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Autore: Miss Writer    16/11/2013    4 recensioni
Seguito di "Finally in Love"
Avreste il coraggio, nei più bei momenti della vostra vita, di guardarvi indietro e riaffrontare tutto il dolore, tutta l'amarezza e la sofferenza della vostra vita passata?
Io l'ho fatto. Ne ho avuto paura, ho quasi demorso, ma con quella forza che solo l'amore è in grado di darti, sono riuscita a slegarmi da quei brutti ricordi e a lasciarli volare via lontano da me.
E ora, rinnovata e rinvigorita, sono pronta a non temere più la felicità e ad abbracciarla definitivamente rendendo la donna che mi ha salvata dal baratro ufficialmente e perfettamente mia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessuna serie
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A distanza di un anno circa riesco a scrivere finalmente un capitolo che, assieme al ricordo di tutte le difficoltà affrontate durante la sua stesura, porta con sé un briciolo di rinnovato entusiasmo e la speranza che voi possiate apprezzarlo nonostante la mia lunga assenza.
È stato veramente difficile starvi lontani per tutto questo tempo e ora che sono tornata spero davvero che mi accompagnerete in questo nuovo cammino come avete sempre fatto, perché la mia forza siete voi ragazzi.
Vi devo tutto, in fondo è grazie a voi se posso fare ciò che amo di più al mondo.
Ora vi saluto e vi lascio alla lettura
A presto e buon fine settimana.
Un abbraccio dalla vostra Miss Writer


 
Perfectly Mine
Capitolo uno: Tra sogno ed aspettative

E arriva anche oggi l'oscurità ad abbracciare il manto aranciato del cielo, mentre io abbraccio te che, guardando fuori dalla finestra, ti specchi in quel tuo mare ondoso e pacato capace  di placare ogni tuo tormento.
Più ti stringo e più ti voglio, eppure non ho intenzione di distoglierti dal tuo rimirare.
Fisso il tuo riflesso sul vetro e rimango catturata e sbalordita dall'eterea consistenza della tua immagine, così sorridente che non posso far altro che desiderare quelle tue incredibilmente irresistibili labbra.
Socchiudo gli occhi e immagino di averle a portata delle mie che racchiudono fra di esse prima il tuo labbro superiore e poi, più intensamente, quello inferiore che detiene tutte le per me più seducenti fantasie.
Sussulto nell'udire la tua voce e in men che me ne accorga le mie iridi si riaprono al mondo e rimangono come inebetite quando si scontrano con le tue.
Il mio immaginare svanisce funesto e il ritorno sul mondo si rivela quasi traumatico fino a quando non mi posi una mano sulla guancia e, sussurrandomi poche parole, mi riporti alla realtà:

“Andiamo in spiaggia?”
Non faccio in tempo ad intendere il vero significato di quella frase che già scappi via dalle mie braccia e ti precipiti fuori. Solo allora, spinta dall'incompletezza che mi pervade ogni qual volta tu ti allontani da me, mi decido a rincorrerti pur di raggiungerti.
“Michiru aspettami!”
Sono ad un passo da te quando ti fermi e le onde cominciano a bagnare per intero le tue caviglie.
Non appena ho la sensazione di averti lievemente sfiorata ti tuffi all'indietro sparendo dal mio tocco e dalla mia vista.
Ansia e sgomento mi prendono di soprassalto e più prossima si fa la disperazione. Mi rapisce l'Oceano irriconoscibile e quasi nemico, intrappolandomi nel suo cuore senza che mi sia possibile respirare.
Mi tramortisce la paura che queste acque, legate a te più di quanto io possa concepire, mi diventino ostili perché gelose di me. Non sono nemmeno io in grado di comprendere quale recondita e insana ragione mi spinga a pensare ciò, quando il mare mi ha sempre accolto fra le sue benevole eredi come fa un padre con un figlio che non è veramente suo.
Ahimè com'è difficile capir perché la paura sposi l'irrazionalità e ti conducano insieme a non ragionare e fare ciò che in realtà non vorresti fare.
In un turbine nero che mi priva della mia lucidità, sprofondo sotto piogge torrenziali che straziano la mia persona che si vede abbandonata, ad ogni istante, da ogni minima speranza di salvezza.
Nel momento in cui queste due sembrano avermi del tutto abbandonato, un riflesso ambrato dalle sinuosità ipnotiche accorre a salvarmi, e nello stesso attimo si scatena un uragano che sferza e spazza via inquietudini e paranoie, liberandomi improvvisamente da quella morsa che mi stringeva petto e gola.
Cessa l'ondeggiare irato che torna ad essere ora di una calma frizzante ed ospitale.
Colta dall'incredulità mi guardo intorno e nella chiarezza rosata dei flutti scorgo due occhi cristallini che mi scrutano con un sorriso a metà tra l'angelico e il premuroso.
Si perde la mente mia fra i ricordi, cercando di rammentare a chi possa appartenere un'espressione così incantevole e amorevole nei miei confronti.
Continuo a crogiolarmi nel dubbio ed è allora che la figura emerge rivelando le sue fattezze di sirena dalle squame color d'ambra.
Posa le sue braccia intorno al mio collo, ammaliandomi con il suo profumo di rose e sale marino e mi appassiona poi, accostandosi al mio orecchio per mormorar qualcosa con la sua afrodisiaca voce:

