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Autore: waferkya    26/04/2008    3 recensioni
[Byakuya/Renji]
Renji ama i taiyaki, ma ancora di più ama fissare Byakuya, il taichou della perfezione. In ogni caso, anche una imperfetta scimmia ossessiva come il nostro fuku ha qualche speranza di riuscire a scavarsi un angolino per sé nel cuore di Kuchiki-taichou.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non mi appartengono; non esistono; sono più che maggiorenni

"…" – pensieri
«…» – parlato
Lalala – Senbonzakura/coscienza xD

~Perfetto.

Un morso al taiyaki, una firma disordinata, un morso al taiyaki, un nuovo documento, un morso al taiyaki, una firma disordinata, un morso al taiyaki e poi immergere il pennello nell'inchiostro. Un morso al taiyaki, un nuovo documento e piccole gocce color pece che macchiano la perfetta calligrafia di chi ha compilato il rapporto.
Tuttavia, Renji non si cura di questi dettagli, scarabocchia ancora una volta la propria firma disordinata, trangugia quel che resta del taiyaki e poi alza lo sguardo per spiare un poco Kuchiki-taichou.
Il nobile se ne sta congelato con la solita compostezza, muove solo gli occhi e la mano sinistra ad intervalli regolari. La finestra – chiusa – alle sue spalle rivela una giornata meravigliosa, ma il taichou non se ne cura, continuando instancabilmente ad apporre la propria ordinatissima firma ogni volta che i documenti lo richiedono.
Renji osserva attentamente quel viso inespressivo, cogliendone con estrema facilità gl'impercettibili movimenti, forse addirittura involontari, che gli assicurano che Kuchiki-taichou sia ancora in qualche modo vivo.
Con tutto il tempo trascorso a fissarlo e a farsi ossessionare dal pensiero di lui, Renji può dire di conoscere Byakuya Kuchiki a menadito.
Il lieve sollevarsi del sopracciglio sinistro vuol dire che gli è balzato all'occhio un errore di ortografia, che ovviamente non si premurerà di correggere, dato che c'è un nutrito gruppo di shinigami letterati addetti precisamente a questo compito.
Quando arriccia lievissimamente il labbro superiore, vuol dire che il polso comincia a dar segni di cedimento, dunque si fermerà un minuto, fingendo di stare leggendo il documento che ha davanti.
Se, invece, muove un poco la testa in avanti, come ora, vuol dire che il foglio pescato dalla pila di noiosa burocrazia ha qualcosa di strano, non è il solito rapporto diligentemente stilato sull'apposito modulo ufficale, recante al centro il sigillo della Soul Society e nell'angolo in alto a destra di ambo le facciate il simbolo della Sesta Compagnia, ma, per esempio, potrebbe essere la lettera di un certo fuku-taichou.

Byakuya riconosce la calligrafia di Renji e si domanda cos'abbia in mente il suo vice.
Kuchiki-taichou, esordisce la missiva, vi prego, non guardatemi.
"Una richiesta insolita", si dice Byakuya, "soprattutto da parte tua, Renji. Va bene, t'ignorerò".
Non intendevo "m'ignori", taichou, solo non mi guardi, perché potrei morire per l'imbarazzo.
Se Hisana non fosse mai esistita, Byakuya ora avrebbe sorriso ironicamente, e il suo petto si sarebbe gonfiato di un qualche sentimento caldo e denso.
Sicuramente, io vi sto guardando, taichou. Mi domando se avrete la pazienza necessaria per tentare di decifrare fino in fondo i miei scarabocchi, o se non cestinerete tutto subito. Sinceramente, non so cosa aspettarmi.
Spero che oggi ci sia il sole, taichou, che per tutta la giornata attraversi la finestra, scaldandovi la schiena. Mi fa uno strano effetto vedervi stare al sole, e ho sempre il timore che il vostro colorito pallido ne venga irrimediabilmente danneggiato.
In realtà, taichou, se vi spuntassero le lentiggini dovrei dirmi soddisfatto: sareste un po' meno perfetto. Certamente, però, le vostre lentiggini sarebbero perfette e vi donerebbero talmente tanto che rimarrei doppiamente deluso.
Siete un essere umano, taichou? Io credo di no. Gli esseri umani sbagliano e, quando sbagliano, non sono assolutamente perfetti come voi eravate il giorno dell'esecuzioni di Rukia. Quando l'abbiamo arrestata, voi, taichou, eravate perfetto; io, invece, ero spaventosamente sbagliato – eppure eravamo sulla stessa barca, taichou.
Quando vi ho sfidato, e ho evocato il Bankai, e stavo lottando per una giusta causa, per un attimo mi sono sentito perfetto, ma sono stato soltanto perfettamente ingenuo. Invece voi, mentre mi attaccavate eccetera, pur essendo dalla parte del torto, eravate perfetto. L'unica pecca era quel mio sangue a macchiarvi la sciarpa, ma ve ne siete liberato talmente in fretta che sono sicuro che la vostra perfezione non è stata minimamente intaccata.
Forse sono matto, taichou, ma non mi dispiace affatto sapervi così perfetto.
La perfezione di Kuchiki Byakuya è una delle poche certezze della vita di ogni shinigami della Soul Society. La vostra perfetta bellezza, che nulla riesce a scalfire, mi dà forza. Voi mi date forza, e se foste un pochino meno perfetto non avreste lo stesso effetto, su di me.
La vera domanda, l'unica che davvero mi preme di porvi, è questa: taichou, voi sarete sempre perfetto, qualunque cosa accada? Anche se una scimmia randagia dovesse amarvi?
Ho paura, taichou, più che di morire o scoprirmi intollerante al saké o ai taiyaki, che il mio amore per voi possa rendervi imperfetto. Non potrei mai perdonarmelo, taichou, può suonare assurdo, ma sappiate che io esito a toccarvi o anche solo a parlarvi per il terrore che ho di contaminarvi.
Kuchiki-taichou è il mio perfetto taichou; se smettesse di esserlo per colpa mia, che senso avrebbe esistere? Ho capito da molto tempo che voi, di vostro, non potete che essere perfetto, e probabilmente è per questo che tanto sento di amarvi, perché io trovo pace anche nel solo desiderio di raggiungervi. Non potrei mai perdonarmi di avervi distrutto.
Taichou, giuratemi solo che, amandovi, io non vi faccio del male.

