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Autore: Uligas    17/11/2013    0 recensioni
Ginevra viene trascinata al concerto da sua sorella Emily, ma non sa nulla del gruppo che sua sorella idolatra, se non che non ne può più degli ennesimi adolescenti squallidi e privi di talento che dominano la scena mondiale.
Odia i rumori troppo forti e chi si mette in competizione con lei, studia le arti marziali e in genere, è infastidita da ogni forma di vita all'infuori di se stessa.
Arriva al punto da mettersi dei tappi durante il concerto, ed è vicina ad addormentarsi in piedi quando finalmente finisce.
A notte fonda, di ritorno all'albergo, scopriranno il tanto acclamato regalo dello zio Sammy.
E sarà solo l'inizio.
Cit.
" La mia mente era una sequela di “ cazzo-cazzo-cazzo” ,con variazioni che andavano da “cacchio “ a “cazzarola” "
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Ok.Ehm…- mi guardai intorno, disorientata.
Quel posto era un enorme vortice di ragazze urlanti che sciamavano per strada, inghiottendo la piazza come una massa scura e brulicante d’insetti.
D’istinto, strinsi più forte la maniglia del mio trolley.
E ora? Mi voltai per cercare Emily.
Era scesa dal taxi e mi venne vicina : vibrava tanto d’eccitazione che ebbi l’impulso di trattenerla per la maglietta per evitare che prendesse il volo.
Il tassista mi sorrise e alzò una mano in un saluto mentre girava il volante.
Mi parve di vederlo mimare “ buona fortuna” con le labbra.
“Io direi di procedere così.Per prima cosa, andiamo a posare i bagagli in albergo e poi torneremmo qui a fare la fila.Che ne dici?”mi complimentai per la mia capacità di organizzazione.
“Ma no! - si lagnò lei - guarda che per i posti migliori bisogna fare la fila, altrimenti ci ritroviamo in fondo” Questa mi era nuova.
“Scusa, non è meglio?Così non ci ritroveremo assordate dalla musica” obiettai.
Emily mi fisso intensamente ed il suo viso iniziò una sgradevole gradazione verso il viola.
Studiai con interesse il fenomeno.
“Posso proporre una cosa?” mi chiese “ Prego”.
“Tu porti le valige in albergo, mentre io faccio la fila.Poi mi raggiungi”.
Guardai la montagnola di bagagli, poi la folla davanti allo stadio.
“Sono d’accordo”
“Grande.Terrò il telefono acceso, promesso” mi urlò, poi corse in direzione della folla.
Riuscì a fare meno di tre passi prima che le creature urlanti la inglobassero nel loro nucleo.
Rabbrividii.





Venti minuti dopo

 

 

