrivavano appena sotto il ginocchio, scarpe da ginnastica e una maglietta che ero sicura sarebbe finita sul pavimento dopo pochi minuti.
Anche lui, come i suoi compagni di band, era ricoperto di tatuaggi. Riuscivo ad intravederne qualcuno che partiva dal collo e spariva sotto la maglietta.
“Mentre i ragazzi preparano tutto possiamo farvi sentire il master di un paio di canzoni che abbiamo inciso la settimana scorsa.” Propose Evan. Sarah ed io annuimmo, mentre Chris entrò nella vera e propria sala di registrazione a sistemare la sua batteria. Aveva detto che per la canzone che avrebbero dovuto registrare quel giorno aveva bisogno di un set diverso di piatti.
“Okay, adesso sono davvero nervoso.” Disse Tommy mentre inseriva un CD bianco nello stereo.
“Pensa che sei abituato a cantare davanti ad un pubblico e loro sono solo due.” Lo incoraggiò Evan, dandogli una pacca sulla spalla.
Il ragazzo annuì e premette il tasto “Play”. Le note di una ballata rock cominciarono a diffondersi nella stanza, seguite dalla voce melodiosa di Tommy. Chiusi gli occhi per godere meglio il momento e per sentire ogni singola emozione provocata da quella canzone.
“Il testo è una poesia.” Commentai ad alta voce quando le note cessarono di suonare. Riaprii gli occhi e puntai lo sguardo sul cantante.
“Ti è piaciuto?” Domandò Tommy, che sembrava ansioso.
“E’ bellissimo.” Dissi.
“Wow!” Disse solo Sarah, scuotendo la testa come se non riuscisse a credere di trovarsi lì in quel momento.
“Ne volete sentire un’altra?” Chiese Evan, facendo spostare Tommy e premendo il tasto “Play” del registratore. Questa volta ascoltai una canzone più movimentata, dalla melodia e il testo più frenetici, arrabbiati.
“Questa è un po’ diversa.” Disse Tommy una volta finita.
“Devi essere stato seriamente incazzato.” Commentai con un sorriso.
“Già.” Replicò lui, abbassando lo sguardo come se ripensare al motivo per cui aveva scritto quella canzone gli facesse provare le stesse emozioni. “E’ una storia lunga.” Aggiunse poi.
Evan aprì la bocca per dire qualcosa ma fu interrotto dall’ingresso nella stanza di un gruppetto di tecnici e da un famoso produttore americano. Se quell’uomo stava lavorando sull’album della band di Tommy, dovevano essere abbastanza famosi e importanti. John Kimberlin non era un produttore che si scomodava per una band da matrimoni e il fatto che avesse viaggiato da Los Angeles a Londra per loro mi fece riflettere.
“Siamo pronti, ragazzi?” Domandò. Tommy, Evan e Chris, che era tornato con un tamburo in mano, annuirono.
“Andiamo in sala, se volete potete assistere da qui.” Disse Evan.
“D’accordo, grazie.” Replicò Sarah. Tommy mi fece un cenno con la testa. Annuii, abbozzando un mezzo sorriso. La verità era che ero agitata e non mi piaceva essere in una stanza insieme a John Kimberlin.
 
