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Autore: inca25    15/11/2013    5 recensioni
Questo è la mia storia; di come la mia vita normale ad un tratto non c’era più, ma sono andato avanti.
Questa è la storia di mio fratello; che ha visto scomparire tutto ciò che c'era di bello nel suo mondo, ma non si è arreso.
Questa è la storia della mia migliore amica; a cui devo la vita, spero sia felice nonostante tutto.
Una semplice giornata di scuola che si é trasformata nella distruzione totale,
poi solo sangue, macerie e polvere.
Riusciremo a sopravvivere all'apocalisse?
Dal 1° capitolo:
“Finì anche il resto della mattina, e da li tutto cambiò.
I ricordi sono confusi... ero uscito dall'aula e mi stavo dirigendo al cancello...poi...
bianco, buio, un rumore assordante.
Urla e grida, confusione, panico.
Chiusi gli occhi senza accorgermene, quando li riaprii vidi una ventina di studenti che correva disperata.
Erano ricoperti di rosso e nero, erano ricoperti di sangue e cenere.
Una polverina bianca aleggiava nell'aria.
Mi guardai attorno e non vidi niente, o meglio, vidi tutto ma era distrutto.
Ebbi un solo pensiero: starà bene?”
[Temporaneamente sospesa]
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduto su un banco di scuola, così sarebbe dovuta continuare la mia vita.
Avrei dovuto sgobbare sui libri; deprimermi per voti sempre troppo bassi; scherzare coi miei compagni di classe, per quanto poco mi stiano simpatici; riflettere nei momenti di noia sulle ingiustizie di questo mondo.
Di ingiustizie in questo mondo ce ne sono.. anzi ce n'erano tante, i lati negativi erano fin troppi, ma poteva andarci peggio, la vita ci andava bene così; se una cosa non andava bene si poteva cercare di cambiarla.
Ora perchè? Perchè, mi chiedo io, non è possibile cambiare più nulla? Perchè non sono più sul mio letto a pensare che siamo tutti soli in fondo?
Le cose possono cambiare in fretta, per tutti, per sempre.
Io ho sempre pensato che tutti gli esseri viventi fossero soli in mezzo alla folla, dico esseri viventi perchè non reputo gli umani superiori alle altre forme di vita, a volte sono inferiori.
Sono sempre stato un tipo malinconico, silenzioso, schivo; molti mi definirebbero emo o autolesionista, ma sbaglierebbero, non mi piace farmi del male, non mi piace il dolore.
E così ritorna la domanda... Perchè le cose hanno preso questa piega? Perchè sono così dolorose? ...Troppe domande, troppi perchè senza risposta, che si ripetono all'infinito nel caos e nel vuoto della mia mente.
Già, la mia mente... chissà quanta sanità mentale mi rimane; sono qui impercettibile fra i cadaveri, abituato all'odore di carne bruciata, a sopravvivere nell'apocalisse.
Ma non è stato sempre così, tre anni fa era tutto così... normale... così diverso...
Ora c'è qualcosa di tremendamente sbagliato, nel vedere la propria vita e tutte le altre sconvolte, nel sopravvivere senza uno scopo o una ragione; nell'esistere qui e ora, in questo inferno. Non fraintendete, non volevo morire, ho sempre combattuto fino allo stremo per vivere.
Forse è meglio spiegare tutto dall'inizio.
I miei pensieri non sono mai stati chiari; anzi spesso non ne capivo io stesso il senso, mi affollavano la mente annebbiandola, per quello leggevo.
Leggevo tanto, troppo forse, un po' per piacere e un po' per calmare i miei pensieri.
Tre anni fa ero quello che leggeva di più a scuola, e che parlava di meno.
La scuola sembrava così... scontata, non ci andavo per niente volentieri.
Avete presente il tipico ragazzino pallido, coi capelli neri abbastanza lunghi da coprirgli gli occhi, smunto, che se ne sta in disparte sempre e comunque? Probabilmente si. 
Ma non gli avete mai rivolto la parola,  ripensando a come mi presentavo mi sembra anche normale: occhiaie per il poco sonno, jeans logori e bucati, felpe troppo larghe, prese a caso da un armadio che non avevo mai ordinato in vita mia.
Il tipico sfigato, possibile tossicodipendente, che è meglio evitare per non fare brutta figura.
Frequentavo la terza al liceo, non andavo troppo male... avevo abbastanza sufficienze da non farmi rimandare o bocciare.
I professori non mi notavano praticamente mai, evitavo i miei compagni di classe... non che mi stessero antipatici... erano solo delle scimmie "decelebrate".
Ero un disadattato insomma, ma non ero solo... se vivi nella stessa città per anni e hai una madre "simpatica ed espansiva" è difficile stare soli.
Avevo un amica... l'unica su cui contavo al mondo... la classica brava ragazza: brava a scuola; gentile con tutti, purtroppo anche con chi non se lo merita; carina ed educata.
A pensarci così sembriamo un duo stereotipato.. la classica storia dei due ragazzi amici, che poi si innamorano e, fra mille difficoltà più scontate che mai, ottengono il lieto fine. 
