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Autore: ebstin    15/11/2013    2 recensioni
‘Cazzo.’ Sentì imprecare a pochi passi da lui.
Con tutta la sua noncuranza e curiosità si girò insospettito, lì la vide. Quasi si gettò verso di lei – con lei, per lei, su di lei, in lei- per un solo sguardo, un altro, e un altro ancora.
Una dozzina di libri giaceva inerme sul linoleum dove poggiava i piedi e su cui lei tentava di riafferrare tutti i fogli, le penne, persino le cartacce della merenda.
‘Ti serve un mano?’ chiese poi una voce famigliare: Jonah, con un sorriso canzonatorio, che Robin non colse, anzi che interpretò come sincero.
‘Grazie.’ Subito replicò. Jonah allora si chinò e raccolse i libri sparpagliati attorno a lei, con lo sguardo ardente di Harry sulla sua schiena.
Ed allora il riccio alzò gli occhi verso il soffitto, rosso in viso.
Che cazzo gli stava succedendo? La sua bocca si mosse in una smorfia disgustata – di se stesso- e digrignò i denti, voltandosi verso la propria classe.
Doveva smetterla, che diritti aveva di comportarsi così?
Ma soprattutto, perché? Questa era la sola domanda che gli vorticava in testa, spazzando via le sue certezze. Esiste il colpo di fulmine?
Follia, follia pura. Ma l'amore non è follia?
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alzando gli occhi la notte si possono scorgere mille diamanti luminosi nel cielo. Questi brillano tentando di rischiarare il buio che avvolge la terra nell’ora tarda, aiutate dalla sorella Luna. Le stelle appaiono tremolanti, quasi sospese mentre irradiano luce sottile. Compongono una volta di mille gemme preziose collegate da fili invisibili, formano costellazioni per orientarsi nel buio. Ma non c’è luce senza buio.
I buchi neri invece sono delle porzioni di spazio da cui nulla può sfuggire. Nemmeno la luce. E Harry più volte si era paragonato ad un buco nero. Manie di protagonismo. Gli piaceva l’idea di potersi nutrire di luce, di stelle.
Ma è possibile che una stella un giorno si cibi di un buco nero?
 


Si divertiva a giocare con i propri riccioli. In più alcune ragazze lo trovavano persino sexy. La verità però era che reputavano sensuale qualsiasi cosa appartenesse ad Harry Styles. Le sue labbra soffici come piume sfuggenti. I suoi occhi cerulei che sembravano carpire con un solo sguardo il mondo intero. La sua voce graffiante come un disco di vinile rigato. Ed i suoi sorrisi, a volte perentori, altre disarmanti, altre ancora soltanto sinceri. Ma poche persone riuscivano a far sbocciare dalla sua bocca un sorriso vero. Era come una matrioska. Aveva tutta quella gamma di sorrisi per nascondere la parte più interna di sé, dove risiedevano i suoi timori, ma soprattutto i suoi sentimenti più spaventosi, che aveva congelato molto tempo addietro. Non che qualcuno se ne fosse mai reso conto. Era sempre lo stesso ragazzo malizioso e simpatico di sempre, con quelle fossette a dargli un’aria innocente. Ma la sua purezza l’aveva perduta. Irreparabilmente, per sempre.
Lanciò uno sguardo accattivante alla ragazza che sedeva al tavolo di fronte al suo. Capelli color fuoco e una scollatura da capogiro. Era ad un ristorante con i suoi amici, con gli occhi arrossati per il caldo e l’odore di alcool che gli pizzicava il naso. Eppure le donne lo osservavano lo stesso.
‘Alla fine mi si avvicina e gli faccio: ‘Non hai capito un cazzo’ e giù con una ginocchiata in pieno viso. Quel figlio di puttana non si è più azzardato a non passarmi un solo compito che volevo. Ce l’ho ancora in pugno, dopo tre anni.’ A Goran Bugg piaceva passare per il solito ragazzo tutto muscoli e niente cervello, e forse solo Harry sapeva che la sua vera natura era tutt’altra. Goran aveva avuto il coraggio di rivelargli il suo segreto più profondo, nonostante Harry non fosse il ragazzo più adatto: quando Goran avesse scoperto di essere gay Harry non ne aveva idea. Il riccio si era sentito un po’ a disagio per quell’affermazione dell'amico, che era costata a Goran persino una lacrima. L’unica cosa che lo fece sorridere di quel racconto era proprio che quel ragazzo malmenato da Goran era diventato anche il suo amante, con cui stava, appunto, da tre anni.