“Direi che è andata bene!” Esclamò Evan uscendo dalla sala di registrazione e dando il cinque a John che, fortunatamente, era stato impegnato per tutto il tempo a muovere quelle strane levette sulla console e non mi aveva degnata di uno sguardo. Mi ero sempre chiesta come funzionassero, ma non era decisamente il caso di chiederlo in quel preciso istante.
“Fantastico!” Aggiunse Chris, seguendo il fratello e abbandonandosi sul divanetto di fianco a quello su cui eravamo sedute Sarah ed io. Tommy si fermò a parlare con John per qualche secondo e poi mi raggiunse.
“Come ti è sembrata questa canzone?” Mi domandò.
“Mi è piaciuta, non vedo l’ora di sentire la versione finale!” Esclamai. Per quanto fossi felice di essere in quel posto, in quel momento, non riuscivo completamente a lasciarmi andare perché un pensiero fisso mi bloccava.
“Questi tre danno il meglio quando hanno un pubblico.” Disse John, voltandosi verso di noi. “Se poi sono ragazze che devono conquistare…” Aggiunse e ci fece l’occhiolino. Sarah scoppiò a ridere ed io mi nascosi leggermente dietro a Tommy.
“La prossima canzone che ci sentiranno registrare sarà per loro. Tommy, non hai scritto un testo nuovo stanotte?” Domandò Evan. Chris si raddrizzò sul divano e guardò il cantante con aria interessata.
“Sì, ma non è pronto.” Replicò lui, sventolando la mano come per porre fine alla conversazione in fretta.
“Ah, non c’è niente di meglio di una canzone per conquistare una persona!” Esclamò John, scoppiando in una fragorosa risata. Tommy si alzò per andare a prendere una lattina di Coca Cola dal mini frigo, probabilmente per evitare di attirare l’attenzione sul rossore che era comparso sul suo viso, e il produttore mi fissò per qualche secondo.
“Chloe?” Mi chiamò. Non risposi e mi guardai intorno. “Chloe Robson?” Chiese ancora.
“Ehm, no, mi spiace.” Risposi, agitandomi sul divanetto.
“Wow, hai i capelli diversi, ma avrei giurato che… sei identica a una persona che conosco. Avete anche la stessa voce!” Esclamò l’uomo, osservandomi ancora. “Sei per caso sua parente?”
“No, mi dispiace.” Ripetei. “Il mio nome è Katherine Moore.” Aggiunsi, scrollando le spalle.
“Cena?” Propose Tommy, interrompendo il discorso.
“Tutto a posto?” Mormorò Sarah avvicinandosi a me.
“Sì.” Sussurrai in risposta, anche se non riuscivo a smettere di fissare John.
Evan e Chris decisero che sì, saremmo andati a cena tutti insieme, anche perché loro stavano morendo di fame dopo le registrazioni.
“Suonare la batteria mi mette sempre un certo appetito.” Disse Chris massaggiandosi lo stomaco mentre stavamo camminando verso l’uscita dello studio.
“E’ per questo che mangi come un maiale dopo ogni concerto?” Lo prese in giro suo fratello.
“Sì.” Rispose il batterista. “E anche perché non riesco a mangiare prima di suonare.”
“Giusto.”
“Ehi, Kat!” Esclamò Tommy raggiungendomi. Era rimasto indietro per parlare con uno dei tecnici e ci aveva detto di cominciare ad andare.
“Ecco il cantante!” Replicai, sorridendogli. Il ragazzo mise un braccio intorno alle mie spalle e mi diede un veloce bacio.
“Mi dispiace per Johnny. Ti ha messa a disagio?” Mi domandò poi.
“No, tranquillo. E’ tutto a posto.” Dissi. “Noi americane ci assomigliamo un po’ tutte.” Commentai poi, sperando che il discorso si concludesse con quella frase.
Chris aprì la porta dello studio di registrazione e cominciammo a sentire urla, lampi e suoni che assomigliavano a dei “click.”
“Cosa succede?” Domandai, spaventata.
“Paparazzi.” Rispose Tommy, mettendosi davanti a me per proteggermi dai flash delle macchine fotografiche. Mi si ghiacciò il sangue nelle vene quando vidi il gruppo di uomini che aspettavano di fare foto a Chris, Evan e Tommy e cercai di nascondermi il più possibile dietro al ragazzo.
“Tranquille, va tutto bene.” Disse Evan, accompagnando velocemente Sarah alla sua auto.
“Tommy! E’ la tua nuova ragazza?”
“Evan, è finita con Jade?”
“Chris, Chris! Una foto!”
“Tommy, che fine ha fatto Claire?”
“State registrando un nuovo album? Quando uscirà?”
I tre ragazzi ignorarono tutte le domande e non si fermarono finché non ci rifugiammo tutti nel SUV di Evan.
“Wow!” Esclamò Sarah. “Cioè, sapevo che eravate famosi, ma non immaginavo che i paparazzi vi seguissero anche in studio di registrazione.” Commentò la ragazza.
“Qualcuno deve averli chiamati. Probabilmente quelli delle pulizie.” Disse Chris. “C’è qualcuno in studio che li chiama ogni volta che registriamo.”
“Vi hanno spaventate?” Chiese Tommy.
“No, figuratevi! E’ solo stata una sorpresa.” Replicò Sarah, mentre io guardavo quel gruppo di fotografi dal finestrino oscurato dell’auto di Evan. Dannazione, ci mancava solo quello.
“Tutto bene?” Mi chiese Tommy, prendendomi una mano e stringendomela.
“Cosa? Ehm sì, scusa, ero solo persa nei miei pensieri.” Replicai. Come avevo fatto a non accorgermi che Tommy faceva parte di una band famosa in Europa? In America gli Hearts on Fire non erano nessuno. Non li avevo mai nemmeno sentiti nominare. Avrei dovuto trovare il modo di dire a Tommy che tra di noi non poteva funzionare ed era un peccato, perché mi piaceva davvero tanto.
 

Nuovo capitolo! Oggi scopriamo cos'è successo quando Kat è andata allo studio di registrazione con Sarah, Evan e Tommy e la nostra protagonista scopre che in realtà la band è piuttosto famosa in Inghilterra. Inoltre il produttore americano la scambia per un'altra persona e Kat diventa nervosa. Perché? Cosa nasconde questa ragazza?
Nel prossimo capitolo, che posterò lunedì, scopriremo se Kat e Tommy smetteranno di vedersi e ci sarà una meravigliosa festa in maschera!

Spero che vi sia piaciuto e grazie per aver letto! Alla prossima :)

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