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Autore: maavors    17/11/2013    1 recensioni
Un appuntamento casuale deciso da secoli, un circolo che si ripete.
Mini crede di star vivendo la sua vita giorno per giorno, ma non sa cosa il destino ha programmato per lei, migliaia di anni fa.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
 
 
– Sei il migliore amico che si potrebbe mai avere, lo sai?
– Sì, lo sapevo, ma è sempre bello sentirselo dire.
Città delle anime perdute, Cassandra Clare
 
 
 
La schiena appoggiata al termosifone, ancora tiepido, un libro sulle gambe e le cuffie nelle orecchie: il programma perfetto per un pomeriggio di relax, ma ogni volta che iniziavo a leggere mi arrivava un sms. Decisi, quindi, di rinunciare alla lettura e mi sdraiai sul letto. Con un unico gesto spinsi via le scarpe e m’infilai sotto le coperte. Non era mia intenzione dormire, ma il rumore della pioggia era troppo invitante.
 
Non feci in tempo a chiudere gli occhi che il telefono riprese a suonare. Questa volta era una chiamata, ero tentata di lasciare il telefono squillare ma quando lo presi in mano, vidi la foto della persona che mi stava chiamando: era un giorno di luglio, Nathan ed io eravamo in piscina. Stavamo festeggiando la fine degli esami di terza media. Indossavo un capello enorme celeste e lui i miei occhiali da sole. Sorrisi.
 
«Spero sia una questione di vita o di morte, perché stavo per–» come sempre mi interruppe e non riuscii a finire la frase «Io e Grace stavamo andando al cinema ma Will si è appena lasciato con Liv» sentì Nathan dall’altra parte parlare. Era calmo, e anche il posto in cui si trovava lo era, perché non c’erano rumori di sottofondo.
«Sai che novità.» Il tono della mia voce prese una sfumatura sarcastica: io stavo per dormire ed era sicuramente più importante del “cuore infranto” di Will.
 
«Qual è il punto Nate?» cercai di tagliare corto. «Devi venire al cinema con noi tre» disse «Grace non se la sentiva di lasciarlo da solo.» «Non se ne parla» mi alzai di scatto dal letto e incrociai le gambe, non sarei andata al cinema con loro. «Perché?» chiese Nathan, sentivo la delusione nella sua voce, anche se sapeva che alla fine avrei accettato, in un modo o nell’altro mi avrebbe convinto. «Non mi piace Will, è arrogante e presuntuoso e ha fatto bene Liv a lasciarlo» la verità era che non lo conoscevo nemmeno Will e questa Liv non l’avevo mai vista in vita mia. «Ma se non la conosci nemmeno Liv! E non parliamo di Will. Non devi mica sposartelo, devi solo venire qui e farmi un favore. Ti prego, Mins» sbuffai, ecco come mi avrebbe convinto. «Mi vesto e arrivo» lo sentii sorridere, anche se non potevo vederlo. Quando conosci una persona da tutta una vita sai quando sorride, anche se non lo vedi in faccia. «Ti ho già preso il biglietto, il film comincia tra venti minuti, sala due» attaccò senza aspettare che replicassi. Come al solito.
 
A fatica scesi dal letto, sentivo ancora la pioggia scendere: m’invitava a rimettermi sotto le coperte. Il grande specchio accanto alla finestra rifletteva la mia immagine: una ragazza, troppo bassa per i miei gusti, e troppo magra, per mia nonna. Avevo i capelli legati in uno “chignon”, ma la maggior parte erano ricaduti sulla schiena; quindi sciolsi quello che era rimasto dell’accrocco che avevo creato prima di mettermi a letto, e mi feci una treccia.
Raccolsi le scarpe che erano cadute sotto il letto e le infilai. «Dove vai?» non mi accorsi che mia madre era spuntata sulla porta della mia camera «Mi ha chiamato Nathan, vado al cinema»
«Fate un’uscita a tre?» mia madre corrugò la fronte. Adorava Nate, ogni volta che ne aveva l’occasione, non faceva altro che ripetermi quanto fossi cretina a non stare con un ragazzo fantastico come lui. «No, mamma. Ci sono altre persone. E sono in ritardo» dissi mentre mettevo le chiavi e il telefono nella borsa. Mi avvicinai alla porta dove era appoggiata e le stampai un bacio sulla guancia.
 
Nel momento in cui uscii dal portone una raffica di vento quasi mi rispinse dentro. Faceva così dannatamente freddo. Mi strinsi nella giacca e iniziai a camminare verso il cinema, che non distava molto da casa.
 
Quando arrivai erano passati poco più di venti minuti dalla chiamata di Nathan, sperai che il film non fosse già iniziato.
«Mina?» Will era appoggiato al vetro della biglietteria. Non so perché lo riconobbi, ma sapevo che era lui: una mano infilata in tasca e l’altra reggeva una sigaretta. Una nuvoletta di fumo si condensò tra la mia faccia e la sua. «Mini» lo corressi. Bene non sapeva nemmeno il mio nome. Si prospettava una bella serata. Will scosse la testa «In ogni modo, il film inizia tra dieci minuti. Se vuoi entrare vai» feci per muovermi ma mi bloccò il braccio con una mano. «Però è meglio se aspetti qui» a quelle parole mi uscì una risata isterica. «Scusa?» Will si mosse e si avvicinò minacciosamente a me «Sai com’è: cinema vuoto, una coppietta da sola. Io non entrerei» aveva dannatamente ragione, ma non glielo avrei detto.
 