‘Harry, la rossa ti mangia con gli occhi. E con le tette.’ Esclamò Luìs, con il suo accento ispanico, destandolo dai suoi pensieri.
Harry si limitò a fare un cenno del capo al suo amico, per tornare a trangugiare la sua birra.
‘Sta guardando me invece.’ Ammise spavaldo Jonah a capotavola.
‘Scommettiamo?’ A Harry erano sempre piaciute le sfide. Si definiva puramente competitivo. Invece era un modo per tenere a bada tutti i suoi amici. Erano come dei lupi, dove esiste un solo alfa. E lui lo era. Impartiva ordini con un’occhiata, con un’espressione, con un ringhio. E tutti lo ascoltavano. Era un mondo animale, dove si era integrato benissimo. Aveva tutto ciò che desiderava, o meglio che pensava di bramare.
‘Dieci euro a chi la dà per primo.’ Harry gli tese la mano e sorrise amichevole. Ma una macchia di sfida ruppe l’armonia del suo sguardo.
Di tecniche di rimorchio ne conosceva tante, anche se con quella rossa sarebbe bastata anche la più banale tra tutte. Lo stava davvero divorando con gli occhi, o come diceva Luìs con le tette. Preferì, piuttosto che rimanere fermo al punto di partenza, regalarle un sorriso sfacciato, dopo essersi inumidito le labbra. La ragazza soffocò una risata nervosa ed arrossì, diventando quasi della tinta dei propri capelli. Jonah era un bel ragazzo, non c’era dubbio, ma non aveva quel qualcosa. Quel qualcosa che rendeva Harry Styles tremendamente affascinante. O Anche quelle frasi con doppi sensi  talvolta osceni, altre con un romanticismo morboso, ma falso e artefatto.
Tuttavia la rossa fu costretta ad interrompere il loro gioco di sguardi, e il riccio seguì i suoi occhi. Si fermarono su una  figura slanciata coperta da una lunga giacca larga. Quella persona, vista così, non gli dava la possibilità di distinguerne il sesso. Vide una borsa a tracolla con qualche spilla e un paio di stivaletti neri. Capì di trovarsi di fronte ad una donna grazie alle gambe che le scappavano dal giaccone verde militare. Non ne aveva mai viste di più belle: sembravano appartenere ad una qualche divinità Greca. Avrebbe voluto accarezzarle, toccarle, baciarle.
Lei allora si tolse anche la giacca e si rivelò in tutte le sue forme, che Harry esaminò minuzioso. Quando si tolse anche il berretto nero e ne fuoriuscì una lunga chioma color grano Harry non ci vide più. Avrebbe voluto affondarci le dita ed annodarli per poi poterli far tornare così lisci. Fece vagare lo sguardo per il locale, in cerca di una scappatoia.
‘L’avete vista la bionda? C’ha un culo…’ Luìs non riuscì a trattenere quasi la bava.
‘Questa è mia.’ Esclamò Vincent, che non aveva ancora aperto bocca.
‘L’ho vista per primo.’ Ribattè subito Luìs, proteggendo i suoi diritti.
‘Non credete stia a lei scegliere?’ chiese Harry, intravedendo una punta di pessimismo nei suoi compagni. Sapevano che se Harry ci avesse provato, l’avrebbe subito avuta in pugno.
‘Si, ma tu ti sei già prenotato la rossa.’ Gli ricordò Goran, mentre il riccio lo fulminava con lo sguardo.
‘Veramente io ho scommesso sulla rossa. E sono sicuro di vincere, non sarà un problema ripassarsi anche l’amica, no?’
