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Autore: LerbyMoments    14/11/2013    2 recensioni
*Dal primo capitolo*
“Resisti Sum, resisti!” le dissi lasciando che le gambe, ancora in alto, cadessero toccando il pavimento. “Come non detto” sbuffai.
“Tienimi la mano Jamie. Sempre insieme..” iniziò a dire. “Ogni secondo, nella buona e nella cattiva sorte, in palestra e sul letto, sudate e non, con Faith e senza Faith finché morte non ci separi!”
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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UNPREDICTABLE

Ashton’s POV
Era passata esattamente una settimana da quella sera, e in tutto quel tempo nessuno aveva detto una parola o aveva cercato di farlo. Erano giorni ormai che vivevo con la consapevolezza di dover fare solamente due cose di routine: andare a scuola e provare con la band. Le prove si svolgevano regolarmente, ogni giorno, dalle 6 alle 8 ma, nello stesso istante in cui Luke annunciava che avevamo finito, sia io che Michael scappavamo il prima possibile con una qualsiasi scusa. Non avevamo mai aperto il discorso e a me stava bene così, perché in fondo non avevo bisogno di farlo, non avevo bisogno di parlarne con qualcuno.
Quella mattina Sydney era completamente ricoperta dalle nuvole, nonostante fosse piena estate. Sembrava quasi che il cielo si fosse chiuso in un bozzolo grigio, proprio come me.
Sospirai, chiudendo la finestra sulla quale ero appoggiato, presi in fretta lo zaino e mi incamminai verso la scuola.
Quella mattina il signor Evans non era di buon umore e per questo trovava ogni scusa plausibile per cacciarci dall’aula. Senza fiatare, mi sedetti al mio solito posto osservando la sedia vuota accanto a me. Presi, quasi a fatica, il libro di biologia dallo zaino e lo poggiai sul banco. Il signor Evans cominciò la sua lezione e io mi lasciai andare ai miei pensieri mentre osservavo il mondo fuori dalla finestra dell’aula.
“Signor Irwin!” una voce irritata attirò la mia attenzione. “Vuole farci una lezione sulle piante oppure ha intenzione di smetterla di guardare fuori da quella finestra e prestare attenzione alla mia di lezione?!”
La voce di quell’uomo mi irritava tanto quanto la sua materia. Presi un bel respiro e cercai di nascondere la mia rabbia.
“Mi scusi signor Evans..” pronunciai con voce fioca. “Non succederà più.”
“Piuttosto..” mormorò. “Dov’è finita la tua amichetta? È più di una settimana che non si fa vedere.”
Quasi come delle fotografie, i pensieri presero vita nella mia testa passando uno alla volta davanti ai miei occhi. Tutto ciò che avevo cercato di nascondere in quella settimana stava per uscire fuori e io non riuscivo a fermarlo. Mi sentivo come una bomba ad orologeria appena innescata. Quell’uomo aveva appena toccato il mio punto debole e io non potevo reagire.
Mi alzai, scostando rumorosamente la sedia, e lo guardai in faccia.
“Devo andare!” dissi sicuro di me.
“Dove…?” mi guardò perplesso. “Signor Irwin torni subito qui!”
Quelle parole arrivarono al mio orecchio in lontananza perché io ero già uscito dall’aula. Senza pensarci due volte, percorsi il lungo corridoio e mi ritrovai di fronte all’aula della signora Smith: l’insegnante di matematica di Michael. Bussai con decisione e un “avanti” mi portò ad aprire la porta.
“Buongiorno signora Smith.”
Le dissi sorridente. Amavo quella donna, era stata la nostra insegnante per un anno e ci aveva dato tutto ciò che la Collins non era ancora riuscita a fare.
“Oh Irwin qual buon vento.” Ridacchiò. “Come mai da queste parti?” chiese curiosa.
“Mi dispiace aver interrotto la lezione.” Mi scusai in anticipo. “ma ho bisogno di Michael Clifford.”
“Va pure!”
Sorrise e lasciò che Michael uscisse dall’aula. Al contrario di come mi aspettassi Michael non fu felice di questo, anzi si alzò tenendo lo sguardo fisso nel mio mentre cercava di capire cosa avessi di così urgente da dirgli.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi concentrai sul mio amico.
“Che succede?” mi guardò confuso.
“Ti va di venire con me a bere qualcosa questa sera?” chiesi imbarazzato.
“Tu mi hai chiamato per questo?!” spalancò gli occhi. “Potevi mandarmi un messaggio, sai che ti avrei risposto.”
“Tu sai perché sono venuto di persona!” chiarii. “Ho bisogno di parlare con qualcuno…” ammisi.
“Ne sei sicuro?” chiese incerto.
“Si, sicurissimo.” Risposi convinto.
“Bene, a stasera allora!”
Mi diede una pacca sulla spalla e tornò in classe. A differenza sua, io non avevo intenzione di rientrare così decisi di raggiungere il muretto sul retro della scuola. Mi sedetti, presi le cuffie dalla tasca e inizia ad ascoltare la mia musica. Qualche istante dopo mi sdraiai sulla schiena e chiusi gli occhi.
Avevo cercato di nascondere i miei sentimenti e avevo finto di essere forte ma in realtà non era così. Lo sapevano tutti, io ero l’unico che non riusciva ad ammetterlo: mi mancava Jamie. Mi mancavano le sue risate, le nostre discussioni durante le ore di biologia, le sue buffe facce durante le spiegazioni di matematica ma, soprattutto, mi mancavano le sue critiche su tutte le persone presenti in sala mensa. E dopo una settimana, ancora non riuscivo a perdonarmi il fatto di averla lasciata andar via senza salutarla.
Michael aveva ammesso di sentire la mancanza di Summer, ne aveva parlato con Luke e Calum, mentre io avevo cercato di tenermi tutto dentro fino a scoppiare.
 
