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Autore: Rowan936    16/11/2013    7 recensioni
« Potremmo mangiare fuori. »
« Penso che sia meglio, Gok- » Goten s’interruppe e un’ombra attraversò i suoi occhi scuri, fulminea.
Avrebbe dovuto chiamarlo papà, lo sapeva, era giusto così. Ma gli riusciva maledettamente difficile.
« Papà. » si corresse in un soffio, abbassando lo sguardo.

***
Piccola OS che vede Goten all'inizio della sua nuova vita con Goku, in parallelo alla seconda visita alla tomba di Vegeta.
[Fa parte della serie "My son"]
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My son'
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Angolo Autrice
 
Visto che ho concluso la long (sigh ç_ç) ho deciso di pubblicare alcuni missing moment, sperando che vi piacciano :)
Questa OS è ambientata la settimana seguente alla ripresa di Goten dopo la morte di Vegeta, quindi il bambino ha già visitato una volta la sua tomba e lo farà una seconda.
Niente, è un po’ malinconica, forse, ma spero che vi possa piacere lo stesso e che i personaggi siano IC :)
Buona lettura :)

 
 
 Disclaimer » Dragon Ball © Akira Toriyama.
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Non lo chiamo “papà”
 


Goten sbadigliò, asciugandosi gli occhi con le maniche di quel pigiama troppo lungo per lui.
Ricordava che Vegeta si fosse sbagliato di taglia, ma si fosse rifiutato di spendere soldi per un altro pigiama, affermando che “quello sarebbe andato benissimo, visto che i mocciosi come lui crescevano in un batter d’occhio”. Al bambino non era importato più di tanto, in fondo era un regalo del suo papà, quindi gli piaceva.
Scese le scale, si ritrovò in cucina, dove Goku lo attendeva sorridente, cuocendo delle frittelle che emanavano un buon odore.
« Buongiorno, Goten! » trillò il Saiyan, allegro come sempre.
Il bambino sorrise. Stava iniziando ad abituarsi agli atteggiamenti allegri e gioviali del suo padre naturale, nonostante avesse passato sei anni alle prese con l’uomo più burbero del pianeta.
« ’Giorno. » sbadigliò, sedendosi al suo solito posto.
Goku si allontanò dai fornelli per prendere in mano un volantino giallo fosforescente, con una grossa scritta arancione e la foto di quelle che sembravano montagne russe.
« Hanno aperto un nuovo parco giochi, ti va di andarci? » lo invitò, evidentemente desideroso di passare più tempo possibile con il ritrovato figlio.
Il bambino annuì e un forte odore di bruciato gli arrivò alle narici. Anche Goku se ne accorse, infatti si voltò immediatamente, urlando: « Urca, le frittelle! »
Goten rise, molto divertito dalla goffaggine dimostrata dal Saiyan che, pur essendo un adulto, sembrava un vero e proprio bambino.
Poco dopo, Goku gli mostrò una padella piena dei resti bruciacchiati di quella che sarebbe dovuta essere la loro colazione.
« Ehm… » disse, portandosi una mano dietro la nuca, mentre lo sguardo del bambino si posava sul grembiulino rosa a fiori che il suo papà si era sempre rifiutato d’indossare, preferendo sporcarsi i vestiti cucinando che umiliarsi così. « Potremmo mangiare fuori. »
« Penso che sia meglio, Gok- » Goten s’interruppe e un’ombra attraversò i suoi occhi scuri, fulminea.
Avrebbe dovuto chiamarlo papà, lo sapeva, era giusto così. Ma gli riusciva maledettamente difficile.
« Papà. » si corresse in un soffio, abbassando lo sguardo.
Goku sorrise, comprensivo, anche se con una punta di amarezza, e si abbassò alla sua altezza, posandogli le mani sulle spalle come aveva fatto tante volte con Gohan.
Il bambino alzò lo sguardo, scusandosi con gli occhi.
Il Saiyan adulto scosse la testa e, senza smettere di sorridere, disse: « Non devi chiamarmi “papà”, se non te la senti. So bene che chi ti ha cresciuto è Vegeta e capisco che lui occupi un posto non indifferente nel tuo cuore. Non importa se mi chiami per nome, a me interessa solo godermi il mio bambino. Ok? »
Goten sorrise, annuendo, incredulo di fronte a tanta bontà. Pensava che si sarebbe arrabbiato, facendogli presente come lui fosse il suo papà, mentre Vegeta solo colui che lo aveva sostituito per un po’. Si era sbagliato, non conosceva per nulla Goku.
« D’accordo. Grazie. » disse, sincero, abbracciandolo.
Il Saiyan lo strinse forte, accarezzandogli lievemente i capelli, per poi allontanarsi e alzarsi in piedi.
« Forza, vatti a vestire, la colazione ci attende! »
 
