Breath
into me
- Not
gonna suffocate for this -
“Sembra uno di quei telefilm che si vedono in TV.”
Commentò sprezzante Deidara, finendo il punch che
aveva rubato dalle mani di una graziosa cameriera che era passata davanti al
suo gruppo, sorridendo maliziosamente in direzione di Itachi e causando
l’invidia malcelata di Deidara.
L’occhio azzurro lasciato scoperto dal ciuffo
biondo ricadente sul viso scrutava con attenzione la scenetta tipica nelle high
school americane: festa di fine anno e una coppia ‘ordinaria’
che riusciva a superare le difficoltà e, dopo la classica mossa della gelosia,
si chiarivano i malintesi e il ‘vissero felici e contenti’ trionfava unicamente
per loro due.
“Hai notato il cliché? Perfino la bionda avvenente perde contro l’amore
della coppietta.” sogghignò, divertito dal suo stesso pesante sarcasmo.
Itachi accanto a lui sorseggiò la sangria con aria
meditabonda.
Appoggiati alla parete verso l’uscita della
palestra dove di teneva il ballo scolastico annuale, lui e Deidara scrutavano
la folla di giovani liceali per trovare qualche compagna di nottata che fosse
disinibita (non era poi tanto difficile trovarne, nonostante fossero di qualche
anno più grandi di molte di loro).
Erano venuti lì solo su ordine di Hidan, piuttosto
preso da una certa biondona che pareva tuttavia
concentrata su uno strano ragazzo dal ciuffo ad ananas; Deidara sbuffò, ben
sapendo che sarebbe stato difficile sopportare l’incazzatura di Hidan.
“E chi lo sente adesso Hidan?”
“Doveva cercarne un’altra più disponibile…”
fu il commento placido di Itachi. “Almeno avrebbe evitato di finire la serata
in bianco.”
Deidara scoppiò in una risata, piuttosto stridula
per appartenere ad un ragazzo, e appoggiò la mano sulla spalla del compagno.
“Cerchiamo di non finire allo stesso modo!”
Itachi non lo degnò di alcuna risposta, preferendo
concentrarsi sulla massa di ragazze a gruppetti che attendeva l’invito per un
ballo di qualche ragazzo. Qualcuna di queste, sentendosi osservata, si voltò e,
incrociando il suo sguardo scuro, arrossirono e si voltarono verso le amiche,
cominciando a vantarsi di essere state adocchiate da un universitario così attraente.
Come al solito.
Deidara soffiò via dalle labbra il ciuffo, con
aria scocciata.
Come al solito Itachi attirava subito l’attenzione
del pubblico femminile, ma quella sera non temeva la sua concorrenza: c’era un
consistente numero di ragazze e lui era piuttosto affascinante: aveva buone
chance di concludere in modo gratificante la serata.
Si portò il bicchiere alle labbra, ma con
irritazione si accorse di averlo già finito. Mugugnò “uhn”
seccato, e fece per entrare nella palestra per rubare un nuovo bicchiere di
cocktail – e magari, perché no?, incontrare una ragazza carina – quando una
furia bionda gli tranciò la strada, senza rivolgergli le dovute scuse.
“Ehi!” si lamentò ad alta voce, ma la ragazza gli
dava già di spalle e si allontanava precipitosa verso i parcheggi, ondeggiando
sugli alti tacchi neri.
Un fischio basso e ammirato uscì dalle labbra
morbide del biondino, mentre gli occhi percorrevano le lunghe gambe bianche di
Ino.
“La biondina avrà bisogno di qualcuno che la consoli…” commentò, appoggiando il punch su un cassettone
dell’immondizia.
“E tu non ci riusciresti.” Lo fermò Itachi, con
sarcasmo, aggiungendo: “Vado a fumare di fuori.”
Deidara inarcò le sopracciglia, capendo al volo le
intenzioni vere dell’amico.
“Hai detto che è meglio provarci con quelle facili
poco fa, se ben ricordo…” obiettò, razionalmente.
Itachi prese in mano l’accendino e il pacchetto di
sigarette, prendendone fuori una.
“Non ho mai detto che quelle difficili non siano
più stuzzicanti…” l’accendino prese fuoco “e poi non
mi sembra così difficile…”
Ino strinse gli occhi umidi e ispirò una gran
boccata d’aria.
Ancora non
è ora di scappare.
La festa
non è finita e non è festa senza Ino Yamanaka.
Si passò la mano inanellata sul viso truccato
pesantemente e la posò sulla mascella fine, cominciando a tamburellare le dita
sulla pelle morbida, frutto della natura e di maschere notturne all’arancia.