Summer’s POV
La mia testa stava per scoppiare, non ne potevo più di tutte quelle lamentele. Erano giorni ormai che mia madre continuava a ripetermi le stesse cose. Non riuscivo più a reggere la sua squillante voce e la sua finta preoccupazione. In realtà a lei non era mai importato niente di me e l’unico motivo per cui continuava a tornare nella mia stanza e ricominciava il suo discorso erano i suoi sensi di colpa.
Ormai stufa di quelle parole, ignorandola, uscii di casa e raggiunsi l’abitazione  abbandonata dei Fox.
Era esattamente come la ricordavo. Vetri rotti, muri malandati, porte distrutte e pavimenti sporchi. La famiglia di Jamie l’aveva lasciata per trasferirsi nella nuova casa: più grande e più accogliente secondo i suoi genitori; altro spreco di denaro secondo la mia amica. Jamie adorava quella casa, ci aveva passato l’infanzia e lì aveva lasciato tutti i suoi ricordi. Ecco perché per quasi due anni, ogni sera, non facevo altro che raggiungerla in quel posto, ormai nascosto dalle erbacce  e dagli alberi, e restavo con lei per ore e ore.
Entrai e salii le scale, con molta cautela, raggiungendo la grande terrazza. Sfilai il telo dalla borsa e mi sdraiai su di esso.
Quel posto aveva un nonsoché di magico. Era l’unico posto in tutta Melbourne in cui si potevano osservare le stelle.  
Quasi come se il tempo non fosse mai passato, portai le mani dietro la nuca e iniziai a cercare di riconoscere tutte le costellazioni.
“quella è la costellazione dell’orsa maggiore..”
Pensai tra me e me lasciando che sul mio volto si formasse un sorriso amaro. Sentii una stretta allo stomaco nell’istante in cui mi tornò in mente Michael. Dovevamo affrontare un compito di Astronomia il giorno dopo e l’unico modo per fargli imparare i nomi delle costellazioni fu trascinarlo in spiaggia e catalogarle una ad una.
Non riuscivo a realizzare che fosse già passata una settimana da quella sera. Li avevamo lasciati lì, seduti su quel divano, senza una spiegazione ed eravamo tornate a Melbourne con la speranza che le cose si sarebbero risolte. Ma le cose sembravano andare di male in peggio. Io e Jamie non riuscivamo a parlarne e lei continuava ad incolparsi del fatto che Ashton non l’avesse salutata. Le nostre conversazioni, ormai, si basavano su dei semplici botta e risposta ma nessuna di queste s’incentrava sui due ragazzi di Sydney.
Un improvviso rumore mi distolse dai miei pensieri. Mi alzai di scatto e notai un ombra avvicinarsi.
“C’è qualcuno?” chiesi spaventata.
“Sum?” chiese una voce a me familiare.
“Jamie?” la mia domanda cercava una risposta di conferma.
“Come mai sei qui?” si avvicinò.
“Avevo bisogno di pensare.” Feci spallucce. “Tu?”
“Anche io..” mormorò stendendosi accanto a me. “è tutto così dannatamente sbagliato!” ringhiò. “La mia vita è dannatamente sbagliata!”
“La tua vita non è sbagliata!” ribattei. “è il corso delle cose, tutto prima o poi viene ripagato..”
“Mi mancano Sam. Mi manca Sydney, mi manca la scuola, mi manca la band, mi manca Ashton… quasi quasi mi manca anche Luke.” Cercò di sdrammatizzare.
“Già..” sospirai. “Mancano anche a me..”
“Avevo promesso di chiamarlo, Sam!” fissò il suo sguardo nel mio. “Ma sono troppo codarda per farlo!”
“Anche io volevo chiamare Michael ma non l’ho fatto.” Realizzai. “Potremmo farlo adesso!”
“E se loro non volessero?” la guardai confusa.
“In che senso?”
“Pensaci Sum.” Spiegò. “Se avessero voluto farlo ci avrebbero chiamate. Forse siamo solo noi a star male. Forse il gesto di Ashton era un modo per dirmi che non gli sarei mancata. Forse loro stanno continuando la loro vita: con la band, Michael con i suoi video games e Ashton con la sua musica. “
Le parole di Jamie lasciarono che la mia mano, poggiata sulla tasca, scivolasse fino a toccare il pavimento. Forse non aveva tutti i torti. Michael non si era comportato come Ashton, eppure nemmeno lui si era fatto sentire. Dopotutto li avevamo lasciati senza una spiegazione; cosa pretendevamo che piangessero in eterno la nostra partenza?
 
