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Autore: Gilda Directioner    16/11/2013    8 recensioni
TRATTA DA UNA VERA STORIA, MA CON SOLO IL CAMBIO DI PERSONAGGI
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Esmea era una ragazza che non parlava con nessuno. Amava il silenzio.
Erano ormai quattro anni che non diceva una parola, nessuna, neanche un verso. Nulla.
Stava seduta sul letto a pensare a cosa sarebbe successo quando, per la diciasettesima volta in due anni, sarebbe andata in un istituto nuovo.
La madre la credeva ormai muta, come il resto ella famiglia, amici e conoscenti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo tu sei riuscito a farmi parlare






 
Esmea era una ragazza che non parlava con nessuno. Amava il silenzio.
Erano ormai quattro anni che non diceva una parola, nessuna, neanche un verso. Nulla.
 
Stava seduta sul letto a pensare a cosa sarebbe successo quando, per la diciasettesima volta in due anni, sarebbe andata in un istituto nuovo. 
La madre la credeva ormai muta, come il resto ella famiglia, amici e conoscenti.
 
Pov Esmea
 
Mi specchio ne mio riflesso vedendo che avevo due grosse chiazze violastre sotto a gli occhi. Quasi a sembrare lividi. Vado in bagno prendendo del correttore, dopo poco dopo lo passai sulle chiazze violastre.
Mi ero preparata già. Mamma mi ha obbligata a indossare delle cose carine. Ma che io odio.
 
"Es. Vuoi che ti accompagna a scuola?" chiede mia mamma aprendo la porta. Nego con la testo. "Ci vai da sola?" chiede. Annuisco. Prima di lasciare la mia stanza mi stampa un bacio sulla fronte e sospira. 
 
Chiude piano la porta dietro di se. Mi infilo le ballerine a fiori -sempre obbligata da mamma ad indossare- e poi metto la camicia di Jeans sopra alla canotta bianca.
Prendo la borsa e pongo all'interno dei quaderni, giusto per il primo  giorno. 
 
Il preside è un vecchio amico di famiglia che mi conosce molto bene e  sa che  sono asociale. Perchè, diciamolo chiaro, sono asociale e ne vado più che fiera. Spero di trovarmi bene in questo istituto. Ma la cosa che spero che succede è che nessuno voglia diventare mio amico.
 
Scendo le scale di casa con molto calma. Dalla cucina prendo un toast e bevo un goccino di caffè.
Esco da casa, no prima di aver però  un ombrello. Fuori piove a dirotto.
Con l'ombrello che mi copre l'intero corpo, mi dirigo verso l'istituto.
 
Mi è stato detto che è pieno di straricchi viziati e figli di papà. Mi hanno, anche detto, che c'è una squadra di cheerleades seria. Strano che ci siano squadre di cheerleades serie.Ma è una cosa impossibile, dato che non comunico con le parole. Ritornando a noi, vorrei fare il provino, sono abbastanza brava.
 
Tra i miei pensieri il tempo sembra volare e sono già arrivata a scuola, nel momento stesso in cui suona la campanella che segna le ore. Mi avvio anche io come gli altri all'entrata. Aspetto che entrano tutti e poi io. 
 
Varcato il cancello il mio occhio cade immediatamente su un gruppo di ragazzi in cerchio. Curiosa mi avvicino a loro. I miei occhi si riempiono di rabbia quando vedo che stanno umiliando e picchiando un ragazzo.  Gli vado vicina. Loro invece cominciano a dare colpi sul viso del ragazzo. Entro nel cerchio e cerco di spingere il bullo da quel povero ragazzo. Mi risulta abbastanza difficile ma ci riesco. Il ragazzo mi guarda con cattiveria, non adatti ai suoi occhi. I suoi occhi mi colpiscono immediatamente. Sono azzurri quasi blu e ha dei capelli castani con chiazze bionde sul ciuffo.
 
"Come ti sei permessa?" ringhia. Non sentendolo vado dal ragazzo per terra e gli porgo un fazzolettino per pulirsi il sangue.  Sento sentirmi tirare per la spalla. Il biondo. "Come ti sei permessa, stronza?" chiede. Sentendo il nome che mi ha attribuito ci sferro un pugno sul naso. Lo spingo a terra e mi metto a cavalcioni continuando a dargli pugni. "vai a chiamare il preside" sento. dire. Ma sinceramente non mi frega più di nulla. Lui no reagisce, ma non capisco il perchè.
 
Sento tirarmi dietro e alzarmi. Vedo delle mani di colore tenermi per le spalle. Il preside. mi calmo e non mi scuoto più. "Che è successo?" chiede James, il preside. "Questa ragazza è venuta ed ha incominciato a sferrare dei pugni a Niall, signore" spiega un riccio. 'Non è vero' avrei voluto tanto urlare. Ma non lo faccio. Guardo il ragazzo che prima era stato picchiato da loro. Ha paura e non dirà mai la verità. "Es, è vero?" mi chiede il preside. Nego con la testa. "Si che lo è!" ribatte il biondo. Quest'ultimo si sta pulendo il sangue che gli ho fatto usire dal naso. Rinego con la testa. "Non ti sospendo soltanto perchè... tu lo sai" dice. No, non lo so. "Ma avrete una punizione" aggiunge. Guardo in basso. Mamma mi avrebbe di sicuro sgridata.
 
Entriamo tutti e tre nel grazioso ufficio del preside. Quest'ultimo si siede dietro ad una lucidissima scrivania. "Niall, Niall, Niall... cosa hai fatto per farla incazzare così tanto?" chiede. "Nulla preside. Ha fatto tutto lei" dice indicandomi. "Es... è vero?" mi chiede. Nego con la testa. "Es parla" dice il preside, credo che sia un ordine. Ma io rimango in silenzio. "Se non mi dici la tua versione dei fatti sarò costretto a dare ragioni a Niall" aggiunge. Apro la bocca, ma non riesco a dire una sola parola. Niall mi guarda con un sorriso divertito sulle labbra.
"Nulla toglie che starete in punizione entranbi" dice il preside. "Pulirete la mensa  al posto delle addette" continua. "Oggi alle tre vi voglio qui. Potete andare... A Niall. Aiutala a cercare le classi" aggiunge. "Devo proprio?" chiede scocciato il biondo. "Si. Sei costretto. Ora fuori" risponde l'altro. 
 
Entrambi usciamo dall'ufficio. Faccio per andarmene quando Niall parla. "Dove vai? Se il preside ti trova da sola se la prende con me. Quindi, seguimi" dice. Faccio quello che mi ha detto. Lo seguo fino ad arrivare da i suoi amici. "E lei che ci fa con te?" chiede un ragazzo. "Il preside..." comincia a spiegare. Non lo sento osservo un ragazzo, è identico a Niall. "Fareste una bella coppia da verginelli" sento dirmi da dietro. Mi volto e vedo che a parlare è stato Niall. "Ma sei muta?" mi chiede un castano con occhi chiari. Nego con la testa. "Perchè non parli?" chiede uno con capelli corvini e pelle olivastra. Che inteligenti! Se non parlo non posso mica rispondergli.
Credo che se ne sia reso conto, ecco ma credo solo. La campanella suona e io seguo Niall. "Stiamo insieme in molti corsi. Quindi non dovrò fare tardi per colpa tua sfigatella" dice Niall. Entriamo in una grande aula e...
 
To be continued...
  
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