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Autore: Tigerlily    26/04/2008    3 recensioni
- Granger, Granger, ma mi ascolti? Questa dev’essere l’ultima delle tue preoccupazioni-, disse infine alzando gli occhi su di lei.
- E quale dev’essere la prima?-, chiese fissandolo con odio.
- Me. O meglio, ciò che ti sto per fare-, le rispose accarezzandole lentamente il dorso della mano.
Lei deglutì per nulla felice della risposta. - Sei spregevole Malfoy-, mormorò cercando di capire se avesse un cuore o meno.
Lui sorrise cupamente ma divertito.
- Grazie-, le lasciò la mano e appoggiò il mento sulle nocche.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sweetness, sweetness I was only joking

Bigmouth strikes again

 

 

Sweetness, sweetness I was only joking
When I said I'd like to smash every tooth
In your head

Oh ... sweetness, sweetness, I was only joking
When I said by rights you should be
Bludgeoned in your bed

And now I know how Joan of Arc felt
Now I know how Joan of Arc felt
As the flames rose to her roman nose

Bigmouth strikes again – The Smiths

 

 

 

Dolcezza, dolcezza stavo solo scherzando
Quando ti ho detto che mi piacerebbe rompere ogni dente
della tua bocca

Dolcezza, dolcezza stavo solo scherzando
Quando ti ho detto che dovresti essere pestata
nel tuo letto

E adesso so come si è sentita Giovanna d'Arco
Adesso so come si è sentita Giovanna d'Arco
Quando le fiamme sono salite fino al suo naso Romano

 

Traduzione

 

 

Draco Malfoy stava seduto vicino al caminetto su una poltrona in pelle nera.

Fissava il fuoco e la luce si rifletteva nelle sue iridi rendendole spiritate, demoniache.

Era stata una brutta giornata.

Anzi era stata terribile sotto molti punti di vista.

Avvicinò il bicchiere colmo di brandy alla bocca e ne bevve una lunga sorsata prima di tornare ad osservare le lingue di fuoco che sprizzavano con forza e ira, senza scoppiettare, soltanto con la smania perversa di crescere sempre più.

Ma una volta raggiunto la loro massima altezza, si sarebbero spente per mancanza del legno crepitante che veniva inesorabilmente consumato.

Sorrise di sbieco in modo soddisfatto quando esse dovettero arrendersi all’evidenza, superata l’illusione iniziale di una crescita improvvisa e inarrestabile.

Gli piaceva veder morire ogni cosa prevedendone la fine.

Era un modo come un altro per sentirsi padrone.

Tutto doveva stare sotto di lui e lui esigeva avere tutto sotto controllo.

Adesso primeggiava, era il primo dei seguaci del Signore Oscuro, grado raggiunto uccidendo un sacco di seguaci di Potter a sangue freddo. Un colpo e basta senza possibilità di replica. La spietatezza lo esaltava e lo dimezzava in fatto di comprensione. Lui non era misericordioso, la paura non abitava più i suoi occhi da tempo.

Nessuna emozione lo trascinava nel suo turbine per più di qualche secondo.

Era morto. Morto dentro, una morte interiore che rendeva vuoto e spaventoso il suo sguardo.

La morte aleggiava attorno a lui, era la sua macabra ombra, il suo alter ego. Era lui la Morte.

Sorrise nuovamente al pensiero di essere così; non c’era cosa che lo intenerisse, nemmeno quei due insulsi nell’altra stanza che aspettavano il suo interrogatorio col terrore negli occhi.

Adorava vedere la speranza sgretolarsi nello sguardo altrui, per poi guardarlo pervadersi di paura e abbandonare la supplica capendo che non sarebbe servita a niente nel momento in cui i suoi occhi rimanevano impassibili e perversamente divertiti davanti a qualunque tortura.

La giornata era stata tremenda, scovare i ribelli non gli si addiceva, preferiva fare le cose con calma, lui, il lavoro cacciatore gli si addiceva fino ad un certo punto. La sua vera insana gioia era seviziare, uccidere, fermare per sempre la vita che scorre nelle vene.

Essere padrone della vita altrui per alcuni minuti e poi responsabile della stessa morte, questo lo completava e lo rendeva pericoloso oltre ogni limite.