Michael’s POV
Avevo detto ad Ashton di incontraci al bar verso le 8 in punto. Avvisai mia madre che non avrei cenato ed uscii di casa. Mi incamminai verso il bar mentre scrivevo a Luke e Calum. Avevo promesso di avvisarli nel caso in cui avessi avuto bisogno del loro aiuto ma loro non riuscivano a smettere di mandarmi messaggi chiedendo il motivo del nostro incontro.
Entrai nel bar, spingendo l’enorme porta in legno, e salutai Tom il barista. Mi sedetti su uno degli sgabelli e aspettai che Ashton mi raggiungesse. Qualche minuto dopo, una mano si poggiò sulla mia spalla e mi costrinse a voltarmi.
“Scusa il ritardo, mio fratello non la smetteva di farmi domande.” Ridacchiò. “a quanto pare ha una bella cotta per una ragazzina della sua classe. Ah ciao Tom!” fece un cenno con la mano.
“Hey Irwin come te la passi?” chiese Tom.
“Diciamo bene.” Fece spallucce.
“Ashton.” Lo guardai serio. “Sei sicuro di volerne parlare qui?” dissi guardandomi intorno e facendogli notare le tante persone presenti nella stanza.
Ashton non batté un ciglio. Semplicemente, si alzò dallo sgabello sul quale si era appena seduto e mi fece segno di seguirlo.
Camminammo per un po’ fino a ritrovarci sulla spiaggia. Respirai a pieni polmoni l’aria che mi circondava e mi rilassai mentre ascoltavo il più totale silenzio che, poco dopo, fu interrotto dalla sua voce.
“Come va?” mi chiese sdraiandosi sulla sabbia.
“Forse dovrei essere io a chiederlo a te!” Imitai il suo gesto. “Ormai non parli nemmeno più con Luke e Calum.”
“Sono un emerito idiota Mike!” esclamò. “Non ho nemmeno avuto il coraggio di salutarla. Mi ha abbracciato e io non ho ricambiato, non ho mosso un muscolo!”
“Io non credo che a Jamie importi più di tanto..” commentai incerto. “Io ho salutato Summer eppure non ho idea di dove sia e con chi sia…”
“Oggi, in camera mia..” iniziò. “Ho preso in mano il cellulare e ho composto il numero di Jamie. Volevo chiamarla per chiederle scusa ma non ne ho avuto il coraggio.”
“E a cosa servirebbe?” chiesi sarcastico. “Se avessero voluto sentirci ci avrebbero chiamati. Dopotutto, Jamie ti aveva promesso di farlo. Ricordi?”
“Hai ragione.” Mormorò. “Forse non è il caso..”
 