Le apparenze ingannano, solo l'inizio è tranquillo, purtroppo, in questa storia non c'è un bulletto che vuole picchiarmi, non c'è un'altra ragazza pronta a fare di tutto per ostacolarci; c'è guerra, sangue, cose soprannaturali... sicuramente molto più interessante da leggere ma meno da vivere.
Dov'ero rimasto? ah si alla scuola... dovrei scusarmi, i miei pensieri divagano e si perdono facilmente.
Comincerò da una mattina di dicembre, quando c'era quel bel freddo che ti fa stare bene sotto le coperte, e c'era pure una sveglia che ti costringe ad alzarti.
Io mi sono sempre alzato con la grazia di un rinoceronte, e la cordialità di uno scaldabagno rotto.
La mia velocità nel prepararmi era leggendaria, saltavo tutti i passaggi inutili come pettinarsi o fare colazione, fiondandomi fuori dalla porta senza nemmeno salutare.
Come al solito incontrai la mia unica amica sotto casa; era lei che mi convinceva ogni giorno a non cambiare strada, per andarmene e non tornare. Ci avviammo insieme, in mezzo alla quiete che c'è sempre prima di una tempesta.
All’inizio quel giorno sembrava esattamente come gli altri.
Arrivai e mi sedetti al mio posto, laterale ultima fila, e mi misi a leggere un libro.  Si avvicinarono quattro... come definirle... oche, si oche rende l'idea anche se lo trovo un insulto agli animali, a chiedermi se avevo fatto la recensione di un libro; un mattone di 900 pagine circa, che credo di essere stato l'unico a leggere.
Da bravo studente l'ho letto e poi non ho fatto la recensione, non volevo riempire di insulti la professoressa per avermelo proposto.
-Ma sei proprio inutile allora!- strillarono quando glielo dissi.
Mi limitai a rispondere con un sorriso, il più sghembo e spiacevole possibile.
Poi entrò l'unica persona a cui avrei rivolto la parola:
-Cosa stai leggendo?- 
-Una bella storia-  Lei ridacchiò... 
-Per te le storie sono tutte belle, di cosa parla?-
-Non tutte- Puntualizzai, ripensando al libro di prima
-è.. abbastanza complessa, ma in sintesi della fine del mondo. Arrivano gli alieni e moriamo tutti-
Arricciò il naso. -Sai che non è il mio genere-
-non fare domande se non pensi di poter sopportare le rispose.- Stavolta sorrisi io, 
non ho mai sorriso sinceramente fino a quando ricordo, la mia espressione ha sempre qualcosa di sarcastico o sgradevole dietro.
-Ma che profondo...e antipatico- Mi fece la linguaccia poi disse:
-Devo andare,ci troviamo all'uscita come al solito?- Annuii e lei se ne andò.
Delle lezioni non ricordo praticamente nulla, so solo che ad un tratto suonò la ricreazione, l'ultima della mia vita.
La passai nel migliore dei modi secondo me: in disparte a finire il libro.
Non era male; ma troppo assurdo, mischiavano zombie con alieni ed esplosioni... troppe cose diverse e impossibili.
Finì anche il resto della mattina, e da li tutto cambiò.
I ricordi sono confusi... ero uscito dall'aula e mi stavo dirigendo al cancello...poi...
bianco, buio, un rumore assordante.
Urla e grida, confusione, panico.
Chiusi gli occhi senza accorgermene, quando li riaprii vidi una ventina di studenti che correva disperata.
Erano ricoperti di rosso e nero, erano ricoperti di sangue e cenere.
Una polverina bianca aleggiava nell'aria.
Mi guardai attorno e non vidi niente, o meglio, vidi tutto ma era distrutto.
Ebbi un solo pensiero: starà bene?
E mi misi a correre, mi misi a cercare, vittima del panico e di una inconsapevole disperazione.
Arrivai nei resti della sua classe disperato, senza fiato e con la vista annebbiata  a causa della cenere.
Lei era li, ranicchiata fra i banchi, c'era del sangue sulle macerie rimaste in piedi.
La guardai, mi vide; ci scambiammo una domanda muta a cui sapevamo che non avremmo trovato risposta:
"Cosa sta succedendo?" 
 





_________angolino dell' "autrice"_______
quanto adoro questo angolino! 
Eccoci qui, se ci siete arrivati, grazie per aver letto il primo capitolo di questa storia.
allora... è piaciuto? spero di si... 
lo scopo di questo capitolo era.. *rullo di tamburi*  deprimere.
ci sono riuscita?
*frinire di grilli*
ehm.. comunque... la storia inizierà ad essere un po' più attiva dal secondo capitolo, spero.
Di sicuro ci saranno delle scene d' azione, i generi non li ho messi a caso, anche se ero piuttosto disperata al momento di sceglierli.
Bene, se lascerete una recensione mi farà molto piacere, anche se è critica (i consigli aiutano a migliorare! ..e io ne ho bisogno).
quindi... recensite, oh lettori fantasma! 
e.. ci vediamo al prossimo capitolo.
 
  
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