Byakuya rimane immobile, leggendo e rileggendo le sconnesse confessioni del suo vice. Renji lo ha profondamente colpito. Giuratemi solo che, amandovi, io non vi faccio del male. Giuratelo, Byakuya-sama. Byakuya si domanda perché Hisana non gli abbia mai chiesto la stessa cosa. Lo amava troppo, per poterlo fare — o forse troppo poco?
E allora, Byakuya ci riflette davvero, perché pensa che Renji lo meriti. Il primo pensiero che formula comincia per Se Hisana non fosse mai esistita.
"Se Hisana non fosse mai esistita, Renji, io…"
Tu cosa, Byakuya?, interviene, dispettosa, la voce di Senbonzakura. Se Hisana non fosse mai esistita tu avresti potuto amarlo? Byaku, sei sempre stato abbastanza ottuso, e come se non bastasse, per cinquant'anni ti sei lasciato vincere dal fottuto ricordo di quella donna. Forse è ora di piantarla di menartela per via di Hisana e darti una cazzo di mossa, eh?
Uno dei motivi per cui la coscienza di Byakuya ha la voce dello spirito di Senbonzakura è che quella Zanpakuto è sempre spaventosamente scurrile — e, per questo, spaventosamente efficace.
"Credo i poterlo fare, in qualche modo", si dice il nobile. "Ma non sono certo di poter accettare l'amore di un uomo".
Senbonzakura ride sguaiatamente.
Byaku, ti ho già detto che sei ottuso? Non si tratta di un uomo, è Renji! Avanti, guardalo, è il tuo fuku, quello che ti ossessiona dalla prima volta che l'hai visto!!
"In cui", corregge Byakuya, automaticamente. "In ogni caso, ti sbagli, io--"
Guardalo, Byaku, insiste Senbonzakura, più dolcemente. Guardalo e presta attenzione a ciò che normalmente uccidi pensando ai tuoi cari 'SeHisanaNon'.
Byakuya, impotente contro la propria coscienza-Zanpakuto, seppure riluttante, alza finalmente lo sguardo. In un attimo, i suoi occhi incespicano sulla figura di Renji, che ha negligentemente abbandonato la testa contro il palmo di una mano, ha saldamente piantato il gomito appuntito nel centro del documento che dovrebbe firmare e ha un taiyaki che gli penzola dalle labbra.
Lo sta guardando, sembra un po' triste e ormai rassegnato. Probabilmente sta aspettando di trovarsi Senbonzakura piantata nella schiena.
Byakuya analizza attentamente i tratti del viso del suo vice, scoprendo di conoscerli perfettamente. Si concentra, allora, prima sui capelli, poi sul corpo, alla ricerca di un dettaglio che non gli sia familiare, ma si rende conto con orrore di conoscere Renji: sa in che modo la divisa gli fascia il corpo, ha in mente un'accurata mappa dei tatuaggi nonché quella dei muscoli torniti, dei quali conosce ogni singolo guizzo.
Senbonzakura ridacchia soddisfatta.
Byakuya chiude gli occhi. Da quanto tempo Renji è diventato parte del suo mondo? Da quanto tempo il pensiero di Renji si è accampato nel suo cuore?
E perché lui ha avuto bisogno di perdere tre quarti d'ora di lavoro per rendersene conto?
Sospira piano, poi fissa lo sguardo negli occhi di Renji, che un poco impallidisce e un poco arrossisce, deglutendo rumorosamente e sfilandosi il taiyaki decapitato dalle labbra.
« Taichou…», mormora, la voce arrochita dal lungo silenzio. Sfortunatamente, lo sciopero generale indetto dai neuroni nel momento in cui Byakuya ha inchiodato il proprio sguardo vagamente famelico sulla bocca di Renji e sulla lingua che un attimo fa è spuntata ad inumidire le labbra gli impedisce di proseguire la frase.
« Renji, non essere sciocco», dice Byakuya, ripresosi dal breve momento di trance. « Non vedo perché, dopo tanto tempo che sei al mio fianco, dovrei, di punto in bianco, reputare la tua presenza… o i tuoi sentimenti, dannosi… per me.»
Renji lo guarda basito, sente le parolette del suo taichou saltellare felicemente nella propria scatola cranica ormai vuota. Dopo un attimo, però, si riscuote, e subito indossa il sano ghigno sbruffone che Byakuya scopre di apprezzare molto.
Diciamo pure che ti eccita, Byaku!!
« Ce ne hai messo di tempo per capire che mi ami, eh, taichou?»
Byakuya china il capo, condiscendente, e Renji, che nel frattempo è arrossito, ridacchia, poi dà un morso al taiyaki, firma disordinatamente il documento che ha davanti, dà un morso al taiyaki, intinge il pennello nell'inchiostro, dà un morso al taiyaki e firma disordinatamente il centoquattresimo rapporto di quella giornata. Byakuya sorride impercettibilmente.
"Se Hisana non fosse mai esistita, avrei capito prima".

  
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