Passeggiate invernali.

Uscì di casa con una pesante sciarpa blu che gli copriva il naso e la bocca. Il freddo iniziò a farsi sentire, penetrandogli fino alle ossa. Sbuffò pesantemente, stringendosi nel dolcevita nero, a cui mancava ormai qualche bottone perduto chissà dove. Troppe volte si era ripromesso di imparare a cucire solo per rimettere dei bottoni a quel benedetto dolcevita, e mai aveva prestato fede alle sue stesse parole. L'acqua all'interno dei canali si smuoveva lenta, e lui si soffermò un attimo ad osservarla. Gli sarebbe piaciuto diventare subito un gondoliere, le giornate passate a spiare silenziosamente e a cogliere piccoli stralci di vita di sconosciuti, tentando di interpretare il significato di qualche conversazione o qualche parola sussurrata, guidando dolcemente la gondola attraverso i piccoli canali di Venezia.
I suoi genitori erano tuttavia stati piuttosto chiari: prima di provare ad intraprendere questa strada, doveva almeno aver finito il liceo. Si maledisse mentalmente per aver scelto il liceo classico, mentre estraeva un libro da una grande vorsa a tracolla che teneva a ciondolare sul fianco, per poi distogliere lo sguardo dall'acqua e portalo sulle pagine un pò ingiallite. 
Però, per quanto provasse a concentrarsi su ciò che leggeva, le parole gli parevano semplici grovigli di lettere, interrotte dai suoi stessi pensieri. Con una certa rabbia richiuse il libro e lo ripose nella borsa, irritato dalla sua stessa disattenzione. Si lasciò sfuggire un sospirò, che, nonostante la sciarpa, riuscì comunque a manifestarsi davanti ai suoi occhi chiari come una nuvoletta di vapore acqueo. 
Prima del torneo di calcio, a dir la verità, non era così impaziente. Ma il torneo gli aveva camnbiato la vita, perchè aveva conosciuto lui.
Fidio Aldena, la Cometa Bianca. 
Non che gli avesse trasmesso chissà quale messaggio: era solo uno stupido, a cui piaceva in modo esagerato giocare a calcio e che, probabilmente, avrebbe sposato un pallone se fosse stato possibile in termini legali. 
Ma, ora che era da qualche altra parte in Italia, così vicino, eppure così incredibilmente costante, sentiva un'inspiegabile mancanza per quel sorriso sincero senza riserve, per quel modo noncurante di non pulirsi le enormi macchie di sugo dalla camicia bianca, per quegli abbracci improvvisi che regalava a chiunque chiamasse amico. 
Da quando era tornato a Venezia, la bella Venezia, sentiva una depressione quasi perenne che non lo lasciava in pace. 
E, di tutto ciò che quello stupido di Fidio gli aveva detto, gli era rimasta impressa una frase:
<< Quando diventerai un gondoliere, dimmelo. Verrò subito a fare un giro! >>
Lo doveva ammettere: l'idea infantile del fatto che sarebbe venuto seriamente quando lui fosse diventato gondoliere, lo tormentava. 
Un brivido gli percorse la schiena: iniziava ad essere tardi, era meglio tornare a casa, prima di prendersi un raffreddore. 
Gianluca rivolse un'ultimo sguardo alle acque dei canali, per poi darsi dello stupido, e prendere la via del ritorno, tra uno sternuto e l'altro.


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Note dell'autrice:
Quanto cavolo li amo questi due insieme?
Non c'è molto da dire, se non che mi scuso per gli eventuali errori, u.u.
Per il resto, diamo la colpa a Ludovico Einaudi, è sempre la sua musica che mi porta a scrivere questo genere di cose, oh ♥

Bye!
#Matt