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Autore: Beapot    15/11/2013    2 recensioni
Dal testo: "Non si può nascere cattivi perché semplicemente non c'è il tempo per esserlo.
Però cattivi ci si diventa. Eccome, se ci si diventa. Quando il significato delle cose inizia a sparire, quando non c'è niente per cui valga la pena resistere perché tutto è talmente chiaro e limpido nel suo schifo e nell'ingiustizia della vita, e quella grinta e voglia di farcela a tutti costi che si ha quando si nasce è lontana, finita chissà dove, dimenticata... Ecco, è esattamente in quel momento che ognuno, volente o nolente, può diventare cattivo - ma cattivo davvero, non come i cattivi delle favole che poi si pentono e diventano buoni e regalano margherite."
Genere: Dark, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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NdA: l'idea per questa storia nasce secoli fa, quando avrebbe dovuto partecipare al contest "KILLER!GOODGIRLS - Anche i buoni nel loro piccolo si incazzano" indetto da Trick ed _Eterea_ sul forum dei EFP. Beh, di tempo ne è passato parecchio, e ovviamente non ha mai raggiunto la casella e-mail delle giudiciE perché è rimasta inconclusa per circa un anno, ma ora eccola qui, con un (spero credibile) Bad!Harry e un WhatIf grosso come una casa sul dopoguerra.


Cattivi si diventa


Non si nasce cattivi.
No, a parte una piccola eccezione che noi tutti abbiamo conosciuto anche troppo bene. Ma forse quella sarebbe il caso di definirla proprio un'eccezione che conferma la regola, una di quelle cose a cui capita di assistere una sola volta nella vita anche in centinaia e centinaia di anni, se si riesce a sopravvivere tanto a lungo; perché come si fa, in fondo, a nascere cattivi?
Affacciarsi al mondo è già di per sé faticoso, specialmente quando sei un ammasso di carne appiccicosa che pesa sì e no tre chili (se sei fortunato) e vieni buttato tra mille rumori e odori nuovi; è faticoso e ti fa incazzare - perché, cavolo, tu stavi tanto bene nel buio e nel caldo e nel silenzio - ma poi in quel momento l'unica cosa a cui puoi pensare è a come resistere, come affrontare la novità, e ti dimentichi di prendertela con chi ti ha messo in quella spiacevole situazione perché devi concentrarti su te stesso.
Quindi, come dicevo, non si può nascere cattivi perché semplicemente non c'è il tempo per esserlo.
Però cattivi ci si diventa. Eccome, se ci si diventa. Quando il significato delle cose inizia a sparire, quando non c'è niente per cui valga la pena resistere perché tutto è talmente chiaro e limpido nel suo schifo e nell'ingiustizia della vita, e quella grinta e voglia di farcela a tutti costi che si ha quando si nasce è lontana, finita chissà dove, dimenticata... Ecco, è esattamente in quel momento che ognuno, volente o nolente, può diventare cattivo - ma cattivo davvero, non come i cattivi delle favole che poi si pentono e diventano buoni e regalano margherite.
E non ci sono eccezioni, nossignore, non si può nemmeno dire chi ha più possibilità di diventare cattivo e chi non ne ha per niente, perché poi la vita è imprevedibile e chiunque può trasformarsi in uno di quei folli accecati dalla rabbia e dall'odio, in un mostro senza più scrupoli e niente da perdere.
La vita è imprevedibile, e non risparmia nessuno.
Ad ogni modo, non ha risparmiato noi.