La sua freddezza era da temere, il suo contegno di ghiaccio emanava un’aura intrisa di male che lo faceva evitare da chiunque.

Per questo era il suo preferito. Perché erano uguali, ormai, che gli piacesse o meno. E non gli piaceva; desiderava essere unico nel suo genere. Vanesio e se ne vergognava, ma vero. Terribilmente vero.

Dei passi rimbombarono nell’ampio salone senza riuscire a farlo sobbalzare. Calibrava tutto. I suoi movimenti in particolare. Alcune volte persino il battito del suo cuore era soppresso dal freddo della sua anima.

Nott entrò e si portò al lato della sua poltrona con eleganza.

- Draco, aspettiamo te-, gli riferì fissandolo imperturbabile.

Lui non lo degnò di uno sguardo, fece ruotare il bicchiere con lentezza ipnotizzante per alcuni secondi, dopodiché si alzò.

- Sono miei-, sussurrò nascondendo il bisogno di sfogarsi degnamente per il fatto di essere stato costretto a cacciarli per ben due giorni.

Avevano osato fregarlo. Ci erano riusciti e per il suo orgoglio la cosa feriva di più della bacchetta possa essere in grado di fare.

- Aspetta-, mormorò Nott posandogli una mano sul braccio per fermalo.

- Cosa vuoi?-, la sua voce aveva uno strano suono metallico e robotizzato. Una macchina per uccidere.

- Il Signore Oscuro ha detto solo uno. Stavolta te ne concede solo uno per il fatto di non esserci riuscito la volta scorsa-, lo avvertì senza alcuna esitazione.

I pugni di Draco si strinsero lungo i suoi fianchi.

La cosa lo irritava alquanto; non la digeriva affatto. E doveva anche dare ragione al suo Lord. Aveva miseramente fallito la prima volta e la cosa gli rodeva voracemente il fegato.

Quella dannata strega mezzosangue aveva osato umiliarlo; non lo poteva accettare, era vergognoso.

Strinse tanto i pugno da far diventare le nocche di un bianco cadaverico.

Visto che qualcuno doveva soffrire a causa sua e doveva essere soltanto uno, allora voleva lei. Si sarebbe tolto una minima soddisfazione, avrebbe esaurito il prurito fastidioso che sentiva.

Ucciderla sotto tortura sarebbe stato un po’ come togliersi una spina da un piede.

Si girò lentamente verso Nott, il volto pallido ghignante nel pregustare i fatti che stavano per avvenire.

- Allora lei è mia-.

 

 

 

Entrò silenziosamente nella stanza e lei non lo notò subito.

Era seduta, aveva la testa voltata alla sua destra e l’aria persa nei suoi pensieri, non tanto buoni a vedere come era accigliata.

Una mano sotto il mento e il gomito sul tavolo le reggevano il capo da quell’espressione preoccupata.

Draco rimase sorpreso che non fosse già scoppiata in lacrime, ma ci sarebbe stato tempo.

La scrutò a lungo appoggiato allo stipite con le braccia incrociate sul petto.

Era più forte di quanto avesse creduto. Non un segno di nervosismo, nessun tremore, nemmeno si mangiava le unghie. Se non fosse stato per la fronte aggrottata e per quegli occhi tremendamente espressivi, nulla avrebbe potuto far pensare alla sua preoccupazione.

Si avvicinò e fece rumore apposta per distoglierla dalle sue riflessioni. Reagì all’improvviso, il suo volto si girò verso di lui, il braccio cadde sul tavolo con un tonfo sordo e un’ondata di paura invase il suo sguardo.

Era come tutti in fondo, forse un po’ più intelligente, dato che lo aveva fregato.

- Salve, Granger-, mormorò in tono neutro accomodandosi di fronte a lei.

- Fammi uscire-, intimò subito lei e un lieve fremito le attraversò le dita.

Lui se ne accorse e ghignò dentro di sé. La paura era un’emozione da evitare davanti a lui. Lo eccitava come poche cose.

Catturò il suo sguardo per scavare dentro di lei a fondo e senza remore.

Lo spavento la rendeva vulnerabile.

Tentò di leggerle la mente per capire meglio i suoi punti deboli e avere le risposte prima del tempo; sarebbe stato tutto più semplice e lo avrebbe portato in vantaggio di molti punti.