“Non aver paura Haruka.”
Sorride ancora e con un bacio lento e passionale annulla lo stato di ignoranza in cui prima versavo, facendolo dissolvere come gli acheni alati di un dente di leone dopo un soffio di vento.
Magicamente torno in me e quel quesito così falsamente arduo si risolve da sé lasciandomi sulle labbra un nome e una certezza:
“Michiru.”
***

Suona la sua arpa la bella ondina dai ricci capelli rossi e dai chiari occhi azzurri, e accompagna questa melodia suonata con il suo soave canto atto a mondare l'udito di marinai che a fatica riconoscono il sapore vero della famiglia, perché da essa troppo lontani da immemore tempo.
Sgorga l'acqua di quel fiume dai norreni toni ove ella si trova, fino al mare ove io seggo su di un lucente scoglio a far vibrar le corde del mio violino, le cui note sorgono in alto fino a sfiorar le candide nuvole mosse dall'incorreggibile vento.
Seguo quei piccoli volteggi di suoni con lo sguardo e subito un viso dai bei lineamenti  si dipinge nel cielo, portandomi a sorridere ad occhi chiusi.
Si incrina la mia armonia divenendo più melodica e intensa, più passionale.
Onde intraprendenti bagnano il mio ventre, rievocando mani forti capaci di far traballare la mia ferrea volontà; annullando ogni mia fonte di sobrietà esse viaggiano sul mio corpo intero e mille brividi fremono per cibarsi della mia pelle, rovente sotto quel tocco incendiario.
Perdo la mia concentrazione e l'archetto mi scivola dalle mani finendo fra gli stessi flutti che lo hanno generato. A loro riconsegno anche il violino per evitare che si infranga come una goccia in mille altre gocce, sulla superficie ruvida di questo minuto faraglione che fino ad ora mi ospita.
Svanisce, dopo che ho slegato il mio strumento da ogni possibile impegno, l'ardore che stava dirompendo dal mio basso ventre a tutta la mia persona, mera dimostrazione che a volte le fantasie possono rivelarsi travolgenti quanto la vera realtà.
Tornata la calma, in verità mai andata via, non mi resta che bagnarmi completamente in queste acque calme e limpide, e nuotare nel mio elemento trovando, ad ogni bracciata, una ragione sufficiente per continuare.
Più mi immergo più la coccola delle maree che man mano diventano più profonde si mostra lusinghiera e mi fa dono di quella pace che è difficile da trovare nella vita fuori dal sogno, quella pace che solo la persona amata può farti provare in qualsiasi circostanza o paesaggio.
Riemergo velocemente facendo sì che solo le mie spalle rinuncino a quel contatto bagnato dal sapore famigliare, mi giro a guardare l'orizzonte i cui azzurri si mischiano  confondendo le iridi di chi li osserva e piego la schiena all'indietro improvvisando l'attimo finale di un carpiato. Mi fermo a mezz'acqua lasciando che le correnti mi accarezzino, impedendo loro di portarmi fuori dal loro abbraccio. Resto così, sospesa a metà, come solo nel sogno può essermi concesso.
Rivolgo il capo alla mia sinistra e vedo giungere fino a me un minuscolo tornado di bolle che comincia a borbottare qualcosa di incomprensibile al mio orecchio, saltellando tutto accorato sopra ad un letto di schiuma che si muove con lui.
La pace che aveva reso l'oceano la sua dimora prediletta sembra ora starsene relegata da una parte, costringendomi a far di tutto pur di riuscire a decifrare il messaggio del mio piccolo interlocutore che oramai sfinito a causa del suo sproloquiare concitato purtroppo incompreso, si limita a farmi cenno di andargli dietro.
Rinuncio alla calma e mi lancio all'inseguimento dell'improbabile messaggero, che a discapito del suo buffo aspetto si dimostra un nuotatore più che abile. Una scia di distrazione mi fa accorgere solo dopo parecchi momenti che il blu marino si è tramutato in un nero cupo e denso che non fa certo presagire niente di buono.
I miei sensi si fanno più vigili in modo da evitare eventuali pericoli e, nella traversata,
così come accade in un tunnel, una luce alla fine dell'oscurità si fa portatrice di speranza, e anche se il rischio è dietro l'angolo, sono disposta a correrlo e rincorrerlo se ciò mi consentirà di svelare questo insolito quanto ambiguo dilemma.
Mi spingo al massimo accorciando le distanze e a pochi passi dal cangiare vengo investita in pieno dalla sua potenza, rimanendone del tutto abbagliata. Quando la sua intensità cessa e riesco nuovamente ad aprire gli occhi, mi ritrovo nella serenità della mia camera da letto con accanto la mia più dolce realtà: Haruka.