Che la vita è imprevedibile, io l'ho scoperto relativamente presto, in una mattina di settembre di una quindicina di anni fa. Mi piacerebbe essere più preciso, vorrei poter dire con esattezza quanto tempo è passato e ricordare ogni dettaglio di quel giorno e di quelli seguenti, che sono stati i migliori che io abbia mai vissuto, ma il tempo che ho per farlo non sarebbe sufficiente e rischierei di perdermi in inutili chiacchiere e nostalgie che non posso più permettermi, perciò mi limiterò ai momenti salienti tanto per inquadrare la situazione un'ultima volta prima di... Sì, beh, tanto per inquadrarla e basta.
Dicevo, ho scoperto quanto la vita sia imprevedibile una quindicina di anni fa, su per giù, su un treno che correva verso cose grandiose che a malapena riuscivo a immaginarmi. Tutti mi avevano parlato del Castello, del soffitto incantato e dell'aria che vibrava di magia praticamente ovunque, e nei miei undici anni ero talmente emozionato all'idea di vedere tutte quelle cose da vicino, dall'idea di viverle finalmente sulla mia pelle e non solo per sentito dire, che non avevo nemmeno pensato al fatto che potesse succedere quello che è successo.
Perché forse non l'ho ancora detto, ma è stato quel giorno che è iniziato tutto, quando ho incontrato Harry Potter, il bambino prodigio eroe di un mondo che aveva appena iniziato a conoscere, e che sono diventato il suo primo amico. Che cosa grandiosa per uno come me, con le dita coperte dai lembi di una tunica di qualche taglia più grande del dovuto e un vecchio topo sdentato in tasca. Che cosa grandiosa è stata, completamente inaspettata e con un carico di gioia e felicità vera che non avrei creduto di poter reggere, eppure ecco che quell'incontro ha trasformato quella giornata meravigliosa in una ancora più meravigliosa senza che io ci avessi minimamente sperato.

E c'è chi me lo ha sbattuto in faccia per una vita in effetti, tanto che se mi fermo un attimo a ricordare come si deve mi sembra addirittura di sentirla, quella voce strascicata che mi dice che sono la vergogna dei Purosangue e nient'altro che il cagnolino di Potter per un puro scherzo del fato. L'unica consolazione che posso avere al momento, in un moto infantile di vittoria, è che nessuno sente più quella voce da tempo, ormai, ma non sono proprio nella posizione di rallegrarmi per la morte di qualcuno. No, nemmeno se il morto in questione è quello stoccafisso di Malfoy che si è finto ingenuo per anni mentre nascondeva le Maledizioni più terribili sulla punta della bacchetta. Non sono proprio nella posizione adatta, e mi dispiace davvero perché vorrei.
Questo non fa di me una persona orrenda, comunque, gli orrori sono ben altri; questo fa di me una persona e basta.
Comunque, come ho detto, è stato quel giorno che è cominciato tutto, ed è stato senza dubbio il giorno più fortunato e più bello della mia vita, ma anche il più brutto, quello in cui mi sono gettato ad occhi chiusi nel buio vuoto del mio breve futuro. La cosa interessante - quasi comica se vogliamo, vista la situazione attuale - è che allora ero talmente ingenuo e accecato dall'incredulità e dall'emozione, che non mi ero accorto di niente. Né dell'immensa fortuna che avevo avuto né, ovviamente, del resto; ma in fondo non posso biasimarmi per nessuna di queste cose, e visto che lagnarsi col senno di poi non serve a niente è inutile soffermarsi ancora su questa questione.
Sta di fatto che la vita è imprevedibile, lo era allora e ha continuato ad esserlo fino ad oggi, e proprio sulla sua imprevedibilità io ho poggiato le mie speranze.
Avevo incontrato Harry Potter sul treno ed ero diventato suo amico - amico vero, cavolo, mica il primo venuto! - conquistandomi la sua fiducia nella massima sincerità, essendo semplicemente me stesso; era o non era un buon segno, uno di quelli che ti fanno credere per la prima volta in te stesso e nel fatto che nonostante tutto puoi distinguerti dalla massa dei tuoi fratelli con un po' di buona volontà? Certo che lo era, e anche se non lo avevo capito subito - no, perché ho sempre avuto bisogno di un po' di tempo per rendermi davvero conto delle cose importanti - comunque alla fine l'avevo realizzato e avevo conservato la mia felicità senza avere paura che svanisse all'improvviso.
Era tutto perfetto, insomma, tranne in quelle occasioni sparse negli anni in cui l'eccezione alla regola del "Non si nasce cattivi" di cui parlavo all'inizio spuntava fuori per riprendersi il potere e ammazzare il mio migliore amico, ma comunque ce la siamo cavata benissimo anche in quei frangenti. La forza di spirito di Harry e la sua fibra morale, insieme al brillantissimo cervello di Hermione, ci hanno salvato le chiappe fino alla fine. Qualche contributo l'ho dato anche io, evidentemente, altrimenti adesso non sarei qui, ma non è per falsa modestia che non canto le mie gesta eroiche, quanto piuttosto perché davvero non riesco a capire cosa ho fatto di tanto eclatante per ritrovarmi in questa posizione a dir poco scomoda. Non ho comunque il tempo per approfondire la questione, credo, ma suppongo che la mia lealtà sia stata una dei punti cardine di tutto il processo. Se penso che proprio questa è venuta a mancare in ben due occasioni, offrendomi probabilmente la possibilità di salvarmi e sparire per sempre, mi viene da ridere. E anche un po' da piangere, ma credo sia inevitabile a questo punto. Credo inoltre che forse, per amor di chiarezza, dovrei raccontare i fatti con ordine, anche se dubito che qualcuno potrà mai conoscerli dopo che... Dopo quello che succederà, ecco.
Ma mi piacerebbe ugualmente usare l'ultimo briciolo di determinazione che mi resta per provarci; Hermione mi rimproverava sempre di essere troppo confusionario e disordinato nelle cose, sicuramente adesso lei apprezzerebbe lo sforzo. Se potesse.
Quindi lo faccio più per lei, in fondo, che per i posteri. Per lei e per me, perché negli ultimi tempi ho scoperto quanto fosse bello ascoltare i suoi consigli e trarre il lato positivo dalle sue critiche. Mi ha migliorato, Hermione, più di quanto avrei osato sperare, e le avrei urlato la mia gratitudine ogni giorno, gliel'avrei sussurrata all'orecchio ogni mattina risvegliandomi col suo odore ancora mischiato al mio, se solo avessi potuto. Se solo ne avessimo avuto il tempo. Ma lei è sempre stata brillantissima, ovviamente, più di me e di chiunque altro, ed era senz'altro in cima alla lista degli altri. Ecco perché non ho potuto stringerla e baciarla e amarla come avrebbe meritato ogni giorno fino ad oggi.
Come volevasi dimostrare, mi rendo conto delle cose migliori solo quando è ormai passato tanto - forse addirittura troppo - tempo.

