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Autore: Daigo    15/11/2013    1 recensioni
Qual è la linea di demarcazione tra essere vivente ed essere non vivente? Non tra vivo o morto ma tra oggetto e "vivo".
Kara si sente "viva" eppure non è altri che "un computer con gamba e braccia". Non c'è alcuna differenza esterna tra lei e gli esseri umani e neppure all'interno se si esclude che lei è fatta di metallo e chip mentre gli umani di sangue e organi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Kara_01 Salve, questo progetto è partito con il presupposto che potessi continuarlo al meglio, inoltre l'idea è sorta dopo aver visto un video che mi ha lasciato basito, penso davvero che sia un peccato non aver approfondito una storia che avrebbe potuto mostrare qualcosa di nuovo, sebbene l'idea possa sembrare un po' abusata.
Mi piacerebbe trarne una bella storia, comunque sono aperto a ogni sorta di commento negativo, sempre che sia finalizzato a migliorare la mia scrittura e non a sabotarla e farmi perdere tempo per quisquiglie. Vi ringrazio in anticipo per questo.

Per comprendere appieno la storia e quindi visionarne il "prologo", ovvero il video ispiratore, ecco a voi: Kara.

Bene, ora possiamo iniziare.



Kara




Era accaduto tutto in fretta, in qualche modo, da quella piccola parte di vetro in cui era stata rinchiusa, per essere venduta a qualche famiglia con abbastanza soldi da spendere per un computer di ultima generazione, Kara rimaneva in attesa di qualcosa. Osservava calma l'area circostante di quel negozio.
Lei e le altre sue "sorelle" erano appese al soffitto a diverse altezze, il vetro delle loro confezioni preziose era stato abbellito per l'aria natalizia che si stava svolgendo al di fuori del loro freddo mondo. E Kara sapeva e non sapeva cosa fosse il Natale. Nell'archivio della sua mente c'erano diversi filmati, ognuno di essi spiegava la nascita di quella tradizione che poi è divenuta festa e alla fine è diventata un ritrovo del consumismo.
L'ultima parola, almeno per lei, suonava cordiale e piena di speranza.

Consumismo: fenomeno economico-sociale, tipico dei paesi a reddito elevato ma presente anche nei paesi in via di sviluppo, consistente nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni d’imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione. Il concetto di ‘consumo vistoso’ è stato utilizzato da T.B. Veblen per descrivere la propensione ad acquistare beni apprezzati non tanto per il loro valore intrinseco, quanto per l’attribuzione di status sociale di classe agiata, che dal loro possesso può derivare.

Che bello - pensò.
Questo voleva dire che avrebbe avuto una possibilità su trenta di essere acquistata, di entrare a far parte di una famiglia, di poter badare a dei bambini, di vederli, di toccarli, di comunicare con persone "vive" come lei. O almeno quasi come lei.
Pensando a quelle cose, Kara sollevò lentamente la sua mano sinistra e si guardò il palmo, si sporse un po' dalla sua postazione ferma e guardò quello dei clienti sottostanti verificando la differenza tra lei e loro. A quanto pare non ce n'era. E allora perché lei era vista come un oggetto? Non era forse parte anch'essa della vita? Oppure il fatto di essere costituita da metallo e chip non le davano il diritto di sentirsi tale?
Erano tante le domande di Kara e le risposte erano tutte nella sua testa, nel suo database che continuava a calcolare e pescare quelle parole che rispondevano alle sue stesse domande. E no, non respiri quindi non sei un essere vivente. No, solo gli esseri viventi sono riconosciuti come "vivi".
Era un oggetto e quel valore alfanumerico non sarebbe cambiato. Oggetto. 15 - 7 - 7 - 5 - 20 - 20 - 15. Il numero corrispondente a ogni lettera nell'Alfabeto era lo stesso, non aveva sbagliato a contare. Lei era un Oggetto. Non aveva sbagliato.
Lei non sbagliava mai.
Per tale motivo, si sentiva quantomeno frustrata della cosa.