Jamie’s POV
Non avevo nemmeno più la forza di parlare. Mi sentivo esattamente come quattro anni prima: un involucro vuoto, privo di significato. Ero sempre stata sulla difensiva, quando una cosa non andava nel verso giusto dovevo trovare il modo di difendermi ed uscire dalla guerra intatta. Ecco perché avevo evitato il discorso per tutto quel tempo, ed ecco perché avevo convinto Summer a non comporre quel numero.
“A cosa pensi Jam?” la sua voce mi distrasse dai miei pensieri.
“A nulla..” affermai. “ a nulla che non stia pensando anche tu.”
Summer sospirò rumorosamente facendomi capire che avevo appena colpito il bersaglio.
Io e Summer, ormai, eravamo una cosa sola e inconsapevolmente ci ritrovavamo a pensare alle stesse cose, come in quel momento.
Una folata di vento, seguita dal rumore di una porta, mi costrinse a chiudere gli occhi e quando li riaprii il mio cuore si fermò.
“Ma guarda un po’ chi si rivede.” Quella risata l’avrei riconosciuta tra mille. “Le vecchie abitudini non si perdono mai.”
L’ombra offuscata si avvicinò lasciando che la figura di Big Bob si facesse spazio davanti ai nostri occhi.
“Di solito venivate qui a scambiarvi delle bustine.” Ridacchiò. “Ora guardate le stelle?”
“Cosa diavolo ci fai qui?!” sbottai in preda al panico.
“Lasciaci in pace!” ringhiò Summer.
“Suvvia ragazze.” Un sorriso poco affidabile gli si formò in volto. “Non ho mica intenzione di farvi del male.. O forse si..”
I nostri battiti si velocizzarono a tal punto da riuscire a percepire l’una quello dell’altra mentre Big Bob ci osservava divertito, godendosi la nostra maschera di terrore.
 
Michael’s POV
Sentii un’improvvisa stretta allo stomaco e dei brividi mi percorsero la schiena. L’aria sembrava essere diventata pesante e mi sentivo come in un film dell’orrore, l’istante prima dell’arrivo dell’assassino.
“Ashton!” esclamai alzandomi di colpo.
“Che succede?” chiese preoccupato.
“Fallo!” ordinai. “Chiama Jamie, ora!”
Il panico prese il controllo del mio corpo mentre il ragazzo di fronte a me continuava a fissarmi confuso. Non aspettai un secondo di più e velocemente presi il cellulare dalle sue mani. Due furono gli squilli che precedettero quella voce. Una voce a me sconosciuta ma che riuscì ad aumentare il mio terrore a distanza di kilometri.
 
Jamie’s POV
Guardai Summer e cercai di controllami. Ero terrorizzata e, senza pensare alle conseguenze, sfilai il cellulare dalla tasca intenzionata a chiamare la polizia. Ma in quell’istante questo squillò, facendomi sobbalzare, e scivolò dalle mie mani finendo accanto all’uomo vestito di nero.
“NO!” gridò Summer.
“Volevate prendermi in giro? Bhe non ci siete riuscite!” ghignò divertito alzandolo da terra. Osservò lo schermo e quelle parole uscirono dalla sua bocca tanto velocemente come una freccia scaraventata dritta al mio stomaco. “E chi sarebbe questo Ashton?”
“Maledizione!” imprecò Summer.
Sentii il mondo crollarmi addosso quando lo vidi portarsi il cellulare all’orecchio e rispondere semplicemente con un :
“Non so chi tu sia ma Jamie è impegnata al momento!” Poggiò una mano sul microfono e fissò lo sguardo nei nostri. “Fate quello che vi dico e lui non saprà niente…”
 
 
Spazio delle autrici: Hola babies :) Rieccoci finalmente e non dopo un mese haha Piaciuto il capitolo? Speriamo di si :3 Come promesso sono tornati i nostri protagonisti..
Allora allora.. avete notato la telepatia tra i quattro ragazzi? Vogliono chiamarsi ma non lo fanno per paura della reazione degli altri due. Che stupidi! Se solo sapessero! E Michael che improvvisamente capisce di dover chiamare? Questi sono “sensazioni a distanza” lol
A proposito di sensazioni: nello scorso capitolo Big Bob parlava di vendetta.. Credete che sia questa?  Un semplice ricatto? Lo scoprirete poi.
Recensite come sempre, fateci sapere se anche questa volta siamo state brave ;)
Baci L&B
  
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