 

Mi sono reso conto troppo tardi anche di tutto questo, dei cambiamenti e delle atrocità che stavano succedendo proprio quando erano all'inizio, quando forse si sarebbero potuti evitare.
Ho detto che arriva un momento, prima o poi, in cui il significato delle cose inizia a sparire, e non c'è niente per cui valga la pena resistere perché tutto è talmente chiaro e limpido nel suo schifo e nell'ingiustizia della vita. Bene, è allora che cambia tutto, anche e soprattutto quello che nessuno avrebbe mai pensato potesse cambiare. Ed è esattamente ciò che è successo.
Solo che io non posso dire di essere tra quelli che non potevano aspettarselo, non posso proprio; perché io c'ero, ci sono sempre stato, e forse avrei potuto impedirlo. O almeno salvare il salvabile, urlare al mondo quello che vedevo e dire a tutti di scappare per salvarsi la pelle, ma sarebbe stato come urlare al lupo quando il lupo in realtà era il cavaliere sul cavallo bianco, l'eroe di un mondo che adesso conosceva meglio di se stesso, e nessuno mi avrebbe creduto. Forse non l'ho fatto per questo, forse non ho giocato d'anticipo per non rischiare di essere additato come pazzo. O forse non l'ho fatto per paura di avere ragione. Non lo so proprio, adesso, e non è nemmeno importante che io lo sappia. Non più, visto che è, ovviamente, troppo tardi e non farebbe alcuna differenza.
Comunque io ero lì e ci sono sempre stato. L'amico fedele, il braccio destro, il confidente e la spalla, e non ho mai fatto niente.
Non mi sono mosso dal mio posto quando l'ho visto chiudersi in se stesso e nascondersi dagli occhi del mondo, l'ho lasciato a marcire nel suo dolore e a farsi corrodere da quello, un po' perché non lo capivo, un po' perché mi spaventava. Ho sempre avuto questa cosa, io, questo vizio tremendo di allontanarmi dalle difficoltà altrui solo perché non le capivo, ed è proprio questo che mi ha fregato. È proprio questo che alla fine ha fregato tutti, e allora non credetemi nemmeno quando dico che non so cosa ho fatto di tanto cruciale per trovarmi qui ora, perché in realtà lo so benissimo e me ne vergogno. La mia ultima colpa è stata quella di ignorare i segni, di abbandonare chi per me era stato tutto e chi mi aveva sempre perdonato ogni stronzata.
La mia ultima colpa è stata quella che ha condannato a morte tutti.

