Chi sei tu?
Sono anni, ormai, che le rivolgo
sempre la solita domanda.
Lei mi guarda e sorride,
imperturbabile come sempre, vestita
d’argento.
Lo sai chi
sono…
E’ vero, ma ho paura di
prenderne atto.
Eppure
riesci a
percepire la mia esistenza, ogni giorno di più.
Invece oggi quel che sento
è soltanto il vuoto della mia
vita, e la realtà mi pesa talmente tanto sulla testa, che un
giorno mi si
spaccherà il cranio dalla veemenza con cui mi assalgono
certi pensieri.
Lamentarti
non ti
servirà a niente…
E allora che devo fare? Tenermi tutto
dentro come al solito?
Ma si, tanto ormai che mi costa, sono abituata a nascondermi, lo faccio
da una
vita.
Forse è per questo che mi
è venuta l’emicrania…
Forse
è per questo che
sei così infelice…
Si… Forse…
Perché
hai paura di
me?
Perché non so dove mi
condurrai, se ti lascio alla guida del
carro.
Ti sei
rinchiusa da
sola in questa prigione, a causa della tua insicurezza.
Lo so.
Il mondo
là fuori ti
spaventa davvero così tanto?
Mi spaventa quasi quanto te.
Chi sei tu?
Chi sei tu?
Io sono te.
Io sono te.
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Il mio volto si incupisce,
così come il suo.
Osservo ancora una volta la mia
immagine riflessa allo
specchio, e penso.
Lei incarna l’altra me
stessa, quella che sarei, svincolata
dalle mie paure, e le faccio la guerra, perché ho il terrore
di liberarla.
Che accadrebbe poi? So solo che dopo
non potrei più tornare
indietro.
Sei una
codarda.
Si, sono una codarda.