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Autore: DevilKla    26/04/2008    2 recensioni
[Mai-HiME - anime] Una mia interpretazione dei pensieri di Akira, durante l'assenza di Takumi, ricoverato in ospedale per un attacco cardiaco. Fanfic scritta per il compleanno di una persona a me molto cara.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era pomeriggio inoltrato quando Akira Okuzaki si svegliò di soprassalto, nella stanza del dormitorio maschile che divideva con Tokiha Takumi

 

 

 

LA DOLCE SCOPERTA DELL’AMORE

 

Dedicata a te, Shainareth, che sei la mia sola, unica VERA amica. Inutile aggiungere altro, le parole sono superflue e tu sai già tutto. Buon compleanno tesoro, ti voglio tanto bene.

 

 

 

Era pomeriggio inoltrato quando Akira Okuzaki si svegliò di soprassalto, nella stanza del dormitorio maschile che divideva con Tokiha Takumi. La ragazzina si passò una mano sul viso stancamente, per poi allungarla verso l'orologio che aveva sul comodino: le lancette segnavano le cinque del pomeriggio. Si girò su un fianco, volgendo lo sguardo verso la tenda che era solita separare lo spazio tra il suo letto e quello del suo compagno di stanza. Fece una piccola smorfia di disappunto, notando che quel separè sempre chiuso ora era aperto, e che quel letto era vuoto: Takumi era stato ricoverato per l'ennesima crisi cardiaca ed al momento Yuuichi Tate era lì con lui.

Il giovane Tate aveva insistito affinché lei andasse a riposarsi dicendo che per lui non era un peso restare a vegliare un amico, dato che si trovava in ospedale anche per far compagnia a Shiho.

Così, dopo averlo ringraziato, Akira era tornata nel suo dormitorio e lì, una volta abbandonatasi sul letto, era caduta in un sonno profondo.

Sbadigliò stancamente, continuando a fissare quel letto vuoto:  Takumi era assente non certo perché era andato ad una gita di piacere, ed a quel pensiero, un senso di inquietudine  la pervase; come un mostro che ti aggredisce la bocca dello stomaco impedendoti di respirare.

Con uno scatto balzò in piedi, portandosi al lato del talamo occupato fino a poco tempo fa dal ragazzo. Accarezzò quelle lenzuola candide come l'animo del suo amico e si stese sopra il suo letto, stringendo con forza il cuscino. Cosa stesse provando Akira Okuzaki in quel momento è molto semplice da immaginare: si sentiva sola.

Da quando Takumi era entrato nella sua vita, molte cose erano cambiate: lei era cambiata. La purezza e l'innocenza dell'anima e del cuore del suo amico l'avevano colpita nel profondo, tant'è che quando il giovane aveva scoperto la sua vera identità, proprio non ce l’aveva fatta ad ucciderlo, nonostante lui l'avesse implorata di farlo affinché Akira ponesse fine alle sue sofferenze. «Stupido, stupido Takumi» mormorò la ragazzina affondando il viso nel cuscino e bagnandolo di lacrime.

Proprio non le riusciva di stare senza quella “persona speciale”; il non poter vedere il suo sorriso, non avere il suo sostegno o vedere i tanti piccoli dolci gesti che le riservava, e soprattutto, il non poter stare semplicemente a contatto con la sua essenza la faceva sentire…vuota.  Con tutte quelle piccole attenzioni, nonostante all’inizio pensasse fosse un uomo, Takumi era riuscito a sfiorarle quel cuore di donna, coperto da strati e strati di bende, ma che si infiammava ogni qualvolta che il ragazzo le rivolgeva un sorriso. Ancora un’altra lacrima cadde sul candido cuscino, ed il senso di inquietudine che stava provando Akira in quel momento, diventò ancora più pesante. Lei era una HiME, e se il sentimento che provava per Takumi era ciò che le ragazzine della sua età chiamano “amore”, il ragazzo era in pericolo… in gravissimo pericolo. Il cuore fece un sobbalzo anomalo, nel pensare a Takumi in quei termini. “Amore” era una parola che finora non l’era mai passata nemmeno per l’anticamera del cervello; non sapeva definirla, anche perché aveva solo sentito parlare di sfuggita dell’argomento dalle ragazzine della sua classe alle prese con le loro “cotte”. Come si poteva pretendere che Akira Okuzaki, colei che si vestiva da uomo per non mettere a repentaglio la sua vita di HiME, potesse sapere cosa è l’amore? Eppure, questo puro e semplice sentimento adolescenziale c’era, ed era ben evidente, anche se lei non ne aveva preso coscienza.

La ragazza si girò, mollando la presa del cuscino, girandosi, guardando il soffitto bianco con fare pensoso. Certo – si disse – gli voleva molto bene, su questo non c’era ombra di dubbio. Takumi era un ragazzo buono, gentile e anche premuroso. Nonostante la sua grave malformazione cardiaca, era sempre pronto a farsi in quattro, sia per il suo “compagno” di stanza, sia per non essere di peso a sua sorella Mai.

Akira sorrise, quando pensò alla figura di Takumi con il grembiule da cucina, alle prese con i fornelli: quante volte le aveva preparato la cena? Tante. Perché lui era fatto così.

Inizialmente, quando le avevano affidato un compagno di stanza, si era preparata a sopportare il solito tipo “sono-fighetto-con-tutte-le-ragazze-della-scuola”, pronto a trascinarla in qualche rissa, o peggio, andare alla ricerca di qualche ragazza da conquistare; lei doveva passare per un uomo, quindi non poteva certo fare la parte della timida. E invece? La personalità di Takumi era in contrasto con qualsiasi bulletto di tredici anni che bazzicava nella loro scuola. Sarà stato perché malato di cuore e quindi impossibilitato a fare molte delle cose tipiche degli altri ragazzi, o quasi sicuramente per via dell’indole buona e pura, Takumi si era sempre comportato bene con lei, e non aveva mai avuto uscite maliziose in sua presenza, nonostante all’inizio fosse convinto di avere un compagno di stanza, e non una donna.