Harry è stata la prima persona importante della mia vita. Non lo metto al pari della mia famiglia, ma nemmeno un gradino sopra o uno sotto; la famiglia non può non essere importante, ma è importante in un modo tutto suo, mentre chi viene da fuori, quando diventa parte di te, è tutta un'altra cosa. Chi viene da fuori non ti conosce e può scegliere come giudicarti, può decidere di volerti bene o di non guardarti più in faccia senza sentirsi in colpa, e in fondo è tutta una questione affidata al caso.

Il caso è stato buono con me, è stato proprio buono, e mi ha dato Harry.
Ha fatto sì che si fidasse di me e che io mi fidassi di lui, ci ha fatto incontrare e ci ha fatto stare insieme per anni, nelle cose grandi e nelle piccole cose di ogni giorno.
Se non fossi cresciuto con Harry mia sorella sarebbe morta anni fa nella Camera dei Segreti, mio padre non sarebbe stato trovato in tempo dall'Ordine e se ne sarebbe andato anche lui; se non fossimo stati al fianco l'uno dell'altro sarebbe andato tutto diversamente, ma proprio tutto, forse, e non solo per noi. Sarebbe andato tutto diversamente anche per il resto del mondo magari, perché se c'è una cosa che ho imparato in questi anni è che sono i piccoli dettagli a fare la differenza e beh, in fondo abbiamo già appurato che io non sono stato solo un piccolo dettaglio nell'evoluzione di questa storia, perciò sicuramente sarebbe stato tutto diverso. Se diverso bello o diverso brutto, questo non posso dirlo, ma perché fondamentalmente ho un po' di confusione riguardo ai concetti di bello e brutto, buono e cattivo, giusto e sbagliato, adesso.
Io e Harry abbiamo combattuto una guerra fianco a fianco, tra discussioni, dubbi, e quella fiducia rinforzata dagli anni e dagli eventi che solo ogni tanto si è incrinata in quei mesi, e io e Harry ne siamo usciti vivi insieme.
Ricordo ancora quel giorno, quando tutto è finito e abbiamo potuto abbracciare finalmente la libertà, e ricordo anche ogni dettaglio delle esplosioni che ci hanno circondato durante una notte in cui, mai come prima, correvamo e urlavamo e respiravamo senza sapere per quanto ancora avremmo potuto farlo. Mi ricordo di come la speranza si era sgretolata lentamente quando una delle tante pareti crollate ha ucciso mio fratello davanti ai miei occhi, e di come ha continuato a perdere pezzi quando ho visto Harry morto tra le braccia di Hagrid - Harry che non era solo la mia speranza ma quella del mondo intero - e ho sentito la risata fredda di Voldemort che si preparava a piegarci al suo potere. È tutto ancora vivido nella mia mente ma è passato e ha portato con sé un nuovo inizio, perciò anche se fa male è uno di quei mali che si devono imparare a sopportare, un po' come il mal d'amore o l'ansia che ti distrugge prima di una partita di Quidditch che sai ti passerà non appena ti alzerai in volo sulla scopa. E io l'ho sopportato fino ad oggi, mentre piangevo Fred e guardavo le occhiaie e la tristezza scavare il viso di George, mentre stringevo a me Hermione e la accompagnavo dall'altra parte del mondo a riprendersi la sua famiglia. Io l'ho sopportato, tutti noi l'abbiamo sopportato, e sembrava che l'avesse fatto anche Harry, circondato dalla muffa di Grimmauld Place per settimane. Pensavo che fosse un suo modo per ricominciare, raccogliere da solo i pezzi e rimetterli insieme, e pensavo che un giorno sarebbe uscito da quella porta con la barba tagliata e il viso pulito, pronto a sorridere di nuovo a tutti con quel suo sguardo sempre un po' timido e umile, lo pensavo davvero. Ma così non è stato.
Hermione aveva detto che era meglio stargli vicino, che non potevamo lasciarlo solo con i sensi di colpa che sicuramente lo stavano divorando, ma poi io e lei siamo partiti per l'Australia prima di riuscire a deciderci di provare a tirarlo fuori da lì e da se stesso, e abbiamo delegato il compito all'amore e alle cure premurose di Ginny.
Begli stronzi che siamo stati. Eravamo i suoi migliori amici, l'unica famiglia che gli era rimasta dopo che aveva perso tutti, e lo abbiamo lasciato solo. A ben pensarci i genitori di Hermione potevano aspettare anche qualche giorno in più, e adesso forse sarebbero ancora vivi. Lo sarebbero tutti. Ma ci sono così tanti se e troppi ma in questa storia, che sarebbe inutile anche solo iniziare a contarli tutti.