Riuscii a raggiungere la grande porta di vetro solo grazie alla forza di volontà.
Feci in tempo a vedervi riflesso il mio viso stravolto e cianotico, prima di piombare a peso morto sul lucido pavimento di marmo.
La pila di valige mi sommerse con un fragore simile a tuoni.
Quando riuscii a rialzarmi, il grande salone era silenzioso e da ogni angolo occhi spalancati mi puntavano come fari.
Mi trattenni dal fare un inchino di ringraziamento.
Lasciai in terra tutta la roba e mi diressi a grandi passo verso il bancone delle receptionist.
Erano tre ragazze, tutte con i capelli lucenti e puliti tirati strettamente indietro in un morbido chignon e le belle uniformi grigie, con grandi bottoni neri sul colletto.
Ebbi l’impressione che sgusciassero all’indietro sulle poltroncine mobili.
“Salve” dissi, seccata.
Una , la bionda con un rossetto impeccabile, si schiarì la voce “ Buongiorno.Benvenuta al Grand Hotel.Che cosa posso fare per lei?” fu come ascoltare il messaggio pre-registrato di una segreteria telefonica.
“Salve.Ho una prenotazione di tre giorni in questo albergo a nome di Sammy O‘Kennel”
La ragazza restò in silenzio un secondo di troppo, prima di rispondere. “ Controlliamo subito”
Cosa hai da controllare, testa d’uovo? Sospirai.
“Bene”
Mio zio Sammy aveva insistito a farci soggiornare in questo albergo, dopo aver saputo della fissazione di Emily per i The Direct.
Oltre ad averci pagato i biglietti.
Dopo aver fatto un po’ i ritrosi per salvare le apparenze, i miei genitori non si fecero poi troppi scrupoli ad accettare, considerando che lo zio Sammy è pieno di soldi a non finire.
Un paio di anni fa lui e papà ebbero una grossa discussione a proposito del “ senso di famiglia” e di azioni bancari, e così per un po’ non si sono parlati.
Io e mia sorella ce ne tenemmo fuori, anche se sentimmo vagamente la mancanza dei dolcetti al rhum che era solito portare a ogni visita.
Ad ogni modo, ora lo zio Sammy è stato perdonato e riabilitato ai nostri occhi, e credo che papà considerasse i biglietti e la prenotazione come un buon modo per ricucire lo strappo.
“Ecco qui.Una suite per tre giorni sul conto di Sammy O’Kennel per Emily O’Kennel e Ginevra O’Kennel.E’ esatto?” Ovviamente sbagliò la pronuncia del mio nome.
“E’ esatto?” le chiesi a mia volta, mimando la sua voce acuta.
“Oh, è esatto” il suo sorriso si fece incerto.
Sorrisi anch’io, e per un po’ nessuna parlò.
“Allora, ehm, è il numero 201, la suite Golden.Se attende un momento, la farò accompagnare da un fattorino.D’accordo?” 
Sorrisi ancora di più “D’accordo?”.
Odio quando qualcuno mi tratta con condiscenza e mi parla come se fossi un cagnolino particolarmente ottuso.
Mentre aspettavo il fattorino, feci spaziare lo sguardo per la grande sala scintillante con i pavimenti in marmo e false colonne barocche agli angoli.I muri erano color panna, lucide e levigate come vetro e opulenti drappi rossi con ricami di draghi rampanti e pieghe artistiche erano appese nello spazio tra una finestra all’altra. Di fronte a me c’era l’angolo d’attesa, con poltroncine di cuoio dai colori accesi e tavolini trasparenti.
In fondo alla sala mi parve di intravedere un piano bar.
Passarono alcuni uomini e donne facoltose, dall’aria arrogante e altezzosa.
Un uomo in smoking venne vicino a me e si rivolse alla bionda intraprendente. “ E’ tutto a posto? Ci siamo per gli ultimi dettagli?” sembrava avere una gran fretta.
Quella sorrise, e disse untuosa “ Certamente signore, per noi è un grande onore poter ospitare …” ma il tizio se ne stava già andando.
Controllai il cellulare.Erano appena le sette e mezzo di mattina.
Il fattorino arrivò proprio mentre stavo cercando di scrostare con le unghie un pezzetto di vernice bianca dal balcone.Non so se mi vide, ma non fece commenti.
Questi era un tipo in livrea rosso e oro, con le spalle larghe e il torace ampio.
Portava con sé un carrello, e rapidamente, impilò con metodo i miei bagagli, dalla grossa valigia alle varie borse.
Poi con abilità, superò il gradino dell’ascensore senza che la pila vacillasse e si piantò a gambe larghe di fianco al carrello.
Quando riuscii a strizzarmici dentro, partimmo, sempre senza dire una parola.
Confesso che mi sentii terribilmente in imbarazzo, soprattutto perché sentivo un odore sospetto e facilmente identificabile ed ero piuttosto certa che non fossi io il colpevole.
Quando arrivammo, si sentì un blin molto elegante e uscii per prima : feci perciò in modo che mi sentisse aspirare forte dal naso.
“Siamo arrivati, signorina.Questa è la sua suite” Il fattorino non diede segno di essersi accorto di nulla.
“Molto bene, lasci pure i bagagli all’ingresso.Sarà bene aprire le finestre per cambiare l’aria, non crede? Io la trovo piuttosto viziata” dissi con tono sostenuto, entrando nella stanza.
“Certamente signorina. Colgo l’occasione per informarla che i servizi igienici dell’edificio sono a sua completa disposizione.Le auguro un piacevole soggiorno presso il nostro albergo”.

 



Mezz'ora dopo

 

 

Mentre camminavo a grandi passi verso lo stadio, continuavo a imprecare e martellare i tasti del cellulare.
La mia mente era una sequela di “ cazzo-cazzo-cazzo” ,con variazioni che andavano da “cacchio “ a “cazzarola”.
Per farla breve, mia sorella non rispondeva alle mie chiamate ed io non ritrovavo la strada per lo stadio.
All’inizio cercai di orientarmi in base al frastuono, ma presto mi ritrovai a girare in tondo e in preda a un leggero attacco di panico.
Quando arrivai, per poco non gridai dallo stupore.
Rammentate il vortice di prima? Quando ritornai, vidi l’oceano estendersi davanti a me a perdita d’occhio.
Ovunque guardassi, la superficie di teste lucide ondeggiava e oscillava, e presto mi venne il mal di mare.
E la mia piccola Emily era lì in mezzo! La piccola, innocente fanciulla che forse non avrei stretto mai più tra le mie braccia!
Mi commossi.
Sarei forse dovuta andare a cercarla? Forse era già troppo tardi, e una di noi doveva restare a consolare i nostri genitori e badare a loro nella triste vecchiaia.Era giusto privarli anche della figlia maggiore? 
Lasciai perdere presto l’umorismo, e quando riuscii a trovare il coraggio sufficiente, m’immersi.





Ciao a tutte ragazze!
Cosa ve ne pare del primo capitolo? Io ho una paura matta di far sembrare la nostra cara Ginevra troppo esagerata e surreale, ma ditemi voi.
Dunque, in questa fic gli One Direction non sono ne OOC ne AC ( o come cappero si scrive), l'unica differenza è un nuovo personaggio, Ginevra, appunto.
Da cosa nasce questa idea? Ottima domanda * nessuno ti ha chiesto nulla* volevo mettere per iscritto la fantasia che penso sia di tutte, e cioè di poter conoscere gli One Direction e avere con loro una sorta di rapporto, di qualunque genere * non in quel senso, svergognate*
VI PREGO-PREGO-PREGO, fatemi sapere quello che ne pensate, se trovate che sia un'idea troppo banale o se invece posso continuare.
Infine, qualcuna che è capace o conosce qualcuno in grado di fare i banner? *.*
Io sono solo riuscita a stampare un quadrato rosso su una foto di Harry con  paint U.U
BACI-BACI-BACI <3

  
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