“Amore.”
“Michi...”
“Sono qui. Amore svegliati.”
“Mmmh...”
“Dai Ruka!”
“Mph... Che c'è?”
“Buongiorno.”
“Giorno...”
Quanto è dolce appena sveglia...!
“Dormito bene?”
“Sì... Ti ho sognata stanotte.”
“Davvero?”
“Mmh mmh. Ti stavo abbracciando; eravamo di fronte alla finestra del salone quando ad un certo punto sei corsa in spiaggia per poi sparire in acqua. In quel momento mi sono spaventata perché il mare sembrava detestarmi. Era come se fosse pronto ad inghiottirmi per sempre nei suoi abissi per poi non liberarmi mai più.
Poco dopo sei arrivata tu sotto veste di sirena e mi hai salvata.”
È bellissima anche quando si è svegliata da pochissimo...
“Perché sorridi?”

“Perché anch'io ho sognato di essere una sirena stanotte, o meglio, stamattina.
Stavo suonando il violino su uno scoglio, poi un'onda mi ha bagnato i fianchi ed ho avuto come la sensazione che fossi tu a toccarmi.
Ho riposto il violino e mi sono immersa per nuotare un po' e tutto era tranquillo. Poco dopo un buffissimo tornado di bolle mi ha raggiunta in preda al panico continuando a borbottare qualcosa di incomprensibile per le mie orecchie.
Quando si è reso conto che non lo capivo mi ha semplicemente fatto cenno di seguirlo.
L'oceano ha cambiato umore e da calmo quale era è diventato molto cupo, buio come un tunnel.
In lontananza però c'era una forte luce e già prima di raggiungerne la fonte questa mi ha investita. A quel punto ho sentito che mi chiamavi e subito dopo mi sono risvegliata qui con te accanto.”

“Forse ti ho chiamata nel sonno.”
“È probabile.”
“Hai fame?”
“Abbastanza.”
“E allora perché non rifai il letto mentre io vado a preparare la colazione?”
“Mi sembra un'ottima idea!”
“Perfetto, però prima posso avere un bacio dalla mia splendida fidanzata?”
“Perché no.”
Mi sorride prima di chiudere gli occhi e lasciare che le nostre labbra si incontrino per scambiarsi il primo bacio della giornata, che nella sua lentezza e intensità, suggella e rinvigorisce la nostra promessa d'amore.
“Sei bellissima.”
“Anche tu.”
“Non quanto te. Vado in cucina.”
“Ok.”
Sciolgo l'abbraccio in cui ci eravamo abbandonate  senza perdere nemmeno il minimo contatto con lei, lasciandole una mano sulla schiena ancora per qualche secondo.
“A tra poco.”
***

“La colazione è pronta.”
“Eccomi. Uuh macedonia!”
“Si sieda bella fanciulla.”
“La ringrazio gentiluomo.”
“Si figuri!”
“Sei di buon umore stamattina.”
“Merito tuo.”
Sorrido nel notare che ha ancora la capacità di arrossire ogni volta che le dico qualcosa di carino.
È adorabile..

Uffa! Riesce sempre a farmi diventare rossa come un pomodoro! Che vergogna..
Sembro un'adolescente alla prima cotta.
Michiru, sei adulta ormai.. Riprenditi!

“È buona?”
“Eh?”
“La macedonia? Com'è?”
“Ah.. è buona, forse un po' troppo dolce ma comunque buona.”
“Sì, in effetti mi è scappato un cucchiaino di zucchero di troppo.
Stai bene?”

“Sì, ero sovrappensiero.. tutto ok.”
La strozzerei quando mi scatena certi tipi di complessi!