Al nostro ritorno dall'Australia Ginny ci aveva chiesto di seguirla in camera sua e di chiuderci la porta alle spalle; poi, tra mille smorfie di dolore mal celate, aveva rimosso dal suo viso dello scadente trucco Babbano tenuto su da qualche incantesimo, rivelando un livido ancora troppo violaceo che le copriva l'occhio e gran parte dello zigomo.
Io avevo stretto i pugni e i denti, cercando di trattenere una rabbia che non sapevo nemmeno a chi indirizzare, mentre Hermione si era portata le mani alla bocca trattenendo il fiato sconvolta ed era corsa ad abbracciare mia sorella. A lei è servito mezzo secondo per capire chi fosse la causa di quello scempio, mentre io ero ancora immobile al centro della stanza con qualcosa che mi ribolliva tra la testa e lo stomaco e che non mi faceva fare due più due. Credo di non essermi mai sentito più impotente come in quel momento, mentre Ginny piangeva in silenzio e Hermione non voleva incrociare il mio sguardo per paura che leggessi nei suoi occhi la verità che mi rifiutavo di concepire.
Ho unito i pezzi del puzzle nel momento in cui ho deciso di reagire, e ho capito che le mani che avevano colpito il viso pallido della mia sorellina erano le stesse che lo avevano accarezzato con la dolcezza più delicata del mondo in quella che ormai mi sembrava la primavera della vita di qualcun altro.
Ginny allora aveva iniziato a raccontare con voce atona quello che era successo quando la porta del numero 12 di Grimmauld Place si era aperta davanti a lei dopo l'ennesimo tentativo di vedere Harry, e io e Hermione l'abbiamo ascoltata in silenzio aggrappandoci alla speranza che fosse tutto uno scherzo, un fraintendimento, un brutto sogno, ma più lei parlava e più Hermione abbassava lo sguardo lucido, e più io mi sentivo morire dentro.
Harry, il nostro Harry, l'amico fidato con cui eravamo cresciuti e l'uomo a cui mia sorella aveva affidato il proprio cuore ancora prima che lui se ne accorgesse, sembrava essere impazzito tutto d'un tratto. Le aveva urlato parole terribili, l'aveva accusata di averlo abbandonato e di averlo incolpato per la morte di Fred, e Lupin, e Tonks e di tutti gli altri, le aveva detto che nei suoi occhi leggeva l'ipocrisia di chi vuole riprendersi il proprio vanto anche se lo ritiene l'unico responsabile di tutte le schifezze del mondo, solo per averlo sotto controllo. Poi l'aveva guardata con disprezzo e rabbia e le aveva intimato di andarsene e di non cercarlo mai più, ma c'era un motivo perché io e Hermione avevamo chiesto a Ginny e a nessun altro di provare a parlargli in nostra assenza, ed era perché eravamo sicuri che lei non si sarebbe arresa. E infatti. Aveva ricacciato indietro le lacrime e cercato di lasciarsi scivolare addosso tutte le orribili accuse che lui le aveva rivolto solo per non rivolgerle a se stesso, e gli si era avvicinata cercando di calmarlo. È sempre stata brava Ginny a calmare le persone, lei che con quelle sue braccia magre stringeva sempre chi aveva bisogno di piangere e restava finché le lacrime non si liberavano e si seccavano. Così piccola e così forte, la nostra Ginny, forza della natura e asso nella manica per recuperare Harry che io per primo non ho esitato a giocare, pur di non trovarmi in prima persona davanti allo sconosciuto dolore di un amico finito. Ginny, la prima vittima di questa breve e terribile guerra che si è accesa velocemente e sta finendo ancora più in fretta.