Ino Yamanaka, cheerleader e regina dei sogni di
molti adolescenti della scuola, battuta da Temari no Sabaku, maschiaccio per
eccellenza.
Il solo pensiero le faceva ribollire il sangue per
l’ira repressa, e un’imprecazione poco gentile le uscì dalle labbra, ancora
tumide per il bacio appena ricevuto da Shikamaru Nara.
Quel fottuto idiota.
Uno stupido che l’aveva utilizzata per ingelosire
la sua ‘bella’ – lei che solitamente
era abituata ad abusare, e non ad essere
usata.
Non avrebbe dovuto invitare Shikamaru come
cavaliere, riflettè in fretta, lasciando scivolare la
mano lungo il collo latteo, inclinando appena la testa in un gesto stanco. Ora
ci avrebbe rimesso la faccia: tornare a casa alle undici di sera perché mollata
dal ragazzo che lei stessa aveva
scelto come compagno.
Non andava per nulla bene quella fine. Stonava.
Ino Yamanaka non era una perdente e non voleva
cominciare ad esserlo.
Assottigliò gli occhi celesti, fissando con
sguardo vacuo la propria decapottabile metallizzata, rigirandosi indecisa tra
le dita il portachiavi di Hello Kitty,
ripescato dalla minuscola corsettina bianca che oscillava fastidiosa contro il
fianco magro.
Un sospiro stanco le uscì dalle labbra, mentre
ripensava al viso di Shikamaru.
Sembrava così ansioso di riunirsi con la Sabaku,
ed ora era deciso grazie a lei.
La presa sulle chiavi si fece più forte, e il
metallo affondò nel palmo sottile e scarno.
Cosa non
si fa per gli amici…
Ironia e disprezzo, armi efficaci anche per
illudere se stessa. Ino era molto brava in questo genere di truffe.
Un click
sinistro la fece sobbalzare leggermente.
La Yamanaka si voltò di scatto, facendo oscillare appena
il complicato chignon che stringeva i lunghi capelli biondi ondulati.
Un ragazzo più alto di lei di almeno una decina di
centimetri (e lei aveva i tacchi)
camminava leggero verso di lei, elegante e composto, sfoggiando il pantalone su
misura nero e una camicia bianca sbottonata, con una cravatta color fuliggine che
penzolava mollemente, disfatta, sul torace.
I lunghi capelli neri erano racchiusi in un codino
basso, e alcune ciocche scure gli ricadevano sugli occhi, socchiusi e
tenebrosi, che la fissavano neutri.
“Yamanaka.” salutò laconico, rimettendo nel
taschino dei pantaloni l’accendino e soffiando via un po’ di fumo dalle narici.
“Uchiha” ringhiò Ino, irrigidendosi
immediatamente. “Che diavolo ci fai qui?!”
“Fumo.”
Ino scioccò la lingua irritata. “Di questo me ne
ero accorta. La mia domanda era: cosa ci fai qui a questa festa, dato che non
fai più parte di questo liceo.”
Itachi scrollò le spalle continuando ad avanzare,
tanto che d’istinto Ino indietreggiò sino a toccare la propria auto.
“Ti importa cosa faccia io qui?”
Era ancora bello come lo ricordava, un dannato
venuto per torturarla.
Come l’estate scorsa.
Il
solleone aveva reso la sabbia bruciante.
“Fa
davvero troppo caldo!” si lamentò, spremendo un tubetto di crema protettiva sul
braccio candido, leggermente arrossato.
Si stizzì.
“E mi farà diventare un’aragosta! La mia pelle rischia di bruciarsi!”
Sakura
accanto a lei sospirò, appoggiando sul grembo il libro che stava leggendo. “Per
questo esiste la protezione solare.” Le ricordò, piccata.
“Lo so
benissimo, Fronte Spaziosa! Perché diavolo me la starei spalmando addosso, se
no?” Ino appoggiò la boccetta nella sabbia accanto al suo asciugamano. “Oh, che
schifo! Si appiccicano questi stupidi granelli su tutto il corpo!”
Sakura
inarcò un sopracciglio, ironica.
“È
impossibile prendere il sole con te accanto, anche se a due metri di distanza.”
Commentò acida, gli occhi puntati sul mare. “Beh, io vado a farmi una bella
nuotata, si dice che ci si abbronzi più in fredda in acqua. Vuoi venire?”
Ino
rabbrividì. “No, grazie. Preferisco mille volte l’ombra dell’ombrellone.”
Sakura
fece spallucce, mise le proprie cose nella borse e si allontanò dopo averla
salutata, diretta verso il proprio armadietto per appoggiare tutta la sua roba
e poter andare a nuotare.