Ma lei glielo impedì. A testa alta sorresse il suo sguardo senza dare cenno di cedimento.

- Così presto?-, bisbigliò sporgendosi sul tavolo senza mostrare la delusione di non essere riuscito ad entrare nei suoi pensieri.

Lei fece una smorfia sarcastica e si allontanò per evitare quell’improvvisa vicinanza.

- Dov’è Ron?-, domandò con un filo d’apprensione.

- Non te ne deve importare, tra poco vi rincontrerete…non necessariamente in questo mondo-, rispose prendendole la mano e osservandola attentamente. Provò a ritrarsi ma fu inutile. La sua stretta non perdonava.

- Dov’è Ron?-, ripeté irata.

- Granger, Granger, ma mi ascolti? Questa dev’essere l’ultima delle tue preoccupazioni-, disse infine alzando gli occhi su di lei.

- E quale dev’essere la prima?-, chiese fissandolo con odio.

- Me. O meglio, ciò che ti sto per fare-, le rispose accarezzandole lentamente il dorso della mano.

Lei deglutì per nulla felice della risposta.

- Sei spregevole, Malfoy-, mormorò cercando di capire se avesse un cuore o meno.

Lui sorrise cupamente ma divertito.

- Grazie-, le lasciò la mano e appoggiò il mento sulle nocche.

- Sai, Mezzosangue, tu hai commesso qualcosa che non dovevi fare-, affermò astiosamente.

- Come lasciarmi fregare da te?-, domandò incrociando le braccia al petto.

- No, come aver fregato me-, la corresse. Il tono era leggero e privo di risentimento, ma gli occhi luccicarono sinistramente.

Hermione rabbrividì di paura e ancora una volta niente sfuggì a Draco, che ghignò.

- Io sono qui per avere i nomi degli altri ribelli che non accettano il regime del Signore Oscuro, Granger e tu me li dirai-, spiegò.

Si alzò in piedi, aggirò il tavolo con movenze languide e affascinanti e la raggiunse.

Si piegò sulle alle sue spalle e cominciò ad accarezzarle i capelli. Il freddo delle sue mani trapassava la coltre di riccioli della ragazza invadendole il corpo.

Avvicinò il volto al suo orecchio e socchiuse gli occhi mentre lei deglutiva spaventata.

- È inutile nasconderti che ti ucciderò, Mezzosangue, anche se avrò i nomi. Questo perché voglio che tu sappia le regole del gioco e che lo renda più divertente-.

- Crucio-, bisbigliò come se fosse stato “ti amo”.

Ad Hermione si mozzò il respiro, cadde a terra mentre il dolore la dilaniava internamente. Sentiva milioni di aghi piantati nel petto e la pelle bruciare come sul fuoco. Si divincolò sul gelido pavimento, avvertiva ferite e piaghe ovunque, la sofferenza la stava opprimendo. Gridò di dolore e disperazione, mai nessuna Maledizione Crusciatus le aveva fatto provare un male simile. Ma non pianse; anche questa soddisfazione non gliel’avrebbe data.

Finì all’improvviso come era cominciato.

Si rannicchiò sul pavimento in posizione fetale cercando di placare il respiro irregolare e aspettando che la vista si spannasse.

Davanti a sé vedeva sfuocatamene i piedi di Draco Malfoy calzati da scarpe nere.

- Rialzati-, la voce suonò impaziente e scontrosa, come se non avesse ottenuto l’effetto voluto. Sorrise fra sé e sé: se fosse morta certamente non avrebbe detto i nomi. Era convinta che il  piano di lui fosse farla soffrire talmente tanto che alla fine sarebbe riuscito a farle dire qualunque cosa pur di porre fine alla tortura. Era sicura che sarebbe arrivato al punto di farle considerare la morte un sollievo.

Si alzò in ginocchio lentamente, tremando appena.

Draco sospirò leggermente stufato. Perché ci mettevano tutti così tanto?

- Granger, vuoi che ti dia una mano?-, domandò con fare sarcastico guardandola sollevare una gamba a fatica.

Lei lo fissò con odio prorompente nelle iridi calde e scure.

- Vaffanculo-, sibilò.