“Hai qualche programma per oggi?”
“Non ancora.”
Ho come la netta sensazione che voglia stritolarmi. Chissà perché..
***

“Amore, ho un'idea..”
“Dimmi.”
“Ti andrebbe di venire con me alla casa del nonno? Potrei restarvi anche per più di una settimana e non mi va di starti lontana per così tanto tempo..”
Che dolce..
Vuole portarmi con sé nonostante non possa esserle d'aiuto in nessun modo per i lavori che dovrà svolgere una volta lì. È un tesoro!!
“Sei proprio sicura amore? Insomma, non ti sarò di grande aiuto.”

“Lo so piccola, e non te lo sto nemmeno chiedendo, ma non resisterei nemmeno per una sola settimana senza vederti.
Impazzirei senza averti al mio fianco.”
È più forte di me..
Non vederla per una settimana, non poterla abbracciare e coccolare non è una cosa fattibile per me.

“Va bene amore, verrò con te.
Ora però vado a fare una bella doccia, ok?”

“Ok. Allora io svuoto la lavatrice e vado a stendere il bucato.”
“Ma che brava donna di casa...!”
“Ma che bello sfottò. Prrr! Vai a fare la doccia.”
“Mi ha fatto la pernacchia...” 
***

“Amore, sei lì?”
Il silenzio portato dal non arrivare di una risposta fa aumentare il rumore dello scroscio dell'acqua che dall'alto precipita sulla mia pelle ripulendola dalla stanchezza e da quel sonno che ti rimane addosso anche quando ti sei svegliato già da un po'.
La prolungata assenza della voce di Haruka mi spinge dopo lunghi attimi ad abbandonare il caldo abbraccio del vapore non più confortevole come lo era all'inizio.
Apro la porta e l'aria fredda che mi stava aspettando fuori della doccia mi assale mentre una miriade di brividi parecchio dispettosi cominciano a corrermi su e giù per la schiena, rendendomi addirittura difficile trovare un accappatoio in cui rifugiarmi.
Spalanco cassetti e quant'altro alla disperata ricerca di qualcosa con cui coprirmi e quando questo non si decide a spuntare fuori la mia pazienza è sull'orlo del precipizio..
Ma dove caspita l'ho messo?!
Ah ah, eccolo finalmente!! Bhrrr, che brutta esperienza..

“Michi, va tutto bene? Perché stavi correndo da una parte all'altra del bagno?”
“Volevo chiederti se mi passavi un accappatoio e dato che non mi hai risposto sono dovuta uscire a prenderne uno.”
“Ma amore, te l'ho messo sull'anta della doccia proprio per non farti prendere freddo.”
“Cosaa???
Non lo avevo visto...”

“Amore, che ti prende? Oggi sei più sbadata del solito.. Non è da te?”
“Niente, sono solo un po' distratta..
Ho talmente tante cose per la testa che non ne combino più una giusta.
Avrei proprio bisogno di una vacanza!”

“Prenditela. Va da Setsuna e chiedile di darti una settimana di riposo. Vedrai che non ti dirà sicuramente di no.”
“Hai ragione.
Ora però è meglio che finisca di asciugarmi i capelli. Non voglio prendermi un malanno.”

“Se vuoi te li asciugo io.”
“Davvero?”
“Certo piccola.”
Aspetto che si vesta per bene, donde evitare di prendere altro freddo, e quando è pronta la faccio accomodare sulla simpaticissima poltroncina verde acqua che da un mese e poco più è entrata a far parte dell'arredamento del bagno.
Ricordo ancora che quando la vide per la prima volta se ne innamorò subito. Doveva accompagnarmi a comprare degli infissi nuovi per la casa del nonno e il negozio dove l'avevo portata era immenso. Per giungere all'esposizione che mi interessava dovevamo attraversare un intero salone di divani e poltrone. Fu urtando una di queste che incontrammo il nostro pouf galeotto.
Michiru esitò in un primo momento, pensando che fosse una spesa inutile, io invece la incoraggiai a comprarlo perché avevo un budget nutrito e una spesa come quella non era così insostenibile, anzi! 
Alla fine lo prendemmo e devo dire che rende il bagno molto più allegro.
Ops, che divagazione.. Scusate..! Spero di non aver superato il limite di righe che mi sono state assegnate, altrimenti la vuoi sentire quella simpaticona della nostra cara scrittrice...

“A che pensi?”
“Niente...
Sai che il tuo shampoo ha davvero un profumo delizioso!”

“Frutti di bosco e menta. Ti piace?”
“Molto!”