Ino
sbuffò, borbottando qualcosa come ‘maledetta Fronte Spaziosa’, e appoggiò il
capo sul cuscinetto gonfiabile azzurro, in tinta con il bikini d’accecante
celeste e l’asciugamano.
Ino
Yamanaka doveva essere visibile e riconoscibile ovunque andasse.
Adagiata
sulla stoffa morbida, la Yamanaka godeva della frescura dell’ombra e della
brezza marina. Però era tedioso senza Sakura con cui bisticciare.
Storse le
labbra in una smorfia annoiata e allungò le mani alla cieca, gli occhi chiusi
coperti da un paio di grandi occhiali Gucci, alla ricerca della rivista
scandalistica comprata dal giornalaio in albergo.
Tastava e
tastava, ma non riusciva a trovare nulla. Sbuffò.
Odiava
quando le cose per lei si facevano complicate. Preferiva le comodità.
Scattò a
sedere e portò gli occhiali sopra la fronte, scansando così il ciuffo che le
copriva l’occhio destro. Con un gesto fulmineo acchiappò la grande borsa di
paglia e vi tuffò una mano, estraendo la rivista agognata.
Nel
riappoggiare la sacca sulla sabbia, gli occhi di Ino furono catturati da un
paio di sottili occhi scuri e penetranti, che fissavano neutri il mare,
appartenenti al suo ‘vicino’ di asciugamano.
Spalancò
gli occhi cerulei, inebettita.
“Sasuke-kun?”
Nello
stesso momento in cui il ragazzo chiamato con esitanza e sorpresa si voltò, Ino
capì subito il suo errore: le iridi nere erano più fredde, le spalle più larghe
e solide, e il viso marchiato da due occhiaie che tagliavano le guance
immacolate, ma che rendevano il ragazzo ancora più misterioso. E affascinante.
Non era
Sasuke-kun, ma ci assomigliava molto nei tratti.
“Conosci
mio fratello?” le domandò il ragazzo, indifferente.
Ino si
sentì concatenare a quello sguardo magnetico. Deglutì a vuoto.
“Sì, frequentiamo
lo stesso istituto, io sono la capo cheerleader della sua squadra di calcio.”
Allungò la mano, sorridendo ammiccante e sfoggiando una sicurezza che in quel
momento non provava. “Ino Yamanaka, piacere.”
“Itachi
Uchiha. Piacere mio” un soffio tra i capelli biondi. “Credimi.”
“Credimi, non me ne importa granchè.”
Replicò sprezzante, portandosi la spessa ciocca di capelli biondi dietro
l’orecchio. “Mi pareva scortese non salutarti, prima di andarmene.”
“Uh?” Itachi inarcò un sopracciglio, ormai così
vicino che il suo respiro si condensava sul viso di Ino, improvvisamente nervosa.
“Vai via proprio come una perdente.”
Indispettita, Ino pestò il piede destro a terra,
avvicinando minacciosamente il naso a quello di Itachi.
“Non sono una perdente!” gli rinfacciò,
digrignando leggermente i denti. “E la mia vita non ti deve interessare!”
Il fumo le arrivò dritto in faccia, e Ino dovette
fare appello a tutto il suo orgoglio per non tossire e cominciare a piangere. Per
colpa del fumo, eh.
“Non mi interessa, dico solo le cose come stanno. Scappare
non dimostrerà a tutti che sei invulnerabile, Yamanaka.”
Il viso di Itachi si abbassò sul suo, fino a che
le labbra di Itachi non sfiorarono il lobo del suo orecchio.
“La Reginetta del ballo deve avere un cavaliere… trovatelo, Yamanaka.”
Rabbrividì, sorridendo sinistramente.
“E guarda caso c’è un ragazzo davanti a me, neh
Itachi?”
Lui sogghignò, compiaciuto, quando Ino gli prese
una mano, baciando allusivamente la punta dell’indice con le labbra, guardandolo
fisso negli occhi.
“Sai cosa ti dico, Itachi?”
Avvicinò il viso a quello di lui, accarezzando le
labbra sottili con le sue, macchiandole appena con il rossetto color carminio.
“Vai al diavolo.”
Allontanatasi in un attimo, Ino sventolava la mano
in sua direzione, sorridendo maliziosa, le chiavi ancora in mano che
dondolavano da una parte e dall’altra, scontrandosi con il palmo aperto.
“Bye, rubacuori!”
Itachi non rispose nulla, strinse solo le labbra
attorno alla sigaretta, fumando meditabondo.
“Regina ancora quest’anno, eh Ino?”
Sorrise, abbassando il busto in modo da lasciare
intravedere il reggiseno di pizzo nero, costosissimo.