Lui sorrise divertito e si curvò su di lei afferrandole i capelli in modo da farle male e costringerla a piegare il capo all’indietro.

Le posò le dita sulle guancia e prese a tracciare disegni immaginari sulla sua pelle.

- Granger, tu non sei nella posizione adatta per rispondermi così, lo sai, vero?-, disse come se stesse spiegando ad un bambino cocciuto che due più due fa quattro e non altri numeri.

Le afferrò il mento con forza tale che lei gemette.

- D’altronde mi sono sempre piaciute le persone stupide come te ce pensano che offendermi possa giovare loro. Rendono tutto terribilmente ironico-, le soffiò sulle labbra, lasciandola poi andare.

Hermione si massaggiò il mento che pulsava in modo poco rassicurante.

- Ironico-, ripeté a se stessa con un sorriso amaro. Che razza di persona era quella che le stava di fronte? Ma soprattutto, era una persona?

- E dimmi, ti diverte tanto il fatto che una come me ci tenga tanto alla vita?-, domandò senza voler sapere la risposta. Finalmente era di nuovo salda sulle sue gambe

- Oh, sì-. Non si preoccupò nemmeno di nascondere la crescente eccitazione che gli dava l’averla in pugno.

Le si avvicinò fino a che non sentì il suo respiro sulla pelle.

- Soprattutto una Mezzosangue come te-, specificò afferrandola per le spalle e schiantandola contro il muro.

Hermione sentì la schiena dolere in modo tremendo.

- Sei un grandissimo figlio di puttana!-, mormorò piegata in due dal dolore.

- Ancora?-, sbuffò lui annoiato.

- Granger, devi tenere chiusa la tua boccaccia se non vuoi che ti faccia troppo male-, le disse con falsa dolcezza.

Vide la bacchetta di lui scorrerle sulla guancia e poco dopo il sangue scorrere copioso giù per il volto.

Lo guardò inorridita e tentò di spingerlo via ponendogli le mani sul petto.

Lui scoppiò a ridere raucamente, come se non lo facesse da tempo.

- Sei veramente adorabile, ma non ce la farai mai-. Le avvolse i polsi con le sue mani e l’attirò a sé.

- Non hai scampo, Mezzosangue-, bisbigliò tirandole una ginocchiata nello stomaco.

Hermione spalancò gli occhi e si piegò in due dal dolore immenso e insopportabile. Il sangue le uscì dalla bocca e si ritrovò di nuovo rantolante per terra.

- Tu non dovevi ingannarmi-, lo sentì sibilare vicino.

- Sai, mi hai fatto perdere ben due giorni della mia vita per rincorrerti nella foresta e io odio gli sprechi-.

Lei si girò supina cercando di respirare a modo.

Lo guardò mentre stringeva i pugni e la osservava.

- Ti brucia Malfoy, eh?-, mormorò con un sorriso che voleva riprendersi un po’ di vittorie.

La rabbia stavolta era più che evidente nelle iridi di ghiaccio.

- Chissà cos’hanno detto di te! Fregato da una Mezzosangue e un traditore del proprio sangue! Che smacco! Devi essere stato lo zimbel…-, non finì la frase perché un piede di Draco le premette lo stomaco impedendole qualsiasi funzione vitale.

Vide il suo volto deformato dall’ira il lo sforzo che compiva per evitare che le emozioni avessero il sopravvento era evidente.

Staccò il piede dopo alcuni minuti in cui il viso di Hermione aveva assunto un colorito pallido e malato.

- Non osare mai più…-

- Cosa? Sbatterti in faccia la verità?-, tanto sarebbe morta lo stesso, Malfoy non aveva fatto i conti con la sua boccaccia inacidita dai troppi soprusi.

- No, prenderti gioco di me, non lo sopporto-, con uno schiantesimo crudelmente dato mentre era distesa in modo da farle più male, Hermione Granger giurò a se stessa che mai e poi mai avrebbe demorso.

Draco le afferrò rudemente un braccio e la alzò in piedi con altrettanta malagrazia.

- Ci siamo intesi, Granger?-, bisbigliò adesso con la solita calma glaciale.

- Nemmeno un po’-, disse lei a fatica e sorridendo innocentemente.