I giorni passarono e in quei giorni il suo unico divertimento era stato osservare le famiglie entrare, guardarla con ammirazione, desiderio e delusione, l'ultima per, forse, l'elevato prezzo, non molto adatto a delle tasche medio-borghesi. Dopotutto, come aveva detto il suo Creatore, lei era preziosa.
Si stava stancando, l'attesa la rendeva inquieta e il suo umore peggiorava di minuto in minuto, soprattutto vedendo le sue possibilità di acquisto scendere drasticamente. Era stata posizionata in un luogo troppo alto, dal nord dell'entrata la visuale era interrotta da un alto albero di Natale, dall'Est vi erano dei palloncini rossi che se non acquistati in fretta, l'avrebbero sempre coperta e dall'ovest vi erano le scale mobili per salire ai piani superiori. Dietro di lei vi era solo il bancone largo del negozio e qualcuno disposto a pagare una cifra, non si sarebbe mai voltato a osservare altro materiale. La lista di Natale sarebbe stata già soddisfatta.
Le sue "sorelle" erano state acquistate tutte o quasi, una di loro era stata riportata alla casa madre per evidente inattività.
Lei era rimasta lì, ultima e sola.
Sebbene odiasse i calcoli mentali che le tempestavano la mente, Kara continuava a ripensarli dicendosi che l'avrebbero acquistata, se non ora, dopo le feste, se non allora, in estate e così avanti nel tempo. In qualche modo la sua parte razionale voleva convincerla che era impossibile che non la comprassero poiché sotto richiesta, nel computer di base sarebbe apparsa lei come ultimo prodotto e l'avrebbero trovata. Mentre la parte razionale cercava di rincuorarla, quella emotiva le elencava le diverse sfortune che avrebbero potuto avviarsi per non essere venduta e infine dimenticata.
Fu durante una di queste lotte interne che Kara sentì un tonfo lieve, quasi cadde in avanti per lo spavento ma rimase muta, immobile e attenta.
Il suo contenitore di vetro era stato attivato e fatto scendere verso il pavimento.
Una specie di battito cardiaco accellerato si insinuò dentro il suo cuore artificiale ma dovette fare forza sulle sue funzioni per non perdere il controllo e fare la sua bella figura di fronte al suo acquirente. Sperava davvero di finire nella famiglia gentile e affettuosa che tanto aveva sognato, con un bimbo o due, una moglie e un marito, forse anche un cane e un bel caminetto acceso nel salotto.
Questo pensò prima di vedere il volto di chi l'avrebbe avuta.
Un ragazzo della sua età apparente, dai capelli neri, una giacca nera, una camicia bianca, una cravatta nera e dei pantaloni neri con scarpe laccate di nero. Sembrava stesse andando a un funerale e all'inizio non parlò, la guardò per qualche secondo, precisamente 173 secondi. Alla fine di questi si volse verso la commessa dicendo: "Sembra in buono stato. La prendo." e poi le diede un'altra occhiata prima di essere portata via da alcuni uomini con delle divise blu che la condussero fuori dal negozio, lontano da lui e dal centro commerciale.
All'esterno tutti i clienti la guardarono meravigliati, alcuni le fecero qualche foto con dei cellulari per poi inviare agli amici la sua immagine e il fatto di essere stata comprata.
Dopo qualche minuto il contenitore fu sollevato, erano all'esterno della struttura e nevicava. Kara sollevò le mani ma si ricordò che non avrebbe dovuto muoversi, allora alzò solo lo sguardo per guardare i fiocchi di neve scendere, il cielo grigio e la gente coperta da enormi giacconi che l'avrebbero protetta dal freddo.
Il suo secondo e temporaneo habitat fu il retro di un furgone, buio e isolato, bloccata da delle catene che avrebbero immobilizzato il suo contenitore per non rischiare di romperla nel trasporto. E durante quest'ultimo Kara poteva sentire solo rumori continui, forse di auto della polizia o mezzi normali e pubblici, niente che la facesse preoccupare più del dovuto.