“E tu ancora senza dama anche quest’anno, Kiba?”
Il ragazzo rise tentando di contenere l’imbarazzo.
“Mi tengo libero per te, chérie!” rivoltò il commento,
alzando le sopracciglia, invitante.
Ino rise, sentendosi lusingata, e agguantò la
giacchetta leggera bianca.
“Ci vediamo in giro, Inuzuka!” cinguettò,
pizzicando tra indice e pollice il naso all’insù del ragazzo, visibilmente
deluso.
Raggiunse dopo vari saluti e complimenti la sua
automobile, una delle ultime rimaste posteggiate nel parcheggio. Con astio,
notò che la macchina di Temari non c’era più.
Scrollò le spalle, stringendo appena le labbra vermiglie,
e infilò le chiavi nella toppa aprendo la vettura sportiva.
Gridò quando avvertì un corpo spingerla contro la
portiera, dove sostava la sua mano che stava per aprirla, e i suoi occhi si
spalancarono di paura mentre una mano callosa premeva contro la sua bocca, zittendo
le sue proteste.
“Non dispendio consigli gratis, Yamanaka.”
Il cuore le batteva in petto con più forza,
riconoscendo quella voce, e le spalle cominciarono a tremarle, per lo spavento
e la scarica elettrica che la percorse.
Uchiha
maledetto!
Come se l’avesse ascoltata, Itachi si mise a
ridere, spostando qualche ciocca di ciuffi biondi con il naso, causandole ancora brividi che credeva di poter
controllare.
Che lei poteva controllare, il corpo in fondo era
il suo.
“…e sai cosa voglio,
come pagamento…?”
Ino cominciò ad annaspare quando la mano di Itachi
si infilò sotto il vestito scuro, accarezzandole l’interno coscia con lenti
movimenti circolari.
Maledizione.
Fece per mordergli la mano, ma Itachi la spostò
prima che lei potesse riuscire nell’impresa; approfittando di quel momento di
un momento di poca pressione, Ino si girò, dando la schiena alla macchina, e fissò
con occhi di fuoco Itachi, mordendosi la guancia.
“Dannato Uchiha, non avrei nulla da me!” gli gridò
contro, graffiandogli il braccio scoperto dalla camicia arrotolata sugli
avambracci con le lunghe unghie a mandorla, dove aveva appoggiato la mano.
Le dita di Itachi sfiorarono un punto
particolarmente sensibile della sua pelle, e le labbra lambirono la pelle
bianca appena sotto l’orecchio.
Ino gemette, ansimando.
“Nulla, non avrai nu–
aah”
Ino si morse il labbro con più vigore, serrando le
palpebre per calmarsi. Ottenendo come risultato tutto il contrario, ovvero si
concentrò di più sul tocco di Itachi, avvertendolo bollente contro la pelle.
“Dicevi Yamanaka?”
Le braccia di Ino circondarono il collo vigoroso
di Itachi.
Gli occhi azzurri della Yamanaka si svelarono
lentamente da dietro le palpebre, appannati e vibranti di lussuria.
“Sali in macchina.”
Itachi le sfiorò un seno e contemporaneamente
abbassò leggermente con l’altra mano il tanga nero.
“Forse
lo farò se mi supplichi, Yamanaka.”
“Bastardo!”
*^*^*
Iniziata tanto tempo fa, ho trovato ora la forza
(tempo XD) di finirla!
Questo è una specie di sequel di “My foolish lover game – Take my breath away” di bambi88, una shot che lasciava la cara Yamanaka a bocca asciutta… ma io, da brava ItaIno fans ù.ù, ho visto che veniva
menzionato Itachi e mi sono detta: vuoi che il caro Uchiha non sia andato dalla
Yamanaka a consolarla? Certo che no! un’occasione del genere non si perde! ù_ù
E tanto per chiarire: Io non ho trovato la fic di Roberta un clichè. Nonono! Ma Deidara non capisce il romanticismo! XD E il
titolo è appositamente scelto come contrario del take my
breath away: Ino aveva
bisogno di respirare un po’! (anche se in questo caso è ansimare…
touché ù.ù)
Mi sono anche presa la libertà di usare Gucci, la
marca di Ino secondo Roberta. Mi perdoni vero Rò? XD
Dedicata a tutte le fans
ItaIno, che stanno crescendo! *_* La prima scrittrice
- io
XD -nella storia di EFP di una ItaIno vi adora! *_*
Continuate a trasmettere il morbo ItaIno! è.é
Recensioni sono sempre gradite, ringrazio tutti in
anticipo! ^^
Bye,
Kaho