-
Un bambino di sette anni in un cimitero era un’immagine triste, che forse poteva risultare quasi strana agli occhi della gente.
Ma a Goten non importava: lui voleva andare a trovare il suo papà.
Goku lo aveva accompagnato all’entrata, dicendo che sarebbe venuto a prenderlo dopo un’ora, poi gli aveva stretto la spalla in una presa confortante.
Il bambino raggiunse la tomba che gli interessava, sedendovisi di fronte a gambe incrociate e sforzandosi di sorridere, immaginando il suo papà al posto di quel freddo blocco di pietra.
« Ciao, papà. » lo salutò.
Il fruscio del vento fu l’unica cosa che ottenne in risposta.
Prese a dondolarsi infantilmente avanti e indietro, chiedendosi da dove cominciare a raccontare quello che era successo.
« Sai, sono successe tante cose… Ho ricominciato ad andare a scuola, anche se continuo ad allenarmi, tranquillo… Sto diventando bravo, sai? » cominciò, sperando che il suo papà fosse fiero di lui.
« Adesso vivo con Goku, si comporta da vero papà! Anche se non sa cucinare… L’altro giorno ha bruciato la colazione. » ridacchiò, immaginando l’occhiata di sufficienza che il suo papà avrebbe rivolto al rivale, accompagnato da un sonoro: “Tsk, sei un incapace, Kakaroth.”
« Mi ha portato anche al parco giochi… Ne hanno aperto uno nuovo, sai? Goku è molto affettuoso, mi abbraccia sempre… Mi fa strano, tu ti scostavi, di solito, ma io lo so che mi vuoi bene. » sorrise. Il suo papà avrebbe negato di sicuro, ma lui non si sarebbe fatto scoraggiare: capiva quanto tenesse a lui dai suoi gesti e dalle attenzioni che gli aveva sempre riservato.
« Alla fine sto bene con Goku… Anche se non ti somiglia affatto… »
Goten rimase qualche istante in silenzio, sperando che il suo papà non si arrabbiasse per quella frase. In fondo, gli stava dicendo che stava bene anche senza di lui, cosa non del tutto vera.
« Però mi manchi, papà. » aggiunse quindi, come per mettere in chiaro le cose.
Osservò la tomba spoglia, rammaricandosi nel constare di non aver trovato una sola foto in casa che ritraesse il suo papà da solo. Avrebbe cercato meglio, pur sapendo quanto il genitore non amasse farsi fotografare. Effettivamente, le poche foto che aveva erano state scattate da altri, per esempio alle recite di fine anno dell’asilo.
« Uffa, vorrei avere una tua foto. » disse, per rendere partecipe il Saiyan dei propri pensieri. Si strinse le gambe al petto, cingendole con le braccia, nel tentativo di riprodurre un abbraccio.
« Tra poco Goku verrà a prendermi… Ma io vorrei stare qui un po’ di più… » mormorò « Chissà se riuscirà a preparare qualcosa per cena… O magari dovrò sempre mangiare fuori… Però è bravo, in fondo, mi vuole bene… »
Fece una pausa. Il silenzio di quel posto lo spaventava, era quasi opprimente.
« Ma non ti preoccupare! » aggiunse poi, alzandosi in piedi con un enorme sorriso. « Non lo chiamo “papà”, quel posto sarà sempre tuo! »
 
-
Vegeta staccò la mano dalla spalla di Re Kaio, come se si fosse scottato.
Sul suo volto vi era una strana espressione: seria e sofferente. Stringeva convulsamente i pugni, preda a un’agitazione a cui non sapeva dare nome.
Re Kaio lo osservò attentamente per qualche istante, poi domandò: « Allora? »
Vegeta alzò lo sguardo, fissandolo con un’impassibilità palesemente artificiale.
« Parlare ai morti è una cosa stupida. » sputò, voltandogli le spalle e avviandosi verso un albero che, la divinità lo sapeva, avrebbe massacrato a suon di pugni, fino a quando Bulma non sarebbe andata a calmarlo.
Scosse la testa, sconsolato e rassegnato al tempo stesso.
Come si poteva essere talmente orgogliosi da non voler ammettere di sentire tremendamente la mancanza di quello che tutti sanno essere come un figlio per te?


 
 
  
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