Si era avvicinata a lui, dunque, e gli aveva passato una mano tra i capelli disordinati come faceva di primavera sotto gli alberi di Hogwarts, sfiorandogli il viso ispido di barba sfatta e cercando il suo sguardo; sperava di trovare nei suoi occhi anche solo una minima traccia della luce che li aveva sempre riempiti anche nei momenti più bui, ci aveva confessato, ma tutto ciò che era riuscita a vedere era stato un lampo di follia e cattiveria dietro le lenti degli occhiali, un istante prima che la mano di lui si lanciasse contro il suo viso con tutta la forza che aveva. Poi Harry l'aveva strattonata per la veste, incurante del gonfiore che iniziava a invaderle la faccia, e l'aveva sbattuta fuori di casa continuando a insultarla tra i denti e ruggendo parole di rabbia.
Quella è stata la prima avvisaglia di un orrore imminente, e forse avremmo dovuto fermarlo subito. Io e Hermione saremmo stati gli unici in grado di riportarlo con i piedi per terra, ma il senso di colpa che ci schiacciava dopo averlo lasciato a se stesso ce lo impediva.
E così, visto che non potevamo incolpare lui per quello che aveva fatto a Ginny senza prendercela anche con noi stessi, abbiamo deciso di lasciare al tempo il compito di cambiare le cose. Magari si era già pentito di quello che aveva fatto e si vergognava ad ammetterlo, abbiamo pensato, e allora Ginny aveva deciso di mandargli un bigliettino in cui diceva di perdonarlo per tutto. Tutti credevamo che forse, facendo un passo per uno, prima o poi saremmo riusciti a ritrovarci. Erano passati sei mesi dalla fine della guerra, sei mesi di silenzio da parte del Salvatore indiscusso, e il mondo magico aveva iniziato lentamente a risorgere dalle proprie ceneri senza più chiedersi che fine avesse fatto Harry Potter. Anche i miei avevano smesso di fare domande, per una volta troppo presi dal loro dolore per occuparsi di quello altrui, e piano piano la vita era ripartita anche tra le mura di casa.
Il biglietto di Ginny non ha mai ricevuto risposta, ma un pezzo di pergamena spaventosamente somigliante a quella che lei aveva usato per scriverlo è sopravvissuto alle fiamme d'Ardemonio che hanno avvolto la Tana in una notte di inverno, uccidendo la mia famiglia in un istante. C'erano mamma e papà in casa, e Ginny e George e Percy, e nessuno è riuscito a fermare la violenza della Maledizione in tempo.
Nessuno del Ministero era riuscito a scoprire chi fosse il folle che aveva osato una cosa del genere poi, perché le barriere di protezione intorno alla casa alzate da papà durante la guerra erano impenetrabili, e come nessuno poteva entrare così l'Ardemonio non poteva uscire e continua a bruciare ancora oggi: un'enorme bolla piena di orribili fiamme che riproducono le espressioni di terrore dipinte sui volti delle persone che ha ucciso in un istante. Il fuoco rimane confinato nel luogo in cui sono nato e cresciuto e continua a distruggerlo giorno dopo giorno, imitando grottescamente i volti delle prime persone che mi hanno amato.
Il frammento di pergamena svolazzava a sfregio, miracolosamente illeso, all'altezza dei miei occhi il giorno che ho scoperto quello che era successo, e in quel momento ho odiato me stesso e tutto il mondo che mi stava crollando addosso perché non ero stato in grado di tenerlo assieme.
Hermione mi ha trovato lì qualche ora dopo - in ginocchio sul prato innevato della Tana che rifletteva le fiamme e con lo sguardo vuoto e annebbiato di lacrime che non sapevo di aver versato - e senza dire una parola mi ha portato via con sé. Quando ho avuto il coraggio di guardarla in viso mi sono accorto che piangeva anche lei, con l'espressione dura e immobile di chi non sa darsi una risposta, e ho visto le sue mani tremare mentre insonorizzava la porta della stanza per poter urlare liberamente tutto il suo dolore e l'orrore che provava.