Voleva farlo arrabbiare sul serio, un ultimo desiderio prima di morire. Desiderava vedere quegli occhi sciogliersi al fuoco di una qualsiasi emozione. Voleva vederlo cedere a se stesso.

Lui serrò la mascella ma non disse nulla.

Adesso gli faceva rabbia. Non riusciva a crederlo nemmeno lui, ma quella ragazza lo intimidiva.

Ora non c’era più paura nel suo sguardo solo una furbizia disarmante.

Quello non era il suo campo, lui spaventava per forza. Era la sua facoltà principale ed era con quella che sottometteva la gente.

Con uno spasmo si rese conto che Hermione non avrebbe mai ceduto, sarebbe morta, è vero, ma senza paura o sottomissione  negli occhi e questo non lo poteva accettare.

Non c’era gusto, nessun divertimento, solo una voglia matta di farla fuori. E magari era questo che voleva, pensò, voleva che la distruggesse in fretta in modo da non soffrire più di tanto.

L’avrebbe accontentata, pensò con un ghigno, ma a modo suo però.

Per prima cosa doveva assolutamente zittire boccaccia; e aveva trovato il modo.

- Sei assolutamente una stupida, Granger, il ho la bacchetta, tu no-, sogghignò divertito.

Appena lei aprì bocca un incantesimo la colpì e smise, purché la sua bocca si muovesse, non emetteva alcun suono.

Un lampo di disappunto la colse.

Dannazione.

Cadde in ginocchio, gli occhi spalancati dalla sorpresa e dallo stupore.

Lo fissava turbata nel profondo; la sua bocca, la sua boccaccia non era più in grado di esserle d’aiuto, non adesso e questo la faceva sentire disarmata più che non avere la bacchetta.

Osservò con occhi vacui lui che con movenze accattivanti e un perfido sorriso la raggiungeva lentamente.

Ogni fruscio parve essere sovrannaturale e le metteva i brividi.

Si accorse di tremare solamente quando il sorriso di lui si allargò per divenire un orribile ghigno soddisfatto. Adesso c’era divertimento nello sguardo di lui, la cosa era evidentemente di suo gusto.

La paura era la sua fonte di nutrimento, la musa ispiratrice delle sue torture, la base di ogni sua reazione, era complementare alla morte che lui desiderava per gli altri. Voleva far morire la gente col terrore negli occhi per completezza del suo io e allo stesso tempo commettendo la distruzione più completa della sua anima.

Mentre si teneva la gola con una mano e una lacrima solitaria e traditrice le scendeva sulla guancia, Draco si chinò su di lei perforandole gli occhi ben oltre le pupille solo con uno sguardo acuto e freddo come il ghiaccio.

- Mi hai fatto arrabbiare, brava-, le sussurrò ad un orecchio – E io odio chi mi fa arrabbiare degradandomi al ruolo di umano, io sono la Morte-, suonò minaccioso e tranquillo assieme.

L’inquietudine di Hermione traboccava dal suo sguardo in modo incontenibile.

- Farò in modo che la tua boccaccia non possa più colpire-, bisbigliò baciandole appena le labbra.

La guardò. Era inquieta, impaurita, rassegnata.

E questo lo esaltava. Era definitivamente nelle sue mani.

- Avada-, alitò accarezzandole una guancia mentre le puntava la bacchetta sul cuore.

La sentì trattenere il respiro.

- Kedavra-.

Vide l’ombra un sorriso vittorioso dipingersi macabramente sul suo volto orami mortalmente pallido.

I nomi, pensò stringendo la bacchetta tanto da spezzarla.

Hermione Granger lo aveva fregato nuovamente.

La sua boccaccia aveva colpito ancora, o meglio, non aveva colpito come voleva e come aveva previsto lui.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

 

Buonasera a tutti!

Ringrazio già in anticipo chiunque sia giunto alla fine di questa shot.

Insomma, non mi “sconfinfera”, non mi piace più di tanto. L’ho scritta abbastanza di getto e, lo so, mi odierete perché faccio sempre morire Hermione ^^’’’(vedi Tell me why).

Il fatto è che in questo periodo sono molto influenzata dai libri della Hamilton ed Edward, soprannominato la Morte appunto, mi ricorda tantissimo Draco sia fisicamente che caratterialmente.

Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate^^.

Baci,

Tigerlily

 

  
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