Detto questo Harry Styles si alzò in tutta la sua portanza, scatenando una miriade di occhi su di lui. Tranne quelli della biondina.
‘Sicuramente perché è di spalle.’ Si disse per giustificare quella noncuranza nei suoi confronti.
Si avvicinò a passo lento ma cadenzato al loro tavolo, mentre la rossa continuava a fissarlo mordendosi le labbra. Quando fu abbastanza vicino alla meta parlò.
‘Ciao.’ La sua vcce roca graffiò le orecchie della bionda che si voltò per guardarlo meglio.
Per prima cosa Harry vide le sue labbra così rosse, così morbide. Sembravano essere state disegnate con un pennello, forse quello di Michelangelo per la loro perfezione.
Poi notò le sue guance color pesca, che facevano da cuscino per i suoi occhi, che sembravano esservi distesi. E quegli occhi. Il colore era diverso. La forma era diversa. Erano diversi.
Quel grigio lo avvolgeva nelle sue spire e si annidava come una viscida serpe nel suo cervello, rimanendo impresso per sempre. Harry stava ancora imparando le screziature di quelle iridi quando la rossa rispose al suo saluto e la ragazza dagli occhi grigi tornò ad esaminare il menù.
‘Ehy…’ ripose quella allungandosi verso Harry e mostrano ancor di più la sua scollatura. Il ragazzo non potè fare a meno di notare la somiglianza tra le due ragazze al tavolo. Avevano gli stessi lineamenti dolci. Ma gli occhi della rossa erano di un marrone cioccolato, non comparabile al grigio di sua sorella. Nonostante le somiglianze vide anche una differenza enorme nel modo di porsi delle due. Non sapeva se era insicurezza o sicurezza quella che sta sfoggiando la biondina. L’unica cosa però che gli costava irritazione era il fatto che non aveva quel grigio su di sé.
‘ Sai sono qui perché piaci ad un mio amico…’ parlando si era accostato alla rossa che gradualmente si sporgeva verso di lui.
Mugolò silenziosamente.
‘Ma a me in quel tavolo non interessa nessuno. Nessuno che sia ancora seduto.’
Era stato davvero così facile?
‘Secondo voi è meglio la zuppa di pesce o la frittura?’ La voce della biondina irruppe nel loro discorso ed Harry la guardò incuriosito.
‘Il mare è lontano chilometri e chilometri, io non prenderei il pesce.’ Disse la rossa in risposta, irritata. Harry osservava la scena da bordo campo, e tifando in cuor suo per la biondina.
‘E con questo? Io voglio mangiare pesce, ti ho chiesto quale dei due preferivi mica se secondo te dovrei o meno mangiarli.’
‘Scusala a volte sembra maleducata.’ Si scusò prontamente per il discorso tenuto dalla sorella ma Harry le sorrise, divertito dalla situazione particolare.
‘Ha parlato la santa.’
‘Sta’ zitta.’
La rossa regalò ad Harry l’ennesimo sorrisino di circostanza, ma prima che potesse ribattere la sorella la batté sul tempo.
‘Vai a farti fottere, magari da lui.’ Gli rivolse un sorriso giocoso, prima di scoppiare a ridere insieme al riccio.
E ridendo con lei per la prima volta, Harry capì di aver finalmente trovato la sua prossima preda.








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Ciao.
È difficile che vi ricordiate di me, ma io scrivo lo stesso, mi manca efp, ma soprattutto i ricordi legati a questo sito. Non mi dilungo o non leggete queste note: come al solito è il primo capitolo e, non essendo mai sicura di ciò che scrivo vorrei sapere da voi se è il caso o meno che io posti il secondo, il terzo... Vorrei dire che questa fanfiction è pensata per essere abbastanza breve, non più di quindici capitoli, a meno che un'ispirazione mi catturi nella notte e faccia diventare questa la storia più lunga della mia vita. Mi sono dilungata, lo sapevo. 
A chiunque è arrivato fin qui voglio dire un sincerissimo e sentitissimo grazie e vi prego, vi supplico di lasciarmi una recensione.
Un abbraccio stretto,
Alessandra :)
  
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