Ricominciare a vivere dopo quel giorno è stata la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare, persino più difficile di prendere la decisione di venire qui oggi. In effetti alzarmi dal vecchio divano di casa Granger - è lì che ho vissuto nelle ultime settimane, anche dopo che i suoi abitanti sono scomparsi misteriosamente nel nulla - non è stata una vera e propria presa di posizione, quanto piuttosto l'ultima spiaggia in cui porre fine a tutto quel dolore che si stava prendendo tutto di me, persino le lacrime che non riuscivo più a versare.
E così eccomi qui, solo al mondo, a guardare negli occhi del mio migliore amico per l'ultima volta, a cercare in quello sguardo anche solo un ricordo di quello che era stato un tempo - con risate davanti al camino della Sala Comune e partite di Quidditch finite in festeggiamenti lunghi una notte mangiando il cibo preparato dagli Elfi di Hogwarts - senza ovviamente trovarlo.
Pensavo che sarebbe stata una cosa indolore, un lampo di luce verde - verde come i suoi occhi e la speranza che li aveva abbandonati per sempre - e poi più niente, ma ancora una volta ho commesso un grave errore di valutazione e ne sto pagando le conseguenze. Come ho potuto anche solo sperare che avesse concesso una morte così rapida a me - proprio a me - dopo tutto questo tempo? Sono stato il solito ingenuo, e ora mi trovo a pagare le conseguenze di quella bontà d'animo che tutti hanno sempre lodato in me e che si è rivelata, prima fra tutto il resto, la condanna alla follia appena pochi istanti prima della morte che sono venuto a cercarmi.
È una situazione surreale, mi sarei immaginato un luogo buio e freddo per gli ultimi istanti della mia vita, lontano da ogni cosa conosciuta, e invece eccomi qui, in un meraviglioso parco che non ho mai visto prima, riscaldato dal dolce sole invernale, a offrire il mio cuore e la mia anima alle torture peggiori che la mente umana potrebbe mai concepire. Eccomi qui, di fronte alla bacchetta alzata di Harry e al suo ghigno, a permettergli di mettermi di fronte a tutti gli orrori che ha commesso da quando l'ho abbandonato. Tutti gli orrori di cui io non posso non sentirmi responsabile.
È in questo momento che capisco per la prima volta il significato di pazzia, quando i miei occhi sono obbligati a vedere ogni singola esecuzione che il mio primo vero amico ha commesso. Devo ammettere che le prime immagini mi hanno dato un senso di sadica soddisfazione che non avrei mai immaginato di poter provare, molto simile a quella che ho provato pochi istanti fa al pensiero di Malfoy fuori dai giochi per sempre, e infatti è proprio guardandolo morire nei ricordi di Harry che mi ritrovo a non biasimare del tutto quello che ha fatto. Certo, uccidere qualcuno a sangue freddo è una vigliaccheria e un orrore tremendo, ma i Malfoy se lo meritavano tutti - ad esclusione forse di Narcissa, che in fondo è stata l'unica a fare la cosa giusta anche se per la ragione sbagliata, ma posso sentire l'adrenalina provata da Harry in quel momento e capisco che puntare la bacchetta contro di lei era una tentazione troppo forte per essere ignorata. Quando il suo corpo ha toccato terra come una marionetta a cui siano stati tagliati i fili, cadendo scompostamente al fianco di quelli di Lucius e Draco, ho sentito chiaramente una sensazione estranea ma completamente appagante, e ho continuato a seguire Harry in tutti gli omicidi che sono venuti dopo. Ex Mangiamorte, dipendenti del Ministero che lo avevano insultato e screditato fino allo scoppio della guerra, truffatori come quel criminale vigliacco di Mundungus Fletcher... Li ha uccisi tutti senza pensarci due volte, svegliandosi la mattina e preparandosi una ricca colazione come se stesse uscendo per un pic-nic. Era la sua vendetta personale, quella su cui nessuno aveva indagato, perché se i criminali spariscono non importa ad anima viva. La stessa vendetta che portava avanti mentre noi tutti lo credevamo chiuso nel suo dolore a Grimmauld Place. Quando Ginny era andata a cercarlo era appena rientrato da una della sue 'missioni', e il corpo senza vita di Dolores Umbridge era nascosto in una delle stanze della vecchia dimora dei Black, in attesa che lui decidesse come disfarsene.