Quando l’aveva scoperta, non si era fatto problemi, anzi. Con quella semplicissima dolcezza e gentilezza che lo aveva sempre caratterizzato, il ragazzo era diventato suo “complice” aiutandola, prendendola virtualmente per mano, per farle percepire anche solo la sua presenza. Così, senza accorgersene, si era affezionata a lui più del dovuto.

Il suo pensiero volò a quella sera quando gli aveva salvato la vita baciandolo. La ragazzina arrossì di colpo, dicendosi che no, era stato un bacio di emergenza, niente di più; e allora perché da quella sera non faceva altro che desiderare di poggiare ancora una volta le labbra sulle sue? Semplicemente perché il suo “volergli bene” era andato ben oltre.

Si portò una mano sul viso con fare disperato; perché era capitato proprio a lei? Lei non avrebbe dovuto, non sarebbe dovuto succedere… lei non poteva amarlo, perché era una HiME. Ma allora perché avvertiva così tanto la sua mancanza, come se qualcuno le avesse strappato il cuore dal petto? Perché ogni giorno continuava a fare su e giù per la stanza aspettando che le ore passassero, in modo da poter tornare finalmente in ospedale da lui? Perché accidenti sentiva un vuoto nello stomaco al solo pensiero di non poter più parlare con lui, o peggio, di perderlo da un momento all’altro? Se fosse morto per via del cuore… o sparito per la sua “debolezza” di HiME, cosa avrebbe fatto?  No, non avrebbe avuto più senso nulla. A quel pensiero si ricordò delle parole che avrebbe voluto urlargli quando aveva avuto quel violento attacco di cuore, dopo averla scoperta.

«Non dirmi addio, per favore» disse Akira ad alta voce, ripetendole e lasciando che le lacrime scivolassero sul suo viso ancora una volta, portando le mani in alto, quasi a voler afferrare le sue.

Fu a quel punto che iniziò a porgersi delle domande: «Perché ho così tanta paura di perderti e di vederti sparire da un momento all’altro? Perché sto male solo a pensarci? Perché mi manchi da impazzire quando non ci sei e non ho modo di parlarti? Perché vorrei che mi accompagnassi per sempre in questo lungo cammino che è la vita, tenendomi dolcemente per mano? E’ solo perché ti voglio immensamente bene? O c’è altro?» chiese ad alta voce, come se stesse parlando davvero con qualcuno. Restò in silenzio per qualche minuto, ponderando, guardando in se stessa attentamente. Ed allora fu il suo cuore a risponderle, spazzando via tutte le paure e le sue incertezze, lasciando da parte i suoi ragionamenti. «Perché ti amo. E’ l’unica spiegazione “logica”. Ti amo talmente tanto che non so cosa farei senza di te, Takumi. Userò i miei poteri di HiME per proteggerti, non ti permetterò di lasciarmi la mano Mi piacerebbe essere per te una ragione di vita» disse poi con estrema convinzione, asciugandosi le lacrime e ritrovando in sé una rinnovata forza.

Sorrise, Akira, sentendo il rumore del suo cuore che batteva all’impazzata. Nonostante la timidezza che la caratterizzava quando si trattava di lui, impedendole di parlare senza arrossire, gli avrebbe confessato tutto quella sera stessa, in ospedale, visto che quella notte sarebbe stata al suo fianco per vegliarlo. Non poteva più perdere tempo in inutili chiacchiere, né in preoccupazioni. Gli avrebbe aperto il suo cuore, dicendogli di amarlo, poi il resto l’avrebbero vissuto insieme, camminando per mano nel sentiero della vita.

Fu in quel momento che sentì vibrare il cellulare; era talmente stanca dopo essere tornata dall’ospedale ore prima, che se l’era dimenticato nella tasca dei pantaloni. Sorrise come una bambina vedendo che era un messaggio di Takumi: pareva fosse riuscito a “captare” le sue preoccupazioni, dimostrandole che, nonostante tutto, la teneva ancora saldamente per mano, e che  continuava a pensare a lei. «Ciao, Akira-kun, come stai? Yuuichi-san mi ha detto che sei andata al dormitorio a riposarti… mi dispiace darti così tante preoccupazioni. Però, Akira-Kun, mi fa piacere che stasera sarai tu a vegliare su di me… Yuuichi-san è un buon amico, ma preferisco di gran lunga la tua compagnia, perché sono in totale  sintonia con te.»

Il cuore della ragazza ebbe l’ennesimo sussulto e, rossa in volto, si apprestò a rispondere: «Stupido, ci vediamo tra poco» digitò sulla tastiera per poi volare in bagno a farsi una doccia e prepararsi.
Takumi, invece, dal suo letto di ospedale non poté, fare a meno di sorridere dolcemente a quel “burbero” messaggio di risposta appena arrivatogli: finalmente aveva trovato una ragione per continuare a vivere, e quella ragione era lei, semplicemente lei, la sua luce in fondo al tunnel di sofferenza.

 

Fine

 

 

Note

Beh, la scelta è ricaduta su Akira per il semplice motivo che è il tuo personaggio preferito.

Non sono brava con l’IC dei personaggi, infatti credo sia andata parecchio OOC con Akira. Spero, però, che ti sia piaciuta lo stesso e che abbia gradito questo mio piccolo, umile regalo. Ancora buon compleanno, tesoro!

Oh, e ovviamente ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia.

 

Alla prossima

NicoDevil

 

  
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