Il viaggio era stato lungo ma Kara la stava prendendo con filosofia, si sentiva ancora euforica per essere stata acquistata e ciò le bastava, per ora.
Quando avvertì un altro tonfo, come un rumoroso sobbalzo, cercò di rimanere in piedi e il buio diventò luce. Rivide i due uomini in blu che la fecero scendere dal furgone, la portarono dentro una casa e la misero al centro di una grande sala.
Kara vide i due uomini uscire dall'abitazione e chiudere la porta; si voltò ancora e vide di fronte a lei delle scale di color grigio, pareti bianche, mobili in bianco e nero, tappeti grigi e qualche oggetto in avorio. Non vi erano piante "vive", solo qualche addobbo natalizio artificiale e il silenzio devastante.
Qualche secondo e dalla porta principale entrò il ragazzo di prima con addosso un cappotto nero e lungo, si tolse i guanti grigi che aveva indossato assieme al cappotto e posò le sue dita sul vetro di fronte a Kara. Su questo apparve una tastiera gialla e dove il ragazzo digitò qualche numero che Kara poté vedere e registrare: 899132.
Invio. Click.
Il vetro si aprì e Kara poté uscire mostrando il suo passo fermo e corretto.
"Qual è il tuo nome?" chiese il ragazzo senza assumere nessuna espressione di stupore per ciò che aveva di fronte.
Kara sorrise come il programma di circostanza le suggeriva sempre di fare: "Il mio nome è Kara." e avrebbe voluto ridere un po' per la felicità ma si trattenne.
"Bene. Ti chiamerò Kara allora." rispose il ragazzo: "Seguimi, ti condurrò verso la tua stanza, lì troverai tutti gli abiti che avrai a disposizione, nel frattempo è bene che tu memorizzi diverse cose." continuò a dire voltandosi e salendo le scale a destra, Kara lo seguì senza dire una parola, continuando a osservare il luogo attorno, così freddo e spoglio, tanto quanto lei. "Prima informazione: io sono il tuo Padrone e mi chiamo Engel Schmid, tu devi chiamarmi Signor Schmid. Seconda informazione: ho bisogno di svegliarmi alle 6:00 a.m. e di dormire per almeno 7 ore per avere la forza necessaria di muovermi per un giorno intero. Terza informazione: non eseguire mai un ordine che non sia espressamente comunicato da me, non sei la serva di altri. Io ti ho comprato, a me devi rispondere. Quarta informazione: non far entrare nessuno nella mia casa senza che ti dia io il permesso. Quinta informazione: non ti è permesso di entrare nella mia stanza o qualunque altra stanza in cui io risieda senza aver bussato e poi aver ricevuto una risposta da me medesimo per farti entrare. Sesta informazione..." si fermò di fronte alla stanza di Kara e la guardò: "...in caso di emergenza dimenticati temporaneamente le precedenti informazioni e ricorda solo le tre nozioni base della tua casa madre. La priorità sono io e nessun altro. Non ti ho comprata per fare amicizia ma per bisogno personale. Ecco tutto." aprì la porta della camera: "Se hai altre domande, ti basta chiedere." e sparì nel silenzio della casa.
Kara fu terribilmente scossa da quella freddezza e organizzazione, la seconda era impressionante ai suoi occhi, soprattutto perché nel letto che spettava lei vi erano tre vestiti, tutti con un foglio a lato. Il primo era un vestito da domestica, grigio e bianco, con accanto scritto "area casa", il secondo un completo nero con pantaloni lunghi denominato "area esterna" e il terzo era simile al secondo ma con una gonna che poteva arrivarle fino al ginocchio, esso portava il nome di "area viaggi".
Non c'era amore in quella casa, era tutto gelido e statico come un enorme contenitore di oggetti ammucchiati e lei era un Oggetto quindi non avrebbe dovuto lamentarsi più di tanto, era il suo destino dopotutto. Un Oggetto non avrebbe mai e poi mai potuto trasformarsi in un essere "vivo".


  
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