Il primo innocente a trovarsi davanti alla sua bacchetta è stato Zacharias Smith, quel cretino che ai tempo della scuola lo guardava sempre con diffidenza e scetticismo. Abbiamo pensato tante volte di tirargli qualche colpo basso, ma le nostre fantasie non erano mai andate oltre la possibilità di fargli bere del pus di Bubotubero con il succo di zucca mattutino. Harry invece lo ha colto di sorpresa in un vicolo buio una sera di Novembre e lo ha aggredito con violenza e cattiveria, togliendogli la vita nel giro di pochi secondi. Credo sia allora che abbia capito che non c'era differenza, per lui, tra l'uccidere un innocente o qualcuno che, forse, in fondo, lo meritava. Per quello non si è posto neppure due domande prima di maledire la Tana quando ha capito che l'ostinazione di Ginny le avrebbe fatto scoprire il suo nuovo passatempo. Per quello ha alzato senza scrupolo la bacchetta anche su Hermione e i suoi genitori, qualche giorno dopo, mentre io ero uscito per delle commissioni.
Hermione, piena di speranza fino all'ultimo, che gli ha chiesto scusa con le lacrime agli occhi per avergli voltato le spalle, che ha deposto la bacchetta nel tentativo di fargli capire di non volergli più fare del male, e che per aver osato tanta ingenuità è stata colpita con la stessa Maledizione che ha fatto sparire dalla faccia della terra la feccia peggiore. E sul viso di Harry nemmeno la minima traccia di rimorso, ma il solito ghigno appagato di chi, come una bestia feroce, pensa solo a soddisfare i suoi istinti animali.
Ecco dunque come è morta Hermione, la mia Hermione, la mia unica ancora di salvezza. Avevo creduto che avesse combattuto cercando di difendersi, avevo persino sperato che fosse riuscita a fuggire e a nascondersi e che prima o poi sarebbe tornata da me, e invece nei ricordi gloriosi di Harry vedo il suo corpo senza vita giacere sul pavimento della sua casa, freddo e immobile.
Eccola dunque, la follia che non mi risparmia. La mia famiglia sterminata davanti ai miei occhi, Hermione uccisa a sangue freddo, un mondo sul punto di veder finire tra le ortiche tutti i suoi valori a causa della trasformazione della persona più pura che abbia mai conosciuto nel mostro più terribile di sempre.
Mi chiedo come sia stato possibile che questo accadesse, e so che in un modo o nell'altro Harry deve aver provato lo stesso senso di orrore per la vita e per il mondo che era rimasto che sto provando io ora ma a differenza di me, che sto progressivamente perdendo il senno, riducendomi a un guscio vuoto senza più riuscire a provare nessuna emozione, lui ha reagito decidendo di sfogare il dolore e lo schifo soddisfacendo un istinto che non ha mai saputo di provare.

A questo punto, vederlo puntare la bacchetta al centro della mia fronte è la cosa migliore che potessi sperare. 

 


NdA: Ed eccoci alla fine. Beh, io non ho nient'altro da dire, se non che pubblicare qualcosa dopo così tanto tempo è piuttosto emozionante, lo ammetto.
Again, ringrazio Trick ed _Eterea_ che, senza saperlo, mesi fa mi hanno dato lo spunto per iniziare a scriverla (meglio tardi che mai, no?) e la mia Monkey personale, Krixi19, che si è prestata a un betaggio rapiderrimo.

   
 
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