 
***


Il sole di mezzogiorno si insinua fra le fronde degli alberi giocando a far brillare le foglie in scala.
Il silenzio del bosco è interrotto dal fracasso dei due camion che, dietro la mia jeep, trasportano il materiale necessario per i lavori di riparazione alla casa del nonno.
Lo spostarsi degli uccelli dalle verdi cime che ci sovrastano, spaventati dal muoversi dei mezzi, creano scompiglio con uno sbattere d'ali di discreta risonanza che scandisce tappa per tappa il nostro proseguire.
Sarà una settimana all'insegna del duro lavoro e sono intenzionata a cominciarla al meglio così da portare a termine i lavori nel miglior modo possibile.
Voglio che sia perfetta e vivibile perché è qui che mi piacerebbe vivere una volta che io e Michiru ci saremo sposate.
Forza Haruka, rimbocchiamoci le maniche!

 
***

“Ehi Haruka, perché non piazziamo un lungo tavolo laggiù così la tua fidanzata non si prende tutta questa polvere.”
“Ottima idea Ben!”
“Grazie capo.”
“Grazie a te.
Luc, John e Brian, aiutate Ben a montare il tavolo. Voi altri lassù, adesso vi raggiungo e iniziamo a posare le travi per il ponte.”

“Ok capo!”
“Agli ordini cuginetta!”
La spensieratezza dei baldi lavoratori si leva fino ai miei piedi infondendomi un senso di allegria in grado di farmi sentire ancora più leggera di quanto già non sia seduta sulla trabeazione.
Circondata da una brezza abbastanza fresca mi stringo nella giacca di Haruka e guardo giù volgendo lo sguardo verso le otto figure che sotto i miei occhi lavorano intensamente per rimettere a nuovo la magnifica dimora del nonno del mio principe azzurro, dimora che vorrei diventasse il nostro covo d'amore dopo il nostro matrimonio. È da un po' che voglio chiedere a Ruka di venire a vivere qui da sposate, però non sono ancora riuscita a farlo.. La casa di mio nonno ha iniziato a starmi stretta in qualche modo e ho davvero bisogno di cambiare aria per non ricadere in una noia deleteria per entrambe.
Devo assolutamente farle questa proposta. Sarebbe un sogno vivere qui.

“Michiru, ti disturbo?”
“No Luc, affatto. Dimmi pure.”
“Abbiamo allestito una piccola cucina da campo in giardino, quindi se vuoi cucinare puoi farlo tranquillamente.”
“Cosa? Avete davvero piazzato una cucina in giardino solo per farmi cucinare?”
“Certo! Almeno mentre noi lavoriamo tu non ti annoi.”
“Ragazzi, siete davvero fantastici!”
“Ah, figurati. Sai com'è, ordini del capo! E naturalmente piacere nostro.
E poi mi sono divertito moltissimo a piazzare il tavolo. Adoro lavorare a mano.”

“Mh, a quanto pare hai preso da tua cugina.”
“Puoi dirlo forte. È stata proprio Haru ad insegnarmi a lavorare il legno.”
“Davvero?”
“Sì! Quando ero piccolo e veniva a trovarmi mi portava sempre sacchi pieni di giocattoli montabili di legno. Non c'era niente di meglio per me.”
Sorride guardando l'orizzonte e due fossette ai lati delle sue guance fanno la loro comparsa, rendendolo ancora più dolce ai miei occhi e accorato nel raccontare i suoi ricordi.
Inequivocabile si legge nelle sue iridi color cioccolato tutto l'affetto che prova nei confronti della sua adorata cuginetta e questo è per me motivo di grande gioia.
È con questa contentezza nel cuore che anche io rivolgo  il guardo alla grande distesa di cielo ed alberi, scordando, almeno per un attimo, lo scorrere del tempo.


La stanchezza che solletica le nostre membra compete con la fame che divora i nostri stomaci per provare ancor di più le nostre persone.
Un ultimo sguardo di intesa si scambia tra me e uomini ora che stiamo per compiere
lo sforzo finale dopo cui potremo riappropriarci della soddisfazione messa da parte prima. Lasciamo che sia l'adrenalina a guidarci in questo ultimo gesto e finalmente l'ultima sudata trave viene posata assieme alle sue compagne nella splendida struttura del ponte.
“Ce l'abbiamo fatta ragazzi!”

“Urrà!”

“Che teneri! Da quassù sembrano i sette nani!”
“Michiru, ma quelli alti due metri non erano i Watussi??”





Un grazie speciale alle mie migliori amiche che, oltre a sopportarmi, mi incoraggiano
a non arrendermi mai e a fare sempre di meglio.
Grazie ragazze, siete splendide!
  
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