Gli passai accanto e mi appoggiai al vetro accanto a lui. Mi aspettavano i dieci minuti più lunghi della mia vita. «Scusa, comunque» fu lui a rompere il silenzio per primo e quasi scivolai per lo stupore. «Scusa?»
«Ma è l’unica parola che sai dire?» disse mentre un ghigno si stampava sulle sue labbra. «Comunque, so che volevi rimanere a casa, ma la mia presenza ti ha obbligato a venire. Io gliel’ho detto a Grace che non volevo venire, ma lei ha insistito. La conosci no? Quando dice una cosa la devi fare per forza!» In effetti Grace era fatta così. La conoscevo solo da quattro anni, ma l’avevo capita. Io e lei eravamo nella stessa classe, non eravamo molto amiche, ma quando Nathan mi disse che voleva conoscerla feci di tutto per farmela piacere.
 
«Non ti preoccupare» risposi. Mi stava letteralmente intossicando con la sua sigaretta. Quando se la portò alla bocca, notai che era quasi finita, meno male, pensai. «Ne vuoi una?» chiese, probabilmente aveva notato che lo stavo fissando. «No, non fumo.»
«Come vuoi»  disse, spostando l’aria con un gesto della mano. Non potei non notare l’anello che portava all’anulare. «Bell’anello» affermai sinceramente. Era un grosso anello d’argento, leggermente stondato. Sembrava una fede nuziale, solamente più spessa. Non c’era niente di particolare, ma era bello nella sua semplicità. «Era di mio nonno» disse con voce lontana. Gettò la sigaretta a terra e ci passò sopra il piede per spengerla, poi si tolse l’anello e me lo porse.
Me lo rigirai tra le dita e notai un’iscrizione all’interno: “Uno”  corrugai la fronte, che iscrizione bizzarra, pensai. Era davanti a me, le mani lungo i fianchi, gli occhi fissi tra le mie mani. Gli ridiedi l’anello e se lo rimise al suo posto.
 
 «Dev’essere una persona molto importante per te» gli dissi con un sorriso, aveva ancora la testa abbassata, e la mano stringeva l’anello. «Sì» mi rispose alzando finalmente lo sguardo «lo era» aggiunse e capì. Avrei voluto abbracciarlo, ero fatta così, ma sapevo che non a tutti piaceva questa parte di me, quindi evitai. Restammo per un po’ a guardarci a vicenda, senza dire niente.
 
«Sta cominciando» la voce di Nathan mi riportò alla realtà, mi voltai e gli sorrisi. Non mi accorsi nemmeno della sua presenza. «Andiamo?» Will mi mise una mano dietro la schiena e insieme ci incamminammo verso l’entrata della sala. Dovetti soffocare un grugnito, perché la faccia di Nathan mi stava dicendo “state bene insieme”. Sapeva che prima o poi gli avrei tirato un pugno per questo. Non appena varcai l’ingresso mi sciolsi, la temperatura dentro era decisamente meglio.  
 
«Si può sapere che film vediamo?» chiesi a nessuno in particolare. Sentii Will aprire la bocca ma Nathan gli diede una botta e si zittì. Male, molto male. «Horror, non è vero?» mi voltai e guardai il mio migliore amico negli occhi. «Conosci Grace» disse alzando le mani per discolparsi. Essendo un paesino molto lontano dalla civiltà, così dicevamo io e Nate, non sapevo quale film avrebbero proiettato, ma mi bastò dare un’occhiata al poster accanto alla sala: “La madre”, sotto la didascalia c’era scritto che era stato rilasciato a marzo. Mi sforzai di non scoppiare a ridere.
 
Grace era dentro ad aspettarci, e diversamente da quello che Will aveva detto la sala non era proprio vuota, gli lancia un’occhiataccia, sperando che mi capisse. Delle volte mi scordavo che non tutti erano Nathan. Con lui bastava uno sguardo per dire qualcosa.
Will soffocò una risata. Aveva capito.
Accanto a Grace c’era un solo posto libero, fantastico, pensai. «Mettetevi qui davanti» disse lei indicando due posti liberi proprio davanti le loro poltrone. Sbuffai senza farmi vedere.
 
«Non ti piace l’horror, immagino» disse Will non appena ci sedemmo. Mi volta verso di lui ma non gli risposi «La sala è vuota, e sai com’è: una coppietta da sola… Io non entrerei» cercai di ripetere le stesse parole che mi aveva detto lui. Rise e scosse la testa. «Cominciamo male, Will, molto male» rise ancora. Non ci trovavo niente di divertente in quella situazione. Una signora seduta difronte a noi si voltò e si portò un dito alla bocca, facendoci segno di stare zitti. Perfetto. Mi abbandonai alla poltrona e chiusi gli occhi. Sentii l’alito caldo di Will accanto all’orecchio mentre parlava sottovoce «Hai paura dei mostri?» mi stava provocando. Ma non avrei abboccato. «Solo di quello che ho accanto» dissi aprendo gli occhi. Era talmente vicino che potevo vedergli brillare gli occhi. Mi voltai e mi costrinsi a guardare il film.
  
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