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Autore: Eleninalabelieber    14/11/2013    1 recensioni
racconta della crescita di questa ragazza che perde i genitori e viene affidata alla zia.
poi la zia, morirà e la ragazza verrà portata in un orfanatrofio.
sarà lì che scoprirà il valore dell' amicizia, dell' amore, dell' odio e della sofferenza.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Scolastico
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Mi chiamo Amelia, ho 17 anni e vivo in un piccolo paese vicino Milano. Sono una ragazza “normale”con i capelli neri e gli occhi azzurri come il cielo. Sono magra e non tanto alta. Vengo soprannominata corvina a causa dell’ intenso colore dei miei capelli. Sono una specie di biancaneve del mondo di oggi (tranne per gli occhi azzurri). All’ età di 10 anni, i miei genitori hanno divorziato e sono andata a vivere con mia zia. Abitavamo in un piccolo paese lontano da tutti ed è lì che ho capito la ragione delle mie frustrazioni, la mancanza di una madre e di un padre, la mancanza di un amica, la mancanza di qualcuno che mi stesse davvero accanto. Insomma, lì ho capito chi ero e che cosa mi era successo. Cinque anni dopo, mia zia è morta a causa di un tumore al seno e non avendo più nessuno, sono stata portata in un orfanatrofio ed è lì che ho conosciuto una persona stupenda che mi ha insegnato qual’ è il vero valore dell’ amicizia. Questa ragazza si chiama Martina, anche lei come me aveva perso entrambi i genitori ma per cause naturali. Aveva i capelli biondi e dei fantastici occhi verdi. Era alta e magra ed era veramente bellissima. Con il tempo il nostro legame si è rafforzato e siamo diventate sempre più amiche. Il 16 di Novembre, (del 2011) giorno del suo compleanno, le avevo organizzato una festa a sorpresa e lei, mi aveva ringraziata con una lettere dove diceva che mi adorava e che ero la sua migliore amica. Pochi mesi dopo, siamo uscite a fare una passeggiata nel centro di Milano e lì, è avvenuta una catastrofe. Abbiamo preso una stradina che ci avrebbe riportato all’ orfanatrofio ma, ecco che appare un uomo con una folta barba nera e con degli occhi scuri e penetranti. Era alto, magro e con strani tatuaggi sulla pelle. Si è avvicinato e ha tolto da una tasca della grande giacca verde, uno strano oggetto che non avevo mai visto prima … Era una pistola e ce la puntò adesso. Martina, non voleva che mi colpisse e quindi mi spostò e il colpo le arrivo dritto nello stomaco. La vidi cadere a terra e comincia a gridare come mai avevo fatto prima. L’ uomo, spaventatosi, scappò e io ebbi un attacco di panico. Non avevo mai provato l’ esperienza di perdere una persona alla quale tenevo davvero. Mi misi a correre cercando qualcuno che fosse in grado di aiutarmi. Nessuno si fermò ad ascoltarmi ma da lontano vidi una cabina telefonica. Mi fermai e feci il numero dell’ orfanatrofio e dopo 10 minuti arrivarono a prenderci. Martina era svenuta tra le mie braccia e vedevo scorrere il sangue dalla profonda ferita. Provai un dolore immenso e capii che lei ci teneva davvero e aveva rischiato la sua vita per me. Mi addormentai e quando mi svegliai non era più con me. L’ avevano ricoverata in ospedale e mi dissero che non l’ avrei più potuta vedere perché ero solo un pericolo per lei. Una settimana dopo, mi trasferirono in un altro orfanatrofio, molto lontano dal precedente. Persi tutti i contatti con Martina, le lettere che le spedivo, non aveva risposta e l’ unica cosa che mi teneva ancora attaccata a lei era un braccialetto che mi aveva regalato dove era inserita una nostra foto e dove c’ era scritto: << migliori amiche per sempre >>.
   
 
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